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Italia da scoprire: l'Abbazia Benedettina di Monte Maria in Alta Val Venosta  
Eva De Lorenzis
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 3 maggio 2001, n. 263
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Area Architettura

Una delle regioni italiane forse meno conosciute dal punto di vista storico-artistico è proprio il Trentino Alto-Adige: molto pubblicizzato per le sue numerose località turistiche invernali e purtroppo molto poco per i suoi luoghi d'arte ... attrattive ritenute sicuramente meno redditizie rispetto alle prime ... peccato !

Comunque, in una delle mie numerose peregrinazioni nella regione, mi sono trovata quasi per caso a visitare l'abbazia di Monte Maria in alta Val Venosta, esempio tra i più significativi della presenza di insediamenti monastici nelle valli alpine dell'Alto Adige. Innanzi tutto il visitatore è colpito dalla spettacolare posizione geografica del complesso che domina l'intera vallata sottostante con il bianco candido delle sue pareti, contrasto cromatico prepotente d'estate e d'accordo assoluto con il candore delle nevi invernali, ed in secondo luogo dall'imponenza della costruzione edificata su un pianoro ricavato nel ripido pendio del monte a 1337 metri d'altezza.

L'abbazia, che appartiene all'Ordine benedettino, fu fondata nel 1150 nei pressi di un'antica cappella già dedicata alla Madonna. Sull'edificio più antico (l'odierna cripta) fu successivamente innalzata la chiesa medioevale nel 1201. Nel corso dei secoli il complesso conventuale è stato ulteriormente ampliato, divenendo un centro religioso e culturale molto fervido.

Oggi l'abbazia comprende la chiesa di Nostra Signora, l'originaria chiesa romanica a tre navate trasformata in forme barocche nella metà del Seicento, la cripta, un chiostro sui lati del quale si sviluppano gli ambienti riservati al convento, un giardino e la Cappella di S. Egidio sorta sul luogo dell'originaria cappella dedicata alla Madonna.

Tra gli edifici conventuali meritano particolare attenzione il refettorio, interamente rivestito da decorazioni lignee ad alto e bassorilievo, opera di bottega del 1630 e la cosiddetta "sala principesca", nell'angolo sud-occidentale dell'edificio, alle cui pareti vi sono dipinti raffiguranti le quattro Stagioni inusualmente collegate a scene del Nuovo Testamento, mentre sul soffitto è rappresentata la Visione di S. Benedetto.

Molti oggetti ed arredi sacri di pregevole valore artistico sono dislocati all'interno del convento; tra questi si segnalano un Crocifisso ligneo della seconda metà del XIII secolo ed uno in avorio del XVII secolo dono all'abbazia del re Ludwig I di Baviera e sei dipinti con scene della vita di S. Benedetto opera del 1646 del pittore altoatesino Hans Jakob Pfeil già attivo nella decorazione dell'abside (tavola raffigurante la Passione ) e della facciata della chiesa abbaziale.

L'edificio più interessante è però sicuramente la cripta in quanto unica parte dell'intero complesso il cui aspetto originario non è stato modificato nei secoli successivi, sorte purtroppo toccata sia alla chiesa che all'antico chiostro in legno.

Fu consacrata tra il 1156 e il 1160 ed al suo interno si conserva un notevole ciclo di affreschi romanici d'autore ignoto rinvenuto nella sua completezza nel 1980 con la rimozione delle seicentesche sepolture dei monaci benedettini che occupavano le pareti dell'intero vano rettangolare della cripta.

Il ciclo prende avvio dalla volta dell'abside con al centro l'immagine del Cristo entro la mandorla circondato dai simboli degli evangelisti, da cherubini e dai santi Pietro e Paolo, per poi proseguire sulle pareti laterali con la rappresentazione della Gerusalemme Celeste e di angeli e vescovi reggenti nastri iscritti; la campata maggiore e la parete di fronte all'abside sono occupate da immagini allungate di angeli su di un intenso cielo stellato color lapislazzuli.

Ciò che risalta immediatamente è l'eleganza delle figure e la ricca e nitida gamma cromatica di cui si è servito l'autore per dare corpo e volume ai raffinati panneggi delle vesti, alle ampie ali leggermente allungate degli angeli ed alle divisioni geometriche delle superfici. La linearità dei lineamenti del volto e la compostezza delle figure nonché l'impostazione iconografica delle stesse ci rimandano a modelli bizantini anche se una certa espressività dei volti e la morbidezza della raffigurazione collocano l'artista che qui ha lavorato in stretto rapporto con la pittura d'oltralpe, in particolare con quella aquileiese.

Il linguaggio artistico espresso dal cosiddetto Maestro di Monte Maria così particolare e raffinato ha avuto largo seguito tra gli artisti venostani e altoatesini conquistandosi un posto di primo rilievo tra le coeve opere pittoriche della regione ... e meritandosi prima di tutto il tempo di una nostra visita anche se ci si trova in quelle zone per motivi, per così dire, più vacanzieri !

Spero che questo mio contributo non venga inteso come una sorta di promozione turistica regionale più o meno occulta ma come la promozione di un luogo di arte, cultura e, perché no, anche bellezza naturale lontano dai circuiti più conosciuti ed ufficiali delle grandi città d'arte, delle mostre e dei musei e per questo sicuramente meno valorizzato ed apprezzato. Il nostro territorio è ricco di luoghi come Monte Maria, spesso e volentieri sconosciuti anche a noi cosiddetti "esperti della materia" e non sarebbe sbagliato segnalarli, quando ce ne capiti l'occasione, alla fruizione di tutti: anche questo credo sia un modo di avvicinare all' arte nelle sue molteplici espressioni.

Per ulteriori approfondimenti bibliografici si consulti: Alto Adige - I luoghi dell'arte, a cura di Gioia Conta, vol. IV (Val Venosta, Val d'Ultimo, Val Passiria), Provincia Autonoma di Bolzano, ed. SB, 1996.




Abbazia benedettina di Monte Maria in Alta Val Venosta
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Abbazia benedettina di Monte Maria in Alta Val Venosta

Foto: cortesia Eva De Lorenzis.
 

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