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Il BTA. Una rivista lobby - free  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 27 aprile 2001, n. 262
http://www.bta.it/txt/a0/02/bta00262.html
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L'esperienza internazionale insegna che la linea di sviluppo e crescita dell'editoria elettronica nell'era dell'informazione non è affatto lineare ed univoca.
L'esempio americano mostra come la lotta tra gli interessi degli editori e dei privati per assicurarsi i profitti derivanti dai diritti degli autori arriva prima o poi a scontrarsi con gli interessi della collettività che ha comunque finanziato la preparazione culturale e sociale degli autori stessi e non vuole pagare due volte per poter preparare gli autori del futuro. Per definire il fenomeno inedito con termini moderni, potremmo dire che la collettività vuole evitare quello che io definirei l' "anatocismo culturale", cioè a dire l'equivalente dell' "anatocismo bancario", quel fenomeno perverso che, come noto, provoca un aumento incontrollato dei tassi di interesse. "Anatocismo culturale" potrebbe definirsi il profitto incontrollato sulle risorse culturali da parte dei grandi editori, il cui esito infausto, nella peggiore delle ipotesi, significherebbe la fine della libera circolazione delle idee e della cultura, dal momento che gli intellettuali avrebbero una sempre minore capacità di controllo sull'uso e sul reimpiego delle risorse economiche derivanti dallo sfruttamento delle idee di cui sono autori, a fronte di una sempre maggiore importanza delle stesse risorse economiche per la creazione, diffusione e produzione della cultura.

Negli Stati Uniti è stato così formulato il concetto sociale, civile e giuridico del cosiddetto "fair-use", il "buon uso", una teoria e prassi delle eccezioni al profitto derivante da diritti d'autore nei contesti istituzionali di utilizzo pubblico ed educativo delle risorse culturali 1.
Ma già in Europa ed altrove si intravede una linea di sviluppo dialetticamente diversa, in cui viene considerato preminente il concetto di "fair-price", cioè a dire del "giusto prezzo" riservato alle istituzioni di cultura che non hanno fine di lucro ("no-profit")2.

Se dunque già si profila all'orizzonte una lotta tra i due di per sè pacifici concetti di "fair" a livello accademico ed istituzionale, appare allora tanto più urgente una formula maggiormente innovativa.
Nella società globale e dell'informazione la spinta verso l'economia del futuro non deriva dall'industria sic et simpliciter, ma sempre di più dai servizi e dal terziario avanzato, dai meccanismi di regolazione avanzata dell'economia, come l'anti-trust e le associazioni di settore per l'autodisciplina e la formazione ed aggiornamento dei codici deontologici.

Considerando indispensabili ed utili, ma insufficienti le garanzie e compensazioni alla legge pura del mercato offerte dal criterio civile del "fair-use" e dal "fair-price", il BTA, dopo avere sperimentato dal 1994 una nuova forma di comunicazione dell'arte, mentre si appresta a compiere il settimo anno di vita, nello spirito del Manifesto Permanente su Arte & Comunicazione, dopo avere adottato una forma di produzione e distribuzione delle informazioni completamente libera e gratuita, "open" e "free" 3, sceglie e promuove la formula generale del "lobby-free" per diventare una piattaforma universale di scambio di cultura, a prescindere dagli interessi delle singole parti sociali e a favore dell'interesse della collettività considerata nel suo insieme e rappresentata dalle istituzioni di interesse pubblico, includendo in questa definizione sia le istituzioni dello Stato, sia le istituzioni private come per esempio le Fondazioni che abbiano Statuti e reale attività svolta entrambi conformi agli interessi della collettività.

Il BTA adotta dunque un modello di sviluppo "lobby-free" nella convinzione che questa scelta sia indispensabile per favorire uno sviluppo democratico della comunicazione e della ricerca nella società globale dell'era dell'informazione.




NOTE

1 Per il tema del "fair-use" in rapporto al problema del copyright elettronico, si veda il mio articolo Strumenti della ricerca storico-artistica dalla tradizione all'innovazione con la bibliografia relativa.
Un ottimo osservatorio italiano per le questioni inerenti l'editoria elettronica è l'INFER Osservatorio italiano sulla cooperazione per le risorse informative elettroniche <http://www.uniroma1.it/INFER/>

2 Il concetto è stato trattato il 22 marzo 2001 presso il Rettorato dell'Università degli Studi di Firenze, durante la Conferenza Internazionale sulla Comunicazione Scientifica e l'Editoria Universitaria (International Conference on Scholarly Communication and Academic Presses) organizzata nell'ambito del progetto Firenze University Press <http://www.unifi.it/e-press/>.

3 Il proprietario, l'editore, la direzione, i redattori, i collaboratori e l'internet provider, vale a dire tutte le parti coinvolte nella produzione e diffusione della rivista, hanno consapevolmente accettato la rinuncia al prezzo di copertina, alla vendita della pubblicità e alla vendita dei diritti di autore.
A fronte della rinuncia degli autori al compenso derivante dalla vendita dei diritti, questi rimangono proprietà degli autori, mentre il BTA ha facoltà di pubblicazione gratuita senza fine di lucro e senza trasferimento di proprietà.
Questa formula permette la comunicazione dell'Arte senza intaccare la proprietà degli autori. Anche qualora gli autori cedessero completamente i propri diritti sulle opere già pubblicate nel BTA, queste rimarrebbero gratuitamente e pubblicamente fruibili dai lettori all'interno della rivista e a disposizione della società.




 
 

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