Siamo nella Libreria Liber.Mente, oggi è il 29 novembre 2007, insieme a Fanny Liberopoulou, ho pronunciato bene ? ...
benissimo.
... meno male ! artista di origine greca che ha realizzato una personale in questo spazio espositivo che si sta ormai definendo come una delle realtà più vive dell'arte giovane di Roma, cioè Liber.Mente, in cui vengono presentate anche delle iniziative di natura poetica, quindi uno spazio interdisciplinare. Ecco, allora a maggior ragione ci fa piacere quest'accoglienza internazionale di un'artista che si rivela subito particolarmente dotata e ricca di intuizioni, appunto, poetiche.
La mostra è curata dall'archeologa Maria Rosa Patti.
Allora cerchiamo di capire insieme come è nata questa mostra.
Sono anni che lavoro su queste figure che poi ho tenuto un po' troppo al buio.
Ho cominciato nel 1991 in Grecia quando facevo tutta un'altra vita. In un'isola delle Cicladi ho conosciuto uno scultore che ha visto in me qualcosa che io stessa non avevo visto. Ho cominciato con l'argilla e pensavo di non saper disegnare nemmeno una casetta e invece lo scultore mi ha detto: «voglio vedere quello che fai con l'argilla». E stranamente sono cominciate ad uscire fuori delle figure tipo gli idolia, allora quel mio amico è stato molto sorpreso perché non avevo nessuna cultura artistica, io creavo queste statuette allora lui diceva: «tu non sai nemmeno quello che fai. Pare che tu sia un'incarnazione di un operaio del 2.500 avanti Cristo». Un artista famoso, Lazaros Lameras, che era scultore e anche anche professore del Politecnico, una delle scuole più esclusive in Grecia, ha cominciato a farmi uscire un poco, mi ha molto sorpreso ... allora questa formica, ha cominciato, non so la parola ...
... a lavorare ...
Sì, sì, e poi mi ha detto: «tu devi avere sempre un quaderno quando fai le figure perché vedo sensibilità in te, nel disegno». Allora io dissi: «ma come, io non ho fatto la scuola ... così, cosà», ma lui insisteva in questo percorso della nostra conoscenza che «tu anzi non devi fare la scuola perché il tuo talento è questo». In seguito ho fatto l'Accademia, sono andata a Napoli, ho finito la Scuola di Belle Arti e mi sono diplomata in scultura perché volevo, appunto, una volta realizzate queste figure, magari imparare le tecniche. Dal punto di vista culturale è andata bene, sono contenta di avere fatto questa scuola.
Bene: quindi un felice inizio nell'ambito dell'Arte: un artista che sta a bottega di un altro. In realtà più che apprendere mi sembra che riveli le tue capacità nascoste, forse anche a livello inconscio.
Mi dicevi il giorno dell'inaugurazione che c'è in queste tue opere che esponi nella personale di oggi come una reminiscenza di territori onirici, cioè della fantasia e dell'inconscio e della favola.
Io ho battezzato la mostra I remember, a parte un ricordo d'infanzia, magari queste figure sono anche un ricordo ancestrale perché, da un certo periodo in poi, queste figure hanno cominciato a inondare il mio essere e stanno là: vogliono ballare, vogliono uscire. A volte racconto, ma sempre in un mondo di favola per me. Non voglio dare un messaggio concettuale, intellettuale, quello che mi fa felice è se la gente è felice nel vedere questo mondo che vedo io: ecco il messaggio che vorrei trasmettere alla gente. Spero che si percepisca, poi si vedrà.
C'è nelle tue opere una componente, come dire, quasi primitiva, che ricorda nella storia dell'arte un po' il geometrico della Grecia antica, però anche, in termini moderni, diretta al mondo dell'infanzia. Questo anche tu lo vedi ? Mi spiego: è una cosa che proprio volevi, oppure è nata così per caso ?
Sì, anche io lo vedo. Magari si potrebbe pensare che le figure siano stilizzate, ma sono spontanee, sono le mie figure: io faccio questo e sono felice di fare questo e vedo, l'infantile lo vedo: l'infantile immaginario.
Senti, tu dicevi: «sono felice». Molto bella quest'espressione. Oggi sembra che gli artisti non siano tali se non sono terribilmente infelici. Invece tu vuoi essere felice: com'è questo fatto ?
Ti ho detto che sono felice se la gente è felice quando percepisce il mio messaggio in queste mie figure. Ma è chiaro che io non sono sempre felice: a volte dipingo e, siccome sono molto autocritica, soffro e ho mal di stomaco.
Non creo e dico «oh, quanto sono felice !», non avviene così. Sono sempre stata molto autocritica e poi mi sono anche molto auto-trattenuta prima di portare queste figure alla luce e questo mi ha preso molto tempo. Già sono abbastanza grande: l'ho fatto molti anni fa, ho avuto una bella opportunità a Londra nel 1997.
Quale opportunità ?
Io da 22 fino a 38 anni facevo con successo un altro lavoro. Avevo un negozio in una zona importante di Atene e vendevo bigiotteria. Ho chiuso questo cerchio nel 1998. La "formica", il tarlo dell'arte mi ha contagiato nel 1991. In questi sette anni io ho sofferto molto e poi alla fine ho voluto chiudere il cerchio con tutti i rischi perché avevo un negozio di successo e comunque ho lasciato un mondo che non mi rappresentava più.
Coraggiosa !
Se si può dire così ... ma per questo sono felice !
Mi fa piacere.
Allora vediamo insieme di ripercorrere un attimo le tappe della tua creazione.
Scusa se ti faccio domande un po' banali: tu dipingi di notte o di giorno ?
Di giorno: ultimamente ho avuto un po' di problemi di vista, quindi preferisco quando c'è tanta luce naturale piuttosto che quella artificiale.
Però usi anche i temi della notte, cioè i sogni ?
Sì, magari, sai uno i sogni li usa appena si sveglia, quando li ha appena visti.
Ma non lo so dire: io non direi sogno sogno, io direi favola, favola mia personale.
C'è un dipinto che ho realizzato subito dopo un sogno mio. Ma quello è un dipinto ...
Queste sono più favole, giustamente. Infatti l'atmosfera è un po' favolistica.
Per esempio come si intitola il quadro sulla nostra sinistra con tante scenette ?
Francobolli senza prezzo.
La posta della fantasia ...
Sogno nel senso dell'inconscio sì: certamente l'inconscio che mi bussa alla porta continuamente.
Tu lavori insieme ad altri artisti o completamente da sola ?
No, lavoro da sola.
Nel quadro dei francobolli c'è come una specie, sembrerebbe quasi di racconto. Cioè i francobolli, messi insieme, sembrerebbero formare un racconto.
Se tu dovessi spiegarcela, che storia è: ce la racconti questa storia pezzo per pezzo ?
Io quello vedo, appunto, è come una memoria inconscia, vedo la Grecia.
Per esempio qui dove vedi la Grecia ?
La vedo in questa Chiesa, vedo la Grecia, vedo sul vaso, vedo queste figure a destra che sono come le statuette che io creavo in argilla, vedo la Grecia nella capretta, queste piante che sono un'altra mia fissazione. Spesso dipingo queste piante. Adesso nei prossimi giorni farò una mostra sull'immaginario delle cinque piante - scultura. Sono cinque piante in ferro. Le chiamo "giardino mentale". Che poi sarebbe come l'altalena nel cielo. Non lo so: io gioco. Mi piace giocare e raccontare con i giochi che faccio. E poi ti ho detto: quello che voglio è passare questo gioco alla gente, che poi racconta una favola da sé o cerca di capire una favola da me. Vorrei comunicare felicità.
Ma ai bambini o anche agli adulti ?
Al bambino che sta in ogni adulto, ma anche ai bambini, mi fa ancora più felice.
Ti hanno mai proposto di fare delle illustrazioni per i libri dei bambini ?
No, però me lo dicono spesso.
Infatti tutte queste immagini sono molto delicate e sembrerebbero adatte come illustrazioni per l'infanzia. Ma comunque a me sembrano, come dicevi giustamente tu, immagini dirette anche e soprattutto al bambino che è in ognuno di noi: quindi una dimensione che va oltre il tempo e lo spazio. La grecità intesa come punto di riferimento della storia dell'umanità nella sua fase iniziale di sviluppo, quella più incandescente, in un certo senso.
Perché le mie figure sono abbastanza semplici, abbastanza stilizzate. La bellezza della forma e poi l'armonia delle proporzioni, la stilizzazione: queste fanno parte della cultura greca, che penso, anche senza che io ne sia consapevole, è in me.
Certo, poi riflettevo che Matisse ha cominciato il suo percorso esistenziale con la stilizzazione, con quest'uso del contorno, ritaglio delle figure, un procedimento che anche tu usi. Poi però forse tutti gli artisti delle avanguardie del secolo scorso guardavano, più che alla Grecia, come anche Gauguin, a territori esotici. Questo tuo ritornare alla Grecia, in fin dei conti, anche Picasso guardava all'Africa, potrebbe essere forse una nota di diversificazione rispetto al Novecento. Affronti il nuovo millennio con un tema un po' diverso. Di solito si guarda alla Grecia con uno spirito di classicità e non con la voglia di rinnovare come fai tu.
Non è che lo faccio apposta, ma esce fuori. E poi io sono stata accusata per questo. Accusata fra virgolette, perché magari finisco nel decorativo. Cosa che magari non è necessariamente negativa.
A me sembrano più profonde di un semplice motivo decorativo, queste tue cose. Ci vedo un percorso più complesso, più analitico insomma. Devo dire che mi hanno dato una grande emozione. Poi ti avevo conosciuta in occasione di un'altra mostra e ti avevo sentita parlare della Grecia con tale passione, l'anno in cui tra l'altro anche io ero stato in Grecia, quindi c'eravamo capiti subito, però non immaginavo che facessi quadri così belli. Sono veramente importanti. Un'altra cosa volevo aggiungere, cioè che mi interessa molto nelle tue opere l'uso del colore. Vedo che tu hai questo rosso, un rosso veramente caldo, splendido. In termini italiani pensavo ad un rosso pompeiano, un punto bellissimo, accostato poi a questo turchese dà una sensazione proprio di dolcezza, ma anche di intensità. Ti volevo chiedere se tu sceglievi questi colori in base solo ad un codice tuo spontaneo ...
Sì, spontaneo.
Cioè tu cominci dal colore o dalla linea ?
Faccio delle volte dei disegnini: scarabocchi in bianco e nero e poi comincio dal colore, poi vado a collocare un tema che io ho scelto, ma non sempre, a volte lavoro direttamente sulla tela. Ma il colore per me ... sai se sei autodidatta come sono stata io in pittura, vuoi fare tutto d'istinto, non andare con i principi del colore è molto difficile, perché io lo faccio d'istinto invece di usare le regole.
Oltre a questo scultore greco della tua prima formazione hai poi continuato ad avere rapporti con altri artisti oppure ti senti un'anima molto solitaria ?
Sì, l'ultima cosa che hai detto. E siccome sono cieca nella mia visione, magari non è tanto bello dirlo, ma io non vedo: spesso sono stata, anche quando ho visitato Londra, a mostre importanti, ma penso, e magari è sbagliato, che non mi rimane quasi niente. Certo che mi rimane, però poi non mi ricordo niente. Io quello che faccio lo faccio perché mi viene da qua [indica il cuore: NDR]. Io penso che il bombardamento di tante immagini non mi faccia bene. È sbagliato: tutti mi dicono che è sbagliato, professori e no, ma preferisco essere cieca nella mia propria visione.
Ma tu a Londra hai mai esposto, oppure avevi solo quest'attività commerciale ?
Nel '97 sono andata in una galleria dove per coincidenza lavorava una ragazza greca. Lei parlò con la proprietaria della galleria, che mi rispose con una lettera molto gentile e mi consigliò di andare presso altre due gallerie. Ma poi non se ne è fatto nulla finchè a 38 anni ho chiuso la mia attività commerciale e poi a 40 anni ho deciso per varie ragioni di lasciare la Grecia. La prima ragione era la morte di mio padre. È così che ho lasciato la Grecia e sono venuta in Italia.
Quindi fino a 38 anni stavi un po' a Londra e un po' in Grecia ?
No, stavo in Grecia, però visitavo spesso Londra a causa del mio lavoro. Mio padre era agente di viaggi, così questo mi permetteva di andare due volte all'anno.
In Grecia dove ?
Ad Atene.
Quindi un'Atene internazionale.
Le opere che qui sono esposte che datazione hanno ? Sono state fatte negli anni '90 o sono recenti ?
Le figure sono nate nel '91. Le avevo esposte una volta nel '98 mi è andata bene. Però da quando sono venuta in Italia, dal 2000 fino al 2007 non è successo nulla di importante a parte l'Accademia che ho finito in 4 anni. Se ho perso tempo con questo non lo so ...
Voglio vedere se ho capito bene: tu hai elaborato le figure nel '91 e poi le hai dipinte nel 2007 ?
Sì, ma nel frattempo qualche dipinto l'avrò venduto ...
Io volevo sapere dei quadri esposti in questa mostra.
Sì, sì, le figure di oggi sono come un linguaggio per me: come a,b,c, cioè l'ho fatto nel '91, lo sto facendo ancora, magari lo farò anche tra dieci anni, o potrò anche cambiare stile, adesso non lo so. Faccio diverse cose, ho lavorato anche la pietra: un poco meno, la voglio lavorare di più.
Sì è come un linguaggio per me: per me queste figure sono il mio a,b,c.
Quindi il tuo è un alfabeto: alfa, beta, gamma.
Sì, ho fatto figure, scarabocchi, ho fatto figure come alfa, beta, gamma, delta, epsilon, ma farò altre cose. Già ti ho detto delle cinque piante, il mio giardino mentale. Ma le figure sono il mio chiodo fisso.
Ecco, per il futuro su quale versante pensi di lavorare ? come pensi di sviluppare la tua arte ?
Guarda, quello che trovo più importante è di stare più tranquilla. Adesso che ho portato le mie figure alla luce non voglio tradirle mai più. Perché penso che l'ho fatto per tanti anni.
Molto bello questo messaggio, un messaggio che vale per tutti gli artisti e anche per gli uomini comuni: quello di scoprire e non tradire se stessi. Un messaggio socratico, a questo punto.
Ringraziamo Fanny per questo suo contributo molto interessante e diamo appuntamento a tutti alla prossima mostra.
Grazie a te.
LA MOSTRA
I Remember personale di Fanny Liberopoulou
a cura di Maria Rosa Patti
Liber.menTe
Via del Pellegrino, 94 Roma
tel. e fax +39-066861279
e-mail: liber_mente@yahoo.it
http://www.libermente.it/
Dal 24 novembre al 15 dicembre 2007.
Prorogata fino al 22 dicembre 2007
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