Un bel libro, anzi un libro bello, direi proprio un libro da intenditori quello che Skira ha finalmente allestito per rievocare tanti anni di studi e ricerche di Pierre Rosenberg riunendo articoli e saggi pubblicati in edizioni ormai esaurite, ma ancora ricche di interesse per gli storici dell'arte più avveduti.
Il tema, direi classico, dei rapporti tra Francia e Italia non è affatto semplice per via delle mille angolazioni dalle quali si può leggere l'interscambio secolare avvenuto tra queste due civiltà secondo binari mai prestabiliti, anzi spesso con clamorose controtendenze e colpi di scena completamente inaspettati.
Inedito è comunque il taglio poliedrico e ricchissimo di informazioni storiche e storico - artistiche che Rosenberg adotta come chiave di lettura di tutti gli avvenimenti trattati.
Come in un continuo lavoro di tesi, antitesi e sintesi le vicende personali degli artisti, quelle dei committenti e quelle dei regnanti o degli intendenti di cose d'arte viene messo a confronto fino a completare con acribia la ricostruzione della temperie culturale dei due paesi, soppesando con oculatezza tutti i dettagli di una serie di vicende umane e artistiche dai contorni difficilmente delineabili secondo una comune storia dell'arte.
Insomma una storia dell'arte sui generis che tiene conto della localizzazione non solo geografica, ma spiritual-nazionale e inter-nazionale degli avvenimenti della cultura che a quelle vicende dell'arte e degli artisti fa capo.
Ma, si badi, il libro non vuole offrire una sintesi organica di taglio storicistico, quanto piuttosto un approccio sistematico, un'indagine capillare carica di provocazioni culturali e ricca di prospettive di lettura comparata degli avvenimenti che sono diligentemente individuati, affabilmente raccontati, ed infine commentati con la fine arguzia tipica del connaisseur.
Tanti nomi di artisti, ma soprattutto tante domande dirette che con solerzia maieutica Rosenberg inserisce nei varî saggi sollecitando risposte insolite e anche difficili percorsi di lettura delle vicende dell'arte.
Il corredo fotografico, di ottima qualità, in parte a colori e in parte in bianco e nero, offre la rara possibilità di approfondire la personalità di artisti divenuti mitici come Julien de Parme, soffermandosi non solo sui celeberrimi Watteau, Fragonard o David ma anche su personaggi comunque di notevole caratura come Lemoine, Coypel, Durameau, Dandré-Bardon, o Peyron. E per l'Italia non solo Raffaello, ma anche De Ferrari, Vassallo, Alessandro Turchi, Ricci, Rosalba Carriera, Zanetti, figure le cui biografie nazionali italiane sono ben conosciute, ma che ancora oggi nascondono molto spesso le relative aspirazioni internazionali e i più o meno documentati contatti d'oltralpe. In varie occasioni le stesse immagini rivelano, grazie ad intelligenti confronti, l'evidenza di tali intrecci, altre volte rimandano al testo, che offre voli pindarici sempre appaganti le curiosità del lettore.
In uno dei saggi con tocchi di virtuosismo Rosenberg ripercorre in modo analitico le relazioni intercorse tra Venezia e Parigi dal 1715 al 1723.
Rapida ed efficace è la ricostruzione del profilo di Crozat.
Pierre Crozat (1665-1740) ospitò a Parigi Rosalba Carriera, alla quale fu per tutta la vita legato da una solida amicizia. Crozat era uno dei più importanti collezionisti di disegni dell'epoca: aveva raccolto 19.000 fogli, una quantità proporzionata alle sue grandi possibilità economiche. A Venezia, la città di Rosalba, acquistò «Disegni del Barocci che non hanno prezzo». In Italia era venuto nel 1714-1715 su incarico del Reggente Luigi Filippo d'Orléans per trattare l'acquisto della collezione della regina Cristina di Svezia.
Da una lettera di Rosalba Carriera sappiamo che Sebastiano Ricci copiò Watteau e nel nostro libro troviamo la prova fotografica di questa evidenza documentaria alle figg. 42 e 43 dove, grazie ad un simpatico confronto tra gli studi di bambini dei due artisti, si evidenza in modo molto esplicito questa simpatia di Ricci per Watteau.
E proprio Rosalba e Watteau si incontrarono a Parigi diverse volte.
Quando infine Rosenberg deve fare il bilancio dei rapporti Venezia - Parigi rifugge con destrezza da ogni semplificazione lasciando intendere che la ricchezza degli apporti reciproci doveva essere maggiore di quanto possiamo intendere dai documenti conosciuti e che insomma un giudizio finale non può che essere lasciato all'esprit de finesse, che genialmente anima le pagine del saggio.
Questo libro ottiene il risultato di introdurre i lettori alla conoscenza dei percorsi dell'arte, con lo scopo di indurli a valutare in piena autonomia, ma non senza guidarli per mano nella selva delle citazioni colte di una letteratura che negli anni si è fatta sconfinata, a volte troppo per essere fruita per intero anche dagli stessi storici dell'arte.
Un libro amico che accompagna il lettore nella difficile ma appassionante impresa dell'acquisizione di una conoscenza professionale e quindi del gusto.
Un libro singolare, adatto ai palati più raffinati, che intendono conoscere l'arte attraverso una ricostruzione analitica, ma provando anche l'emozione di un approccio personale agli avvenimenti.
|