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Toyo Ito architetto  
Daniele Mancini
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 14 febbraio 2002, n. 289
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Area Architettura

 

"Panta rei"
Eraclito VI sec. a.C.


"[..]Nella mia progettazione c'è un elemento antico, di osservazione del cambiamento e dunque di instabilità percettiva ma il dato più forte è quello della realtà odierna, dove la velocità delle comunicazioni non ha paragone con il passato. Infine, c'è una rivoluzione rispetto alla storica immutabilità alla quale l'architettura legava la sua identità. Questa immutabilità era lo specchio di una società ferma, mentre oggi noi sappiamo che la società si muove molto velocemente. L'architettura deve rappresentarla, e dunque pensare se stessa diversamente. E la sua nuova scorrevolezza va percepita da chi guarda e da chi la progetta"
Toyo Ito, 27 Ottobre 2001

 

L'autorevole scenario della Basilica Palladiana fa da cornice anche quest'anno al consueto appuntamento vicentino con l'architettura contemporanea, ospitando la mostra monografica dell'architetto giapponese Toyo Ito. Proseguendo una formula consolidata, l'architetto protagonista è stato chiamato dall'associazione Abaco (http://www.abacoarchitettura.org) a selezionare il materiale da esporre e a progettare un originale allestimento, allo scopo di mettere in scena la sua architettura all'interno del grande salone medievale della Basilica, che si conferma anche in questa occasione, uno degli spazi espositivi più suggestivi al mondo nell'ospitare mostre di architettura (1).

Per il pubblico italiano questa mostra è un evento eccezionale per almeno due buoni motivi: innanzitutto perché erano più di dieci anni che Ito non presentava la sua ricerca in Italia (2), in secondo luogo perché è la prima monografica al mondo su Ito dopo l'inaugurazione nel Gennaio 2001 della Mediateca di Sendai, e questo, tra l'altro, dovrebbe bastare a spiegare la carica espressiva dell'allestimento, che è sicuramente più vicino ad una performance che non ad una tradizionale mostra di architettura.

Non è esagerato infatti dire che la Mediateca di Sendai, è l'edificio più significativo e più atteso di fine millennio (3), che in qualche maniera ha traghettato l'architettura nel ventunesimo secolo, e che retroattivamente, come ogni manifesto (4) che si rispetti, ha gettato nuove luci sul passato e aperto orizzonti vastissimi nel futuro, ponendo questioni e domande sul rapporto tra l'architettura, i media elettronici, le nuove tecnologie, la natura, la società.

Ito, nell'allestire la mostra, si è servito dunque, del linguaggio e dell'immaginario elaborato durante i cinque anni di progettazione e realizzazione della mediateca, regalandoci una rilettura estremamente suggestiva della propria architettura attraverso un'esposizione che privilegia l'aspetto emotivo rispetto a quello comunicativo

Quest'ultimo tema del mostrare l'architettura, la sua finalità, ed il confronto con lo spazio della Basilica Palladiana da parte di Ito (5), è stato l'argomento principale dell'incontro del 27 ottobre con l'architetto, il quale aveva già inaugurato la mostra con una conferenza introduttiva sul suo lavoro più che trentennale, il 7 settembre al Teatro Olimpico e che è possibile visionare negli spazi adiacenti alla mostra.

È molto difficile dar conto obiettivamente di un ambiente così fascinoso: diciannove tubi in tessuto leggero e traslucido, alti fino alla volta e illuminati dall'alto, oscillano impercettibilmente per via di naturali fenomeni fluidodinamici mentre l'aula buia riverbera onde sonore che galleggiano in sottofondo (6). All'interno di ogni colonna luminosa, alla base, vengono proiettate le immagini dei progetti, statiche o in movimento, su un supporto trasparente circolare che a volte sostiene dei modelli. Le immagini focalizzandosi sul tavolo di plexiglass, si proiettano anamorficamente anche sulle pareti dei tubi luminosi, dando vita ad opache luminescenze.

La visita si svolge fluidamente accostandosi alla base dei cilindri e guardando all'interno attraverso dei fori minuscoli, ma sufficienti per capire fin nei minimi dettagli il progetto.Uno spazio speciale, un recinto a pianta ellittica, è dedicato alle proiezioni in computer grafica della Mediateca di Sendai. Non ci sono planimetrie o sezioni da decifrare, né pareti verticali o plastici ingombranti che congestionino l'ambiente: al racconto didascalico si è sostituita un'atmosfera percettiva che comunica tutta l'essenza dell'architettura di Ito.

Fin dal primo momento Ito annuncia che tema dell'esposizione è l'acqua. La prima immagine che mostra durante la conferenza inaugurale è quella di un allestimento per un balletto di danza contemporanea: un proscenio bluastro, con fluttuanti colonne di lycra ed un pavimento di alluminio che riflette verso una profondità indefinita tutta l'altezza dell'ambiente. Ad un certo punto i ballerini entrano in scena e cominciano a mimare l'ondeggiare sinuoso delle alghe marine accarezzate dei flussi acquatici.

Ecco, questo è l'immaginario evocato da Ito alla Basilica Palladiana. L'austero salone, si è disciolto in un volume fluido, all'interno del quale galleggiano alghe luminose e quasi vitali per le decine di visitatori che "nuotano" e si raggruppano intorno, come pesci in un abisso fluorescente, o in acquario "urbano".

D'altronde, la Mediateca di Sendai, esalta proprio questo concetto: un grande cubo trasparente di 50 metri di lato, all'interno del quale galleggiano 7 piani di diversa altezza e con diverse destinazioni, sostenuti da una foresta di 7 alghe fluttuanti che sono al tempo stesso elemento strutturale, cavedi per ascensori e scale di sicurezza, alloggiamenti per impianti elettrici e di condizionamento dell'aria, percorsi per il cablaggio telematico. In altre parole, nello spazio libero dei piani, tralicci leggeri come canne di bambù, raccolgono e incanalano tutti i flussi "vitali": il flusso delle tensioni strutturali, della mobilità degli utenti, i flussi elettrici e telematici, i flussi di aria, luce e calore.

"In passato il valore della leggerezza era molto forte in me. La cercavo ovunque. Oggi sono cambiato, e do più importanza al fluttuare, alla scorrevolezza. Con questo termine vorrei indicare il tentativo di collocare un'architettura all'interno di un ambiente in continua trasformazione. L'ambiente esterno è vento e luce che cambiano. L'architettura deve mutare con l'ambiente che la ospita"

In conclusione, Toyo Ito propone, con questo allestimento, un'estensione, in una dimensione tattile e percettiva, del proprio metodo progettuale che predilige la riflessione sui temi della leggerezza e della trasparenza che sono i valori di architettura il più possibile aderente ai paradigmi della società dei media elettronici.

 


Ripercorrere anche sinteticamente le tappe dell'evoluzione del linguaggio di Ito significa imbattersi in questioni critiche che coivolgono le vicende dell'architettura degli ultimi trent'anni (7), pertanto presento di seguito solo 6, dei 15 progetti "proiettati" alla mostra: sono tutte architetture effimere che rifuggono qualsiasi calligrafismo architettonico, ma che rappresentano i punti fermi dell'attuale dibattito sul rapporto tra architettura e media elettronici. In realtà, la Mediateca di Sendai, è un'impressionante sintesi delle posizioni maturate nel corso degli anni da Ito in particolare a proposito del tema delle membrane sensibili sulla scorta del pensiero McLuhan sull' "abito mediale", il tema della dialettica tra corpo e contenitore, il tema dell'abitare nell'era contemporanea ed infine il tema dei flussi, delle interrelazioni, dei valori immateriali.

 

PAO I

Allestimento per Pao: dwelling of Tokyo Nomad Woman", Grande Magazzino Seibu, Tokyo, 1985

Questo progetto rappresenta una delle prime importanti riflessioni sul senso dell'abitare nell'epoca dell'elettronica.

"[..] La casa del futuro è una tenda di forma ovoidale, delimitata da veli trasparenti. All'interno tre mobili evanescenti: uno per il trucco, uno per mangiare, uno per le attività intellettuali. Viviamo, afferma Ito, in un'epoca aerea, immateriale, fatta di flussi. A cosa servono le pareti quando possiamo trasformare i muri in membrane che captano segnali dal contesto circostante? E a che cosa servono i contenitori che ingombrano la nostra casa ? L'elettronica permetterà di liberarci dai vincoli e dai limiti della società meccanica. Il nomadismo, soprattutto quello virtuale di Internet e delle reti, garantirà al nostro corpo un'espansione illimitata. Ci renderà più leggeri e trasparenti, ma non ci priverà della dimensione materiale né dei valori sensoriali, per la stessa ragione per la quale il telefono non ci ha impedito l'incontro interpersonale o la televisione il gusto del libro." [Prestineza Puglisi , 1999]

 


 

Tower of Wind

Torre dei venti, Yokohama-shi, Kanagawa, 1986

La torre di 21 metri si trova vicino alla stazione ferroviaria di Yokoama ed è il nuovo guscio di una vecchia torre in cemento. Una doppia membrana di pannelli specchianti all'interno e di alluminio perforato all'esterno, riproducono un effetto caleidoscopico quando vengono illuminati da un sistema di illuminazione alloggiato dentro l'intercapedine. L'intensità dei riflettori viene regolata da un computer in base al numero di decibel prodotti dal traffico e dalla direzione e intensità del vento

"[..] Anche la Torre dei venti incarna il concetto di "design dell'aria", aria che non si visualizza ma che è satura di informazioni." [Ito, 1991]

 

Egg of Winds

Ingresso a Okawabata Rivercity 21, Chuo-ku, Tokyo, 1990 - 1991

"Davanti a due alti edifici per abitazioni fluttua un uovo lungo 16 metri e largo 8, rivestito di pannelli di alluminio. Di giorno è un oggetto semplice che riflette la luce del sole. Al tramonto entrano in azione i cinque proiettori a cristalli liquidi installati al suo interno. Sia sulla superficie dei pannelli dall'alluminio parzialmente perforati, sia sullo schermo collocato all'interno, vengono proiettate immagini trasmesse da videocassette o televisori. L'uovo rivestito d'alluminio che brilla durante il giorno, col calar della sera perde la sua identità oleografica e si trasforma in una vaga esistenza tridimensionale costituita solo da immagini. [..] E' un oggetto di immagini che si vede attraverso l'aria, carico di informazioni provenienti dall'ambiente circostante e che deve apparire e sparire con il vento." [Ito, 1991]


 

Vision of Japan

Mostra "Vision of Japan", Victoria and Albert Museum, Londra, Gran Bretagna, 1991

"Videoimmagini di Tokyo proiettate sul pavimento, fotografie dall'alto che sembrano comporre una mappa e scorrono l'una dietro l'altra. Una fotografia, scattata in automatico da un'altezza di 300 metri ed elaborata graficamente al computer, corrisponde ad un paesaggio pianeggiante ed omogeneo. [..] Un pavimento ondeggiante, largo dieci metri e lungo ventotto, rivestito di pannelli acrilici traslucidi. Uno schermo dello stesso materiale, alto cinque metri, piegato in direzione longitudinale, in cui è a sua volta incorporato uno schermo a cristalli liquidi che può essere controllato mediante un sistema elettrico e oscilla fra trasparenza e traslucidità. [..] Tutti i pannelli sono schermi su cui si riflettono immagini provenienti da 44 proiettori: 18 appesi al soffitto proiettano sul pavimento acrilico, mentre gli altri 26 sono collocati sotto il pavimento, in modo che le diverse immagini si sovrappongano. [..] Numerose registrazioni su 12 dischi laser mostrano scene di vita quotidiana a Tokyo [..] lo spazio si riempe di suoni e ambientali elaborati da un sintetizzatore." [Ito, 1991]

Questa è la descrizione che Ito fa della terza sala, intitolata Dreams, della mostra londinese "Vision of Japan", in cui la tesi fondamentale era quella che Tokyo fosse una città simulata, vale a dire uno spazio percettivo coinvolgente ed immersivo come quello di un videogioco.


 

Paris Library

Progetto di concorso per la Biblioteca dell'Università di Parigi, Francia, 1992

La Biblioteca rassomiglia allo spazio asettico e interconnesso di un chip elettronico che apparentemente è bidimensionale: infatti le informazioni vi fluiscono su tragitti per lo più ortogonali, su più livelli.
Nel 1993, Ito pubblica l'importante testo A Garden of Microchips, in cui paragona la città ad un giardino di microchip:

"Credo che la mostra del 1990 dal titolo Information Art - The Diagramming of Microchips allesita al MoMA di New York, sia un evento di grande importanza per il mondo dell'architettura e della progettazione. [..] La mostra mi è sembrata davvero innovativa perché attraverso le fotografie dei microchips si è riusciti a mostrare con immagini visibili l'estetica dell'era della microelettronica. [..] Tali immagini, più che forme, sono spazi in cui fluscono cose invisibili. Si potrebbe dire che si tratta di uno spazio trasparente nel quale, nel momento in cui viene prodotto il flusso, emergono forme fenomenologiche diverse. [..] Di fronte all'aumento di flussi elettronici e di conseguenza di dati, lo spazio urbano non può che essere fenomenologico. [..] Le caratteristiche spaziali della città contemporanea sono la fluidità, la molteplicità di strati e la fenomenalità, esattamente come quella dei microchips."


 

Hannover

Installazione "Health Futures" all'Expo 2000 di Hannover, Germania, 1998 - 2000

L'installazione ha come tema la salute dell'uomo, la metafora adoperata quella del "Teatro dell'Acqua". Ai visitatori vengono messe a disposizione 110 poltrone da massaggio sistemate in maniera libera nella sala.Una batteria di 168 proiettori e amplificatori, trasforma l'ambiente in un fluttuare di immagini e suoni che hanno a che vedere con l'interno del corpo umano: si ha la sensazione di sentire le pareti dello stomaco, oppure di essere dentro un vaso sanguigno, o nell'utero.

 


NOTE AL TESTO

(1) Quello dell'allestimento di mostre e in generale della museografia di architettura è un tema assai sensibile. Nel panorama internazionale esistono pochi contenitori che ospitano stabilmente ed espressamente esposizioni di progetti architettonici nelle multiformi vesti di plastici, tavole, schizzi, fotografie, proiezioni, etc.. Attualmente il più ambizioso progetto di Museo di Architettura è quello del costruendo Centro per la Arti Contemporanee di via Guido Reni a Roma. Una introduzione a questo tema, è fornita dalle pagine web allestite dal gruppo di lavoro guidato dal Prof. Valerio Pastor del DPA dello IUAV di Venezia http://brezza.iuav.unive.it/dpa/musa/index_i.htm proprio sul tema del Museo di Architettura. Collegamenti ai siti di gallerie, musei, centri d'architettura e delle principali strutture espositive che dedicano i loro spazi a temi di interesse architettonico, invece si possono trovare in http://brezza.iuav.unive.it/dpa/musa/links.htm oppure in http://architettura.supereva.it/musei/index.htm dove sono linkati, tra gli altri, i siti del Centre Pompidou di Parigi, del MoMA di New York, dei Guggenheim Museums, della Triennale di Milano, della Biennale di Venezia, del Netherlands Architecture Institute (NAI) di Rotterdam, e del recente SESV, Spazio Espositivo di Santa Verdiana a Firenze.
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(2) Se si esclude la fugace visita per la presentazione del suo progetto per il Centro delle Arti Contemporanee a Roma nel 1999, l'ultima volta che di Ito si era sentito parlare in Italia, è stato nel 1990 in occasione di una esposizione organizzata dall' IN/ARCH. Inoltre bisogna menzionare la mostra tenutasi a Fiesole nel 1986 dal bel titolo Toyo Ito: architetture per una città argentata.
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(3) Per cinque anni le maggiori testate internazionali d'architettura, si sono contese il primato di pubblicazione della Mediateca, creando un clima d'attesa irresistibile, esattamente com'era avvenuto per il Guggenheim Museum di Bilbao. Inoltre, dal 1997 al gennaio del 2001, ha circolato per l'Europa la mostra itinerante Blurring Architecture, partendo dalla TN Probe Gallery di Tokyo per arrivare al Suermondt-Ludwig-Museum, Aachen, Germania al Singel International Arts Centre, Antwerpen, Belgio fino al Louisiana Museum of Modern Art, Copenhagen, Danimarca. Per maggiori dettagli si rimanda agli apparati del catalogo della mostra.
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(4) E' del 22/11/2001 il comunicato che annuncia NEXT, la formula che designa l' VIII Mostra Internazionale di Architettura, diretta da Deyan Sudjic, che si terrà a Venezia dall'8 settembre al 24 Novembre 2002 e che indagherà sull'architettura del prossimo futuro. Dal testo si evince chiaramente come la Mediateca di Sendai sia ormai entrata a far parte della costellazione degli edifici più significativi degli ultimi anni.
"[…] Sono edifici che, una volta costruiti, avranno lo stesso impatto e lo stesso significato di quello che ha avuto il Guggenheim Museum di Bilbao quando venne aperto cinque anni fa, essi saranno i prossimi Centre Pompidou, le prossime Mediateca di Sendai oppure il prossimo Kunsthal di Rotterdam."
L'intero comunicato ufficiale si può leggere sul sito http://194.185.28.38/it/press_scheda.cfm?ID=1275
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(5) Dal 1985 lo spazio espositivo della Basilica, ha subito numerose declinazioni da parte dei maggiori protagonisti dell'architettura contemporanea: Renzo Piano, Gino Valle, Tadao Ando, Mario Botta, Sverre Fehn, Oswald Mathias Ungers, Alvaro Siza Vieira.
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(6) I suoni sono curati da Ryoji Ikeda, compositore di importanti colonne sonore per il cinema
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(7) Per chi volesse approfondire il contesto critico all'interno del quale si inserisce l'architettura di Ito e conoscere le vicende dell'architettura contemporanea internazionale degli ultimi venti anni suggerisco di leggere Prestinenza Puglisi, L (1998), Hyperarchitecture. Spazi nell'età dell'elettronica, Testo & Immagine, Torino ; Prestinenza Puglisi, L (1999), This is Tomorrow, Testo & Immagine, Torino; Prestinenza Puglisi, L (2001), Silenziose Avanguardie. Testo & Immagine, Torino
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Principali scritti di Toyo Ito

Ito, T. (1991), Architecture in a Simulated City, in "Kenchiku Bunka"
Ito, T. (1993), A Garden of Microchips, in "JA Library", n. 2, Tokyo
Ito, T. (1993), The Visual Image of the Microelectronic Age, in "JA Library", n. 2, pp. 5-15, Tokyo
Ito, T. (1995), Image of Architecture in Electronic Age, in "Kenchiku Zasshi"
Ito, T. (1997), Tarzan in the media forest, in "2G", n. 2, Barcelona
Ito, T. (1999), Blurring Architecture, in "Toyo Ito. Blurring Architecture", Charta, Milano
Ito, T. (2000), Report on Mediateque in Sendai, in "Escritos", Colecció de Architectura, n.41, Colegio Oficial de Aparejadores y Arquitectos Técnicos, Libreria Yerba, Cajamurcia, Murcia
Ito, T. (2001), The Lessones of Sendai Mediatèque, in "JA", n. 41, Tokyo


Monografie sull'opera di Toyo Ito

(1993), Toyo Ito, in "JA Library", n.2, Shinkenchikusha, Tokyo
(1995), Toyo Ito 1986-1995, in "El Croquis", n.71, El Croquis Editorial, Madrid
(1995), Toyo Ito, in "Architectural Monograph", n.41, Academy Editions, London
(1997), Toyo Ito, in "2G", Editorial Gustavo Gili, SA, Barcelona
(1999), Toyo Ito. Blurring architecture, Charta, Milano


Catalogo della mostra

Maffei, A. (a cura di) (2001), Toyo Ito. Le opere i progetti gli scritti, in "Documenti di Architettura", Electa, Milano


Recensione dell'allestimento della mostra

Toyo Ito, Allestimento alla Basilica Palladiana, in "Casabella", (2001), n. 694, pp. 4-9
Enrico, R. (2001), Toyo Ito, in "La Repubblica" del 2001/17/11


Mediateca di Sendai

Maffei, A, Mediateca di Sendai, in "Casabella", (2000), n. 684-685, pp. 4-9


Linee guida per la comprensione delle vicende dell'architettura contemporanea

Puglisi, L. P., Hyperarchitecture. Spazi nell'età dell'elettronica, Torino, Testo & Immagine, 1998.
Puglisi, L. P., This is Tomorrow, Torino, Testo & Immagine, 1999.
Puglisi, L. P, Silenziose Avanguardie, Torino, Testo & Immagine, 2001

Bookmarks

http://www.abacoarchitettura.org
Sito dell'associazione ABACO curatori della mostra


http://www.architettura.it
L'e-zine italiano dedicato all'architettura, in cui si possono trovare recensioni ed aggiornamenti sugli appuntementi più importanti nel mondo della progettazione orientata all produzione digitale


http://www.archINFORM.net/start.htm
International Architectural Database. This architectural database, originally emerging from records of interesting building projects from architecture students, has meanwhile become the largest online-database for international architecture. This database includes over 9500 built and unrealized projects from various architects and planners. The architecture of the 20th century is the main theme of this database. It's possible to look for a special project via an architect, town or keyword with the indices or by using a query form. For most entries you get the name, address, keywords and information about further literature. Some entries include images, comments, links to other Websites or internal links. Projects with images are marked with a 'mediaball' in the indices.


http://architettura.supereva.it/musei/index.htm
Collegamenti ai siti di gallerie, musei, centri d'architettura e delle principali strutture espositive che dedicano i loro spazi a temi di interesse architettonico.





 
 

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