La critica artistica dei secoli scorsi assunse posizioni discordanti valutando storicamente e
artisticamente i secoli II - VI.
Gli studiosi dell'Ottocento e del primo Novecento infatti individuavano in questa età i prodromi della decadenza sociale e artistica che aveva caratterizzato i secoli successivi fino al Medioevo.
Con la fine dell'Impero Romano d'Occidente (476 d. C.) si vedeva, infatti, la conclusione del
periodo aureo della cultura storica e artistica che aveva caratterizzato tutta l'età imperiale romana.
Con l'avvento delle invasioni barbariche iniziava la decadenza in ogni campo: sociale,
amministrativo e artistico. Era dunque un giudizio negativo che poneva una cesura, un taglio netto tra la cultura precedente e quella che si era andata formando sotto l'influsso violento delle culture "barbare".
In questa valutazione negativa si vedeva come questa crisi socio - politica aveva portato ad un annullamento della creatività nei prodotti artistici della tarda età romana;. Era coinvolta in questa critica anche la nuova cultura Cristiana che, nelle origini e nel suo sviluppo, era stata completamente ignorata fino all'età Medievale.
Il critico A. Riegl (sec. XIX), per l'appunto, non dava all'arte cristiana carattere classico in quanto
sviluppatasi durante la decadenza dell'Impero Romano.
Per lo studioso gli ultimi momenti originali della creatività romana, si individuano nella costruzione del Pantheon (II sec. d.C.), del Tempio di Minerva Medica (sec. III ca.) situato negli
Horti Liciniani, il quale complicava la assoluta spazialità del Pantheon con l'introduzione di spazi accostati e sovrapposti che si rivelavano anche all'esterno.
Un altro filone della critica del secolo XIX, invece, riconosceva nell'arte cristiana lo sviluppo
dell'antico filone ellenistico.
Una terza branchia della critica artistica formulava l'ipotesi di una distinzione tra uno stile romano
- occidentale, sviluppatosi nell'ambito della cultura latina, e uno romano - orientale sviluppatosi
in ambiente greco, non ellenistico.
Proseguendo l'opera di Riegl, S. Bettini sostenne che l'arte tardo antica, pagana e cristiana, non
ha subito imbarbarimento quanto invece un ritardo nell'evoluzione stilistica.
Ma, in realtà, tutti gli studi non hanno fondamentalmente intuito che non c'era stata una cesura tra l'arte imperiale e quella della tarda antichità.
Quest'ultima infatti prende l'avvio da quella matrice per giungere a soluzioni diverse ma continuative, create per l'esigenza di una nuova società che aveva subito profondi cambiamenti: instabilità politica, mutamento della società dovuto anche alla introduzione di nuove filosofie o religioni basate su nuovi concetti di umanità e uguaglianza.
Infatti tra i culti orientali, il Cristianesimo fu quello che per quasi un secolo dopo la morte di Cristo
crebbe essendo ignorato dalla maggior parte della società.
Con l'avvento di S. Paolo invece questa nuova religione aprì i suoi orizzonti prima in Oriente per
poi raggiungere la capitale dell'impero e del paganesimo: Roma. All'alba della sua diffusione essa raggiunse e si diffuse maggiormente negli strati più umili della società e raramente entrò negli ambienti medio alti della borghesia locale.
Fino alla metà del III secolo non vi era stata una regolare organizzazione del culto e nemmeno delle comunità dei "nuovi battezzati"; da questa data invece le nuove comunità oltre ad un'espansione maggiore realizzarono una nuova struttura organizzativa interna che istituzionalizzò la pratica della nuova religione.
Questa nuova organizzazione creò, di fatto, lo scontro con l'amministrazione statale romana che
era ormai incapace di risolvere i problemi politici e sociali che affliggevano da tempo ormai
l'Impero. Inizia da qui l'influenza attiva del Cristianesimo nella cultura romana pagana, inizialmente in maniera negativa (scontro politico e rifiuto dell'obbedienza verso l'Impero che si vede surclassato) poi costruttiva con la creazione di strutture alternative che dovevano servire all'assolvimento delle esigenze sociali e spirituali delle nuove comunità di catecumeni (riunioni di culto, carità, e funzioni funerarie nel ricordo dei martiri della fede).
Due tipologie di edifici assolsero a queste esigenze: all'esterno della città i cimiteri e i monumenti funerari dei martiri; all'interno delle cinte murarie edifici per l'assemblea dei fedeli e per
l'amministrazione delle comunità. Questi ultimi costituiscono la base per le future basiliche
costantiniane. L'altra tipologia fondamentale per l'edilizia cristiana clandestina è quella funeraria sotterranea: colombaria, catacombe e cubicula.
Le grandi persecuzioni attuate dagli imperatori romani (Decio nel 260 e Diocleziano nel 303 - 305)
diedero adito ad una caratterizzazione della cultura cristiana che reagì ancora più tangibilmente e violentemente per affermare il proprio diritto di manifestazione.
L'esempio più antico, costruito appositamente per il culto cristiano è quello di Dura Eutropos situata all'estremo orientale dell'impero e databile, con certezza, al 230 d. C. Questo era un ambiente distinto dall'edificio di culto vero e proprio.
Generalmente, gli edifici di culto cristiani sono però ricavati da strutture private, generalmente i piani bassi delle insulae di abitazione.
A Roma, nel III secolo, si identificano 25 Tituli, ognuno dedicato ad un martire, nei quali le
comunità cristiane si identificavano.
Caso unico è la Basilica sotterranea di Porta Maggiore, esempio della cristianità primitiva tra i secoli II e III. Accanto ai Tituli, nel II secolo si moltiplicarono i Martyria, strutture commemorative sorte all'interno di sedi già esistenti (es. i due ambienti all'interno delle catacombe di San Callisto che durante la metà del II secolo furono collegate da un portico costituito da due colonne di reimpiego; il sito, costruito ex novo, di San Sebastiano sulla Via Appia.
Nell'Oriente cristiano invece si riscontrano tipologie di Martyria più complesse poiché, in quelle località il Cristianesimo era ormai largamente diffuso ed iniziava a delinearsi un atteggiamento diverso rispetto alle tipologie monumentali imperiali a seconda che si trattasse di edifici di culto o di strutture commemorative.
Gli edifici di culto infatti si mantennero rigorosamente autonomi dall'iconografia architettonica
tardo - romana; le seconde invece furono edificate con l'uso di "spolia" imperiali, fatto che
conseguentemente porta all'assunzione di morfologie legate alla tecnica costruttiva trilitica che ,
nell'architettura romana del II e III secolo era adottata prevalentemente con funzione decorativa.
All'inizio del IV secolo si hanno a Roma le prime "domus ecclesiae", nelle quali appare
chiaramente delineato in tutte le sue componenti tecnologiche e spaziali lo schema basilicale.
L'Età di Costantino: evoluzione dell'architettura cristiana.
Il 313 d.C. è una data eminente per la storia della religione cristiana e per i conseguenti
cambiamento nell'ambito sociale e interpretativo anche a livello artistico.
Di questo anno è infatti l'Editto di Costantino e Licinio, grazie al quale il Cristianesimo assurge a religione ufficiale dell'impero e la posizione della Chiesa cambia radicalmente: essa diviene infatti una propria struttura di potere parallela a quella imperiale. Emersero le nuove capitali del cristianesimo: Cartagine, Treviri, Aquileia, Antiochia, Milano.
Assunsero una posizione preminente Alessandria, centro principale del Cristinesimo durante il II
secolo, Roma e Costantinopoli che, dal 330, era divenuta sede ufficiale dell'impero.
Gli anni della riorganizzazione della chiesa cristiana tra gli ani 313 e 337 ruota, fondamentalmente,
intorno ala figura dell'imperatore Costantino, il quale si considerò il Tredicesimo Apostolo, anche se fu battezzato solo in punto di morte.
Egli presiedette ai concili ecclesiastici, intervenne nelle controversie dogmatiche ma soprattutto
sfruttò l'organizzazione imperiale per la realizzazione delle deliberazioni dei concili. Alla sua morte impero e chiesa erano perfettamente integrate.
La nuova posizione politica della Chiesa quindi prevedeva l'assunzione e l'ideazione di una nuova
architettura ufficiale che doveva evitare il collegamento con la tradizione imperiale che aveva
costruito templi per gli imperatori deificati e, nel contempo, sfruttava i vantaggi offerti dall'editto
costantiniano. La Chiesa ebbe infatti la possibilità di reclutare maestranze anche fuori delle locali comunità cristiane, di incrementare i fondi messi a disposizione per il clero, di viaggiare e incontrare direttamente i capicantiere.
Due furono le principali tipologie dell'architettura cristiana dal IV secolo in poi: il Battistero a
pianta centrale e la Basilica. Mentre per quest'ultima è chiara la derivazione dagli edifici
pubblici imperiali, molto più complessa è la ricerca delle fonti tipologiche del Battistero.
Origine del Battistero: il nome e il complesso architettonico.
Prima di passare alla vera e propria individuazione della struttura dalla quale il battistero prende
origine, dobbiamo evidenziare che i termine stesso, battistero, ci riconduce ad un'architettura ben
delineata nell'epoca romana pagana: con questo termine infatti dal IV secolo in poi si identificava la
vasca del frigidarium presente negli edifici termali.
Il termine passa invece, con l'affermazione del Cristianesimo, ad indicare il luogo fisico posto
all'interno di una chiesa o distinto da essa, che custodiva la vasca utilizzata per amministrare il
sacramento del battesimo.
Dall'affinità con gli edifici circolari e poligonali quali ninfei, bagni, conserve d'acqua si coniarono termini come nymphaeum e fons; dal rito battesimale, tinctio, il nome tinctorium; dall'immagine
tertullianea dei pisciuli, piscina; dal concetto della redenzione , il termine lavacrum.
Il rito battesimale:
Questa cerimonia, solenne e commovente, variava da regione a regione comprendendo però, in
sostanza, tre fasi distinte: l'esorcismo e la rinuncia a satana, il battesimo vero e proprio, l'unzione o
la cresima.
I catecumeni, dopo essersi lavati (se nell'edificio esistevano bagni), erano prima esposti alla pratica
dell'esorcismo, pronunciavano poi la rinuncia a Satana rivolti ad Occidente, sede del peccato e della
morte, e la professione di fede ad Oriente.
Effettuati i preliminari, si spogliavano in un ambiente adatto senza distinzione fra uomini e donne e
unti con l'olio entravano nella vasca per la triplice immersione o effusione.
Dopo ciò, in un altro ambiente, venivano unti sulla fronte e sugli organi dei sensi con olio, il
Crisma, ovvero cresimati.
Ammessi quindi nella comunità, i neofiti indossavano il camice bianco, simbolo di purezza,
venivano benedetti dal vescovo e potevano così entrare nella chiesa per accostarsi all'Eucarestia.
In origine la cerimonia si teneva una volta l'anno: alla vigilia di Pasqua. Più tardi, soprattutto in Oriente, si battezzò alla vigilia di Natale, della Pentecoste e quindi in occasione delle maggiori festività.
È importante ricordare anche che tutte le manifestazioni del rito avevano una serie di concetti
simbolici per celebrare la redenzione dell'umanità. Questi simboli erano insiti nell'ordine liturgico ma anche nell'ordine architettonico; venivano esplicitamente espressi nelle iscrizioni che ornavano l'interno del battistero (S. Tecla a Milano, Battistero Lateranense a Roma, etc.) e nelle decorazioni parietali e pavimentali, che più direttamente arrivavano al cuore dei fedeli (la "Biblia Pauperum" medievale).
La Matrice dei Battisteri.
Molte e discordanti sono le ipotesi maturate nell'ambito degli studi di architettura paleocristiana,
nell'intento di individuare il modello da cui l'architettura battisteriale prende l'avvio. Si è parlato di basilica forense romana; sinagoghe palestinesi; basiliche funerarie pagane; casa italica con atrio; aula sacra domestica romana; peristilio della casa ellenistica; strada colonnata romana e tante altre.
L'edificio più antico, la domus ecclesiae, di cui abbiamo testimonianza è, come abbiamo già detto, quello rinvenuto a Dura Eutropos (III secolo), per quanto riguarda la fase precostantiniana. Questo complesso presentava accanto alla sala delle riunioni, un ambiente con vasca addossata ad una parete e coperta da una specie di ciborio in muratura.
Ipotesi sono state formulate anche riguardo ai battisteri nelle catacombe ma, fino ad oggi, si
conosce solo il cimitero di Ponziano, simile per disposizione a quello di Dura Eutropos, non
anteriore al VI secolo e quello di S. Gennaro a Napoli del VII secolo.
È quasi certo che bisogna identificare i battisteri dei primi secoli in elementi naturali quali fonti, sorgenti e fiumi (il Giordano fu il luogo prediletto dei battesimi in Palestina) oppure in costruzioni già esistenti adattati all'uopo: bagni, fontane, etc.
Ogni costruzione, allora, poteva essere trasformata in battistero, bastava aggiungere una vasca,
come si faceva anche in tempi posteriori a Filippi nella Macedonia e in altre chiese dell'arcipelago
egeo.
Questa è forse la ragione per cui non ci sono indizi dell'esistenza di battisteri nelle aule centrali precostantiniane a Roma, dove dovevano per forza essercene un numero non esiguo.
D'altro canto che nei primi decenni del III secolo fosse definita sia liturgia che edificio
battisteriale lo dimostra il caso di Dura Eutropos, in cui sono presenti tutti gli elementi di un
battistero evoluto dell'età della pace e precisamente:
- l'ambiente distinto dalla sala di culto;
- il bacino con baldacchino tetrastilo;
- la decorazione alle pareti con scene del Vecchio e del Nuovo testamento;
- la sala attigua, destinata forse non solo alle agapi (pasto comunitario in memoria dell'ultima cena di Gesù), ma designato a consignatorium ovvero il luogo della Cresima.
Non è errato affermare quindi che sia il rito che l'edificio battesimale sono, già in questo periodo, tecnicamente compiuti.
La Forma dei Battisteri.
Molto varie sono le forme che dominano l'architettura dei battisteri.
Della comune origine dagli edifici termali dell'età classica, gli architetti cristiani usarono
maggiormente la costruzione a simmetria accentrata, per le caratteristiche stesse di tale forma che
permetteva visibilità totale e uniforme verso un punto centrale: la piscina battesimale.
Avendo presente tale principio, ebbero la libertà di scegliere il tipo di perimetro esterno a quello della vasca, interdipendenti nel rapporto sia estetico che funzionale e connessi nel linguaggio
simbolico che, nel caso dei battisteri è la struttura stessa della disposizione strutturale.
Il simbolismo, viene chiaramente spiegato sia nella decorazione musiva che in quella epigrafica: nel
battistero lateranense, l'iscrizione di Sisto III esalta i vantaggi della grazia che deriva dall'acqua
rigeneratrice; i distici di s. Ambrogio nel battistero di S. Tecla a Milano illustrano anche il
significato della forma ottagonale.
In Oriente, anche le basiliche trassero dai battisteri lo schema a pianta centrale, la volta e la cupola;
inoltre al battesimo e all'acqua purificatrice si ispirarono a volte i decoratori delle absidi e i pittori dei cubicoli cimiteriali.
Tutte le varianti dello schema a simmetria accentrata si trovano applicate in forme semplici:
- pianta quadrata;
- pianta circolare;
- pianta poligonale;
oppure in figure più complesse che nascono dall'aggiunta di:
- nicchie ai lati del perimetro;
- di un tetraconco o quadrifoglio,
- dell'incrocio di due tronchi che creano un esagono di absidi, ossia una stella.
Fra tutte le possibili forme, però quella che prevale è l'ottagono nelle diverse combinazioni:
- Ottagono semplice, con o senza nicchie inscritte o ricavate nel muro perimetrale (Battisteri presso S. Lorenzo a Milano del IV secolo, battistero degli ortodossi o Neoniano datato 458 e degli Ariani del secolo VI a Ravenna).
- Ottagono con incrocio di un tetraconco con uno schema cruciforme, come nei battisteri di Novara del V secolo, Nevers del VI secolo etc, forma questa, per alcuni, derivata direttamente dalla pianta del frigidarium o del calidarium delle terme romane.
- Ottagono libero o inscritto in un quadrato con giro interno di colonne, nel quale il peribolo può essere:
a) addossato agli angoli del poligono come a Frejus (inizio V secolo);
b) indipendente, lo troviamo nel battistero di Aix - en - Provence ( sec. IV - V);
c) a colonne binate, come a Marsiglia dove sono speculari alla serie opposta poggiata nel perimetro interno (secolo IV); e nel battistero Lateranense a Roma, nella sistemazione di Sisto III (432 - 440).
Nella fase costantiniana, fino a poco tempo fa documentavamo come il più antico il battistero del
Salvatore al Laterano, il quale fin dalle origini ebbe una propria autonoma architettura: pianta
circolare, poi sostituita da quella ottagonale di Sisto III (432 - 440).
Questo primato gli è stato poi usurpato dal battistero della basilica costantiniana di Capua, mentre di poco posteriore sembra il battistero della basilica nova di S. Stefano alle Fonti a Milano (prima metà del IV secolo).
Il primo è stato individuato a sud - est dei resti della basilica costantiniana: è formato da un ambiente quadrangolare, cupolato, nella cui copertura il passaggio dal quadrato al cerchio si effettua tramite cuffie angolari. Questo battistero, probabilmente, fu l'esempio per quello severiano di Napoli (fine secolo IV inizi del V) a cui fornì non solo l'impianto quadrangolare con cupola, ma
anche l'adozione delle cuffie angolari, elementi che sembrano peculiari di quest'area.
Il battistero di S. Stefano alle Fonti a Milano è invece della prima metà del secolo IV; di questo sono state rinvenute alcune tracce, tra cui la vasca ottagonale, sotto la sagrestia aquilonare del
duomo di Milano, da identificare con il battistero più antico di Milano dove Ambrogio esercitava il suo ministero.
Se l'ambiente che conteneva la vasca fosse stato anch'esso ottagonale, ci troveremmo davanti al
battistero più antico con questa tipologia architettonica diffusa in tutto l'Occidente. La fase sistina del battistero lateranense, anch'esso ottagonale, è l'elemento di diffusione di questo modello nella zona a sud di Roma, dove in realtà è esiguo il numero dei battisteri superstiti rispetto alla penisola.
Se questa tipologia è molto diffusa nell'Italia centro - settentrionale e a Nord delle Alpi ( un
esempio è a Barcellona), rari casi si rintracciano invece in Africa Settentrionale e in Grecia.
Si tratta inoltre di una tipologia peculiare dei grandi battisteri orientali legati ai santuari dell'Egitto e della Siria, costruiti nell'arco del V secolo e che dipendono da un prototipo comune, probabilmente imperiale, ancora non individuato.
Anche Santa Sofia a Costantinopoli aveva un battistero ottagonale, giuntoci però nella redazione
giustinianea. Probabilmente quello più antico presentava la medesima pianta attestata in Asia
Minore, a Efeso.
I battisteri circolari o esagonali sono certamente meno frequenti dei precedenti: tra i circolari,
ricordiamo due esempi: quello di Nocera inferiore, databile al VI secolo. Questo schema deriva
dalle rotonde romane come S. Costanza, ma presentano elementi più evoluti, nonché tardivi, che richiamano le chiese a cupola orientali; quello di Gemila, in Algeria, del V secolo, presenta 30 nicchie all'interno di un muro perimetrale che formano un imponente vestibolo.
Quelli esagonali, in realtà sono molto meno noti e anche poco studiati: ricordiamo quello di Deir
Seta e il battistero post-teodoriano di Aquileia che, in precedenza, presentava la forma stellare (sec. IV - V).
Anche nell'assunzione della formula esagonale, è sottinteso un significato simbolico: sottintende
accenti ariani, poiché il numero sei è un multiplo di tre, che oltre ad essere il numero perfetto, assume nella patristica il significato di numero della Creazione.
Se si esamina la distribuzione topografica dei battisteri poligonali e circolari, appare evidente che
questa tipologia è molto più frequente in Occidente che in Oriente; in quest'ultima zona, si preferirà, invece, la pianta quadrata e quella rettangolare.
Il Nord Africa fu, invece, un luogo di incrocio. Non c'è infatti una preferenza specifica: coesistono insieme sia gli schemi semplici e comuni, sia il quadrifoglio libero (Tigzirt sec. V) a cui è collegato lo schema composito del battistero di Venasque, in Gallia del V secolo circa.
In Egitto dobbiamo segnalare l'esempio isolato del battistero semicircolare, annesso alla basilica di
Luqsor: il fonte è posto in uno dei pastofori. Questa postura anticipa la caratteristica quasi costante dei battisteri disseminati in Palestina, Siria, Mesopotamia, Asia Minore, arcipelago egeo e Grecia:
- in Palestina predomina la pianta rettangolare, generalmente absidata.
- in Siria e d in Asia Minore, la forma quadrata.
- in Grecia e nelle isole, coesistono invece entrambe le forme.
In questi battisteri, l'abside sembra essere indispensabile, anche se compaiono altri ambienti
annessi. Singolare appare il battistero di Armitha, a Rodi, la cui sala si compone di due sezioni
rettangolari, raccordate da due absidi affrontate che comprendono una piscina cruciforme.
La pianta quadrata o rettangolare conosce una relativa fortuna anche in Occidente, specialmente in
Africa: la basilica di Uppenna in Tunisia, quella primitiva, aveva un battistero quadrato, che nel VI secolo fu ricostruito in forma rettangolare insieme alla chiesa; rettangolare era anche il battistero di
Tebessa; quadrato quello di Tipasa e Dermech del VI secolo. Quest'ultimo presenta peribolo interno quadrato e vasca quadrata come a Gul - Baktsche presso Smirne.
Molto rari sono invece i battisteri cruciformi; questa forma fu in effetti adottata maggiormente nelle
piscine, di cui restano molti esempi: schema semplice in Tunisia; complessa pianta circolare a croce
inscritta di S. Severina in Italia del VI - VII secolo, con peribolo interno ad otto colonne.
La posizione del Battistero nel complesso basilicale.
La posizione del battistero rispetto alla chiesa varia a seconda dei luoghi. Può trovarsi a Nord come a Sud; presso l'abside o in uno degli ambienti laterali; presso l'atrio o presso il nartece.
In Occidente la preferenza è assegnata ad una costruzione indipendente dalla chiesa: parecchi
esempi si trovano in Italia. La situazione qui è assai ricca e articolata; alcuni battisteri sono già del secolo IV, come il battistero di Aquileia, che aveva vasca ovoidale, pertinente al periodo
costantiniano.
Il numero aumenta progressivamente nel corso dei secoli successivi relativamente agli edifici di
culto e specificamente alla cattedrale. Nella maggior parte dei casi, esso appare autonomo dalla
chiesa e senza una ubicazione fissa.
In Italia centro - settentrionale, il battistero è spesso in asse con la chiesa (es. quello di Brescia, quadrangolare all'esterno e ottagonale all'interno), dietro l'abside (Battistero Lateranense), oppure sul fianco (battistero degli ortodossi a Ravenna).
Nell'Italia meridionale, fatta eccezione per i battisteri dell'area napoletana (Capua e Nocera), sono
rare le architetture battisteriali: in Molise vi è quello di Isernia, scoperto pochi anni fa. Questo probabilmente di origine paleocristiana è ubicato a destra presso l'abside; in Basilicata è noto quello di Venosa, con le sue due vasche, di cui è più tarda quella cruciforme; recentemente è stato anche rinvenuto un battistero paleocristiano presso la chiesa episcopale di Metaponto, che presenta una pianta rettangolare e una vasca ovoidale forse del V - VI secolo. In Puglia, oltre al monumentale battistero di Canosa, si ricordano quello più modesto a pianta rettangolare sul fianco sinistro della basilica e quelli di Siponto, Taranto e forse Brindisi.
In Francia e in Svizzera non sono molti: si distingue il gruppo dei battisteri provenzali, autonomi,
con pianta ottagonale inscritta in un quadrato e con nicchie, mentre il battistero di Aix - en -
Provence, del V - VI secolo, aveva in origine pianta quadrangolare poiché le nicchie furono
aggiunte, verso la fine dell'XI secolo.
In alcuni luoghi dell'Oriente, Siria in particolare ma anche Asia Minore e Isole dell'Egeo, esso
costituisce invece un ambiente annesso alla basilica: si trova alle spalle del presbiterio, a volte è direttamente collegato; generalmente è diviso da un vano intermedio o da un deambulatorio. In casi eccezionali, come a Castiglione in Algeria, situato nella cripta sotto il presbiterio o, come a Gortyna (Creta), dentro lo stesso ambiente di culto.
Qualunque sia la sua ubicazione rispetto alla basilica, il battistero è sempre parte integrante di essa e spesso identifica l'esistenza della sede episcopale.
Generalmente, tranne nel caso di grandi comunità, troviamo solo un battistero; quando ce ne sono
due, come a Ravenna, questi appartengono certamente a due comunità diverse: a Ravenna a quella
cattolica e a quella ariana.
L'ambiente battesimale e i suoi annessi
Il battistero può essere costituito da uno o vari ambienti strettamente collegati.
Nelle basiliche più eminenti, sono due o tre gli ambienti che circondano o dipendono dal battistero.
Non sempre è chiara la funzione di questi luoghi e anche per questi vengono fatte supposizioni e ipotesi da accogliere spesso con riserva. Il Lamerle, ritiene ad esempio che i locali attigui al
battistero furono ambienti di servizio atti ad ogni uso e senza una funzione particolare. Questo però, come sostiene Crema, contrasta con la rigorosa funzionalità da sempre contrassegno
dell'architettura cristiana.
Solitamente si ritiene che il gli edifici battisteriali siano due:
- la sala con piscina;
- una camera attigua, posta ad occidente, in cui il vescovo avrebbe amministrato la Cresima, ovvero il consignatorum.
Questa tipologia è riscontrabile, ad esempio, a Coo nella basilica di S. Paolo.
Prova decisiva, sarebbe la presenza dell'abside, che farebbe supporre l'esistenza della cattedra e
conseguentemente del vescovo per il rito della cresima.
Questo elemento, d'altronde, non è raro, anzi si trova generalmente nel battistero dove si dovevano
amministrare entrambi i sacramenti, come si rileva in un altro battistero di Coo, quello di S.
Giovanni.
Altro indizio è il banco addossato alla parete di uno dei locali dipendenti: in questo caso si
tratterebbe dell'ambiente che accoglieva i catecumeni per l'istruzione prebattesimale, il
catecumeneo.
In ogni caso, è auspicabile basarsi esclusivamente sugli elementi a disposizione che lo studioso si trova di fronte.
La Decorazione.
L'equazione funzione liturgica - decorazione è documentata fin dagli esempi più antichi come ci ha dimostrato il già ricordato battistero di Dura Eutropos, il cui programma iconografico (Miracoli di Cristo allusivi all'acqua; le Marie al Sepolcro; il Buon Pastore) presenta affinità con quello del battistero di Napoli, della fine del IV secolo.
Fra le tematiche privilegiate nella decorazione, la scena del Battesimo di Cristo occupa un posto
significativo, sia come fulcro dell'intero programma sia come episodio isolato: oltre a Ravenna,
dove esso compare alla sommità della cupola, al Battesimo di Cristo raffigurato in un cubicolo della
catacomba di Ponziano a Roma, che fu trasformato in battistero nel VI - VII secolo.
Anche la decorazione dei pavimenti ne riflette spesso la specifica funzione nella scelta di tematiche
legate all'acqua, come la Fontana della vita (Battistero di Stobi, che aveva anche una decorazione
parietale ad affresco con la figura del Cristo imberbe).
Ci sono casi in cui compare anche l'immagine del vescovo committente o dei santi più venerati dal
fondatore: nella basilica petriana di Casse, compariva anche l'immagine del fondatore, il vescovo
Vittore (538 - 545) i ritratti di S. Martino e Paolino di Nola erano dipinti nel Battistero fondato da
Sulpisio Severo nel suo possesso di Primuliacum, poi diventato monastero. Anche in un battistero
di Catania, dove si venerava l'immagine di Severo, vescovo della città agli inizi del IX secolo.
Epifanio di Salamina, in una lettera a Teodosio I (347 - 395), parla genericamente di immagini di
Cristo, degli Apostoli e dei Profeti che decoravano sia gli edifici di culto, sia i battisteri.
Altro tema privilegiato è quello della croce connessa al significato della morte e risurrezione insito nel battesimo, secondo la Patristica, sia nelle vasche che sulle pareti.
Nei secoli successivi IX, X, XI e XII appaiono congiunte a queste immagini, altre scene più
specificamente legate all'edificio di culto.
La Vasca Battesimale.
Le molte forme riscontrate nell'architettura battesimale sono ripetute e ampliate nei riguardi delle
vasche.
Quando parliamo di "forma della vasca", è necessario distinguere quella esterna da quella interna,
ma non sempre le due tipologie sono presenti per cui, nel caso in cui manchi quella interna,
intendiamo come forma, quella esterna.
Abbiamo poco sopra detto che varie sono le tipologie delle vasche, ricordiamo le più diffuse:
- ottagonale, internamente cruciforme o a quadrifoglio, come a Betlemme, a Marsiglia e Frejus in Francia, a Nocera in Italia e a Sabratha in Africa;
- circolare, la ritroviamo a Tigzirt in Africa, a S. Severina in Italia e nella basilica a Lesbo; ancora nella basilica di S. Mena in Egitto e in altre poste in Palestina;
- ovale o a foggia di barca: a Gerasa, nel battistero presso la basilica di S. Vitale a Sbeitla, a Vega nel Mar di Spagna nonché a Treviri e nella prima fase del battistero di Colonia;
- rettangolare: troviamo questa forma in Anatolia e Palestina;
- quadrata, spesso con quadrifoglio interno: esempi a Gemila e nel S. Sepolcro;
- esagonale: tipologia presente a Parenzo, Dermech, etc.;
- cruciforme: in Palestina, in Tunisia, a Leptis Magna in Tripolitania e battisteri di Salona;
- quadrifoglio: Palestina e Tripolitania;
- rosacea o stellare: Tebessa in Algeria, Sfax ed altre in Tunisia, regione nella quale sembra essersi maggiormente diffusa.
Anche nelle forme della vasca si riscontrano i significati della dottrina cristiana:
- il quadrato e il rettangolo rievocano la tomba di Cristo;
- la Croce, le quattro parti del mondo, il tetragramma di Jahweh, i quattro Vangeli; ed inoltre la morte del Redentore che allude anche alla morte del peccato del battezzato;
- ottagono, esagono e circolo invece sono desunti dal mistero dell'Ogdoade, che nel Cristianesimo è identificato con il giorno della Resurrezione.
Anche nel numero delle scale, che immettevano nella vasca, è sottinteso un significato preciso:
per Isidoro di Siviglia (VII secolo) la vasca ideale ha tre gradini per lato fino a formare, con il fondo
il numero sette che simboleggia la fine dell'Antico e l'inizio del Nuovo, nella figura unificante del
Battista.
È preminente ricordare la particolarità di alcuni battisteri che avevano vasche mobili e che oggi non sono identificabili proprio perché manca l'elemento identificativo: la vasca.
La mancanza di questi oggetti rende difficile non tanto l'identificazione dei materiale utilizzati per
la loro costruzione: di regola erano in muratura i tipi comuni; tappezzata di mosaici all'esterno
oppure erano formate da un semplice monolito con poca decorazione.; piuttosto il criterio seguito
nella regolazione della profondità del recipiente e del suo rapporto con il pavimento della sala. Poiché le misure delle vasche che conosciamo hanno un grande divario, non possiamo decretarne
una misura standard ; inoltre non è chiaro nemmeno il rapporto con il pavimento poiché alcune di loro presentano due o più rampe di scalini per permettere di toccare il fondo del recipiente.
Di norma, le piscine sono scavate ma vi sono alcuni casi in cui le piscine sono sopraelevate e
raggiungibili con scale addossate: esempi se ne trovano in Palestina.
Uno dei problemi legato alla profondità delle vasche è quello della modalità con cui veniva amministrato il battesimo: per infusione o effusione.
Nelle piscine di 40 cm di altezza e altrettanti di larghezza è difficile immaginare un battesimo per immersione. D'altro canto la diffusione maggiore di vasche poco profonde e il loro numero
escludono la prevalenza di una forma di battesimo sull'altra e dimostrano invece che le due
modalità sono ugualmente utilizzate nelle comunità cristiane.
In alcuni battisteri, oltre alla vasca grande ve n'è una più piccola, come vediamo in alcuni esempi della Palestina e anche della Romania; si suppone che tali vaschette siano servite all'olio, ma non sempre è un'ipotesi accettabile: più probabile in alcuni casi che fossero usate per il battesimo dei bambini. C'è anche chi ritiene che queste vaschette servissero per un rito prebattesimale: la lavanda dei piedi, come viene descritto da Ambrogio e Agostino o forse la contrazione della vasca è da collegarsi alla semplificazione del rito battesimale in una fase posteriore rispetto a quella iniziale.
Generalmente per ridurre le dimensioni di una vasca se ne foderava di muratura la parete,
ricoprendola poi di marmi e a volte se ne modificava anche la forma.
La dimensione delle vasche cambia anche rispetto ai territori di appartenenza: quelle occidentali
infatti sono molto più ampie che non quelle orientali, e soprattutto in Italia rispetto all'Oriente.
Questo forse è da mettere in relazione alla presenza dei diaconi o preti che accompagnavano il
catecumeno nella vasca, tradizione che in alcune aree si conservò fino al secolo VIII.
Un ultimo, ma non per questo meno importante problema legato alle vasche battesimali, è quello
dello scarico e dell'adduzione delle acque.
Dagli esempi che abbiamo possiamo asserire che:
- alcune vasche mostrano, tutt'oggi, la tubatura per l'afflusso delle acque e l'impianto per lo scarico;
- la maggioranza delle vasche ha un sistema di deflusso, ma non vi è traccia del dispositivo di afflusso;
- un gruppo imponente invece non ha nessuno dei due requisiti precedenti.
Certamente le vasche che avevano il sistema di afflusso e di deflusso dovevano avere la possibilità di trovare grandi quantitativi di acqua; per questo di può asserire che i battisteri forniti di dispositivi idrici si trovavano nelle vicinanza di piscine o depositi d'acqua che potevano alimentare a sufficienza gli impianti, mentre il secondo caso risponde maggiormente alla realtà ovvero a battisteri che avevano una limitata quantità d'acqua per cui si provvede all'impianto di scarico ma l'afflusso era affidato esclusivamente al personale incaricato del trasporto.
In questo caso è importante rilevare la profondità della vasca, perché una vasca poco profonda può servire solo ad un battesimo per effusione. Le vasche prive di impianti invece erano fornite di sistemi artificiali tributari: e qui sicuramente la forma del battesimo amministrato era quella per effusione: l'acqua veniva versata sul neofita per mezzo di brocche.
Ci sono anche esempi di battisteri riscaldati, come quello di Saint - Etienne a Lione, dove ci sono
tracce di un sistema di riscaldamento che mutò nei secoli.
A Roma e anche in altri luoghi. L'acqua sgorgava talvolta da aperture abbellite con figure di agnelli
e cervi d'oro o d'argento oppure, come accadeva a S. Stefano a Milano, attraverso le colonne del
ciborio. Gli scritti sul battesimo, comunque, prescrivevano sempre di amministrare il battesimo con acqua corrente.
All'interno della sala, la piscina è di regola posta ad Occidente; ad Oriente si può trovare all'interno dell'abside. Se, all'interno di quest'ultima è collocato l'altare, essa viene spostata verso ovest.
La vasca può inoltre essere scoperta oppure chiusa da ciborio: un esempio lo abbiamo nel battistero di Gemina, in Africa; un monolite cupoliforme, con piccole volte a vela nell'intradosso e il gancio al centro per la lampada, è sorretto da quattro colonne. Nella vasca, di forma quadrata, si scende tramite due scalini; di fronte all'ingresso, al di là della piscina, in una piccola abside era sistemata la cattedra, fiancheggiata da due salette laterali; a sinistra dell'abside c'era una porta di comunicazione, a destra l'ambiente per la Cresima: il consignatorum.
Dopo il battesimo e l'unzione con il crisma, i neofiti passavano nell'attigua basilica del IV secolo.
La vasca di Gemila non ha decorazione musiva ed è un'eccezione perché solitamente le vasche
africane e palestinesi hanno mostrato esempi mirabili di decorazioni a mosaico.
Il Rapporto fra il Battistero e la Città
Solo recentemente è emersa l'importanza del rapporto tra il battistero e la città. Il caso
paradigmatico è proprio la capitale dell'Impero: Roma. Questa città con i suoi battisteri urbani ed extra urbani ha permesso di avviare indagini in questo senso.
Roma infatti tra il IV e il V secolo moltiplica il numero delle architetture battisteriali legate
all'intraprendenza dei papi, ma anche dei privati e dovuti principalmente ad esigenze di tipo
pastorale.
Per quanto riguarda i battisteri suburbani invece i casi del pieno V secolo (S. Stefano sulla Via
Latina ad es. costruito sotto Leone I - 440/461 - e la probabile trasformazione in battistero di un
cubicolo della catacomba di Ponziano sulla Via Portuense) si devono porre in relazione ai
mutamenti delle strutture organizzative e delle istituzioni ecclesiastiche, che acquistarono un ruolo
più definito, in rapporto soprattutto alle esigenze delle popolazioni rurali, specialmente a partire dall'età di Gelasio I (492 - 496): nasce in questo modo la ecclesia baptesimalis, preludio della pieve altomedievale.
In definitiva tutte le grandi città dell'impero, quali Salonicco, Stobi in Macedonia nonché
Costantinopoli avevano un numero importante di architetture battisteriali.
Con un decisivo scarto cronologico rispetto allo sviluppo dei battisteri urbani, il rapporto tra
architetture battisteriali, campagna ed esigenze della popolazione rurale, trova una sua collocazione
non prima del tardo secolo V, sotto Gelasio (492 . 496) e Simmaco ( 498 - 512). Questo è un
fenomeno che si registra contemporaneamente in altre aree del mondo cristiano: Dalmazia (casi nel
V secolo); Siria (fenomeno collocato fra V e VI secolo); Africa Settentrionale e in Francia.
A questo aspetto è collegabile il battistero in ambito monastico, dove i monasteri sono ubicati in
zone impervie e isolate o di centri di pellegrinaggio con le stesse caratteristiche.
Il fenomeno appare già codificato in età costantiniana fra la fine del IV e la fine del V secolo e poi in seguito.
Per la parte occidentale, dobbiamo ricordare il battistero di S. Pietro, costruito sotto papa Damaso
(366 - 384) e quello del santuario di Saint - Martin a Tours, costruito verso il 471, poi trasformato
nel VI secolo da Gregorio di Tours in un oratorio.
Lo stesso Gregorio eresse poi un nuovo battistero in cui portò le reliquie di S. Giovanni Battista.
Ma è soprattutto in Oriente che la relazione battistero - santuario di pellegrinaggio acquista
connotazioni specifiche in relazione maggiormente ai santuari più venerati come quello di S. Mena,
in Egitto e S. Giovanni ad Efeso.
Sonno questi battisteri monumentali, forse a causa del grande afflusso dei pellegrini che chiedevano
di essere battezzati presso la tomba del santo o del martire.
Dalla pianta si desume l'articolazione di più ambienti e le vaste dimensioni un modello comune:
questo risalta maggiormente se si tiene conto che ciascuno di essi è un'eccezione rispetto alla tradizione delle aree di appartenenza.
In Siria, infatti, il battistero di dimensioni limitate è generalmente annesso, tranne qualche
eccezione e ha una pianta quadrata; in Egitto è ubicato in un annesso e difficilmente è dotato di autonomia e monumentalità. Così avviene anche in Asia Minore dove i battisteri di Efeso sembrano gli unici a presentare una pianta ottagonale.
Inoltre questi battisteri sono tutti connessi a basiliche cruciformi, costruite nell'arco del secolo V e
soprattutto, legate a commitenze imperiali.
Bibliografia:
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