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Giuseppe Gentili: poeta del ferro  
Giorgia Duò
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 17 Giugno 2008, n. 498
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Area Interviste

Giuseppe Gentili, scultore impetuoso ed istintivo, artista maudit ed energico artigiano del ferro, combatte le proprie battaglie attraverso una personalissima rappresentazione artistica ottenuta dall'impiego di un'altrettanto originale tecnica. Le sue sculture, infatti, prendono corpo con la fiamma ossidrica, e si pongono a testimonianza di vicende esistenziali.

La sua opera comunica, anzi grida, uno straordinario impegno civile e sociale, quello di un uomo che contrasta la violenza ed il terrorismo, a favore dell'ambiente, per una vita dove i valori di pace, giustizia e libertà non siano meri concetti astratti, ma sistemi di vita da perseguire. Un grande desiderio di cambiamento è, dunque, alla base della sua arte che vuole scuotere le coscienze per una vita migliore, dove primeggiano principi di unione ed equità.
Dopo il diploma di maestro d'arte, conseguito nel 1963 a Pollenza (Macerata), intraprende con successo la carriera di scultore.

I suoi lavori, soprattutto opere in ferro e bronzo, colpiscono fin da subito il grande pubblico e specialmente la critica che apprezza da un lato la singolare creatività artistica associata ad uno straordinario lirismo e dall'altro l'innovativa capacità tecnica.
La sua produzione, risultante dall'uso sapiente e combinato della fiamma ossidrica, mista alla fusione, e di accorgimenti sperimentali, che l'artista preferisce mantenere segreti, comunica l'energia che ha animato lo scultore durante la realizzazione artistica e trasmette la fatica spesa dall'homo faber.

Apprezzato da collezionisti e colleghi artisti, uno tra tutti Pablo Picasso che volle, per il parco della sua villa di Mongius (Nizza), l'imponente creazione, di due metri, raffigurante Don Chisciotte, Gentili fa spesso parlare di sé; come un novello dio Vulcano, all'interno del suo studio-officina di Camerino "forgia" con impegno e sudore le sue opere di dimensioni enormi indagando i soggetti rappresentati e giungendo a dare loro il dono della parola, non sussurrata o detta, ma gridata, volta ad affermare i suoi principi ed il rispetto per la vita.

L'incontro con quest'artista vulcanico e creativo è avvenuto in occasione dell'inaugurazione della sua ultima personale romana tenutasi nella sede dell'Unicef. In questi giorni si è aperta a Teramo, presso la Banca di Credito Cooperativo della città, l'esposizione monografica, curata dal Prof. Gabriele Simongini, che rimarrà aperta fino al 15 giugno. In quest'occasione è stata anche presentata l'ultima monografia dello scultore. L'impatto seguito a quest'incontro è stato tale da indurmi ad intervistare lo scultore.




Vorrei introdurre la tua persona con qualche accenno alla tua formazione.

Ho frequentato per sei anni l'Istituto d'arte di Macerata. Durante questi anni mi sono occupato prevalentemente di disegno, che ritengo essere alla base della formazione artistica di ogni "maestro". Ho realizzato centinaia di disegni: da quello geometrico a quello prospettico, alle assonometrie, al disegno libero. In pratica mi reputo un disegnatore e poi scultore.


Quali le ragioni che ti hanno fatto scegliere la scultura ?

Il passaggio è avvenuto automaticamente, non c'è una spiegazione particolare, inizialmente ho incominciato a realizzare sbalzi con il cesello, e, dopo essermi applicato molto a questa tecnica, sono passato a lavorare il rame, il che ha significato accostarsi al tutto tondo e, dunque, l'esecuzione delle prime opere importanti. La scelta è avvenuta in maniera istintiva ed istintuale, come una sorta di naturale evoluzione/crescita dell'artista anzi scultore, sarà la storia a definirmi o meno artista, per il momento io sono uno scultore !


Quali sono gli stimoli alla base delle tue creazioni ?

Alla base di tutto c'è l'energia, che io considero fonte di vita, ritengo che l'uomo non possa vivere senza energia, da intendersi non come petrolio e derivati, ma come forza vitale che consenta all'uomo di esistere. Energia, quindi, come vita. Mi rifaccio alla teoria di Charles Robert Darwin il quale sosteneva che dall'accoppiamento delle cellule di micro organismi si siano formati i primi animali unicellulari, poi, esseri più evoluti fino alla nascita dell'uomo.  A dimostrazione di ciò porto l'esempio della pioggia rossa in Kerala (India) per la quale il ricercatore indiano Godfrey Louis, della Mahatma Gandhi University, ha sostenuto che i globuli rossastri, composti da idrogeno, silicio, ossigeno, carbonio e alluminio, che compongono questa pioggia hanno dato origine ad un processo di moltiplicazione pur essendo privi di DNA ! Il mio operare ripete esattamente questo processo, per esempio la mia ultima creazione, il Terrorismo, vuole spiegare i meccanismi fisiologici che spingono alcuni individui ad perseguire determinate scelte; ritengo che alla base vi sia una mancanza di energia intesa come "fame". Quest'opera ripete i passi dell'Uomo di Sarajevo e del Don Chisciotte, personaggi che hanno lottato o lottano per l'energia. Il Don Chisciotte combatteva contro i mulini a vento, che sono una metafora di energia meccanica, e ritengo, ma è un mio pensiero, che Miguel de Cervantes abbia previsto un futuro in cui gli uomini si sarebbero uccisi a vicenda per la conquista di questo tipo di energia. La rappresentazione del Charlie Chaplin conclude il pensiero, è un personaggio che non parla, ma mima il mondo attraverso gesti piuttosto meccanici, come a dire che l'uomo sta diventando un robot guidato da ingranaggi entro cui è costretto, le sue performance sono denunce dell'evoluzione della vita umana.


Hai citato il Don Chisciotte, leggendo di te ho trovato che la consideri un'opera autobiografica, perché ?

È verissimo: io quando creo mi inserisco dentro il personaggio, come gli attori regrediscono al personaggio che interpretano, così l'artista, scultore o disegnatore che sia, deve confrontarsi ed assimilarsi al soggetto rappresentato, fino a viverne i momenti più intensi, perchè la creazione non può prescindere dal vissuto dello stesso. Non si può, cioè, approfondire un soggetto se non si conosce cosa c'è dentro.


In questo senso allora tutte le tue opere sono da ritenersi autobiografiche.

Certamente !


Come vivi l'atto della creazione ?

C'è una fatica fisica non indifferente, uso tutte le energie possibili e immaginabili, sia umane che non, con il camion mi portano un quantitativo consistente di bombole di ossigeno e gas, io sono un consumatore di energia meccanica e allo stesso tempo un produttore di energia vitale attraverso l'uso della stessa. Quando creo preferisco stare da solo, non voglio nessuno intorno anche per la pericolosità delle situazioni, per via degli strumenti che utilizzo e delle temperature che si raggiungono durante il lavoro, è meglio che non vi sia presente nessuno.


E come vive tua moglie questi momenti ?

Vive in maniera parallela alla mia. Quando è presente indossa pantaloni e scarpe da lavoro come me, ma normalmente preferisco creare in solitudine. Lei, Felicia Boccolini, è un critico d'arte e riesce ad assecondare i miei momenti artistici.


Com'è il laboratorio di uno scultore così intensamente coinvolto nell'atto creativo ?

Io la definisco una vera e propria officina; ci sono tubi ed attrezzi che riportano a contesti più che artistici industriali


Quali sono i temi principali delle tue opere ?

Ciò a cui sto lavorando ora è il concetto di "terrorismo", una denuncia nei confronti delle disuguaglianze sociali, ritengo che alcuni siano quasi costretti ad andare contro ogni principio per via della mancanza di "energia", in questo caso da intendersi come mancanza di cibo. Sia chiaro che non li giustifico, ma contestualmente li posso comprendere. Una persona che sta per morire di fame, non avendo niente da perdere è capace di attuare qualsiasi gesto o azione. In questo senso la nostra quotidianità è piena di esempi. La questione è, come ho già detto, quella di procurarsi un po' di quell'energia che consenta di vivere. La mia opera vuole affermare che, in un mondo come il nostro, fortemente diviso in classi, per coloro che si trovano all'ultimo gradino dovrebbero esserci condizioni di vita migliori e non al limite della sopravvivenza.


Perché indaga la quotidianità sociale ?

La mia arte è una denuncia di una società non troppo giusta, voglio diffondere un messaggio affinché situazioni deplorevoli non siano viste solo per la loro brutalità, ma vadano anche comprese e forse attraverso la comprensione si potrà ottenere un miglioramento.


Per te l'impegno sociale è un limite o un stimolo a fare di più

Assolutamente uno stimolo a fare di più ad interagire per denunciare situazioni queste situazioni di ingiustizia e di disuguaglianza.


La tua arte vuole essere una voce nel mondo, ma una voce distinta e non confusa tra altre mille, sei d'accordo ?

Certamente sì.


Ritieni che sia importante diffondere la tua arte? E quindi quale è il tuo ruolo sociale e nel processo di comunicazione ?

Chiaramente il mio messaggio vuole essere un segnale che se raccolto ha una funzione di utilità sociale. In questo momento non è raccolto dal mondo intero, ma la maggior parte delle persone che si avvicinano alle mie opere sentono cosa io voglio comunicare e comprendono.


Esistono modelli o artisti a cui deve qualcosa o a cui ti ispiri ?

Il mio punto di partenza è sempre la cellula-atomo, cioè, neutroni, protoni ed elettroni; nel lavorare la materia, il ferro, noto che le molecole si aprono, e si fondono fisicamente tra loro, attraverso il calore della fiamma ossidrica il ferro si plasma e si modella, si scompone e si ricompone, ed io assisto  con i miei occhi, ma soprattutto a con la mente, alla scomposizione molecolare, che è l'origine di tutta l'energia vitale. Non esistono modelli artistici per me, non frequento musei e non vedo mai trasmissioni d'arte per paura di essere influenzato.


Qual è il valore aggiunto dei tuoi lavori, dammi un motivo per cui dovremmo ascoltare la tua opera più di quella di un altro artista !

Io lascio liberi tutti quanti, io esprimo ciò che sento dopo aver visto, e lascio la libertà di accostarsi o meno alla mia opera. L'importante è che tutti visitino l'arte.


Si parla di tecniche e processi innovativi di tua invenzione, potresti fornirci qualche spiegazione ?

Lavoro secondo la tecnica della cera persa, che conosco benissimo, nonostante, in parte, la faccia realizzare in fonderia. Già nei primi anni '70 sperimentavo questa tecnica molto antica, con la ceramica liquida. Parto dal modello in creta, che io ritengo l'opera d'arte vera e propria perché è il momento in cui esprimo il mio pensiero, attraverso una vera e propria impronta, poi realizzo il modello in silicone per passare a quello in cera, quindi realizzo la cottura del biscotto, togliendo l'interno in cera, infine passo alla fusione, ossia alla gettata del metallo. Utilizzo il ferro, nella forma di tondini da 20 mm, che lavoro con una fiamma ossidrica così potente da consentirmi di modellare la materia secondo quanto io voglio rappresentare.


A cosa è dovuta la scelta di un materiale come il ferro lavorato con uno strumento violento come la fiamma ossidrica ?

Ho scelto il ferro abbinato alla fiamma ossidrica fin da subito, appena diplomato ho deciso di esercitare questo lavoro con questa tecnica, e non ho minimamente pensato di lavorare, per esempio, il bronzo. Il ferro mi dava soddisfazioni immediate. Fermo restando che una volta realizzato il modello in creta i trasferimenti possono essere fatti con il materiale che più piace: ferro, bronzo, platino.


Quanto fa piacere essere apprezzato e ti  fa più piacere essere apprezzato per la bravura tecnico-artistica o per l'impegno sociale ?

Più perché sposo queste cause di impegno sociale, perché dico delle verità. E proprio a causa di questa mia sincerità nella mia vita ho avuto anche diversi problemi, ho sempre incontrato ostacoli non indifferenti, non ho mai pensato di assoggettarmi a fare ciò che mi veniva chiesto, ma ho fatto sempre ciò che sentivo di fare, avrei potuto fare altro favorendo qualcuno, ma non l'ho fatto, mi sono sempre rifiutato, pur avendo dall'altra parte delle offerte economiche piuttosto importanti.


In questo momento lavori per un mecenate ?

Sì ho un mecenate, un imprenditore-geometra Antonio Cargini di Teramo, che ho conosciuto circa 10 anni fa, in occasione del terremoto avvenuto a Camerino, inizialmente, forse per vergogna, tendeva a nascondere la sua passione per l'arte, poi ho scoperto che era un grandissimo appassionato d'arte, ed è nata un'amicizia. Con lui, con il Prof. Fabrizio Scrocchini e l'Onorevole Antonio Tancredi, abbiamo organizzato quest'ultima mostra a Teramo (17-maggio/15-giugno), ne seguirà un'altra, a settembre, per la Associazione Romana Gallerie d'Arte Moderne presso la Fondazione Crocetti di Roma, con opere di Sasso, Mastroianni, Crocietti e, ovviamente, Gentili, con la prospettiva di esporre anche all'Ermitage di San Pietrobrugo.





Giuseppe Gentili mentre lavora nella sua officina-laboratorio alla scultura in gesso Tristezza (2006)

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Giuseppe Gentili mentre lavora nella sua officina-laboratorio alla scultura in gesso Tristezza (2006)

Foto cortesia Giuseppe Gentili

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