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Scarpitta. Opere su carta Roma, Calcografia Nazionale
9 dic. 2003 - 1 feb. 2004
Loredana Angiolino
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 5 Gennaio 2004, n. 351.
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00351.html
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Area Mostre

Nel consueto spazio espositivo che la Calcografia Nazionale ha tributato all'arte contemporanea, è riunita - dal 9 dicembre 2003 al 1 febbraio 2004 - la completa retrospettiva dell'opera di Salvatore Scarpitta 1, la cui  inesauribile e geniale inventiva ha connotato le vicende artistiche degli ultimi cinquant'anni del Novecento.

La personalità dell'artista è rivisitata attraverso la sua opera su carta - disegni, tempere e tecniche miste - che fin dagli anni dell'adolescenza ha ricoperto un ruolo prioritario in tutto il suo operato.
Il disegno più incisivamente è il mezzo che rivela - nell'esplicitarsi dei suoi segni - l'intima fragranza dell'energia connaturata nell'uomo, esistenziale e benefica, la più essenziale qualità adatta alla comprensione incontaminata della realtà naturale.
In quest'ultima preme assai viva un'inesausta capacità di creazione difficilmente traducibile in forme acquisite e standardizzate, che l'artista cerca di sperimentare ed estrinsecare attraverso la sua esuberanza ed euforia figurativa. Scarpitta aborrisce infatti qualsiasi tentativo di limitare l'immediatezza di tale forza energetica e di stupefazione, vivendo la realtà nella sua insita dinamicità e indomabilità.

L'agire concreto dell'uomo si manifesta attraverso la pura forza dell'ingegno, esplicitandosi in energia meccanica la cui espressione diretta è la macchina - scelta in questo contesto come mito principale attraverso cui leggere l'intero suo lavoro - prima come soggetto figurativo della pittura, poi come vera automobile realizzata con la tecnologia e le conoscenze specifiche.
La passione di Scarpitta per le auto, in particolare quelle da corsa, risale alla sua adolescenza trascorsa a Los Angeles, dove fin dagli anni Trenta frequenta il circuito di Legio Ascot Speedway in Boyle Heights e dove incontra i piloti e i meccanici ed assiste alle premiazioni, che traduce poi in soggetti per i suoi primi lavori. Esistono infatti disegni della prima metà degli anni Trenta che ritraggono con spontaneità e naturalezza piloti, auto, incidenti, l'atmosfera eccitante in cui si svolgono le gare, a cui si aggiunge in altri lavori della maturità, un gusto preciso del dettaglio nell'elencazione dei pezzi che servono per realizzare la macchina, tale da servire come studi preparatori per la costruzione di alcune auto da corsa che Scarpitta ha eseguito tra il 1964 e il 1969.
La passione per le auto è qualcosa di innato come l'artista stesso ricorda : «l'avevo nel sangue e gli altri non capivano da dove mi veniva. Mi veniva da Triplett (pilota ndr) e da tipi come lui. Loro me l'hanno insegnata».2.

Nell'autunno del '36 Scarpitta si imbarca per raggiungere la Sicilia e poi Roma dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti: il soggiorno nella penisola è necessario per vivificare le sue origini italiane che sentiva pulsanti e presenti nella propria vita. Qui oltre ai normali corsi scolastici ha avuto modo di approfondire gli interessi artistici attraverso i libri d'arte e gli antichi maestri del Rinascimento e poi Durer, Picasso, Van Gogh - l'Autoritratto del '38, Lezione di anatomia e da Salvator Rosa, esposti in questa sede, mostrano quanto abbia sfogliato quei libri.

Si diploma nel '40; le opere di questo periodo sono poche e per la maggior parte sono disegni a matita e a china che ritraggono luoghi o oggetti a lui familiari, come Cavalletto con scatola di colori o Mia stanza a Roma dove il tratto robusto sorprende per la sua immediatezza, e per la capacità di rendere con pochi segni essenziali momenti particolari, come la spensieratezza in Autoritratto in gita e la puntualità descrittiva in Lago di Bolsena, Marta, dove fu mandato al confino.
I lavori di Scarpitta della fine degli anni Quaranta e gli inizi dei Cinquanta come - Lavoro e pace 1949, Contro l'arma atomica 1950, Steve Nelson 1952 - sono permeati da un profondo impegno sociale e documentano le lotte dei lavoratori, l'uguaglianza razziale, le manifestazioni per la pace, le proteste contro ogni forma di oppressione che limita la libertà dell'essere umano, fermenti sociali diffusi e che caratterizzano la vita degli italiani dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

A partire dal 1950, i disegni - realizzati con tecniche insolite, sperimentando nuove consistenze materico-cromatiche, trasformando in pigmento materiali impropri - consentono di individuare il percorso progressivo dell'esplosione della forma. Attraverso il portato della plasticità cubista e futurista, l'artista individua l'espressione della forma per sezionare l'immagine precostituita ed infonderle la vitalità della vita.
Il disegno è forma in azione, conflitto tra le forze strutturanti dei segni «è una stretta la cui intensità contiene la dinamica della propria esplosione», come dimostra la serie delle Police Cars e delle Motociclette.

Da queste composizioni ai successivi disegni materici del '56 - '57, la nuova configurazione della forma si realizza in colori-oggetto. L'oggetto è adombrato da frammenti riconoscibili nel dinamismo della composizione, distinguibili nello strutturarsi della forma, mentre i colori accesi dominano la composizione emanando energia e tensione e preannunciando i successivi lavori in cui Scarpitta interviene direttamente sulla tela, fino a liberarla dalla materia ispessita e avvolgendola su se stessa, in composizioni dinamiche e roteanti. La tela tende ad esplodere, trova nella insita sembianza concreta la propria entità sensoria e una consistenza strutturale: è la realizzazione dei famosi lavori "bendati" - tele a rilievo, sia le estroflesse del '57 che le bende del 1958. Le parole stesse dell'artista spiegano questo momento evolutivo fondamentale «Parlare e spiegarsi, così come la materia che è solamente la tela stessa, rivela la sua trama e la sua forza, le debolezze e le lacerazioni. Lo stesso colore vivo farsi spento e il simbolo decadere. Ho tolto l'indumento che ricopriva la mie tele. Scoprendo anche la fragilità ideologica della stessa mia esistenza sempre permeata di fissazioni calcate dal desiderio avuto e dimenticato che ritorna. Ma una cosa mi ha dato energia, ed era nella scissione stessa del colore dalla problematica materia. Separando questi ho visto, tra l'altro, il colore emergere come il tutto-quadro e non più ispessito o frenato dal dettaglio ingrandito. Il colore avanza a passi pieni e rullanti, un "challenge" alla superficie del quadro». 3

Tra il 1959 e il 1962 contemporaneamente ai "quadri bendati", l'artista esegue altri lavori su carta che cadenzano la sua ricerca basata sul gesto e sulla pittura monocroma: alle fasce in tensione contrappone le chine su carta dalle ampie e dinamiche pennellate. In questi fogli - in cui insiste con il tema della motocicletta- è come se ritmi, frequenze e composizioni delle tele venissero proiettate in segni; la tela delle fasce, che era materia diventa getto di un segno e il pennello trasmette energia pura, forza umana allo stato primitivo. Prescindendo le matrici culturali più propriamente europee rivive un percorso artistico che comprende le composizioni astratte di Kandinsky, congiunte alla prepotente suggestione esercitata dalla gestualità americana di Kline, Smith e De Kooning, commisurando l' essenza della realtà nell'atto stesso del suo divenire.

Nel 1958 Scarpitta incontra a Roma Leo Castelli che lo invita ad esporre presso la sua galleria a New York; per questo motivo, nel dicembre 1958, ritorna negli Stati Uniti dove nel gennaio successivo espone i lavori con le bende alla Leo Castelli Gallery iniziando un lungo rapporto di lavoro, documentato dalle numerose mostre a cui Scarpitta parteciperà. Agli inizi degli anni Sessanta, l'artista costruisce due auto da corsa tra cui Rajo Jack - oggetto simbolo - che espone alla Leo Castelli Gallery ed ora in mostra in questa occasione.

Dal 1963 ad oggi - iniziando con la serie Racers che presenta una ripresa della figura, come segno conseguente l'immissione di un contenuto preciso - il nuovo modo di disegnare di Scarpitta è completamente teso all'esplicitazione di quella liberazione infantile e capacità di recuperare all'arte un contenuto e alla sua espressione diretta, che lo porta anche alla costruzione delle automobili e di altri oggetti-feticcio.

Altri lavori su carta ispirati ancora al fascino dei piloti - i cui volti si intravedono attraverso gli imponenti caschi che conferiscono loro un aspetto quasi simbolico, rendendoli simili a veri e propri astronauti votati a viaggi cosmici - sono quelli della serie dei Racer del 1988 e dei Mundrunner del 1995-1996.

Agli anni '80 sono ancora da ascrivere molti inchiostri su carta: il trittico San-di-no 1985, dedicato al combattente rivoluzionario al quale si è ispirato il movimento di liberazione nazionale in Nicaragua; Titanic 1985, un ciclo basato sull'affondamento del transatlantico e che denuncia la fiducia nella tecnologia che non può contrastare le forze avverse della natura, T.M.I. con Racer 1985, in cui critica ancora l'operato dell'uomo a seguito del disastro nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, dove le sagome delle centrali nucleari emergono dietro una innocua auto da corsa; infine Progetto per Gibellina 1988, una sequenza di carte dove riprende gli spettacolari e rocamboleschi testa-coda di un'auto in corsa.

I curatori della mostra - Luigi Ficacci e Luigi Sansone, ineguagliabile conoscitore dell'artista - hanno offerto la garanzia di una panoramica visione dell'attività artistica di Scarpitta attraverso la classificazione convenzionale delle opere su carta, così pertinente al luogo espositivo, ma allo stesso tempo ne è risultata palese l'originalità e la carica innovatrice, un'opera composta su un ritmo totalmente individuale di organiche fasi di sviluppo, straordinariamente differenziate tra loro e ciascuna condotta all'estremo, separate da intervalli in cui la sua immaginazione deborda in altri campi di passione e li trascina nella propria espressione, sconvolgendo la definizione di arte e imponendole confini mobili e assolutamente anomali. 4



NOTE

1 Salvatore Scarpitta è nato a New York nel 1919 da padre italiano, uno scultore trapiantato negli Usa nel primo decennio del Novecento e da madre di origine russo-polacca, cresce a Hollywood dove la famiglia si trasferisce dopo la sua nascita. Ora vive e lavora a New York e in Pennsylvania.

2 J. Scalzo, Making His Own Music, in "Open Wheel", 1994, p. 62.

3 Scarpitta, catalogo della mostra, Roma, Galleria La Tartaruga, 1958.

4 L. Ficacci, Salvatore Scarpitta alla calcografia: soteriologico induttore, in Scarpitta, 2003, p.18.






 
 

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