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I simbolismi di Vanni Viviani. La Mela tra Rinascimento e Realismo fantastico  
Mirko Moizi
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Giugno 2007, n. 462
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Area Artisti

1. Mela e società

Onnipresente, plurisignificante, espressiva, viva: in tal modo si manifesta la Mela nelle opere del mantovano Vanni Viviani. Ma per quale motivo far assurgere la mela, volgare frutto legato alla terra, a immagine sacra della propria pittura ? Quale potrebbe essere la causa della predilezione per questo frutto ? Sorvolando momentaneamente sui significati simbolici e concettuali, qualche lume puó darcelo Jouvet: sulla scorta della biografia dell'artista, il critico sostiene che il seme di ció che poi diverrà il Pomario di Viviani sia stato gettato durante un soggiorno a Bolzano, il cui paesaggio è famoso tutt'oggi per le piantagioni di mele 1. Mele a Bolzano, come spighe a Mantova, dal momento che anni prima l'icona che contraddistingueva i lavori di Viviani era proprio la spiga di grano, ispiratagli dagli scenari tipici della Val Padana in cui l'artista è cresciuto.

Mela, dunque: non peró mero prodotto della Natura, né soggetto di nature morte, ma personaggio reale e vivente, che non a caso scrivo con la prima lettera maiuscola, come se si trattasse di una persona. Una persona con propri pensieri, problemi, sogni, figura simbolica dell'uomo contemporaneo e mezzo per una riflessione sull'alienante condizione dell'essere umano, sempre piú isolato dalla società.

Emblematici di questa filosofia sono alcuni dipinti realizzati verso la metà degli anni Settanta, tra i quali Elemento sovversivo, opera in cui risalta la sola Mela verde alla base di una piramide di mele rosse: attraverso il titolo, la Mela "diversa" assume una connotazione palesemente negativa, con la quale si sottolinea come la disuguaglianza all'interno della società sia spesso vista, in particolar modo nel periodo e nel contesto in cui l'opera ha visto la luce, come fattore rivoluzionario. Una visione ostile alla diversità che, d'altra parte, non trova riscontro in alcune opere successive: in Accumulo sociale, la distinzione cromatica della Mela rossa posta al centro diviene, grazie all'ausilio del sottotitolo (Compatti attorno al piú maturo), metafora di saggezza alla quale tutti guardano e si ispirano, mentre nel dipinto Il migliore le mele verdi sono tutte poste alle spalle dell'unica Mela rossa in primo piano.


2. L'influenza di Magritte

Il mondo onirico, vagamente surreale, è lo spazio di questi personaggi.
Attenzione, peró: come ricorda Lambertini, nelle opere del mantovano è evidente «il riferimento alla grande tradizione fantastico-surreale, e non surrealista […], e lo stesso Viviani ha parlato di Realismo fantastico» 2. Già molti storici, a livello generale, hanno sottolineato quanto nette classificazioni siano poco significative, e a maggior ragione sarebbe scorretto costringere l'opera di questo artista entro i soli confini del Surrealismo, cosí come sarebbe un errore definirla pop o concettuale per gli echi di linguaggio caratteristici di quelle correnti. Ci si trova quindi di fronte ad un'indefinitezza stilistica che ha le proprie radici, a mio avviso, nell'arte di Magritte: infatti, come le opere del belga «in qualsiasi museo, collezione o mostra» risaltano «subito sullo sfondo delle opere contemporanee proclamando la propria originalità» 3 e testimoniando la nascita dell'universo di Magritte, cosí i lavori di Viviani svelano, senza possibilità di malinteso, la finta realtà (passatemi questo ossimoro) che avvolge i suoi soggetti. Una realtà senza tempo e senza luogo, in cui la scena è sospesa, quasi congelata, un teatro in cui, a causa di accostamenti e dissociazioni continue «non si è mai certi di ció che l'occhio vede» 4. Ed è in questa visione ludica del mondo e dell'arte, piú che nel semplice citazionismo, che si riscontrano i forti stimoli dell'estetica e della filosofia magrittiana, pregne di paradossali meccanismi che suggeriscono allo spettatore sensazioni di incredulità e spiazzamento, nonostante lo stile pittorico sia improntato al piú asciutto, impersonale e mimetico realismo.

Concettualmente e stilisticamente, quindi, Viviani è molto affine a Magritte: d'altra parte, alcune testimonianze di questo rapporto (unidirezionale) sono rintracciabili in numerosi lavori dell'italiano, non solamente nei paesaggi-sfondo di metafisica memoria 5.
In I miti sostituiti tutto il dipinto è un'emanazione magrittiana, dalla sagoma dell'anonimo volto de Il figlio dell'uomo, alla mela che gli cela il viso, senza tralasciare la tecnica del "quadro nel quadro", ovvero la visione di un mondo "altro" all'interno del profilo dell'uomo con la bombetta. Del pittore belga, Viviani prende in prestito diversi artifici, oltre a quelli già citati, tra i quali la sostituzione assume la valenza di elemento cardine: come Magritte, in opere quali Il balcone di Manet e Madame Récamier di David, rimpiazza i personaggi originali con delle bare (a sottolineare come, nonostante le loro effigi fossero state immortalate nella tela, le persone reali siano comunque morte), cosí Viviani sostituisce le mele alle figure dei dipinti che egli stesso rielabora. Ma, mentre per Magritte questo è un mezzo occasionale per riflessioni (anche ironiche) sul mondo pittorico, per Viviani l'avvicendamento dell'originario con il personaggio-Mela diventa cifra stilistica vincolante e mezzo per ripercorrere la storia dell'arte, italiana e non.


3. Citazioni

Piero della Francesca, Mantegna, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Giulio Romano, Caravaggio, e poi Courbet, Escher, lo stesso Magritte, sono alcuni degli artisti indagati da Vanni Viviani nel corso della sua lunga carriera artistica. Indagine, sia chiaro, che non si traduce mai in una peddissequa ripetizione di schemi compositivi o in un vano citazionismo, ma anzi deve essere intesa come «rivisitazione di momenti topici [...] storicamente acquisiti dell'arte non solo occidentale, assunti nel laboratorio dell'artista quali materiali di stratificata valenza semantica e culturale» 6. Attraverso un dominante lessico metafisico-magrittiano, Viviani decontestualizza e reinterpreta gli originari significati dei "materiali" storico-artistici fruibili, ponendoli in un'universale dimensione spazio-temporale.

Prendono in tal modo vita composizioni come I messaggeri dell'eros, la cui fonte d'ispirazione è indiscutibilmente il finto oculo della Camera Picta del Mantegna, oppure la tela Sulle orme dei giganti, che riecheggia l'animo dell'opera cinquecentesca di Giulio Romano a Palazzo Te: ma rispetto ai loro illustri "avi", entrambi affrescati a Mantova, le scene di Viviani non danno indicazioni di tempo o di luogo, essendo ambientate in uno spazio totalmente bianco. Simili incertezze le suggeriscono anche La creazione del desiderio e La creazione del giorno, nelle quali una lastra di pietra, scavata con scene di opere celebri (La creazione di Adamo di Michelangelo in una, Le tre grazie di Raffaello nell'altra), è inserita in un contesto neutro, privo di punti di riferimento, come sospesa nell'aria e nel tempo.

Il rapporto con l'arte rinascimentale è quindi molto profondo, e lo si intuisce in particolar modo nelle tele che richiamano alla mente le opere di Piero della Francesca: non è solo la ripresa di singoli elementi iconografici propri di quest'ultimo (l'uovo di struzzo della Pala di Brera è piú volte citato da Viviani: si vedano Il labirinto di Piero, La continuità dei sensi, dove l'omaggio all'artista toscano si fa piú forte con la rappresentazione della conchiglia, A Vanni Viviani ... Piero della Francesca, e Simboli fecondi) che permette al mantovano di confrontarsi con il Maestro, ma anche l'impiego di un ferreo impianto geometrico e prospettivo memore dei dettami dell'Alberti e dello stesso Piero della Francesca, poiché in numerose composizioni Viviani si serve di quella prospettiva centrale tanto cara ai primi artisti rinascimentali (Riflessi sugli opposti è l'esempio piú lampante).

Nel confronto con la tradizione, non poteva mancare uno dei geni indiscussi dell'arte come Leonardo: il riferimento di Viviani a questo grande personaggio si esplica in un ciclo di opere ispirate all'Ultima cena, la cui scena madre è rivisitata e rielaborata piú volte, raggruppate nella mostra Il convito di pietra. Desideroso da tempo di «tradurre per immagini il complesso tema dei rapporti umani alla radice della loro essenza» 7, Viviani sceglie il tema del cenacolo come supporto atto ad esplicare «il malessere degli ideali che travolti dal dubbio e dall'ipocrisia generano violenza» 8, forse forzandone leggermente il senso in un'accezione contemporanea. Ad ogni modo, il risultato è una serie di dieci opere, in cui l'artista tenta di elevare a messaggio universale la necessità di un dialogo, di un'intesa tra gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. E non a caso Viviani ha scelto il momento immortalato da Leonardo: il momento in cui Cristo dice agli apostoli «Qualcuno di voi mi tradirà», il momento del sorgere del sospetto, della diffidenza, il momento della rottura del patto, della nascita dell'incomunicabilità (concetto questo già contenuto nell'antitetico titolo della mostra). Tramite le peculiarità stilistico-compositive a sé tanto care, «Viviani stesso tenta il dialogo coi protagonisti di questo dramma» 9; ma, come traspare dal dipinto Ed è nuovamente alba, in cui i protagonisti-Mela, ricalcando quasi i personaggi della magrittiana Golconda, fluttuano nell'aria lontani tra loro, pare non vi sia «nessuna occasione perché il dialogo avvenga e l'intesa umana tra gli uomini si compia» 10.

D'altra parte, nonostante queste autorevoli fonti d'ispirazione, non è solo il Rinascimento ad attirare l'attenzione di Viviani: come accennato all'inizio di questo capitolo, l'artista mantovano guarda a tutta la storia dell'arte, e da questa trae spunto per le sue composizioni. Il rimando alla megalitica arte di Stonehenge è piú che palese nel dipinto Il mattino del desiderio, cosí come le nature morte di Caravaggio riecheggiano in Cosa resta della civiltà e Caravaggesca memoria, mentre Disarchitetture in prospettiva d'evasione e Scale folli mostrano l'influenza delle stranianti composizioni di Escher.




NOTE

Si ringrazia il sig. Vincenzo Bruno per le foto.

1 Cfr. J. P. Jouvet, Vanni Viviani [cat. mostra tenutasi alla Galleria Tonino Bis, Campione d'Italia, nel marzo del 1989], 1989, pp. 7-8.

2 L. Lambertini, Il Pomario di Vanni Viviani, 1980, p. 7.

3 S. Gohr, Il fascino della provocazione. L'arte di René Magritte, in: René Magritte. L'impero delle luci [cat. mostra tenutasi a Villa Olmo, Como, 25 marzo - 16 luglio 2006], 2006, p. 57.

4 L. Lambertini, op. cit., 1980, p. 13.

5 Un omaggio agli spazi e alle piazze di De Chirico è certamente il dipinto In memoria metafisica.

6 N. Miceli, Citazione come metalinguaggio, in: E. Banali [a cura di], Vanni Viviani: citazioni. Da Leonardo a Magritte [cat. mostra tenutasi al Casello Ovest di Porta Venezia, Milano, 24 novembre - 27 dicembre 2005], 2005, p. 14.

7 V. Viviani in: Il convito di pietra [cat. mostra tenutasi allo Studio Arti Visive, Potenza, 25 maggio - 15 giugno 1984], 1984, p. 4.

8 Ibidem.

9 M. De Micheli, Invito al labirinto, in Il convito di pietra [cat. mostra tenutasi allo Studio Arti Visive, Potenza, 25 maggio - 15 giugno 1984], 1984, p. 12.

10 Ibidem, p. 14.






BIBLIOGRAFIA

E. Banali [a cura di], Vanni Viviani: citazioni. Da Leonardo a Magritte [cat. mostra tenutasi al Casello Ovest di Porta Venezia, Milano, 24 novembre - 27 dicembre 2005], Mantova, 2005.

M. De Micheli, Invito al labirinto, in Il convito di pietra [cat. mostra tenutasi allo Studio Arti Visive, Potenza, 25 maggio - 15 giugno 1984], Potenza, Roma, 1984, pp. 6-14.

S. Gohr, Il fascino della provocazione. L'arte di René Magritte, in: René Magritte. L'impero delle luci [cat. mostra tenutasi a Villa Olmo, Como, 25 marzo - 16 luglio 2006], Gent, 2006, pp. 57-74.

J. P. Jouvet in: Vanni Viviani [cat. mostra tenutasi alla Galleria Tonino Bis, Campione d'Italia, nel marzo del 1989], Lugano, 1989, pp. 5-8.

L. Lambertini, Il Pomario di Vanni Viviani, Roma, Milano, 1980.

B. Laskowski, Piero della Francesca, Milano, 2000.

G. Lo Re, M. Rita, Vanni Viviani. Le vette dell'anima [cat. mostra tenutasi alla Galleria Idearte, Potenza, 8-29 ottobre 2006], Rocco Castrignano, 2006.

N. Miceli, Citazione come metalinguaggio, in: E. Banali [a cura di], Vanni Viviani: citazioni. Da Leonardo a Magritte [cat. mostra tenutasi al Casello Ovest di Porta Venezia, Milano, 24 novembre - 27 dicembre 2005], Mantova, 2005, pp. 7-8.

Arquitecturas de Leonardo a Niemeyer [cat. mostra tenutasi al Museo d'Arte di San Paolo, 4-21 dicembre 1986], San Paolo, 1986.

Quaranta: 1967 - 2007 [cat. mostra tenutasi alla Galleria Civica, Campione d'Italia, 1 - 25 marzo 2007], Lugano, 2007.

Vanni Viviani. La sfericità del desiderio [cat. mostra tenutasi alla Galleria Civica Ezio Mariani, Seregno, 15 - 30 maggio 2004], Seregno, 2004.




L'ebbrezza dei sensi

Fig. 1
VANNI VIVIANI, L'ebbrezza dei sensi, 1998
tecnica mista su tela,
cm. 20 x 20

La continuità dei sensi

Fig. 2
VANNI VIVIANI, La continuità dei sensi, 1992
tecnica mista su tela,
cm. 110 x 150

A Vanni Viviani ... René Magritte

Fig. 3
VANNI VIVIANI, A Vanni Viviani ... René Magritte, 1975
tecnica mista su tela,
cm. 150 x 150

I Miti sostituiti

Fig. 4
VANNI VIVIANI, I Miti sostituiti, 1986
tecnica mista su tela,
cm. 80 x 80

L'ultima cena

Fig. 5
VANNI VIVIANI, L'ultima cena, 1996
tecnica mista su tela,
cm. 150 x 200

Foto cortesia di Vincenzo Bruno.
 

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