In seguito alle crociate contro gli Albigesi (1209-29), nel corso delle quali perì il sovrano Pietro II d'Aragona (1213) e la Catalogna rinunciò ad ogni proposito espansionistico verso la Francia, si rafforzarono altri orizzonti di scambi proiettati lungo il Mediterraneo.
Le isole Baleari, strappate ai mussulmani, divennero un centro vitale del commercio marittimo instaurando stretti rapporti con Pisa, mentre la Corona d'Aragona sopraggiungeva nel Sud dell'Italia.
Il fiorire della pittura Toscana ed il nuovo epicentro artistico creatosi col trasferimento della corte papale ad Avignone (1309-1377), incoraggiarono la propagazione del paradigma figurativo toscano di cui, nei territori del regno catalano-aragonese, Majorca e la Catalogna furono i recettori principali.
La mancanza di dati non ci consente di far luce sulle relazioni culturali che si svilupparono tra la
Corona d'Aragona e le città toscane, ma è certo che il regno di Majorca accolse opere ed artisti pisani che si diramarono lungo i territori della Catalogna e dell'Aragona.
Con l'incoronazione di Pietro IV il Cerimonioso re di Mallorca (1343), e con l'unione del regno catalano-aragonese, incominciarono a svilupparsi vive relazioni culturali e commerciali tra l'Isola e l'Italia.
Tramite le Baleari le influenze dell'arte Toscana penetrarono nel Levante spagnolo e Majorca svolse un ruolo fondamentale nella divulgazione dell'ultimo linguaggio trecentesco toscano, di ciò ne è una testimonianza il Retaule de la Passió della metà del XIV secolo, il polittico, che riflette l'influsso senese di Duccio da Boninsegna2, giunge dal Convento di S. Clara della Ciutat de Mallorca ed attualmente è collocato nel Museo Diocesano della stessa città3.
Anche in Aragona è documentata la presenza di artisti toscani, come Romolo da Firenze 4, registrato a Saragozza dal 1367 al 1372 tra i domenicani dell'Osca e possibile autore nel 1367 del Retaule de Sant Vincente 5, già attribuito da J. Gudiol 6 all'anonimo Mestre d'Estopanyà, artista a conoscenza della pittura di Ferrer Bassa e di Ramòn Destorrents 7, e che, a giudizio di M. Meiss, manifesta l'influenza del fiorentino Taddeo Gaddi 8. La pala, proveniente dalla Chiesa di S. Vincente de Estopanyà (Huesca) è attualmente conservata presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya 9.
Tra il XIV-XV le Baleari rappresentavano un crocevia nodale nell'ambito del sistema di comunicazione mediterranea, dal momento che il ruolo strategico che svolgevano le rendeva il perno del commercio marittimo della cosiddetta Ruta de las Islas che collegava Barcellona col Nord d'Africa, la Sardegna e la Sicilia facendone inoltre tappa obbligata per le navi genovesi dirette verso l'Atlantico 10.
Il modello Toscano tuttavia penetrò nei vari territori della Corona in modo disuguale.
Se infatti il regno di Mallorca e la Catalogna furono i recettori principali, Valencia e l'Aragona assimilarono i modi toscani in tempi successivi.
Lungo il Levante l'impulso della cultura figurativa toscana e la conquista di Avignone sede papale agevolarono la penetrazione delle nuove formule italiane in terra catalana, dove la presenza di Simone Martini (1336) e dei suoi
seguaci nella corte avignonese convertirono questa città in centro di irradiazione dei moduli pittorici "toscani" verso la Catalogna.
La spinta innovatrice dell'arte Toscana giunse in Catalogna anche per il tramite della Provenza per propagarsi, sempre attraverso la stessa mediazione, in Borgogna, nell'Ilde de France fino alle Fiandre ed in Boemia.
L'ascendenza dell'arte italiana in terra catalana venne suffragata, inoltre, dalla presenza di Matteo Giovannetti a Majorca, registrata dal 1325 al 1330, poiché in quegli anni risulta impegnato nella realizzazione delle vetrate del Convento di S. Domingo e della cappella della Trinitat de Seo avvalendosi della collaborazione di artisti locali.
È possibile che l'irradiazione della pittura toscana dovette aver inizio durante il Regno di Jaume II d' Aragona (1291-1327), unitosi in matrimonio con l'infanta di Carlo II re di Napoli, Blanca d'Anjou. Jaume aveva ottenuto l'investitura come re di Sardegna (1285-95) da Bonifacio VIII, ed il nipote, Pedro IV il Cerimonioso (1336-87), figlio di Alfonso IV il Benigno, dispotico e coltissimo consolidò la sua posizione nei domini catalano-aragonesi incrementando lo sviluppo delle Arti.
Al di là dei Pirenei, un'importante centro di trasmissione del linguaggio Trecentesco toscano è dato da Perpinyà, sede del palazzo dei Sovrani di Majorca, in stretti legami con Tolosa e crocevia di scambi tra i Pirenei.
Nel Levante spagnolo il sommo artista innovatore fu Ferrer Bassa (Manresa 1285-Barcellona 1348).
F. Bassa ruppe con la tradizione autoctona derivante dal primo gotico francese introducendo per primo in Catalogna gli stilemi "italianizzanti". Più di sessanta documenti attestano l'importanza e l'ampiezza della sua produzione strettamente legata alla committenza della Corona d'Aragona o a personalità civili e religiose della famiglia reale.
L'assenza di notizie tra il 1324 ed il 1333 ha permesso di avanzare l'ipotesi di un possibile viaggio dell'artista in Italia in un momento di grande fervore dell'arte Toscana.
Ferrer Bassa diffuse per tutta la Catalogna gli stilemi del Trecento toscano giacchè le sue commissioni risultano registrate in tutti i principali centri catalani, da Palma a Barcellona, a Tarragona, Girona e Lleida.
M. Meiss riscontrò forti attinenze tra l'arte di Ferrer Bassa ed i Lorenzetti.
Tra il 1336-87 l'artista catalano divenne il pittore pediletto della prima moglie di Pedro il Cerimonioso, Maria di Navarra, per la quale realizza nel 1342, dietro commissione del Sovrano, le Miniature del Libro d'oro, attualmente nella Biblioteca Marciana di Venezia 11.
Ma l'influsso italiano giunse in Catalogna anche tramite le miniature, con la diffusione dei codici legislativi bolognesi del XIII secolo.
L'epidemia di peste che infuriò in Europa nel 1348 costrinse a grandi spostamenti lungo i territori compresi tra Mallorca, Saragoza, València, diffondendosi così la tendenza ad unificare lo stile artistico nelle stesse aree che avevano adottato il fiorino.
Una delle testimonianze più rilevanti dell'arte catalana XIV secolo che si allinea appieno nell'ambito delle influenze della pittura toscana coeva, è il cosiddetto Retaule de Sant Francesc del Castellò de Farfanya, proveniente dall'omonima località, nella Comarca di Noguera, situata sul rio Farfanya, a nord di Lleida, e sede di un'antica fortezza del IX secolo.
La Pala è conservata presso il Museo Diocesano di Lleida.
Caratterizzata da 2,85 metri di altezza per 2,30 di larghezza, l'opera giunse al Museo nel corso della guerra civile (1936-39), giacché nel 1938 vi risulta già registrata.
Il polittico è costituito da un registro mediano di scomparti raffiguranti San Francesco tra i Santi, una cuspide con una Crocifissione ed il registro inferiore della predella che illustra scene della vita di San Francesco: il Santo che si toglie le scarpe durante la lettura del Vangelo, l'Approvazione alla Regola da parte di Innocenzo III, la predica ai fedeli e la morte del Santo. Nello scomparto centrale della predella, i committenti: un cavaliere ed una dama con il rispettivo stemma.
L'articolazione del polittico risulta insolita nel panorama dei retabli catalani del XIV secolo.
Nel registro principale, affianco a San Francesco, compaiono: San Ludovico di Tolosa con la corona reale in quanto figlio del re di Napoli, Carlo II, e con l'abito vescovile a motivi gigliati, Santa Chiara o Clara, fondatrice delle Clarisse, che visse secondo la regola di San Francesco, S. Antonio da Padova, descritto con i tradizionali attributi: il libro aperto e l'ostensorio, ed infine Beato Egidio d'Assisi, terzo compagno, fedelissimo di San Francesco, suo discepolo e pellegrino nel santuario di Santiago di Compostela.
Il Castellò di Farfanya dipendeva dal contado d'Urgell; nel 1340 il Sovrano, Pere II d'Urgell, promosse la costruzione della Chiesa di S. Maria, ove il polittico è stato rinvenuto; l'edificazione risulta ultimata attorno al 1400.
C. R. Post 12 propende per una datazione della pala attorno al 1350 riscontrandovi un'ascendenza mallorchina.
Il dipinto è stato oggetto intorno agli anni ottanta di malaccorti interventi di restauro che lo hanno in più parti degradato. È possibile che la sua realizzazione si collochi all'interno del circuito figurativo francescano, ovvero la più potente committenza del tempo di cui i sovrani aragonesi furono i paladini più solerti, dal momento che il fratello della Sovrana Sancha di Majorca, moglie di Roberto d'Angiò, colmo di dottrina francescana aveva instaurato una fitte rete di contatti tra i gruppi più dissidenti dei francescani d'Europa trasferendosi nel 1329 dalla Spagna a Napoli al culmine della sua attività.
J. Gudiòl, che sostiene una datazione del polittico attorno al 1360 13, riscontra una certa rispondenza tra la pala in esame ed il Retaule de Sant Vincente 14; polittico che secondo H. Focillon, rispecchia un'ascendenza senese 15. Molteplici inoltre risultano le rispondenze con il Retaule de Sant Silvestre, opera che sino all'anno della sua dispersione, 1936, risultava nella parrocchiale di S. Sebastián a Montmajor e che, con tutta probabilità, venne realizzata in tempi successivi al Retaule de Sant Francesc, secondo quanto è desumibile inoltre dalle citazioni architettoniche negli episodi laterali della vita dell'Imperatore Costantino, riflesso di una definizione non più gotica. Analoghe ai due polittici la medesima resa di caratterizzazione espressiva o lo schiacciamento sul piano delle figure centrali caratterizzate da una comune impostazione volumetrica e resa del modellato.
La costruzione dell'impianto e la compattezza dei volumi nel Polittico di Farfanya denotano un intento dottrinario.
La preziosità del fondo oro, caro all'arte senese del Trecento, pone in risalto gli effetti di chiaro scuro che evidenziano il valore plastico delle pose e dei panneggi.
Per l'inclinazione al caratterismo fisiognomico, per le qualità plastiche, la pala parrebbe inserirsi lungo il percorso figurativo senese-pisano legato al pittore Francesco Traini, registrato a Pisa dal 1321 al 1345, il cui stile risulta marcato dalla solida conoscenza dei senesi Pietro e Ambrogio Lorenzetti.
La forte caratterizzazione delle figure che distinguono l'asprezza dello stile del Traini ed i valori plastici complessivi del suo linguaggio costituiscono tratti comuni anche al Retaule de Sant Francesc.
Le architetture semplificate che scandiscono lo spazio illusorio nello sfondo delle formelle riflettono la tendenza alle sperimentazioni spaziali che legano l'opera alle esperienze fiorentine e senesi del XIV secolo, profondamente inserite nella cultura pittorica catalana del secolo.
Il Polittico di Farfanya, dunque, si situa all'interno dell'asse tosco-catalano del quale costituisce un cursore fondamentale per la ricostruzione delle relazioni culturali nei centri del Mediterraneo del XIV secolo.
In esso emergono tracce del repertorio formale senese-pisano rappresentando pertanto una delle più emblematiche attestazioni delle relazioni con le cerchie dell'arte toscana della metà del XIV secolo in terra catalana, dal momento in cui tali cerchie avevano ormai attecchito nei centri nevralgici del Mediterraneo.
NOTE
1
Si ringrazia il Museu de Lleida Diocesà i Comarcal (Catalunya).
2
G. Llompart, Mallorca Gótica, Museu Nacional d'Art de Catalunya. 17 dicembre 1998-28, II, 99; Palma, 1999, pag. 126-9.
3
J. Sureda Pons, Catalunya, L' Espana Gótica, Madrid, 1999.
4
J. A. de Lasarte, La pintura catalana. De l'Esplendor del Gótic al Barroc, Barcelona, 1990, pag. 90.
5
J. A. de Lasarte, La pintura catalana, op. cit..
6
J. Gudiol i Ricart, Historia de la Pintura gótica en Catalunya, Barcelona, 1944. (v. d. Fig. XVIII).
7
AA.VV., Guia art Gòtic, MNAC, Barcelona, 1998, pag. 69.
8
M. Meiss, Italian style in Catalonia and a fourteenth Century Catalan workshop, in "The Journal of the Walters Art Gallery", IV, 1941, p. 60.
9
Cfr. nota 12.
10
J. Gudiol i Ricart, op. cit., Barcelona, 1944.
11
Cod. LAT. 104.
12
R. Post C. Rathfon, A History of Spanish Painting XV, Cambridge, 1958.
13
J. Gudiol i Ricart, Historia de la Pintura gótica en Catalunya, Barcelona, 1944 (v. d. Fig. XVIII).
14
Cfr. note 5-6.
15
H. Focillon, Sienne et la Catalogne, in "Peinture catalane à la fin du Moyen Age", Paris, 1933, pp. 86-100.
BIBLIOGRAFIA
R. Alcoy, Pintures del gotico a Lleida, Lleida, 1990.
R. Alcoy, Ferrer Bassa el Italianismo, in "Antichità viva", XIV Congresso di storia della Corona d'Aragona, vol. IV; Incontro delle culture nel dominio Catalano-aragonese in Italia, Sassari, 1990, pp.13-33.
Bagliori del Medievo, Arte romanica e gotica dal Museu Nacional d'Art de Catalunya, a cura di M. R. Manote i Clivelles, Roma, Fondazione Memmo, 30 Ottobre 1999 - 28 Febbraio 2000.
Cathalonia. Arte Gotico en los siglos XIV-XV, Madrid, 1997.
Guia Art Gòtic, MNAC, Barcelona, 1998.
L'Art Catalan du X au XVe siécles. Catàleg de l'exposició, Paris, 1937.
L'Europe gothique. XIIe-XIVe siècles. Douzième exposition du Conseil de L'Europe. Catalogue de exposition. Musèe du Louvre, Paris, 1968.
Museu diocesà de Lleida, Catàleg Museu de Lleida, 1993.
V. Bar, D. Breme, Dictionaire iconologique, Dijon, 1999.
F. Bologna, I pittori alla corte angioina, Roma, 1969.
F. Bologna, Napoli e le rotte mediterranee della pittura, Da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattolico, Napoli, 1977.
J. Bracons Clapes, La pintura española, Románico-Gótico-Renacimiento, Barcelona, 2000.
P. Caleca, Pittura del Duecento e del Trecento a Pisa e a Lucca, in "La Pittura in Italia", Milano, 1995, pp. 145-49.
E. Carli, Arte senese e arte pisana, Torino, 1996.
E. Castelnuovo, Avignone rievocata, in "Paragone", n. 119; 1959, pp. 29-51.
A. Cirici, L'art Gòtic Catalana, Palma de Mallorca, 1959.
C. de Benedictis, La pittura senese 1330-1370, Firenze, 1979.
A. de Bosque, Artisti italiani in Spagna dal XIV secolo ai re cattolici, Milano, 1968.
J. A. de Lasarte, La pintura Catalana De l'Esplendor del Gótic al Barroc, Genève- Barcelona, 1990.
F. Español i Beltran, El gòtic català, Barcellona, 2002.
H. Focillon, Sienne et la Catalogne, in Peinture catalane à la fin du Moyen Age, Paris, 1933, pp. 86-100.
J. Gudiol i Ricart, Historia de la Pintura gòtica en Catalunya, Barcelona, 1944.
J. Gudiol i Ricart, S. Alcolea i Blanch, Pintura Gòtica catalana, Barcelona, 1987.
P. Leone de Castris, Arte di corte nella Napoli angioina, Firenze, 1986.
G. Llompart, Mallorca Gòtica, Museu Nacional d'Art de Catalunya, Palma, 17 desembre 1998 - febrer 1999.
J. Y. Luaces, La pittura spagnola nel mondo gotico,
in La pittura spagnola, Milano, 1968.
A. L. Mayer, El estilo gótic en España, Madrid, 1929.
A. L. Mayer, Historia de la pintura española, Madrid, 1929.
M. Meiss, Francesco Traini, Washington, 1983.
M. Meiss, The problem of F. Traini, Ann Arbor, 1991.
M. Meiss, Italian style in Catalonia and a fourteenth Century Catalan workshop, in "The Journal of the Walters Art Gallery", IV, Londra, 1941.
M. Natale, Pittura italiana dal '300 al '500, Milano, 1991.
C. R. Post C. Rathfon, A History of Spanish Painting XV, Cambridge, 1958.
G. Previtali, Giotto e la sua bottega, Milano, 1993.
G. Previtali, La fortuna dei primitivi dal Vasari ai neoclassici, Torino, 1989.
G. Ragionieri, Pittura del Trecento a Firenze, in "La pittura in Italia", Milano, 1995, pp. 283-315.
L. Réau, Iconographie de L'art Chrétien, Paris, 1955.
I. Salva Segismon, Castelló de Farfanya, Lleida, 1987.
G. Sinibaldi G. Brunetti, Pittura italiana del 200-300, Firenze, 1937.
J. Sureda i Pons, Cataluna, Le España Gotica, Madrid, 1999.
J. Sureda i Pons, El gòtic català. La pintura, I, Barcelona, 1977.
J. Sureda i Pons, La Espanya Gotica. Catalunya, I, Madrid, 1987.
D. Thiebaut, M. Laclotte, L'Ecole d'Avignon, Flammaron, 1983.
R. Toman, Arte del Renacimiento en Italia, Colonia, 1999.
P. Toesca, Il Trecento, Torino, 1964.
M. Trens, La peinture catalane a la fin du moyen age, Paris, 1933.
C. Volpe, Pietro Lorenzetti, a cura di M. U. Lucco, Milano, 1989.
|