Passando in rassegna le esigue
fonti biografiche intorno alla figura di Cesare Fracassini notiamo che il
dipinto raffigurante lo Sbarco di Cristoforo Colombo in America non ha meritato
molta considerazione da parte della critica che piuttosto si è soffermata su
altri soggetti storici. L’opera è stata portata all’attenzione soltanto da
Francesco Sapori nel 1920 e da Pietro D’Achiardi nel 1938.
È oggi possibile aggiungere un
tassello mancante all’elaborazione del quadro che sembra sia stato concepito
attraverso la stesura di più bozzetti, importanti per approfondire l’evoluzione
pittorica che ha portato il Fracassini alla realizzazione della composizione
finale.
Il merito va alla Dottoressa
Giovanna Androni Nascimbene che, avendo ereditato il bozzetto dallo zio della
suocera, mi ha consentito di mettere a confronto questa versione con le altre
ideate dal Fracassini sullo stesso tema, a testimonianza di come l’idea procedeva
attraverso stadi di definizione.
Dopo aver descritto il momento in
cui Belisario libera la città di Orvieto dai Goti per il sipario del teatro
della cittadina umbra e successivamente l’episodio di Beatrice Cenci al
patibolo, che lascia incompiuto, il giovane pittore nel 1866, su commissione
del Signor Aspinwall di Filadelfia, si cala ancora nel filone della pittura
storica inserendosi in un più ampio panorama artistico che lo pone oltre i
confini geografici in cui aveva operato.
Al
momento si conoscono soltanto due bozzetti, ma anche schizzi, appunti e studi (raccolti in un
album donato dal Dott. Enrico Venanzi nel 1991 ai Musei Vaticani e conservato
presso la Collezione di Arte Religiosa e Moderna dei Musei) che costituiscono
il punto di partenza per l’elaborazione del dipinto.
Risulta
evidente che questo bozzetto (fig. 1) sembra essere la versione intermedia tra
quella resa nota nel 1999 e l’opera definitiva. Nello studio già preso in esame
(fig. 2) i tratti fisionomici dei personaggi si rivelano più sfuggenti man mano che lo sguardo arriva fino a poppa
della scialuppa. Dietro il veliero, di minori dimensioni, si intravede appena
nelle poche linee tracciate a matita che accennano a definire le vele.
Dall’esame
comparato occorre dire che l’impostazione è corrispondente, ma allo stesso
tempo, nel bozzetto appartenente alla collezione Androni Nascimbene si nota un
ulteriore evoluzione che lo rende prossimo rispetto all’opera. Qui porta avanti
il discorso avviato precedentemente: tutto si concentra al momento dell’arrivo
nella nuova terra con efficacia e immediatezza della resa.
La
nave ammiraglia, ora definita nei particolari, irrompe imponente sul lato
destro con le vele ammainate. Masse cupe e gruppi di figure si perdono sui
ponti del veliero. Il Fracassini ci restituisce soltanto la prua di una delle
tre imbarcazioni a vela, allestite nel porto di Palos per il lungo viaggio.
Dopo aver sfidato tutti coloro che avevano osteggiato il suo progetto Colombo
compie la traversata dell’Atlantico per giungere nel nuovo continente il 12
ottobre del 1492. Qui viene rappresentato il momento in cui, con i capitani
Pinzó, gli inviati reali e alcuni marinai, sta per sbarcare sull’isola, ancora
inconsapevole che non si sarebbe trattato delle Indie. Era quasi il sorgere del
giorno al momento dell’arrivo e le notazioni atmosferiche descrivono pienamente
l’oscurità delle ultime ore notturne senza offuscare, pur utilizzando una
tavolozza di colore scuro, la vivacità dei colori e il contrasto chiaroscurale.
Lo
spazio si amplia all’orizzonte lasciando intravedere nubi in prospettiva che
avanzano.
Il
centro focale della composizione (fig. 3) è costituito dalla scialuppa a remi
capitanata dall’ammiraglio Cristoforo Colombo (titolo concesso il 17 aprile del
1492 dalla Monarchia spagnola con la convenzione di Santa Fè) che, stante a
prua in atteggiamento nobile, sorregge con fierezza il vessillo con l’effige
degli stemmi reali di Spagna, posti al centro della bandiera: una croce verde
scuro su campo bianco ai cui estremi dei due bracci orizzontali sono visibili
le lettere F e Y, iniziali del Re Ferdinando di Castiglia e della Regina Isabella d’Aragona.
Dietro
il gruppo dei galeotti che, desiderosi di approdare, si mostrano intenti a dare
le ultime remate allo scorgere del lembo
di terra che sporge sulla sinistra caratterizzato da “spiagge lunate ad arco” (S.
Kambo, Cesare Fracassini, in “Conferenze
e Prolusioni”, a. XII, n. 8, aprile 1919). È interessante notare come il
Fracassini riesca a cogliere l’immediatezza degli stati d’animo, la varietà dei
volti pulsanti di vita e soddisfatti per l’impresa compiuta. Sono alcuni dei
120 membri dell’equipaggio: erano andalusi, baschi, galiziani, un portoghese e
quattro italiani.
Lo
scorgere della prima isola (detta Guanahani e ribattezzata in seguito da
Colombo San Salvador) dell’arcipelago delle Bahamas (allora chiamate Lucayas)
coglie i personaggi in atteggiamento di sorpresa: un fremere di sguardi, un
esultare generale sottolineato dal coinvolgimento dell’intero equipaggio, quasi
un palpitare che si propaga nell’animo e nell’espressione di ognuno. La resa
accurata delle vesti, gli scintillii metallici delle armature, le maniche
rigonfie a righe verdi e bianche del personaggio seduto sul lato sinistro
accanto a Cristoforo Colombo, il drappo rosso gettato sul bordo della piccola
imbarcazione, gli elmi lucenti, le mani protese verso la meta raggiunta, le
teste inclinate per condividere l’entusiasmo, tutto concorre a definire la verità dell’evento.
Si
può dire che Fracassini anche in questa tela mostri una capacità di affrancarsi
dall’insegnamento accademico nella ricerca di una resa veristica ravvisabile
anche nelle più fugaci espressioni.
Nuovamente
un episodio del passato si coniuga pienamente con la fedeltà dei costumi e la
ricerca dell’espressione umana in un equilibrio tra emozione e attenzione
descrittiva. Nell’opera compiuta, invece, il pittore apporta delle modifiche
nelle increspature della marina che risultano maggiormente evidenziate e
nell’aggiunta di due galeotti sul primo ponte della nave.
Ripropongo
in questa sede anche il Ritorno di Cristoforo Colombo dopo la prima
spedizione (fig. 4), commissionato al Fracassini nel 1868 da un americano,
il cui nome rimane ignoto.
Un
progetto lasciato allo stato di abbozzo a causa della morte dell’artista
avvenuta in età prematura. Il fremere della massa, dato da figure minuscole e
semplificate nelle forme, è realizzato con pennellate rapide che ci
restituiscono il movimento della folla animata intenta ad accogliere Colombo,
ma nonostante il vigore pittorico e la spontaneità dell’insieme tutto è ancora
da definire.
Un
progetto pieno di vitalità che non andò in porto e che chiude definitivamente
il ciclo pittorico riferibile al navigatore genovese.
BIBLIOGRAFIA
Alunni
Stefania, Opere inedite di Cesare Fracassini (1838-1868) nei Depositi dei
Musei Vaticani, in “Bollettino Monumenti Musei e Gallerie Pontificie”, vol.
XIX, 1999.
F.
Brunetti, Cesare Fracassini, in “L’Italia Artistica”, Agosto, 1968.
D’Achiardi
Pietro, Cesare Fracassini, Conferenza tenuta alla Pontificia Insigne
Accademia dei Virtuosi al Pantheon, in l’Urbe, a. III, n. 12, Roma,
Fratelli Palombi, 1938.
Kambo
Saverio, Cesare Fracassini. Discorso tenuto all’Associazione Artistica
Internazionale di Roma la sera del 13 Dicembre 1919 nel cinquantenario della
morte del grande pittore romano, in “Conferenze e Prolusioni”, a. XII, n.
8, Roma, 16 Aprile, 1919.
Sapori
Francesco, Cesare Fracassini pittore 1838-1868, Torino, E. Celanza, 1920.
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