«Non vendiamo beni ma piuttosto vendiamo noi stessi»
Robert Filliou
VIVA è un'opera di Giuseppe Chiari, del 1988, che introduce e dà inizio al percorso espositivo della mostra Primo piano. Parole, azioni, suoni, immagini ... da una collezione d'arte, al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.
VIVA è una parola che qualifica, uno slogan, una coniugazione verbale che sta ad indicare un clima, suggerisce una situazione organica e vitale, descritta dai suoi protagonisti, dai gruppi e dai movimenti artistici e poetici in mostra.
La collezione è quella di Carlo Palli, un mercante trasformato in collezionista appassionato da incontri illuminanti con artisti, intellettuali e collezionisti raffinati, primo fra tutti Francesco Conz, che gli ha trasmesso il gusto per l'archiviazione, per la fotografia e il documento visivo.
Carlo Palli ha donato al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e alla città di Prato, parte della sua collezione arricchendo quella permanente del museo di circa 200 opere. Si tratta di una donazione importante che racconta una parte della storia dell'arte contemporanea, un corpus consolidato di opere che riguardano i movimenti d'avanguardia degli anni Sessanta e Settanta, non sono ancora storicizzati, studiati e valorizzati in maniera adeguata dalle istituzioni, che dovrebbero coraggiosamente recuperare questo patrimonio culturale.
Questi movimenti sono stati oggetto di pregiudizio in quanto anarchici e rivoluzionari rispetto ad altre forme artistiche, considerate alte perché più assimilabili dalle logiche di mercato.
Il dovere di un museo è quello di ricostruire la storia di queste esperienze per restituirle alla collettività, all'interno di una prospettiva di indagine conoscitiva e formativa, resa ancora più efficace dal distacco temporale degli avvenimenti storici e artistici.
La figura del collezionista ha acquisito in molti paesi anche una funzione pubblica, sostituendosi all'indifferenza, alle inadempienze e negligenze delle istituzioni e dei musei rispetto all'arte del presente. In Europa e in America i musei si arricchiscono delle donazioni dei collezionisti, vi sono interi spazi espositivi dedicati a loro, grazie ai quali è possibile alimentare la ricerca e la comprensione di importanti fenomeni culturali e artistici.
Le collezioni, così, si espandono e diventano archivio di lavori e di testimonianze storiche importanti, una fonte organizzata del sapere attorno ad un gruppo o un movimento, archivio d'arte e documentazione che qualifica la personalità di chi colleziona verso una conoscenza e un metodo di indagine scientifico.
La mostra al Museo Pecci non è una mostra filologica, piuttosto ricrea lo spirito, l'anima del tempo, comprende tutta una serie di oggetti provenienti da performances, da azioni, raccolte nel tempo e assunte allo statuto di opere d'arte, anche quando non avevano la pretesa di esserlo. Sono presenti 430 opere e 112 artisti che documentano una situazione fortemente articolata della ricerca artistica, legata ai media e alla interazione tra le diverse discipline.
Viene ricreato il clima di un periodo culturale intenso e vivace dove è difficile tracciare linee nette di confine tra una corrente e l'altra, anche perché molti di questi artisti si sono occupati in alcuni momenti di aspetti diversi della ricerca con sperimentazioni a tutto campo in ambito musicale, verbo-visuale e performativo.
Le opere degli artisti presenti nella mostra non possono essere ricondotte a semplici categorie tradizionali, proprio per questa contaminazione di diversi ambiti disciplinari e per la loro compromissione con il rapporto arte-vita.
L'arte viene considerata strettamente legata alla vita, «la vita stessa è un'opera d'arte».
L'opera d'arte in questo modo si estende, oltrepassa i confini, per cui diventa importante tutto ciò che può documentare il processo del suo divenire, dagli oggetti al video, dai testi alla corrispondenza; tutto diventa feticcio, oggetto collezionabile per la formazione dell'opera che è un insieme di prodotti visivi e comunicativi.
La collezione di Carlo Palli comprende opere che vanno dai libri d'artista alle installazioni, coprendo un arco di tempo che riguarda l'arte d'avanguardia del secondo dopoguerra. Tra le opere di Poesia visiva e di Poesia concreta, le opere FLUXUS, troviamo la pittura di Hermann Nitsch e anche un'installazione del pioniere dell'happening Allan Kaprow.
Il Nouveau Réalisme, il movimento FLUXUS, la Poesia concreta, la Poesia sonora, la Poesia visiva, costituiscono il filo conduttore dell'esposizione e rappresentano il legame di tutte queste poetiche con la concezione ideologica della cosiddetta neoavanguardia, caratterizzata da una radicalità operativa rispetto al sistema tradizionale dell'arte.
L'utilizzo dei materiali della vita quotidiana e l'ampliamento delle possibilità del produrre arte con diversi ambiti disciplinari, quali la musica, la poesia, il cinema e il teatro, hanno contribuito al superamento di un certo formalismo per passare da un'estetica ad un'etica dell'arte.
L'arte non raffigura più il reale, ma diventa uno strumento sovversivo di comprensione, interpretazione e indagine della realtà sociale, attraverso il linguaggio dell'editoria, dei manifesti, dei libri e delle riviste, ma anche del teatro e della musica, con i concerti, gli happenings e le perfomances.
Questi artisti con le loro opere hanno voluto criticare i prodotti della società di massa, stimolando una coscienza critica e una maggiore consapevolezza del mondo in cui viviamo, di questo hanno svelato i meccanismi mediante una controcultura che aveva lo spirito di infettare il sistema classico e tradizionale. Appartengono alla cultura di contestazione degli anni '60, combattendo il mercato hanno contestato la mercificazione dell'opera d'arte e da contestatori utilizzato in maniera ironica e giocosa il rapporto con la pubblicità e i mass media.
Negli Stati Uniti negli anni '60 l'interesse per l'oggetto quotidiano aveva dato origine al New Dada, con artisti quali Jasper Johns e Robert Rauschenberg, e successivamente alla Pop Art, con Andy Warhol e Claes Oldenburg. In Europa l'interesse per l'oggetto ha condotto alle ricerche del Nouveau Réalisme; questo movimento, sviluppatosi in Francia, si è espresso come critica sociologica nei confronti della società industriale dei consumi.
Gli artisti Pop, invece, si sono integrati nella società dei consumi e hanno rappresentato la scena urbana, con un certo distacco ironico.
La contestazione nei confronti dell'universo delle merci e della produzione ha come base l'alienazione del lavoro seriale che contribuisce alla dimensione di anonimato dell'uomo e alla rispettiva perdita di identità.
Arman, Cristo e César hanno utilizzato l'oggetto quotidiano anonimo, privo di identità, in rapporto all'universo dei rifiuti della produzione industriale, in un contesto urbano fatto appunto di oggetti, segni, comunicazioni che attraverso gesti appropriativi vengono trasformati in prodotti artistici.
Le opere di Arman esprimono un rapporto di critica rispetto alla quantità e all'accumulazione dell'universo consumistico. Christo con i suoi impacchettamenti, oggetti avvolti con la plastica o altro materiale e legati con una corda, ha posto l'attenzione e il desiderio su ciò che sta dentro la confezione, un atteggiamento sviluppato anche su vasta scala in rapporto al paesaggio; i progetti e le fotografie di queste esperienze testimoniano e descrivono la qualità dell'evento.
César esegue sculture con compressioni e con materiali di recupero; Jean Tinguely e Calder realizzano opere come costruzioni meccaniche.
Daniel Spoerri con i suoi "tableaux pièges" mette in evidenza gli oggetti e le azioni che hanno determinato l'evento di una certa situazione esperenziale. Spoerri è un Nouveau Réalist, ma, come afferma Harry Ruhé, potrebbe essere considerato anche un artista FLUXUS.
Mimmo Rotella, Jacques Villeglé, François Dufrêne lavorano con i manifesti e con la pubblicità.
La cultura degli oggetti e della strada metonimia della cultura urbana, si esprime bene nelle opere degli artisti FLUXUS, come i prodotti editoriali di George Maciunas, gli oggetti e le scritte di Ben Vautier, le azioni di Yoko Ono, le performances di Giuseppe Chiari al piano, i video di Nam June Paik e di Wolf Vostell, gli eventi di Joe Jones, Al Hansen, Robert Filliou, Willem De Ridder, Milan Knizak, Ben Patterson e Gorge Brecht, artista FLUXUS tra i più importanti che anticipò l'arte concettuale della seconda metà degli anni Sessanta.
FLUXUS rappresentava un gruppo di artisti dichiaratamente neodadaisti e nasce per opera del lituano-americano George Maciunas (1931-1978), con il Fluxus Festival allo Stadtische Museum di Wiesbaden (Germania). Il termine deriva dal latino e vuol dire fuoriuscita di feci, quindi purificazione, ma anche flusso, marea o fusione; fu scelto dal suo fondatore per indicare la purificazione del mondo dell'arte dalla produzione e commercializzazione dei beni, a favore di un'arte che potesse essere scambio e comunicazione con la vita. Maciunas organizzò il gruppo con concerti e performances e concettualizzò i principi e i parametri fondamentali secondo i quali stabilì tutto quello che poteva riguardare FLUXUS o doveva essere FLUXUS includendo i luoghi di celebrazione, gli artisti e le opere. Ne consegue che secondo questi principi ortodossi non può essere considerata FLUXUS nessuna opera dopo la sua morte.
Ogni evento FLUXUS non si risolveva nel progetto ufficiale della mostra con la pubblicazione del relativo catalogo e l'attivazione dell'industria culturale, ma il movimento ha cercato di sovvertire quest'ordine costituito di consenso e di controllo, con la produzione di tanti altri piccoli eventi collaterali, interventi e opere che contribuivano a diffondere l'idea di un'arte trasgressiva, controcorrente e ironica rispetto al mercato stesso.
FLUXUS ha costituito una comunità di appartenenza con i suoi rituali sin dal primo festival di Wiesbaden, dove si è iniziata a creare una rete di scambi, di incontri e di collaborazioni.
I festival internazionali erano i luoghi deputati dove avveniva il contagio del mondo delle istituzioni e dell'arte.
Marcel Duchamp e John Cage si possono considerare i padri spirituali, le fonti fondamentali di ispirazione ai quali attingere per destabilizzare e rinnovare il sistema dell'arte. Un'arte che si diffondeva attraverso i canali della comunicazione, creando connessioni e collegamenti, relazioni e identità, una rete prima ancora di Internet, alimentata da festival, concerti, letture.
Le serate, i concerti e gli eventi insieme alla produzione collaterale di libri, riviste, manifesti, volantini, rappresentarono uno strumento di contagio nei confronti della struttura sociale, per una maggiore libertà di espressione che più che le informazioni privilegiava cortocircuiti culturali, per reinventare il linguaggio all'insegna di un potere dell'immaginazione.
In queste opere è centrale l'esperienza vissuta, il processo dell'opera, l'azione rispetto all'oggetto o all'immagine in sé dell'esperienza, che può essere vissuta in forma limitata, dallo sguardo per quanto riguarda una foto, dall'ascolto per quanto riguarda una registrazione sonora o da entrambi i sensi per quanto riguarda la fruizione di un video. Si elabora un pensiero rispetto all'effimero, a ciò che avviene in un arco di tempo limitato e che non può essere replicabile; tutto ciò che ruota intorno all'avvenimento è comunicazione che attraverso i vari media contribuisce alla comprensione e alla conoscenza, ma assume anche un ruolo estetico del "fare artistico".
La vitalità di questi movimenti d'avanguardia è stata supportata soprattutto dal collezionista che da semplice mercante si è trasformato in una figura intellettuale più raffinata, che ha frequentato e collaborato con gli artisti, i poeti e gli intellettuali. Instaura con loro un rapporto simbiotico dove manifestare ed esprimere il proprio desiderio feticistico di appropriazione, per dimostrare l'appartenenza di qualcosa del soggetto della sua passione. In termini psicoanalitici avviene una traslitterazione libidica tra il soggetto e l'oggetto che si appaga solo con il possesso momentaneo e narcisistico di chi manifesta questo desiderio.
Il feticismo collegato al collezionismo di opere d'arte d'avanguardia si manifesta nella volontà di trattenere, conservare, archiviare, anche quando l'arte in questione si è alimentata della provvisorietà e diventa di difficile appropriazione. Questo perché per molta arte contemporanea e d'avanguardia non è stato posto il problema della conservazione temporale, la quale viene gestita al di là degli interessi e della volontà stessa dell'artista e del movimento in questione che hanno rifiutato il fine commerciale e utilitario.
L'inserimento dell'opera d'arte d'avanguardia all'interno di un sistema economico è stato un problema posto dal mercato che alla fine ha fagocitato tutto attraverso lo scambio e l'attribuzione di un valore.
L'arte contemporanea ha prodotto opere fondate sulla temporaneità che hanno richiesto una produzione formale ad essa collegata. La documentazione di un evento tramite l'uso della fotografia o del video è qualcosa che si è trasformato in parte integrante dell'opera per la produzione e la conservazione di feticci. In questo senso si cerca di cogliere l'aura stessa dell'opera, che non riguarda più il semplice prodotto firmato dall'artista, ma coinvolge anche tutto quel materiale che può servire a documentare l'evento.
Nel contesto di queste esperienze, negli anni Sessanta e Settanta, l'innovazione linguistica con evoluzioni di tipo politico e poetico ha invaso il campo della poesia, la quale con le espressioni verbo-visuali ha stabilito un rapporto tra la parola e l'immagine. Nascono diversi gruppi che si occupano di revisione linguistica e musicale, poesia visiva e letteratura, poesia concreta e poesia sonora, in rapporto al mondo dell'arte.
Il Gruppo 70 nasce a Firenze nel 1963, vi fanno parte Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Alberto Moretti, Antonio Bueno, Sylvano Bussotti, Luciano Ori, Michele Perfetti, Giuseppe Chiari. Merita di essere citato il Gruppo 63 per quanto riguarda l'ambito della letteratura e del sistema editoriale ufficiale. A Napoli, alcune ricerche iconografiche in relazione allo studio dei linguaggi, conducono alla nascita di alcune riviste intorno al Gruppo 58 con Nanni Balestrini, Edoardo Sanguinetti, Mario Colucci, insieme a Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Guido Biasi, Sergio Fergola, Luca Castellano e Mario Persico.
In questo clima culturale si affermano le ricerche sull'area testuale, la parola e il suo carattere tipografico in rapporto all'arte visiva. Questo collegamento avviene tramite il procedimento tecnico dello scarto e del riciclaggio, con l'utilizzo del collage per produrre appropriazione ironica, dell'impressione sulla tela emulsionata come trasferimento di dati e con la prosa giornalistica, come esempio di sconfinamento e sovrapposizioni di significati e di codici.
Questi poeti-artisti per veicolare il proprio lavoro trasferiscono le loro opere dallo spazio tipografico del libro stampato allo spazio espositivo della galleria d'arte. Si identificano nell'adozione di una poetica critica nei confronti della civiltà delle immagini, che con la pubblicità ha prodotto e alimentato i nuovi miti urbani, e cercano di smascherarne i meccanismi utilizzando gli stessi codici percettivi del sistema pubblicitario, ma in maniera libera e rivoluzionaria per veicolare messaggi anarchico-poetici.
Attraverso la poesia visiva - fenomeno artistico internazionale ma particolarmente sentito in Italia - si cerca di sfuggire dai codici linguistici dominanti per condurre la parola su un piano di maggiore libertà, collegandola all'immagine.
Il nuovo linguaggio poetico decostruisce i miti, il codice normalizzante della società borghese, il quale dequalifica e omologa la cultura, per qualificare l'individuo in rapporto alla libertà e alla creatività. Ha come rappresentanti più importanti Eugenio Miccini e Arrigo Lora-Totino.
La Poesia concreta e la Poesia visiva si affermano come una emancipazione della letteratura e della pittura. Un insieme di ricerche grafiche e pittoriche, di linee e griglie tipografiche.
La poesia concreta nacque negli anni Cinquanta come forma di legame tra parola e segno-carattere. Le esperienze in Brasile di artisti come Augusto de Campos, Eugen Gomringer e Decio Pignatari dimostrano il carattere materico della nuova poesia: le parole non vengono più usate per la loro semantica ma per le qualità visive e grafiche. In questo senso si pensi anche alle opere di Adriano Spatola il quale, con i suoi Geroglifici, mette in atto diverse possibilità di utilizzo di caratteri e frammenti verbali. L'elemento visuale rappresenta il filo rosso di congiunzione di tanti componimenti poetici.
Nel descrivere questo panorama culturale bisogna, inoltre, mettere in evidenza che esiste una situazione di complessità, dove non ci sono barriere nette tra i diversi generi d'avanguardia, per cui i percorsi che vanno dalla Poesia concreta alla Nuova scrittura hanno coinvolto artisti come Jiri Kolar, Karel Trinkewitz, Diter Rot, Ketty La Rocca, Guglielmo Achille Cavellini, ma anche, nel campo della notazione musicale, artisti musicisti come Sylvano Bussotti, Giancarlo Cardini e Daniele Lombardi. Le esperienze riguardanti la poesia sonora si rapportano da un lato alla musica e dall'altro al teatro e sfruttano la sonorità del linguaggio per collegare il testo di una poesia al testo di un brano musicale.
Il pensiero teorico e filosofico che si è sviluppato intorno a questi movimenti d'avanguardia ha formalizzato narrazioni ed eventi nuovi. L'agire artistico con connotazioni politiche e ideologiche si è trasformato in quegli anni in militanza etica ed estetica, attraverso un'operatività e un comportamento espresso bene in una interessante rivista degli anni Settanta, "Lotta Poetica" diretta da Sarenco e dal belga Paul de Vree.
L'Azionismo viennese, la Poesia concreta, visiva, sonora, la Nuova scrittura, l'Happening, la Performance la Mail art e FLUXUS hanno prodotto un'arte di contestazione in rapporto alla vita contemporanea con opere e documenti visivi e sonori, collegati all'evento, quali i libri d'artista, le cartoline, i manifesti, gli assemblaggi, i video, le fotografie, stimolando cambiamenti e creando un'estetica e una diversa sensibilità dell'uomo comune in rapporto all'ambiente circostante.
Le neoavanguadie hanno prodotto processi di cambiamento collegabili alla percezione, questi movimenti hanno realizzato la fusione della categoria delle arti.
La musica, le arti figurative, la poesia, interagendo, si sono trasformate in poesia da toccare e musica da guardare, mediante un processo sinestetico e immaginativo.
È il termine "intermedia": una rivoluzione grazie alla quale oggi è del tutto normale combinare e mescolare le cose dell'arte e della vita.
PRIMO PIANO
Parole, azioni, suoni, immagini ... da una collezione d'arte
A cura di Marco Bazzini e Stefano Pezzato
21 giugno - 18 settembre 2006
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci - Prato
Viale della Repubblica 277
59100 Prato
info@centropecci.it
http://www.centroartepecci.prato.it
Orari della mostra: dal martedì al sabato 10-19
costo del biglietto: intero 5 euro, ridotto 4 euro
Info: 0574-5317
Ufficio Stampa del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
Tel. 0574 531828 - fax 0574 531900
press@centroartepecci.prato.it
ELENCO ARTISTI
Vincenzo Accade, Vincenzo Agnetti, Demosthene Agrafiotis, Paolo Albani, Eric Andersen, Alain Arias-Misson, Arman, Bernard Aubertin, Ay-O, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Mirella Bentivoglio, Joseph Beuys, Julien Blaine, Jean-François Bory, George Brecht, Sylvano Bussotti, James Lee Byars, John Cage, Giancarlo Cardini, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Guglielmo Achille Cavellini, César, Giuseppe Chiari, Henry Chopin, Christo, Giusi Coppini, Philip Corner, Claudio Costa, Roberto Crippa, Corrado D'Ottavi, Jakob De Chirico, Willem De Ridder, Paul De Vree, Fortunato Depero, Gerard Deschamps, Jean Dupuy, Robert Filliou, Ken Friedman, Fabrizio Garghetti, Pietro Grossi, Raymond Hains, Al Hansen, Raoul Hausmann, Geoffrey Hendricks, Hans Hermann T., Dick Higgins, Alice Hutchins, Emilio Isgrò, Ray Johnson, Joe Jones, Allan Kaprow, Milan Knizak, Alison Knowles, Jiri Kolar, Addi Köpcke, Takehisa Kosugi, Ketty La Rocca, Frederic Lieberman, Daniele Lombardi, Arrigo Lora-Totino, Jackson Mac Low, George Maciunas, Roberto Malquori, Walter Marchetti, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Larry Miller, Charlotte Moorman, Hermann Nitsch, Anna Oberto, Martino Oberto, Yoko Ono, Luciano Ori, Nam June Paik, Charlemagne Palestine, Ben Patterson, Michele Perfetti, Lamberto Pignotti, Renato Ranaldi, Diter Rot, Mimmo Rotella, Takako Saito, Sarenco, Wim T. Schippers, Tomas Schmit, Carolee Schneemann, Serge III, Paul Sharits, Mieko Shiomi, Gianni Emilio Simonetti, Adriano Spatola, Daniel Spoerri, Jean Tinguely, Luigi Tola, Roland Topor, Karel Trinkewitz, Franco Vaccari, Ben Vautier, Emilio Villa, Jacques Villeglé, Rodolfo Vitone, Wolf Vostell, Bob Watts, Stephan Wewerka, Emmett Williams, William Xerra, La Monte Young, Marian Zazeela.
TESTI E LINKS
AA. VV., Primo Piano. Parole, azioni, suoni, immagini da una collezione d'arte, catalogo della mostra, Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2006.
ISBN 88 85191 43 6
Testi di Marco Bazzini, Valerio Dehò, Stefano Pezzato con Carlo Palli, Harry Ruhé, Lucilla Saccà .
AA. VV., Continuità. Arte in Toscana 1945 - 2000, catalogo della mostra, Pistoia, Maschietto Editore, 2002.
AA. VV., Continuità. Arte in Toscana 1990 - 2000 e collezionismo del contemporaneo in Toscana, catalogo della mostra, Pistoia, Maschietto Editore, 2002.
AA. VV., Sentieri interrotti. Crisi della rappresentazione e iconoclastia nelle arti dagli anni Cinquanta alla fine del secolo, catalogo della mostra,Milano, Edizioni Charta, 2000.
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Rete regionale toscana arte contemporanea
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TEMPO LIBERO - Po Net
Primo Piano: parole, azioni, immagini ... in una collezione d'arte
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