Il Cubismo è uno dei più importanti movimenti artistici del Novecento: esso ha causato un cambiamento del gusto moderno proponendo forme estetiche nuove, tramite immagini lineari e geometrizzate. Il nome "Cubismo" deriva da una battuta ironica del pittore Matisse che aveva definito simili a cubi le immagini dei quadri di Braque, fondatore di questo nuovo movimento insieme a Picasso.
Alla nascita e allo sviluppo del movimento cubista contribuirono vari fattori culturali come per esempio, la tendenza a sperimentare continue ricerche, propria delle avanguardie del Novecento, nonché le innovazioni costruttive apportate da Cezanne e infine, la scoperta della pittura africana che affascinava con le sue forme schematiche, geometriche, mostrando una valenza dell'estetica della deformazione diversa rispetto a quella tradizionale.
Il periodo più fortunato del cubismo va dal 1908-09 all'inizio della prima guerra mondiale.
La prima grande opera di Picasso è Les demoiselles d'Avignon. In questa pittura mostra figure femminili geometrizzate con facce squadrate, dove le luci e le ombre sottolineano sia l'aspetto cubico che la ripresa e l'influenza delle maschere africane. Ciò che gli artisti, come Picasso, colgono in quelle immagini è una sorta di violenza espressiva che scaturisce dall'estrema semplificazione del modellato del volto risolto per piani, sfaccettature, angolosità, con una accentuazione dei tratti somatici che conduce inevitabilmente alla deformazione. Dopo il primo apprendistato in Spagna e alcuni viaggi tra Barcellona e Parigi, Picasso si stabilisce definitivamente in Francia nel 1904. La produzione pittorica di questi anni, è caratterizzata da un vivo interesse per il colore e le sue variazioni nelle cosiddette fasi del "Periodo Rosa" e "Periodo Azzurro" : Picasso si sofferma con commozione umana sulle tematiche dolorose del vivere umano, sulle tristissime condizioni dei più miserabili e reietti della società e propone, con una straordinaria capacità comunicativa, resa massimamente palese attraverso l'uso sapiente del colore, l'infelice condizione del vivere umano.
Sulla via aperta da Les demoiselles d'Avignon, Picasso elabora verso il 1910, insieme con Braque, la formula del "Cubismo Analitico". Picasso e Braque collaborano strettamente tanto da rendere impossibile la distinzione delle opere dell'uno e dell'altro, anche se, osservando attentamente, si può notare che nei dipinti analitici di Picasso l'accento cade sui valori plastici, in quelli di Braque sui fattori cromatici. Il colore in Picasso scompare per non distrarre lo spettatore dal messaggio principale che vuole comunicargli. Il fine é di dare all'oggetto una propria autonoma realtà, come entità indipendente dall'artista. I temi sono suggeriti dalla realtà quotidiana quali figure umane, spesso ritratti di amici, paesaggi naturali, nature morte, o anche semplicemente strumenti musicali.
I soggetti raffigurati sono tratti dalla vita quotidiana e l'artista non vuole soltanto rappresentarli ma ricrearli: li scompone e li ricompone in un'immagine tanto sconvolgente nel suo manifestarsi quanto
vera. Però essa non viene valutata nella sua capacità di suscitare emozioni o sensazioni, perché Picasso intende rappresentare gli oggetti non come appaiono, ma come sono intrinsecamente, analizzandoli da diversi punti di vista, anche da dentro, fuori e intorno.
Diversamente da tutti i movimenti avanguardisti di inizio secolo, la novità del linguaggio pittorico cubista è tale e tanta da rivoluzionare non solo il significato del colore, ma anche il tradizionale rapporto volumetrico-spaziale del soggetto raffigurato con lo spazio circostante da esso occupato: adesso viene completamente modificato il punto di vista unico, sconvolgendo in questo modo tutta la pittura prospettica rinascimentale e c'è ora, la veduta totale dell'oggetto, ottenuta mediante la scomposizione delle masse degli oggetti, la frantumazione delle forme, e la trasfigurazione così della realtà tridimensionale su una superficie bidimensionale, quale quella della tela.
Gli oggetti vengono analizzati nelle loro parti costitutive, scomposte in singole parti, ancora risaltate da ombreggiature, che vengono rese tramite linee e piani che si intersecano costituendo una resa tridimensionale sul piano, fatta di cubi e prismi. Davanti al quadro non è importante capire chi sia l'artista che lo abbia creato perché la domanda porterebbe a credere che il quadro esprima i sentimenti dell'artista. Il cubismo, infatti, si avvicina alla corrente filosofica ottocentesca per la quale il soggetto condiziona i propri oggetti di conoscenza per cui l'Assoluto esiste ma non è conoscibile. L'oggetto non esiste in quanto tale e la sua conoscenza è riferita al soggetto che lo percepisce e lo conosce e secondo il concetto della durata di Bergson, sovrappone immagini attuali e passate e, nel clima di generale revisione del concetto spazio-tempo tipico dell'inizio del XX secolo, la speculazione più affine a Picasso non è quella scientifica ma quella filosofica del del soggettivismo di Bergson, che «condensava nel concetto di durata la percezione irrazionale di una temporalità non più ritmica e scandita, ma tutta affluente in un punto-vortice» 1. Da ciò la novità del movimento cubista: la scoperta di una quarta dimensione, il tempo. La durata di Bergson è la continua e simultanea convergenza nella coscienza e nella memoria di presente e di passato.
Questo porterà Picasso con il cubismo analitico a non distinguere l'immagine dal fondo del quadro, eliminando la prospettiva illusoria di profondità; egli scompone gli oggetti nella loro struttura che non è più la trama dell'oggetto in questione, affermando, in tale modo l'assoluta continuità dell'oggetto con le sue parti e dell'oggetto con lo spazio circostante, continuità interna e esterna dell'oggetto.
Il quadro cubista risulta un intrecciarsi, un compenetrarsi di linee e forme geometriche, senza prospettiva e chiaro scuro. Sembra che l'artista scomponga mentalmente l'immagine nelle sue parti e poi la ricomponga sulla tela. La ricerca cubista è rivolta alla rappresentazione dell'oggetto, non nella sua apparenza, ma nella sua verità ai fini di una conoscenza integrale. E per la realizzazione integrale i cubisti intendevano proporre nella pittura non solo le parti oggettivamente visibili, ma anche gli aspetti, non visibili, esistenti nella nostra coscienza. Bergson per spiegare la continua evoluzione della vita ritiene che vi sia in essa un principio immanente: la vita stessa; ritenuta più esattamente come Eraclito un flusso continuo, e valutato come uno slancio vitale, creatore perpetuo di nuove forme. Di qui la formula bergsoniana della "evoluzione creatrice". Questo fluire è tanto continuo, che Bergson ritiene inesatto dire che qualcosa esiste anche se fluente: esiste soltanto il flusso della vita. Ciò induce Picasso alla sovrapposizione di più vedute da punti diversi di vista con lo scopo di mostrare gli oggetti non solo come appaiono ma come sono intrinsecamente nel rapporto tra la loro struttura dell'oggetto e la struttura dello spazio fusi in un flusso continuo, sicché l'oggetto Potrà rivelarsi sotto diversi punti di vista nello spazio e lo spazio svilupparsi non solo intorno ma anche dentro all'oggetto.
Strettamente legato al concetto di spazio è, quindi, il concetto di tempo. Picasso ripropone la raffigurazione dei suoi oggetti non solo spaziale ma anche temporale. Bergson ritiene che vi sia un tempo reale, che denomina "durata", che si identifica con il flusso vitale e che è colto soltanto dall'intuizione e un tempo scientifico o matematico, che è quello misurato dall'orologio e prodotto dall'attività dell'intelletto. Esso impone tagli continui nella realtà poiché secondo un principio di necessità pratica indispensabile all'uomo per agire o operare nella realtà razionalizzarla e suddividerla in una molteplicità di cose. Per Bergson questo secondo "tempo", matematico, non è vero. Il tempo della realtà invece, per Bergson, è una durata continua, che ha la forma di un continuo progresso del passato che giunge al futuro. La nozione di tempo, viceversa, che ci è data dalla nostra coscienza è quella di una realtà unica, che si svolge senza interruzioni, di una corrente fluida e continua, nella quale ogni attimo presente compendia e conserva in sé l'intero passato.
La coscienza ci rivela l'esistenza di una "durata reale", nella quale una netta distinzione tra passato e presente non è possibile, dal momento che in ogni attimo della vita del soggetto è compendiato tutto il passato.
Quindi con il cubismo analitico si vuole riproporre nella spazialità del quadro non come un oggetto è nella natura, ma come è nella realtà. Il procedimento cubista è di stampo nettamente realista, raffigurando l'oggetto nel suo reale flusso vitale. Gli oggetti si allontanano dalle loro apparenze immediate e possono essere osservati solo con gli occhi della coscienza e dello spirito.
La durata cubista si realizza attraverso una immagine fusa, mediante un processo di scomposizione e ricomposizione per piani e attraverso prospettive multiple che mimano la geometria analitica da diversi punti di vista come da uno spettatore in movimento, si scompone in una serie di visioni che tuttavia si ricompongono in un'unica immagine che, «mentre introduce la componente tempo nella valutazione dello spazio contrappone alla temporalità intesa come sequenza una temporalità intesa come durata» 2.
Note
1
M. CALVESI (coordinamento di), Storia dell'Arte contemporanea, Milano, 1985, p. 107.
2
Ibidem.
Bibliografia
G. C. ARGAN, L'arte moderna, Firenze, 1986.
M. CALVESI (coordinamento di), Storia dell'Arte contemporanea, Milano, Fabbri, 1985.
G. DE LA SERNA, Completa e veritiera istoria di Picasso e il cubismo, Palermo, 1984.
R. PENROSE, Pablo Picasso. La vita e le opere, Torino, 1969.
A. PLEBE, Storia della filosofia, Roma, 1989.
A. VALLENTIN, Storia di Picasso, Torino, 1961.
I. F. WALTER, Picasso, Roma, 2001.
|