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L'"architettura poetica" di Felice Casorati Centro Saint-Bénin (Aosta)
19 apr. - 7 set. 2003
Marco Enrico Giacomelli
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 22 Luglio 2003, n. 332
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Area Mostre

Torino è Casorati

Felice Casorati (Novara 1883 - Torino 1963) non ha frequentato atelier o accademie. Ciò nondimeno, laureatosi in giurisprudenza a Padova nel 1906, già l'anno successivo espone alla Biennale di Venezia un tradizionalista Ritratto di signora. Nel 1909, replica la presenza alla manifestazione lagunare con due tele: se il periodo trascorso a Napoli (1907-11) è vissuto dal punto di vista esistenziale in maniera sconfortante, la sua pittura acquista una potente luce veristica - acquisizione che si riscontra fino alla matura Maternità con le uova (1958 - CAT. 36), dove la luce filtra all'interno come in un'Annunciazione primitiva.
Nel 1910, la terza partecipazione alla Biennale consente a Casorati di studiare l'opera di Klimt: la sua ricerca volge al simbolismo, anche se in seguito il pittore piemontese rinnegherà questo periodo, giungendo a distruggere alcune tele. Il 1911 è un anno importante per la sua formazione: la famiglia si trasferisce a Verona e Felice può frequentare la veneziana Ca' Pesaro animata da Barbantini. Alla Biennale del 1912 espone due dipinti e, come nelle tre opere presenti nell'edizione del 1914, il simbolismo predomina.

Nel 1917, in seguito al suicidio del padre, i Casorati si trasferiscono a Vercelli e, nel 1918, a Torino. Felice vi resterà sino alla morte, legandosi alle figure intellettuali di punta del capoluogo piemontese: Gobetti, Debenedetti, Casella e Sartoris, mentre la sua casa sarà frequentata da Petrassi, Einaudi e Mila. Il 1920 è l'anno della grande esposizione dei Dissidenti di Ca' Pesaro e Casorati espone sei opere che fanno riferimento al gruppo dei Valori Plastici di ispirazione sarfattiana (sin dal 1921, Casorati espone in tutte le mostre del movimento Novecento, fondato dalla Sarfatti). Solo nel 1924 riprende la partecipazione alla Biennale, invitato con una sala personale che ospita quattordici dipinti, due disegni e un'introduzione a catalogo di Lionello Venturi: il pubblico consacra il successo di Casorati, anche se non mancano le critiche al suo "neoclassicismo cerebrale".
Tra le due guerre, il potere di Casorati aumenta nel mondo artistico: insieme a Carrà, Morandi, Venturi e Longhi, riveste un ruolo fondamentale nelle giurie di selezione della Biennale di Venezia e della Quadriennale romana, ove ha una sala personale sin dalla prima edizione del 1931. Dal 1941 è titolare della cattedra di Pittura all'Accademia Albertina di Torino e nel 1952 ne assume la direzione. A fronte di un ruolo tanto basilare in Italia, le relazioni con l'estero sono piuttosto scarse, fatta eccezione per le rassegne al Carnegie Institute di Pittsburgh iniziate nel 1924 e per il Grand Prix vinto all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1938. Da segnalare, infine, la prima antologica, organizzata nel 1958 presso il celebre Centro Culturale Olivetti e concernente il periodo 1918-1925.

Felice Casorati ha impresso il suo sigillo sulla vita artistica e intellettuale torinese: Maurizio Fagiolo dell'Arco è arrivato a sostenere che Casorati sia stato l'artefice stesso della torinesità. Effettivamente, alla fine degli anni Dieci, il capoluogo piemontese non godeva di una qualche fioritura avanguardistica: Casorati, insieme a Piero Gobetti (autore della prima monografia dedicata all'artista novarese, datata 1923 e intitolata Felice Casorati pittore, nonché firmatario dell'espressione che figura nel titolo della presente nota) e a Riccardo Gualino (imprenditore che si distinse per essere un generoso mecenate, un frenetico promotore culturale e un raffinato collezionista, della cui famiglia Casorati fu il ritrattista ufficiale), ne assume esplicitamente la guida intellettuale. La sua scuola, inaugurata nel 1923, vede partecipare allievi come Daphne Maugham (sua futura moglie), Gino Gorza, Marcolino Gandini, Lalla Romano e, in un senso assai particolare, Carol Rama.

Per ciò il quarantennale della sua morte ha assunto un significato tanto rilevante sul territorio piemontese. Accanto alla costante attività dell'Archivio Casorati e al Premio Felice Casorati di Pavarolo (biennale che nel 2002 è giunta alla terza edizione, premiando i giovani e promettenti Lydia Dafni Voulgarì, Roberto Saterno, Benedetta Siri, Giuseppe Lo Presti e Paolo Buzzi), il 2003 ha visto la premiazione per la carriera alla Biennale di Venezia di Michelangelo Pistoletto e Carol Rama, mentre a Torino sono state allestite mostre di Gorza e Gandini. Casorati e Daphne Maugham figurano tra le celebri coppie dell'esposizione Arte in due e Aosta ha dato vita a una grande antologica che copre l'intero arco artistico di Casorati (1908-1963).

La mostra valdostana, tra l'altro, non si limita agli oli e alle tempere: i disegni e gli schizzi esposti consentono di introdursi nel laboratorio casoratiano, mentre i mobili - qui visibili per la prima volta - permettono di apprezzare un lato poco noto della sua attività: si tratta di pezzi realizzati nel 1925 in collaborazione con Alberto Sartoris per una camera da letto del Castello di Cesereto di proprietà Gualino (l'impegno di Casorati nell'architettura e nel design, svolto sempre al fianco di Sartoris, si limita agli anni 1923-1927).



"Numerus, mensura, pondus"

Il motto casoratiano sarebbe sufficiente per riassumere l'intera sua opera, pur nelle variazioni intervenute negli anni, sempre e comunque sotto quel vessillo. Tre elementi che valgono non solo per la composizione, ma anche e parallelamente per l'elemento complementare e speculare rappresentato dall'occhio dello spettatore: è infatti palese come Casorati miri a una certa "spettacolarizzazione dell'ordine compositivo", come scriveva Paolo Fossati nel 1985. Una spettacolarità che però non ha nulla di urlato, facendo pensare di converso a una partitura musicale, come suggerisce Giorgina Bertolino (autrice, insieme a Francesco Poli, dell'imprescindibile Catalogo generale delle opere di Felice Casorati, Allemandi & C., Torino 1995).
Il titolo della mostra è dunque pienamente giustificato: Casorati è uno stratega della composizione. Gli esempi esemplari non esistono, poiché ogni opera rappresenta una declinazione tattica della sua poetica: concentrandosi sulla prospettiva in Paralleli II (1949 - CAT. 26) o sulla forza  centripeta in Donne chine sulle carte da gioco (1954 - CAT. 30) [Fig. 1].

Per comprendere appieno la poetica casoratiana, conviene rivolgersi alle nature morte, ove la geometrizzazione dello spazio è particolarmente evidente, così come il montaggio quasi cinematografico dei valori plastici, lineari, cromatici e tonali.
Nei primi anni Dieci, gli oggetti fungono ancora da commento psicologico alle figure; nel 1914-15 fanno il loro ingresso trionfale Le uova sul tappeto verde [CAT. 7]: la forma semplice e perfetta per antonomasia, mezzi pittorici essenziali per affrontare il tema del rapporto fra illusione e apparenza, fra bidimensionalità della tela e tridimensionalità real-prospettica. L'uovo assurge così a emblema della pittura casoratiana, omaggio di un maestro novecentesco alla pierfrancescana Pala di Brera. L'uovo sigla la scansione delle sue fasi pittoriche: con Le uova sul cassettone (1920 - CAT. 13) interviene con forza la sensazione di precarietà a fronte della solidità formale della tela del 1914-15. Precarietà straniante perché colta nella sua immobilità istantanea, in una potenzialità virtuale e incombente: "Ironia strutturale", scrive Francesco Poli.

V'è dunque una cesura importante che interviene nella seconda metà degli anni Dieci: abbandonato il simbolismo, Casorati opera in maniera per certi versi simile a De Chirico e Carrà, pur senza fare l'apologia della metafisica. I primi anni Venti segnano però un avvicinamento più palese agli stilemi metafisici: guardando ai dipinti in mostra, basterà citare Maschere (1921 - CAT. 15) e Le piantine (1924 - CAT. 16), ma anche Teste (1940 - CAT. 21) o la coppia Donna seduta in un interno (da Lo Studio) e Nudo di schiena in un interno (da Lo Studio) (1955 - CAT. 32-33). Una poetica dell'oggetto che unisce la lezione cézanniana - proprio nei frutti del maestro provenzale in Le mele sulla "Gazzetta del Popolo" (1928), Natura morta. Mela spaccata (1937-38) o Mele (1943) - alla poesia di Francis Ponge.

L'importanza degli oggetti, la loro presenza e la loro funzione nella scansione dello spazio pittorico si può apprezzare anche in Scodelle del 1919: un alone blu racchiude la cavità bianca, che accoglie e riflette la luce. [Fig. 2 - CAT. 12] D'altronde, le scodelle sono un'altra celebre cifra casoratiana: da Una donna o L'attesa (1918-19 - CAT. 10) a L'astemio: scherzo (1929-30), passando per Albergo di provincia (1927). Scodelle che, ci piace ricordarlo, sono tra gli emblemi di un giovane e affascinante artista napoletano, Alfredo Maiorino.

Torniamo ora alle figure, sapendo che la pittura casoratiana attua un processo di espoliazione del mentale attraverso la composizione del reale, per approdare a un peculiare antirealismo figurativo. Soggetti che non si distinguono essenzialmente dagli oggetti, corpi che spesso sono anch'essi nature morte. E come uova schiuse, innescano un processo di ripetizione e rifrazione: il gruppo risuona, la somiglianza portata all'eccesso dà spazio allo spazio, diviene una potente cassa di risonanza. I gruppi di "famiglia" scansano la biografia per accostarsi alla riflessione wittgensteiniana: si producono eco fantasmatiche, dipinti nei dipinti come ridondanze significanti.
Talvolta interviene un elemento di apparente disturbo, l'inquietante ospite si frappone alla duplicazione speculare della parentela: quell'elemento - ma può trattarsi di un oggetto, di una lama di luce, di un vezzo - si stacca dall'insieme e diviene il fulcro dell'economia visiva, attirando le direttrici dello sguardo pittorico. Il circolo si chiude e si torna ai cardini iniziali: strategia compositiva e occhio dello spettatore.








La Mostra

Felice Casorati - La strategia della composizione.
A cura di Giorgina Bertolino, Alberto Fiz, Francesco Poli

Centro Saint-Bénin (Aosta)
19 aprile - 7 settembre 2003


Il Catalogo

Catalogo bilingue italiano-francese, Silvana Editoriale, € 25.
(Testi di G. Bertolino, Francesco Casorati, A. Fiz, C. Gian Ferrari, E. Pensiero, F. Poli. Antologia critica e testi di L. Budigna, L. Carluccio, Felice Casorati, P. Fossati, M. Lamberti, G.L. Luzzato, A. Galvano, P. Gobetti, P. Torriani).






Felice Casorati, Scodelle
fig. 1
Scodelle, 1919
tempera su cartone, cm. 50 x 66
foto cortesia C. Gian Ferrari

Felice Casorati, Donne chine sulle carte da gioco
fig. 2
Donne chine sulle carte da gioco, 1954
olio su tela, cm. 59,5 x 93
foto cortesia C. Gian Ferrari

 

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