Caro Bielloni, ho intravisto nella sua pittura il segno di una cultura profonda e sedimentata, che si è manifestata lungo una storia personale molto ricca di stimoli
Ma a causa del fatto che la sua produzione pittorica non ha avuto una precisa collocazione critica, oppure nel mercato, lei è rimasto sostanzialmente isolato, eccezion fatta per la lungimirante apertura di Palma Bucarelli e l'oculata comprensione di qualche acuto collezionista.
Per questo motivo vorrei tentare, insieme a lei, una prima ricostruzione globale della sua poetica alla luce della sua biografia d'artista.
La passione per la natura e l'arte le deriva dalla famiglia ?
Mio nonno Giovanni nello scorcio dell'Ottocento era il giardiniere-capo
1 della principessa Dolgoruki, la quale aveva delle grandi proprietà nella Siberia dello Zar e veniva a svernare a Venezia, facendo vita mondana. La principessa voleva tutta la casa piena di fiori, proprio nel periodo più freddo dell'anno, verso dicembre e gennaio.
E suo padre che ruolo ebbe ?
Mio padre si chiamava Paolo ed era nato nel 1883 a Venezia nella dimora della principessa Dolgoruki, alle Zattere, vicino alla casa di Goldoni, la Ca' Centani.
Mio padre era un fioraio e preparava delle confezioni dipinte in stile liberty per vendere i fiori, come era d'uso in quegli anni. Allestiva delle scatoline di vetro, che venivano elegantemente dipinte. Da qui il suo interesse pragmatico per la mia preparazione artistica, se vogliamo chiamarla così, perchè voleva che io lo aiutassi a decorare le confezioni dei fiori, o fare, che so io, lavoro artistico coi fiori, come allora si usava 2. Mio padre mi insegnò anche tutti i nomi delle piante in latino perchè dovevo fare anch'io, appunto, il fioraio.
Il mio primo maestro fu quindi in un certo senso mio padre, che combinava dei vasi sulla tavola per farmi dipingere delle nature morte.
Da chi fu apprezzato il suo primo quadro ?
A Treviso nel 1931 mio padre fece esporre in un negozio il mio primo quadro, una natura morta. Quando il prof. Herler lo vide stentò a credere che il quadro fosse stato dipinto da un ragazzino e poi, quando divenni suo allievo a scuola, mi mise a disegnare per farmi bravo: infatti Herler insegnava disegno ed era egli stesso pittore a Treviso. Egli mi faceva copiare delle foglie al naturale e, non appena finite, le buttava nel cestino e mi faceva continuare, perchè voleva che io avessi ogni volta una visione diversa dello stesso soggetto.
La sua preparazione scolastica arriva fino all'Università. Ci furono insegnanti o materie importanti per la sua formazione ?
Frequentai l'Istituto professionale per diventare geometra.
A quindici o sedici anni ebbi una professoressa che mi capiva, lasciandomi libero di attendere al lavoro creativo, piuttosto che a quello geometrico, tanto che avevo otto.
Un professore ci fece vedere la mostra di Tiziano, che io apprezzai moltissimo. Prevedello, professore di italiano aveva scritto l'Elmetto appeso (opera premiata). Era contro la Guerra Mondiale e litigava con mio padre. Mio padre aveva invece scritto La bella avventura 3.
Io ero crudo in fatto di scrivere: non mi piaceva l'italiano e dipingevo sempre.
Successivamente ho frequentato l'Università, fino a laurearmi in Economia e Commercio con una Tesi in "Matematica attuariale" realizzata con la matematica probabilistica del prof. Cantelli
4, illustre studioso che faceva i calcoli per i viaggi interplanetari, sia per i russi, sia per gli americani.
Qual è stato il primo riconoscimento importante ?
La mostra universitaria di Roma del 1948 presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna sotto gli auspici della direttrice di allora, Palma Bucarelli. Esposi una Natura Morta e Limoni.
Come conciliava lavoro e produzione artistica ?
Nel 1950 ero a Padova come giardiniere e da allora ho sempre lavorato e dipinto, ma non esponevo per mancanza di tempo libero. La mia professione comunque non ha niente a che fare con la mia pittura. Avevo come la nomea di un dilettante che faceva anche acquerelli.
É vero che lei, tolta la formazione avuta dai maestri di scuola, è fondamentalmente un artista autodidatta ?
Ebbi contatti solo con Turcato perchè era nella giuria della mostra degli universitari con Palma Bucarelli. Turcato mi invitò al suo studio e mi disse: " Se lei sta qui con me un paio d'anni potrà fare strada ". Io non ci andai, ma comunque accettai il suo consiglio di lasciare stare l'olio, che avevo cominciato a sperimentare in quel periodo.
I suoi acquerelli pur essendo tendenzialmente astratti, sono generalmente ispirati a luoghi ed oggetti reali. Si può quindi definire figurativa la sua pittura ?
Ho abbandonato la produzione dei dipinti ispirati a Palestrina perchè non volevo accettare di essere considerato "il pittore dei tetti di Palestrina" !
Quando ha cominciato ad esporre regolarmente ?
Sono andato in pensione nel 1996 e mi sono detto: adesso ho tutto il tempo che voglio e posso dedicarmi alle mostre, ma non ho mai dipinto "per le mostre", dipingevo perché era la mia passione.
La sua produzione pittorica è molto unitaria, ma contiene comunque al suo interno dei periodi ben definiti e corrispondenti ad altrettante fasi della sua vita personale. Li può descrivere ?
Nel 1957 mi sposai ed ebbi due figli. Fu un periodo felice per la mia pittura. Con una piccola "500" portai tutti a vedere l'Italia. Se mia moglie e i miei figli videro così architetture stupende o centri abitati ricchi di calore umano, io invece vidi macchie di colore, tanto che umoristicamente dicevo che, se i pittori antichi si erano spesso fatti con gran maestria l'autoritratto, io avevo fatto il ritratto dell'auto. Un'auto andante fra cieli accennati e cenerini, asfalti scuri e grigi pieni di sassi e buche, assolati mezzogiorni coglievano forme irregolari di tetti più o meno rossi, arancioni, gialli. Cupole dorate s'accendevano in bui cieli forati da cime di cipressi ripidi, o contorti.
Un periodo andai ad abitare in una casa antica, riempita alla belle e meglio con mobili scadenti ma fra ricche decorazioni dipinte egregiamente da settecentesche mani.
Così piante, fiori, frutti tanto vivaci brillavano anche al buio per i loro chiaroscuri con luci bianche, rosee gialline tirate giù con pennellate magistrali.
Sotto graziosi porticati ammiravo le figure policrome fatte da antichi pittori che con fasce gialle e rosse erano illuminate da scarse lampade. La luce seppur fioca era suggestiva. Io dipingevo però spesso in pieno giorno col sole che brillava sugli acquerelli, dove non cadeva il nero, il bianco era spesso quello della carta rugosa, ma che distaccava le aree colorate sciolte, accese, libera dalle macchie d'acqua che davano loro forza e vivacità.
Poi c'è il periodo dei dintorni di Roma che per togliermi dalla calura estiva dava luogo ai paesaggi che sbucavano con macchie chiare e scure che intrecciano, si collegano in ampi spazi verdi, blu e bruni formanti giocose realtà astratte.
Ho compreso che tutto può far arte sempre che rientri in quello che io chiamo con espressione greca "esicastico", cioè "al di là dell'immagine", che cerca cioè di sgorgare dal di dentro e non dal di fuori della vita dell'uomo.
ESPOSIZIONI
Giugno 1950 Padova, Galleria "Coccodrillo"
Settembre 1987 Roma, Galleria "Oro del Tempo"
Settembre 1989 Roma, Galleria "Spazio Visivo"
Ottobre 1990 Roma, Galleria "Spazio Visivo"
Giugno 1991 Roma, Galleria "Premio Ripetta"
Giugno 1991 Roma, Aquino
Giugno 1991 Roma, Galleria "Gaspara Stampa"
Dicembre 1995, Roma, Galleria "Forum"
Ottobre 1998, Roma, Galleria "Spazio Visivo"
NOTE
Gianni Bielloni è nato a Treviso il 22 luglio 1922. Attualmente vive a Roma.
Il testo dell'intervista è stato ricomposto e rivisto dall'intervistatore previo espresso consenso dell'artista..
L'artista ha redatto un catalogo generale manoscritto delle opere realizzate.
1
Aveva dieci persone sotto di lui.
2
Giovanni Bielloni conserva ancora oggi un piccolo dipinto su vetro del padre.
3
Manoscritto presso il figlio di Gianni Bielloni, mai pubblicato, ma depositato nell'archivio diaristico nazionale di Piave S. Stefano.
4
Francesco Paolo Cantelli (Palermo 20 dicembre 1875 - Roma 21 luglio 1966)
fondatore dell'"Istituto Italiano degli Attuari" per le applicazioni dei calcoli matematici e probabilistici all'Economia.
[fonte:
http://www-history.mcs.st-and.ac.uk/history/Mathematicians/Cantelli.html]
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