Durante il secolo scorso l'arte è diventata sempre più una disciplina specialistica, si è intellettualizzata e come ogni altra disciplina ha richiesto un sapere, un linguaggio che fosse fortemente significativo e rappresentativo del suo operare, un linguaggio specialistico denso di termini tecnici.
La qualità fruitiva di un'opera d'avanguardia dipende dalla sua particolare predisposizione allo straniamento da parte dello spettatore, alla sua capacità squisita di saper cogliere un linguaggio non retorico che diventi strumento di trasformazione dell'uomo e delle sue possibilità di cambiare i meccanismi percettivi e sociali.
L'attuale società dello spettacolo ha imposto una dittatura dello spettatore che ha determinato un livellamento dei comportamenti e dei meccanismi critici rispetto al forte potere comunicativo che hanno i linguaggi estetici.
Il ruolo dell'artista oggi è totale, poeta, musicista, pittore, specialista di immagini. L'artista si afferma come colui che con qualsiasi mezzo tecnologico, visivo e sonoro, oltre che con i mezzi tecnici tradizionali diviene un manipolatore di immagini, parole, pensieri.
La concezione della forma artistica si attualizza come un segno non statico, ma in divenire rispetto alla realtà problematica, alla pluralità dei linguaggi e ai processi comunicativi.
L'arte aiuta a prendere coscienza di sé e delle mistificazioni del reale (sociale, politico ed economico), ironizza sul proprio comportamento e prodotto culturale e diventa tautologicamente un'icona della contemporaneità, provocazione, ready-made, oggetto di discussione e complessità.
La pratica del dubbio e dell'interrogazione ha dissimulato i falsi miti e la certezza del linguaggio convenzionale (arte del passato), ponendosi come azione mentale contro l'omologazione e l'egemonia culturale che nelle sue forme più egoiste e ripetitive ha prodotto ignoranza e sopraffazione a tutti i livelli della comunicazione.
L'istituirsi di una nuova dimensione della ricerca artistica incentrata sull'analisi dei sistemi comunicativi, con l'altro e con noi stessi, ha posto il problema culturale dello smascheramento della finzione sociale, dello sdoppiamento e dell'alienazione dell'uomo moderno.
La messa in discussione di un linguaggio storico, istituzionale, reiterato, a favore di un linguaggio poetico, che determini un nuovo ordine costituito o una nuova presa di coscienza rispetto al tempo e alla storia, hanno rafforzato il dato concettuale che l'arte va oltre, la poesia va oltre ... i confini, il tempo e lo spazio.
«Tutta l'arte del passato - afferma provocatoriamente Sarenco - è un fumetto. Il rapporto con il passato deve essere necessariamente cattivo e sta nella vivacità e nella qualità del pensiero della contemporaneità il saper distruggere, a livello culturale, le rovine.
Il rapporto con il passato deve essere critico e ironico - continua - il passato pesa ed è per vendicarmi di tanta bellezza che sono andato a vivere in Africa» 1.
L'arte di rottura rispetto al passato ha una forza particolare e significativa che la ricongiunge all'originarietà e all'energia di un linguaggio universale.
L'arte del tempo presente non può fare a meno di interagire con l'ossessione del potere tecnologico e della cultura di massa, utilizza le armi dell'avanguardia e la rottura con il passato, sostanzia il multiculturalismo nella moltitudine di scuole, di stili e di tendenze.
Sono gli artisti a rendere viva l'arte, ad attualizzarla nelle sue problematicità, andando oltre l'idea del bello e dell'opera-mausoleo, così come nell'arte di Sarenco l'operazione artistica è prima di tutto un fatto percettivo, sensoriale e cerebrale.
Nell'installazione Le O di Giotto presso lo spazio espositivo "Casa di Giotto" (Vespignano - Vicchio, FI) l'artista ha elaborato una personale contestualizzazione dei miti moderni. È un'installazione giocata sull'idea ironica delle O di Giotto, sull'idea del cerchio, del cerchio perfetto, e da qui tutti i cerchi perfetti della contemporaneità: sono oggetti-icone con omaggi che vanno seguendo l'idea del tempo dal Futurismo a Duchamp (l'orologio, la ruota, etc. ...).
Nell'altra sede espositiva - la Galleria Kore Arte Contemporanea (Vicchio, FI) - vi sono i nuovi lavori segnati dai ricordi personali, dalle citazioni letterarie, dalla messa in mostra del sistema ufficiale dell'arte, della politica e dell'economia.
C'è qualcosa di ossessivo nella mostra di Sarenco che sta dietro gli oggetti, le immagini, le parole ed è il comportamento del fare artistico che tende alla mistificazione del reale, attraverso una sorta di afflizione accidiosa che non appare scalfita neanche dalla vivacità dell'operazione concettuale.
La parola, allusione ed illusione del reale, si fa gioco linguistico, poetico, sillogismo (come in alcune poesie visive degli anni Settanta), rimanda all'immagine, al colore (la parola segno/significante), ma ha anche la doppia valenza di segno con un riferimento culturale e letterario (il rosso e il nero); gioco ironico e colto, ready-made, "cadaveri squisiti" della memoria personale e collettiva.
Il gesto di fare arte si traduce nel comportamento che diventa azione, segno, parola, immagine, oggetto; è nel comportamento che risiede la tensione intellettuale e le potenzialità rivoluzionarie dell'arte contemporanea.
Per Sarenco l'arte deve generare forme che si possono tradurre in comportamento. Il comportamento prima di essere azione è comportamento mentale e proprio per questo presenza di sconfinamento. Le arti che maggiormente hanno la capacità di produrre sconfinamento sono il cinema e la poesia significative per comprendere la sua opera perchè riguardano in modo specifico la formazione di questo artista.
La ricerca linguistico-visiva resta dentro questa costante misura, in un aspetto sensoriale ed intellettuale che determina la costruzione dell'opera all'interno di una visione etica ed estetica.
NOTE
1
Presentazione ufficiale della mostra e colloquio personale con l'artista, Casa di Giotto, Vespignano - Vicchio, Firenze, 10 ottobre 2004.
Ringrazio Sarenco per la disponibilità dimostratami e per aver concesso la riproduzione di alcune immagini della mostra come documentazione iconografica.
BREVE RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO
Egidio Mucci, Povera arte !, Catalogo della mostra (Aubertini, Miccini, Mondino e Sarenco), Galleria Centro, Brescia, 1974.
Eugenio Miccini, Franco Verdi, Liber, Pratica internazionale del libro d'artista (Catalogo della mostra), Assessorato alla Cultura, Biblioteca Comunale "A. Lazzerini", Comune di Prato, 1980.
Lino Di Lallo, La Parola Giocata, Catalogo della quinta edizione del Festival di Poesia della Associazione "Ottovolante", Firenze, 1988.
Enrico Mascelloni, Il fascino dell'oggetto, Catalogo della mostra, Direttore artistico e curatore Carlo Palli, Museo Pecci, Prato, 1996.
G. Cortenova, M. Mozzo, Dadaismo Dadaismi: da Duchamp a Warhol, Catalogo mostra a cura di Giorgio Cortenova, Palazzo Forti, Verona, Electa, 1997.
Enrico Mascelloni, Sarenco, Guerra & Arte, in "Juliet", n. 94, Trieste, ottobre 1999.
Achille Bonito Oliva, Sarenco l'Africano 1945, La Biennale di Venezia, 49^ Esposizione Internazionale d'Arte, Direttore Harald Szeemann, Venezia, 2001.
BIOGRAFIA
Sarenco, nome d'arte di Isaia Mabellini, nasce a Volbarno (Brescia) nel 1945.
Vive e lavora a Verona (Italia) e Malindi (Kenia).
Ha studiato Filosofia all'Università Statale di Milano.
Nel 1961 inizia a scrivere le sue prime poesie lineari. Nel 1963 realizza le sue prime poesie visive.
Nel 1965 comincia la sua attività espositiva. Ha al suo attivo una cinquantina di mostre personali e circa mille esposizioni collettive.
Ha pubblicato quaranta libri e realizzato quindici films. Ha fondato gallerie d'arte e case editrici. È uno dei più quotati specialisti internazionali di arte e fotografia africana.
Ha fondato e diretto: nel 1968 la rivista e le edizioni "Amodulo", nel 1971/1986 la rivista "Lotta poetica" con Paul De Vree, e nel 1972 le edizioni "Sarmic" con Eugenio Miccini.
Dal 1982 i suoi viaggi intercontinentali si intensificano in direzione dell'Africa (Kenia, Tanzania, Etiopia, Zimbawe, Mozambico, Sudafrica, Senegal, Ghana, Benin, Nigeria, Camerum) e del subcontinente asiatico.
Ha partecipato con gli amici Julien Blaine e Jean-Francois Bory a numerosi Festivals Internazionali dedicati alla poesia sonora, alla poesia d'azione, alla performance.
Nel 1985 come film-maker è stato invitato alla XLII Mostra del Cinema di Venezia con il suo primo lungometraggio "Collage" e ha avuto successivamente retrospettive al Festival del Cinema di Trento, di Montecatini Terme e al Festival Intervention nel Québec.
Tra le mostre più significative:
1966 - Galleria Zen, Brescia.
1970 - Stedelijk Museum, Amsterdam.
1971 - Studio Santandrea, Milano.
1972 - Biennale di Venezia, Il libro come luogo di ricerca.
1972 - Documenta V, Distel's Schubladen Museum, Kassel.
1973 - Finch Museum, New York.
1973 - Museo d'Arte Moderna, Torino.
1974 - Contemporanea, Roma.
1986 - La Biennale di Venezia, Arte e Alchimia.
1989 - Mercato del Sale, Milano.
1995 - Galleria la Giarina, Verona.
1997 - Salle Priveè, Casinò di Malindi.
2001 - Galleria Farsetti, Prato.
2001 - La Biennale di Venezia, La Platea dell'Umanità.
2004 - Galleria S.B.A.C. - Studio Brescia Arte Contemporanea, "B.I.S:" (Blaine, Innocente, Sarenco), Brescia.
Ottobre 2004 - L'artista Sarenco, unitamente a Maurizio Cattelan ed Eva Marisaldi, è stato invitato alla Prima Biennale Internazionale d'Arte di Siviglia curata da Harald Szeemann.
Tra i suoi libri in preparazione: Lettere dall'Africa e Tutte le poesie.
L'artista Pierre Garnier ha detto di lui: «Sarenco è un poeta di grande energia, che conosce il valore dei sentimenti e che ama enormemente la vita».
LA MOSTRA
SARENCO
10 ottobre - 5 dicembre 2004
CASA DI GIOTTO - KORE ARTE CONTEMPORANEA - BIENNALE DI SIVIGLIA
CASA DI GIOTTO
Vespignano - Vicchio (FI)
KORE ARTE CONTEMPORANEA
Via Martiri di Campo di Marte, 1/c
50039 Vicchio (FI)
http://www.korearte.it
Lo Spazio Kore a Vicchio nasce da un progetto dell'Associazione Nomya con lo scopo di promuovere e diffondere la cultura e l'arte nel territorio del Mugello.
La Galleria, diretta da Rossella Tesi, è inserita nella mappa completa del sistema dell'arte contemporanea, pubblico e privato, in Toscana nell'ambito di una struttura a rete policentrica in rapporto al progetto regionale TRA ART.
Il progetto TRA ART, avviato dal 2002, è nato dall'idea di creare una rete regionale per "fare" arte contemporanea in modo da coinvolgere un forte intervento istituzionale e pubblico per sostenere e rafforzare il sistema dell'arte preesistente compreso quello privato.
Il progetto in rete regionale per l'arte contemporanea ha così garantito al territorio toscano strutture, esperienze e strumenti sostenuti dalla pubblica amministrazione a favore dell'arte contemporanea e degli artisti di ogni generazione, dando diritto di cittadinanza e di espressione a tutte le forme d'arte.
La Galleria Kore Arte Contemporanea ha ospitato eventi d'arte che hanno coinvolto l'Assessorato al Turismo e alla Cultura della Comunità Montana del Mugello, il Comune di Vicchio, l'Associazione Culturale Nomya, la Regione Toscana, il Castello di Cafaggio, Villa Campestri e Monsignor della Casa Country Resort.
La Comunità Montana - come ha sottolineato l'assessore al Turismo e alla Cultura Alessandro Marchi - in conformità agli indirizzi del piano di cultura della Regione Toscana, è presente nell'attivare un più ampio "Progetto Area" per promuovere e valorizzare le esperienze e i linguaggi dell'arte moderna e contemporanea.
LINKS
http://www.korearte.it/ita/mostre/sar0410.htm
http://www.cultura.toscana.it/artecontemporanea/progetto/index.shtml
http://www.fundacionbiacs.com
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=204&IDNotizia=10807
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=204&IDNotizia=9782
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=58&IDNotizia=4081
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=195&IDNotizia=2346
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=58&IDNotizia=11109
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