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Il concetto di sublime nella natura di Turner  
Calogera Di Miceli Muscarella
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 2 Maggio 2002, n. 299
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Area Estetica

Joseph Mallord Turner è considerato uno dei maggiori rappresentanti della pittura romantica. Nacque a Londra nel 1775 dove compì i primi studi, rivelando di essere un precoce talento. Fu un pittore prolifico, non si stancò mai, in tutta la sua vita, di produrre opere mirabili. Fin da giovanissimo fece numerosi lavori a matita, unendo ai paesaggi naturali immagini pastorali e scene storiche ai diversi generi tradizionali, tra i lavori a matita ad esempio La cattedrale di Ely rappresenta un vero e proprio capolavoro. Successivamente, attratto da quella che è la sua vera vocazione, si volse ai colori, alla produzione delle incisioni quali mezzetinte poiché gli consentivano una maggiore resa di chiari e scuri, di luci e ombre, come si evince dal suo Liber studiorum pubblicato nel 1807. Nella sua evoluzione artistica il suo interesse si volge dai soggetti storico-mitologici ai paesaggi naturali, ed egli incentra la sua attenzione alla resa dei fenomeni atmosferici ed effetti luministici, soprattutto, in seguito allo studio della teoria dei colori di Goethe ed allo studio degli acquerelli del paesaggista Cozens, certo di suscitare nello spettatore il senso del sublime. Tutto fu, da Turner, osservato e interiorizzato prima ed espresso poi nella rappresentazione degli elementi della natura tanto drammatici quanto sublimi. Prima dell'Ottocento il sentimento del sublime era considerato come uno stato d'animo, il più elevato possibile che l'uomo potesse provare nel riconoscere la sua piccolezza e finitezza di fronte alla grandezza di Dio .

Hugh Blair ritiene che il sublime “produce una sorta di innalzamento ed allargamento interiore. Solleva l'animo al di sopra del suo stato abituale“ 1. Data la magnificenza di tale sentimento, si riteneva che potesse essere raggiunto solo dai generi artistici più elevati quali la poesia epica o le grandi opere estetiche con soggetto religioso. Con Turner invece il sublime comincia ad essere espresso anche attraverso i paesaggi naturali che suscitano nello spettatore sensazione panica o di grande pericolo, producendo emozioni così potenti da far sentire nell'animo umano una modificazione drammatica. Il sublime cambia così di significato in Turner, è il sentimento di commossa suggestione che si prova assistendo ai grandi fenomeni del mondo esterno quali tempeste marine violente, grandi nevicate, piogge impetuose, anche grandi montagne rupestri o vallate molto impervie.

John Constable come Turner è considerato uno dei principali pittori paesaggisti del primo Ottocento. Constable però è sostanzialmente un empirista, è versatile verso il dato oggettivo che è reso attraverso grandi macchie e rapide pennellate ma dove chiaramente i dati fisici quali alberi, nuvole sono ben delineati, in una pittura composta, atta a rappresentare il visibile e il reale di chiara matrice neoclassica. Lo spettatore, nel contemplare le sue visioni serene ed idilliache, prova un notevole appagamento estetico e un soddisfacimento del gusto, non certo un senso di timore. Constable sembra rispondere così alle tematiche del “Bello “teorizzate da Immanuel Kant nella Critica del giudizio.

In Turner, invece, confluiscono gli impeti dello Sturm und Drang, nel suo bisogno urgente di ritorno alla natura, nelle relazioni umane e nella sua esaltazione della vita umana vissuta nella sua immediatezza e in tutta la sua spontaneità e fatta, appunto, di impeto e assalto.

Intanto in Europa, il sublime si affermava nella visioni profetiche e negli inconsci tormentati di William Blake, nel senso di profonda solitudine dell'uomo di Caspar David Friedrich che osserva sconfortato la desolazione della sua esistenza nel baratro di una vastità spaziale tanto grande da provocare vertigini.

Il sublime cambia di significato in Turner: lo si prova assistendo ai grandi fenomeni del mondo esterno quali tempeste marine violente, quali grandi nevicate impetuose.
Già nel 1796 all'età di ventun anni dipinse il primo quadro a olio Pescatori in mare, che rappresenta un peschereccio in serie difficoltà nel tentativo di galleggiare sui flutti agitati e increspati, sui quali grava un cielo oscuro e minaccioso. Nel realismo del dipinto, dove gli elementi umani e naturali sono chiaramente delineati, si evincono i temi fondamentali dell'estetica di Turner e del Romanticismo. La barca, nel suo roteare nel vortice creato dall'acqua, provoca nello spettatore un senso di solidarietà nei confronti dei pescatori e un forte sentimento di timore per la loro sorte, nonché smarrimento nei confronti di un infinito spaziale: tutto ciò che produce un sentimento di sublime nello sperdersi nell'immensità del cielo e del mare.

Successivamente tale tematiche sono rese ancor più evidenti, come si vede ad esempio nel dipinto Il naufragio: barca di pescatori che cercano di salvare l'equipaggio del 1805. Al tempo Turner aveva vissuto la tristissima malattia della madre le cui crisi di nervi l'avevano condotta alla pazzia e all'ineluttabile morte; esperienze queste che insieme alle altre, forse, indussero il pittore a ritenere inutile la lotta dell'uomo contro il destino. Il dipinto rappresenta ancora il combattimento strenuo dei pescatori contro il mare in tempesta. Grande rimane il senso di impotenza dell'uomo contro cui sembra accanirsi la natura fisica. Questa ultima è per gli Sturmisti non armonica e serena, ma caratterizzata da una energia creatrice infinita che si agita attraverso continue tensioni e contraddizioni. A ciò corrisponde specularmente la natura umana che non è, come gli Illuministi ritenevano, arida razionalità, bensì sentimento, istinto, passione.

L'uomo realizza pienamente se stesso solo quando riesce a dare libero sfogo alle passioni che si agitano dentro la sua anima travagliata, quando avverte un senso di finitezza e fragilità, e prova il sentimento del sublime: smarrimento e piacere nello stesso tempo, dovuto allo spettacolo di grandi sconvolgimenti atmosferici e all'apparizione di straordinari fenomeni naturali.

Nel 1812 Turner è ormai un pittore famoso, professore di prospettiva alla Royal Accademy. Ha compiuto numerosi viaggi in Galles, in Inghilterra settentrionale, in Scozia e in Cornovaglia. Queste esperienze di vita personale lo avevano portato ad osservare la natura nei suoi diversi aspetti e a vedere i paesaggi nelle svariate manifestazioni. Così in Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, il sublime è reso in tutta la sua suggestione. Una terribile bufera tempesta le montagne, e minaccia Annibale e i suoi uomini. Tutti soggiacciono esterrefatti e sgomenti a tale accadimento, con gli occhi cercano una via d'uscita guardando da lontano l'Italia quale ancora di salvezza. Il dato realistico cede il passo al dato più astrattivo, le immagini sono meno nitide e le forme cominciano a sfaldarsi. L'opera è fortemente innovativa, la linea dell'orizzonte si curva fino a diventare una spirale avvolgente. Per sublimare il paesaggio, compie uno studio attento e minuzioso nonché scientifico della natura. Felicemente rappresentato con un nuovo linguaggio dove crea nuove unità di forme e di movimento e dove scardina completamente la prospettiva tradizionale. Adesso è il mondo del cosmo infinito e incommensurabile ad essere rappresenta E COME TALE LA PROSPETTIVA, PROPRIA DEL MONDO GEOMETRICO MISURABILE, RISULTA DEL TUTTO INAPPROPRIATA. La nebbia, la neve, la stessa luce sembrano convogliarsi in un vortice, l'intero universo si offusca avviluppandosi su se stesso e tutto è allusivo dell'imminente apocalisse.

Intanto Turner continua i suoi viaggi che lo condurranno in Belgio, nella valle del Reno e in Olanda nonché in Italia, dove conobbe la pittura veneta che gli consentì di sperimentare nuovi effetti luministici, inoltre fu in Belgio e in Scozia. Per giungere in quest'isola dovette compiere un viaggio in un'isola di nome Staffa. Il viaggio avvenne mentre c'era brutto tempo e da questa vicenda nacque il dipinto La Staffa, la grotta di Fingal. Il senso di paura è grande, molta è la meraviglia dello spettatore che assiste inerme alle onde contorte in un complesso dinamico, provando un senso di estasi e un sentimento sublime.

Ma l'arte di Turner è pienamente matura nel dipinto La tempesta di neve, del 1842. Intanto continua a viaggiare e a produrre grandi opere artistiche che avevano suscitato ammirazione ma anche disprezzo in chi non comprese il suo genio e la sua portata innovativa.
Turner, nella Tempesta di neve, che rappresenta un'imbarcazione a vapore sorpresa da una bufera di neve, trascende il dato realistico per inscenare sulla tela una visione travolgente e altamente poetica della natura. Il battello sembra voler lottare titanicamente contro la furia della tempesta, ma inutile risulta ogni sforzo contro la potente maestosità della natura, così come nulla p&uograve; il progresso umano e la scienza contro la forza smisurata e sovrana dell'universo. Nel guardare la tempesta che con grande impeto e veemenza infierisce contro il battello, lo spettatore si sente anch'egli in pericolo. Il quadro supera, adesso del tutto, l'aspetto descrittivo- realistico per assumere dei connotati suggestivi-evocativi, i vortici di acqua, aria, luce, colore, come turbini in movimento rapido, travolgono il battello, coinvolgendo lo spettatore che prova, nell'assistere a tale spettacolo grandioso, un sentimento sublime. Lo stesso Turner volle sperimentare su di sé tale sentimento all' età di settantasette anni, facendosi legare all'albero maestro di una nave e attraversando letteralmente l'occhio di un ciclone durante una tempesta. L'opera appare come la perfetta trasfigurazione della tematica filosofica del sublime teorizzata da Immanuel Kant che nella Critica del giudizio, considera il sublime derivato non dal rapporto dialettico tra sensibilità e intelletto, ma dalla tensione conflittuale tra sensibilità e ragione. Il sentimento del sublime si prova sia quando si è di fronte all'infinitamente grande quale, appunto, infinito temporale o spaziale, sia quando si è di fronte agli spettacoli straordinari della natura.

In Turner i grandi paesaggi e le eccezionali realtà fenomeniche producono il Sublime che non è proprio dell'oggetto percepito ma del soggetto che contempla tutto ciò, trascendendo dal dato fenomenico. Il sublime si trova così in bilico tra estetica e etica. Nella tempesta di neve l'universo tutto è attraversato e coinvolto da forze esteriori cosmiche che producono moti interiori nell'uomo, il quale, al pari dell'aria e dell'acqua, sembra essere risucchiato dal movimento a spirale che avviluppa l'intero cosmo. Ora si avverte il contrasto tra il contingente schiacciato dall'assoluto e il relativo mortificato dall'eterno.

Esteticamente anticipa i paesaggi dell'impressionismo, innalza la natura a livello molto elevato dandole piena dignità estetica, ottenendo anche, una forte risposta del soggetto a carattere emozionale.
Ma alla rivalutazione della natura, corrisponde anche la pessimistica consapevolezza della precarietà dell'uomo a cui non rimane altro che l'inesorabile morte.

Il sublime e la vitalità, in Turner, sono anche nell'immagine tristissima della vecchia nave che aveva combattuto eroicamente a Trafalgar contro Napoleone, simbolo di un'era storica tramontata di cui rimane, come unica vestigia della gloria vissuta unica immagine decadente, metafora della caducità dell'uomo che attende la morte inesorabile.




NOTE

1 DENIS COSGROVE, Realtà sociale e paesaggio simbolico, Milano, 1990, p. 210.





BIBLIOGRAFIA

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ASSUNTO R., Il paesaggio e l'estetica, Napoli ,1973.

BENEMIA A. - BILLO L. - NUCCETTI R., Arte e immagine dal tardo-barocco al post-moderno, Bologna 1992.

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KANT I., Critica del giudizio, Bari, 1987.

PLEBE A., Storia della filosofia, Roma, 1989.

SPIZZOTIN P., I Romantici, Milano, 1998.

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