Un titolo che fa pensare alla fanciullezza, il libro si presenta come "semplice" contributo per avvicinarsi all'arte e coglierne il messaggio, una guida alla comprensione di quadri e sculture, ma è molto di più di
quanto non possa sembrare ad un primissimo approccio.
Il titolo, leggero e sfuggente come il volo di una farfalla esprime in un'immagine il senso di tutta l'operazione: tentar di afferrare l'inafferrabile, cogliere a volo la suggestione della bellezza che si lascia corteggiare e ammirare senza mai concedersi del tutto, conservando quel margine di mistero che è la ragione del suo fascino.
Non è un'impresa da poco quella che Riccòmini si propone: ma è impresa che molti oggi
trascurano, perché cogliere i fiori sul praticello vicino a casa è più facile e meno faticoso che inseguire voli di farfalle. Metterei come dato oggettivo da non discutere la grande preparazione e cultura dell'autore,
che non la esibisce ma ne nutre ogni frase, ogni anche minima notazione, spaziando dall'arte alla sociologia e alla filosofia e alla letteratura, dalla storia alla preistoria, tanto per citarne alcune. Ma il bello è che
il nostro, non soltanto pone interrogativi, ma anche riesce, con sottili passaggi di pensiero, a dare qualche risposta nuova, anche se in forma di nuovi interrogativi: quello che cambia, nel suo modo di porre la domanda, è il punto di osservazione. Un po' come accade nelle conquiste della scienza: il punto d'arrivo di un'epoca diventa la base di partenza per le conquiste dell'epoca successiva.
Ci sono cose che forse sapevamo ma che l'autore ci dice in un modo nuovo, accattivante: e perciò le facciamo
nostre e ci convincono. Quando parla delle "arti visive" e della loro peculiarità di attirare gli sguardi sull'oggetto della visione, cioè l'opera. Oggi come nella preistoria, quando gli sciamani incidevano graffiti nelle grotte per incitare alla caccia o attrarre i bisonti.
O quando si riferisce all'atto del vedere e ci dice che i nostri occhi vedono le stesse cose che vedevano gli uomini di altre epoche, ma poi sottolinea che l'arte non è imitazione, o non soltanto, perché infinite sono le varianti del modo di rapportarsi all'oggetto e perché l'artista oltre a riferirsi all'oggetto che vede si lascia coinvolgere dal proprio "fare arte", cioè dal proprio modo di dipingere o scolpire quel particolare oggetto.
Mi ha colpito che, parlando dell'arte ... Riccòmini dice che è «impresa improbabile», come il parlar di musica. E una frase in particolare: «E così avviene per la pittura, per la scultura; per non dire
dell'architettura: che si capisce solo se ci si cammina dentro».
Proveremo a "camminare" dentro le opere, come dentro le architetture non solo materiali, ma anche dei pensieri dell'umanità: forse capiremo cose che non sono esprimibili a parole e forse non ci importerà di non averle capite, ma impareremo a camminare con più grazia, armonia e gioia anche noi e ... proveremo a «giocare con la materia, olio, polvere, acqua» - come ha giocato il pittore che ci ha fatto stupire - guardando un'opera
che, prima d´oggi, non eravamo riusciti a vedere.
Se il libro di Riccòmini indurrà il lettore ad intraprendere questo tipo di cammino ... sarà una
grande fortuna averlo letto con attenzione e anche ... recensito.
IL LIBRO
Eugenio Riccòmini,
A caccia di farfalle.
Manuale semplice e breve per guardar quadri e sculture senza complessi d?inferiorità
Bologna, Zanichelli, 2005.
Collana Le Ellissi.
192 pagine, 128 tavole a colori.
Euro 26,00.
ISBN 88-08-17662-2
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