bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Il Lupercale ...(ri)trovato ? Ovvero: storie di grotte e luoghi naturali o artificiali che fecero grande Roma  
Sonia Modica
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 27 Novembre 2007, n. 470
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00470.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area Archeologia

Identificato il "Lupercale" in un ambiente sotterraneo, tornato in luce grazie alle moderne sonde elettroniche, i mezzi di comunicazione di massa ne hanno dato notizia con grandi echi, accostandolo in particolar modo al luogo famoso in cui i gemelli delle origini di Roma furono accolti e accuditi da un pastore, il Faustolo del mito.

Qualcuno avrà fatto spallucce alla notizia - «tanto ormai questi archeologi ne trovano tante ...» - eppoi ormai nulla fa più meraviglia, tanto più una notizia su un passato così lontano che interessa davvero pochi. Qualcun'altro, più avveduto, avrà provato ad immaginare cosa fosse un lupercale: «C'entrano i lupi ?»; «Era un posto occulto dove, in fondo si doveva svolgere qualcosa di non così lecito se in un ambiente così nascosto e separato e forse, tutto sommato, di importanza non certo così centrale, se nel tempo se ne sono perse le tracce ?». L'altra domanda, poi, più vicina al sentire comune, può aver riguardato il luogo: «Ma come è fatto un lupercale ?» E: «Cosa si trovava nell'ambiente ritrovato da far pensare proprio a quel luogo del mito ?».

Così, prima di qualsiasi commento, di ricostruzione scientifica (a favore o contro l'identificazione del luogo) o prospettiva politica (si realizzerà un museo ...) ci si deve porre di fronte alla notizia con le curiosità e le questioni aperte da chi non ragiona né di archeologia né di politica. Bisogna rispondere alle domande dell'uomo comune. Almeno dopo aver assolto all'obiettivo - pur sacrosanto- di suscitare curiosità, interesse e, infine, voglia di capire di più su qualcosa che colpisce più per l'effetto sensazionale prodotto - ormai è così- che per la notizia in sé.

Per amore di verità e consuetudine alla cautela, vale la pena cominciare dalla fine. Ovvero: cosa è tornato alla luce, stando a quanto registrato da giornali, televisione e siti "web" ? Fra tutte, vale la descrizione: «Volta dai suggestivi mosaici policromi in marmo e conchiglie, che spaziano dal bianco all'azzurro al rosso, con al centro una grande aquila bianca, e un pavimento in cocciopesto»; la struttura, in base all'esame delle sonde, sembra abbia le dimensioni di 6 metri di diametro per 7,50 mt. di altezza. Si tratta di una decorazione in pieno conforme ai canoni estetici e alle tecniche del tutto note agli archeologi, con una tradizione ben nota in epoca romana imperiale. L'importanza dell'ambiente è innegabile, nell'ambito di uno dei settori più cruciali della storia di Roma, il Palatino, insieme alla ricca decorazione della volta.

Tuttavia: qual è la prova che si tratti del "Lupercale" ? La conferma che ci si trovi di fronte al luogo in cui approdarono Romolo e Remo, dentro una cesta, per poi essere allattati da una lupa, cioè - nel travestimento del mito - una donna di malaffare, che esercitava il mestiere più antico del mondo e per questo nota con l'appellativo di "lupa" ? Non c'è alcuna prova. È proprio così: non c'è. L'attribuzione si basa su fonti di varie epoche che pure hanno citato la presenza di un luogo in memoria della grotta mitica, primo fra tutti Dionigi di Alicarnasso (Antichità Romane, I, 79,8), che descrive un ambiente sotterraneo riccamente decorato e simile ad un ninfeo, lo stesso riproposto da fonti rinascimentali, con tentativi successivi, fra cui quello di Lanciani, per provare ad identificare il sito proprio lì, nel settore fra il Circo Massimo e la casa di Augusto dove ha operato la sonda moderna ...

Ancora oggi, a breve distanza dall'annuncio del ritrovamento troviamo due tesi contrapposte: l'una, avallata da Andrea Carandini, noto investigatore della storia delle origini di Roma, il quale prospetta la possibilità che si tratti di un ambiente posto «proprio sotto la terrazza inferiore della Casa di Augusto» e che quindi possa essere un ninfeo fatto costruire dallo stesso imperatore nel luogo del mito, a sottolineare la sua opera di neo-fondatore dell'Urbe; d'altra parte è altrettanto probabile la possibilità - indicata da Adriano La Regina, già Soprintendente di Roma - che si tratti di un ambiente riferibile alle strutture della domus di Nerone e che il Lupercale si trovi, sempre sul Palatino, ma più ad Ovest, presso i templi della Magna Mater e della Vittoria. In sostanza: siamo certi che l'ambiente sia decorato come un ninfeo, non che si tratti del Lupercale o del luogo commemorativo del mito, come ha osservato, da ultimo Fausto Zevi, docente di Archeologia alla Sapienza.

«Ma ... allora ?» - verrebbe da dire - «Visto che si tratta di ipotesi: perché si parla della grotta mitica e non della sua funzione meno nobile e antica, ovvero il ninfeo ?» Per la stessa ragione del sogno di magnificenza di Augusto "novello Romolo" (fondatore della sua casa proprio sul luogo ove la lupa allattò i gemelli) o Nerone novello architetto (della nuova città e costruttore dei nuovi ambienti della sua domus, dopo l'incendio), due fra gli imperatori che furono in condizione di intervenire su un luogo in parte nascosto e, forse, in condizioni naturali simili a quelle di tanti altri del comprensorio palatino, ma che gli interventi urbanistico-architettonici resero sede di ricercato studio architettonico e raffinato gusto decorativo ... Con l'intento, cioè, di ricordare a tutti il ruolo centrale di questi luoghi non solo per la nostra storia, ma anche di gran parte di quella di tutto il mondo occidentale. Come documenta la cupola monumentale scoperta dalle sonde moderne. Per ricordare il passato. A testimonianza della gloria di Roma.




 
 

Risali





BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it