«Since everything in life moves towards one
final end, we should fill our life with color
and hope»
[Dal momento che ogni cosa si muove
verso un unico fine, dovremmo riempire la
nostra vita con colore e speranza]
Romero Britto
L'arte e la sua sopravvivenza nel mondo occidentale si fa carico, come manifestazione pubblica, di essere fortemente allegorica di un comportamento etico e morale.
L'artista ha acquisito attraverso la sua funzione sociale un fare immaginario e creativo di ritagli stilistici fagocitati nell'operatività e nella vita. Egli è lo specialista della visione nella società e nella produzione di immagini in superficie o in volume.
I mass-media hanno trasformato l'artista in icona, ne hanno legittimato l'esistenza e la popolarità ed è sulla loro penetrazione e sul loro effetto di risonanza che l'arte ha costruito il suo specifico nel mondo contemporaneo.
Nell'opera di Britto l'arte è un sogno, una storia raccontata nel paese delle immagini, che dà linfa alla vita sposandosi con il business: nel sistema dell'arte l'oggetto-valore, l'aura dell'opera, acquista una valenza economico-umanitaria, diventando, con contributi e presenze da parte dell'artista, oggetto di scambio al servizio della vita; l'arte come indice di progresso con cui stabilire una gerarchia di valori collegati ad un'idea di libertà e felicità.
L'universo mondiale ipertecnolocizzato coltiva un sentimento di nostalgia e di memoria del passato e nello stesso tempo vuole essere moderno. L'operazione artistica si muove tra l'artificialità di un'espansione borsistica come valore economico ripetuto e lo spessore di una cultura di matrice storica.
L'arte con la sua facoltà di autodeterminarsi e riprodursi si presta ad un continuo processo di modificazione
oscillando tra processi di adattamento e processi di sperimentazione creativa e critica, affermando così il suo valore di progresso umanistico che alterna rinascimento e barocco, costruttivismo ed espressionismo come puri momenti formali e linguistici.
In questo panorama il benessere dell'arte e la condizione di libertà da parte dell'artista, senza vincoli e costrizioni, emerge con forza morale quando questa va a sostegno - come spesso accade con l'opera di Britto - di azioni filantropiche, coprendo con la sua spettacolarità ogni turbamento negativo dei valori culturali e sociali.
L'arte pone così fiducia nel reale ed attraverso il suo linguaggio sostiene una possibilità di umanizzazione e civilizzazione trasformandosi in entità terapeutica; le si assegna un territorio che è autentico perché irreale e separato.
Romero Britto propone un'arte come valore di vita, come valore positivo, affermando un'estetica formale e linguistica che utilizza gli aspetti tecnici e costruttivi dell'avanguardia, ma depurati dalla valenza rivoluzionaria di forte critica e negazione della realtà esistenziale e sociale per assurgere e recuperare un'entità infranta dalla storia in un piccolo eden di forme e colori.
Le immagini, le storie raccontate, le figure, sono solo un pretesto per la costruzione, per il gioco linguistico, all'interno di un immaginario naïf e stereotipato; il segno ha uno spessore, il colore una valenza simbolica.
C'è una funzione poetica filtrata da chi sa mescolare bene ingenuità e sapienza, ricchezza e povertà, i colori tecnologici e piatti con il desiderio e il folklore dell'allegria.
L'artista è il giocoliere, il saltimbanco, colui che di volta in volta elabora una mis-en-scene diversa, popolata da fiori, farfalle, figure.
Vi sono nei quadri di Britto costruzioni ambigue giocate con tutti i segni del suo universo artistico compresi quelli del proprio nome che vengono usati come cifra stilistica e tratto di identità ed autenticità.
L'orientamento costruttivo è di tipo inclusivo, nel senso che l'artista spinge la sua arte a fagocitare una certa quantità di dati provenienti dall'avanguardia cubista alla cultura pop, dalla tradizione etnica alla cultura tecnologico-digitale con un atteggiamento aperto e cosciente.
La prosaicità virtuale e vitale mescolata ai linguaggi dell'arte moderna in Britto ha creato un'estetica il cui linguaggio oscilla tra il mondo antropologico a quello artistico per assumere quello status di semplice comunicazione. Questa prassi costruttiva ed ideativa investe l'oggetto materiale (il quadro) e si trasforma in prassi segnica personale, nel senso che si stabilisce una dialettica tra oggettualità ed individualità culturale che diventa espressione di sé, identità linguistica e mitizzazione sociale del prodotto mercificato.
Il linguaggio di questo artista esclude ogni argomentazione rivolta alla retorica o all'accostamento ideologico di un movimento culturale. L'artista assume nei confronti della realtà una posizione ironica e giocosa, mescolando un linguaggio recuperato dall'archeologia storica del novecento con il proprio immaginario personale con un fare astorico e romantico: disincanto ed allegria.
Conscio che un opporsi alla realtà sarebbe anacronistico ne accetta le condizioni per raccontare le sue favole all'interno di uno spazio sacro, quello della cultura e della bellezza. L'opera d'arte afferma la sua esistenza attraverso un percorso vissuto con energia, passione e libertà, leggerezza e glamour.
I colori hollywoodiani e disneyani, la cultura dei video-giochi, il fumetto, il cartellone pubblicitario, lo star system e la moda, le nature morte, il cubismo, la pop art, le immagini naïf: tutto ha lo stesso valore, livellamento di linguaggi, cultura alta mescolata a cultura bassa.
Le cose non sono più originali, ma la qualità risiede nella potenza evocativa del linguaggio, nell'arte di utilizzarlo attraverso il gioco dei riferimenti culturali.
La ricerca più che argomentazione di esistenza si trasforma in dimostrazione linguistica.
L'interpretazione delle immagini non è aperta ma viene stabilita da un consenso, quindi c'è unicità. Gli elementi iconici sono compresi grazie ai sistemi di conoscenza collettiva.
Come onde televisive, pellicole elettroniche, foto patinate, queste immagini sono ectoplasmi di informazioni d'affettività prosaica e infantile diffusa in tutti gli strati sociali del pianeta; esse sono così sottoposte a fascinazione nei suoi continui riferimenti colti e popolari: sono linguaggi depurati, codificati nell'immaginario collettivo e globalizzato.
Britto risulta coerente con la passione originaria e profonda della sua operatività, attraverso un'esperienza e una ricerca sostenuta e in totale sintonia con la regola ed il metodo postmodernista. Egli vive intimamente le ragioni del presente, collocandosi nel tempo e fuori dal tempo in virtù di una capacità di linguaggio che lo rende comprensibile a tutti, stabilendo una piena e assoluta autonomia di pensiero.
Il disegno ed il colore hanno una funzione istitutiva primaria dando dinamismo costruttivo al linguaggio della pittura. In questo senso potremmo parlare di Britto come di un artista classico tout court per quanto riguarda il metodo, la regola e lo stile.
Il disegno, ideazione con funzione conoscitiva, attraverso un'attività mentale stabilisce la genesi del quadro; la mano traduce e genera come un motore di ricerca automatico links di forme, catene multiple di segni.
Il quadro è un edificio figurativo non naturale ma strutturale ed ideativo. Attraverso un processo di sottrazione e semplificazione il gesto si fa essenziale, si corregge, si precisa, diventa fluido gioco di forme con un ordine di intendimenti referenziali ironici e seducenti; recupera l'immaginario dell'infanzia e dell'adolescenza, diventa plotteraggio, leit-motif, pattern grafico, qualcosa senza tempo, dove resiste l'idea congelata della nostalgia e del romantico.
Le reciprocità delle relazioni stilistiche sono filtrate attraverso la sensibilità e la cultura dell'autore. L'arte si offre come agente di stimolo contro ogni aspetto utilitario e meramente economico della realtà.
Il sistema del quadro vive in un'insieme di regole seguendo un ordine di associazioni semplici ed elementari; sono associazioni percettive, emotive, culturali e formali.
Ogni segno presuppone successivamente l'intervento del colore: il segno è una struttura formale che contiene la propria soluzione pittorica. Il colore trova nel segno il suo andamento e contenimento, entrambi definiscono e dividono lo spazio, ne delimitano i confini. Il progetto dell'opera è prevedibile e tende alla massima oggettivazione dei suoi procedimenti: segno e colore.
Il colore è evocativo e simbolico dotato della massima capacità di astrazione perché antifenomenico, senza ombre, raggiunge il suo massimo grado di evidenza, assolutamente piatto, perfettamente campito come nell'arte delle vetrate e degli smalti cloisonnè.
L'immagine assume un ruolo fatale kitsch, in quanto offrendosi come fenomeno effimero e transitorio diventa spettacolo di pura percezione e strumento di seduzione.
Il kitsch si carica di connotazioni peccaminose, fantastiche, oniriche e infantili entrando in relazione con il desiderio dell'uomo contemporaneo verso la conquista della felicità.
Il linguaggio dell'arte diventa democratico ed accessibile a tutti, contro ogni trascendenza e sublimità, assurge ad una funzione e ad un godimento formale e immaginifico liberato dal senso e dalla funzionalità.
Il kitsch è l'arte della felicità perché permette a tutti di godere.
Contro ogni linguaggio criptico ed indecifrabile fondato sulla continua innovazione e trasgressione e sulla abolizione di qualsiasi forma di piacere, si afferma un'arte legata alla cultura di massa con un linguaggio facile e felice. Un'arte di fantasia popolare fortemente decorativa che trae la sua linfa vitale dall'immaginario antropologico e contemporaneo dell'uomo sociale e mediatico.
Britto è l'artista postmoderno che viene proiettato sul piano dello svago a vivere felicemente la sua condizione di uomo estetico.
Il termine estetico va inteso non secondo la vecchia concezione idealistica legata al bello, ma nel suo significato filosofico originario di sensibilità, percezione onnidiffusa e poliespansa, come vuole il vocabolo greco aìsthesis, sensazione.
L'avanzato sviluppo tecnologico ed informatico ha posto l'uomo in una condizione di perenne viaggio su tutta la superficie del globo che sottoposto a continue sollecitazioni conoscitive e informative ha organizzato la sua condizione mentale in recettori che viaggiano lungo le fibre ottiche del linguaggio binario, creando così un soggetto sensitivo, mobile e sinestetico.
L'uomo viene così sempre più coinvolto nel processo informativo intensificando la propria esperienza e conoscenza.
In questo contesto l'arte non deve essere necessariamente un prodotto eccezionale con un linguaggio elitario, in Britto esprime la sua qualità nell'accessibilità, nel suo essere superficie informativa di segni e colore, patterns geometrici e floreali, figurine e animali fantastici; un'arte che piace ai bambini come agli intellettuali; puro esercizio per la gioia degli occhi e dei sensi.
Nel mondo dell'arte Il quadro diventa un prodotto di informazione e di successo.
Il prodotto artistico si associa all'estetica del banale e nel suo sviluppo creativo stabilisce un modello formale capace di instaurare relazioni di facile riconoscimento e identificazione; il banale diventa così un fatto politico di affermazione nel mondo dell'uomo comune che definisce la sua arte. Il banale è l'idea di un'arte sognata e un'arte applicata e adattata alla vita di tutti i giorni: il banale diventa intimo e mitico.
Le sculture sono feticci estetici, gadgets di un umanesimo colto nella ricerca di un naufragio dei suoi segni. Accumulazione, stratificazione di oggetti e segni di una realtà materiale, collezionabili in un trip da turista estetico.
Picasso, i cartoons, immagini elettroniche, oggetti assemblati e costruiti attraverso una spazialità geometrica, i simboli dell'arte e del cinema, della moda e dell'industria, il tutto in un mix che non è incompatibile per l'identificazione dell'opera e del suo eclettismo.
Il trucco nasconde il clown nello spettacolo dell'arte.
Dal catalogo "Happy" - Romero Britto
Sala Garzanti, Via della Spiga, 30 - Milano
Galleria Coveri, Lungarno Guicciardini, 19 - Firenze
Luglio 2004
http://www.britto.com
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=10369&IDCategoria=58
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