La Soprintendenza Archeologica di Roma, come in un'antica cerimonia rituale, celebra un trionfo meritato per una battaglia condotta con strategia e tempismo, a dire il vero eccezionali, in una guerra che poco respiro lascia nel corso degli anni, a coloro che la conducono. La località di questo trionfo prende il nome "Capo di Bove" dalla decorazione (festoni a "bucrani", cioè crani di bue) che è visibile sul Mausoleo di Cecilia Metella, distante poche centinaia di metri e che ha dato nome alla famosa colata di lava su cui insiste il medesimo tratto di Appia e i numerosi monumenti qui prossimi, come il complesso medioevale del Castrum Caetani.
Contro i continui attentati a questo patrimonio, i tentativi di occupazione e degrado della " Regina viarum " strenuamente e con perseveranza difesa dai responsabili della Soprintendenza, fra questi è la dott.ssa Rita Paris. È lei che ha seguito tutte le fasi dell'acquisizione della proprietà a Capo di Bove - ove sorgerà il Centro di Documentazione dedicato ad Antonio Cederna- anche con risvolti meno appariscenti e professionalmente gratificanti, insieme al suo piccolo "esercito" di collaboratori, architetti, archeologi e tecnici: dall'individuazione degli strumenti giuridico-amministrativi alle condizioni della compravendita, infine, ma non ultimo, il coordinamento dei lavori di recupero delle vestigia più antiche e più recenti dell'area. Tra le più antiche un impianto termale del II secolo d.C. forse pertinente ai possedimenti di Erode Attico in questo punto dell'Appia, cui alluderebbe l'iscrizione su lastra di marmo, se il riferimento («luce della casa») scritto in caratteri greci è ad Annia Regilla, sua consorte. Tra le strutture più recenti è la villa realizzata con la tecnica "spolia" cioè con muratura ottenuta dal riutilizzo di materiali tratti dalla distruzione di monumenti (tra cui elementi architettonici e decorativi, sarcofagi, transenne, distinte varietà di mattoni), oltre ad una dépendance con annesso giardino realizzato colmando la precedente piscina.
Alla dott.ssa Paris, che ha seguito questa complessa vicenda di burocrazia e lavori di recupero storico-archeologico e ambientale, ha rivolto alcune domande Stefano Colonna, coinvolto da anni nelle inizitive di fruizione ed in particolar modo di studio-divulgazione dell'area e della Villa dei Quintili.
L'archeologa sottolinea le fasi salienti che hanno caratterizzato il procedimento di acquisizione del bene sottolineando i limiti nell'uso degli strumenti amministrativi: « Abbiamo ricevuto l'atto di compravendita sapendo già prima che questa proprietà stava per essere messa in vendita e abbiamo avuto sessanta giorni di tempo. Sessanta giorni per tutto: il reperimento dei fondi, il perfezionamento dell'atto e la notifica per esercitare la prelazione. Abbiamo avuto la fortuna di avere il sostegno del Ministero perché nel gennaio del 2002 non avevamo ancora l'autonomia contabile che abbiamo oggi come Soprintendenze e quindi il Ministero ha valutato e ha ritenuto l'operazione importante per destinare i 3 miliardi di vecchie lire che sono serviti alla prelazione e quindi siamo intervenuti senza coercizione evidentemente su un atto di compravendita già perfezionato ».
Alla domanda se un tale esempio di conduzione del procedimento amministrativo potrà essere un modello per il futuro anche per la Pubblica Amministrazione, la Paris, a proposito dell'acquisizione dell'archivio Cederna, chiarisce le modalità con cui è stato reso disponibile: «La donazione dell'Archivio Cederna è stata molto semplice perché c'era la piena volontà della famiglia e la donazione si farà con una scrittura privata e quindi diciamo relativamente agevole. Certo: adesso toccherà a noi il lavoro di studio e ricerca presso questo archivio, con tutta la documentazione che contiene». «Sarà disponibile al pubblico l'archivio Cederna, oppure sarà solo per gli specialisti ?» è la domanda che ognuno si pone delle acquisizioni " pubbliche ", che spesso, poi, divengono patrimonio di una élite di addetti ai lavori. Anche qui la Paris è molto chiara: «No, dobbiamo lavorare perché l'Archivio Cederna sia disponibile al pubblico e per diverse fasi, evidentemente. Quindi si deve provvedere ad una prima inventariazione dell'Archivio e ad una messa in ordine delle carte, perché abbiamo, adesso, una grande responsabilità da conservatori. Naturalmente lavoriamo per il pubblico, perché credo che le informazioni contenute nell'Archivio siano di interesse anche di un pubblico comune, non solo degli studiosi».
Un pensiero all'interesse pubblico di cui anche altri rappresentanti istituzionali si dichiarano fautori. Insieme a lei, infatti, il Soprintendente Angelo Bottini, dichiara la sua idea dell'accessibilità e fruibilità di tanto patrimonio come bene comune, possibile in forma piena solo con l'acquisizione al demanio dello stato per garantire gestione e valorizzazione; concezione di tutela attenta all'insieme dei beni in un contesto, come sottolinea la sottosegretario Mazzonis, indicando nell'insieme del paesaggio il vero bene da custodire e rendere fruibile.
Alla difesa di questo patrimonio prezioso concorrono tutti e, affinché ciò avvenga, movimenti d'opinione sostenuti e guidati da figure illuminate come quella di Cederna continuano a vivere, come ricorda il figlio, pure attraverso il senso della donazione dell'archivio paterno. È al potere delle idee che progettano sul senso umano della memoria e della bellezza, quindi, che si richiama la celebrazione del decennale dalla scomparsa di Cederna. È su questa linea che si continua a combattere questa battaglia di cultura, sostiene, per Italia Nostra, la professoressa Cipriani. Come fece, infaticabile, Cederna ...
|