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Nuove acquisizioni documentarie sulla Sacrestia di S. Pietro in Vincoli  
Rossana Castrovinci
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 26 Ottobre 2013, n. 692
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1.      Premessa

La storia evolutiva dell’intero complesso di S. Pietro in Vincoli, cioè basilica, convento e palazzo dei cardinali titolari, è stata indagata nel passato e ancora continua a esserlo. Nella vastissima bibliografia riguardante la basilica sull’Esquilino che comprende studi archeologici del sito, indagini sull’architettura del complesso, approfondimento sulle opere d’arte figurativa in esso contenute, nonché monografie sul suo più famoso monumento, il Mosè di Michelangelo, senza tralasciare le guide antiche, moderne e contemporanee, soltanto pochissimi autori hanno dedicato alla sacrestia qualche riga, senza però acquisire dati di un qualche valore oggettivo limitandosi, il più delle volte, a frettolose descrizioni.

Il motivo di tale disinteresse non è stato ancora chiarito: un perché è forse da ricercare nel fatto che la sacrestia era considerato ambiente secondario, ovvero zona di passaggio tra la chiesa e il convento; o perché il suo accesso non doveva essere libero a tutti i visitatori, specialmente dopo che vi furono trasferite le catene di san Pietro nel 1662. Qualunque fosse stato il motivo, il poco interesse suscitato negli studiosi del passato è facilmente riscontrabile.

Sita alle spalle del cenotafio di Giulio II e preceduta da un grande ambiente, la cosiddetta antisacrestia – lunghezza lato monumento funebre di Giulio II m 11,80 ca; lunghezza lato sacrestia m 11,50 ca; altezza m 5,9 ca – con il soffitto lunettato su cui sono gli stemmi di Sisto IV e Giuliano della Rovere, la sacrestia è sorta su qualche tipo di preesistenza: forse il campanile di uno dei due edifici di epoca paleocristiana derivato da una torre, come quelle che in epoca altomedioevale sorgevano nelle varie parti della città con funzione difensiva, oppure qualche locale che prima della costruzione del convento vero e proprio fungeva da sala capitolare o da luogo di incontro e preghiera comune dei religiosi a cui era affidata la basilica.

 

2.      Descrizioni della Sacrestia

Una delle prime descrizioni conosciute della sacrestia di S. Pietro in Vincoli si trova nel manoscritto Delle chiese e antichità di Roma di Benedetto Mellini, lavoro risalente all’inizio della seconda metà del XVII secolo e conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana, in cui l’autore si cimenta, come riporta il titolo, nella descrizione dei monumenti dell’antichità romana più famosi e delle chiese più importanti della città. Leggendo però le poche righe sulla sacrestia, nella parte dedicata alla basilica Eudossiana, 1 ci si rende conto che l’autore fornisce scarne informazioni con una descrizione sommaria.

Qualche altra sinottica notizia è riportata dall’abate Filippo Titi nel suo Ammaestramento utile e curioso (1686)2 ma è davvero poca cosa. La situazione, purtroppo, non cambia negli scritti degli autori di epoca successiva: poche le novità e sempre fugaci accenni.

Bisogna giungere al 1884 per avere un primo resoconto generale sulla basilica basato sui documenti conservati nell’archivio dei Canonici: questo significa, quindi, anche qualche notizia in più sulla sacrestia. Il volume in questione3, redatto dal canonico Lorenzo Giampaoli e basato sugli scritti di Michelangelo Monsacrati (1717-1798) comprende, oltre alle due dissertazioni sulle catene di san Pietro, anche le memorie dell’abate stesso nelle quali sono tracciate sia la storia della chiesa sia i ritratti di alcuni personaggi influenti che tanto si prodigarono per la basilica. Importante è da rilevare che in queste memorie – il cui manoscritto originale con alcune aggiunte posteriori dell’abate Luigi Santini, è ancora oggi conservato nell’archivio di S. Pietro in Vincoli – Monsacrati riporta notizie inedite sugli interventi cui il complesso sul colle Esquilino venne sottoposto e sulle maestranze che ivi lavorarono: notizie che egli trasse da documenti (ricevute di pagamento, libri mastri, ecc.) allora conservati nell’archivio della basilica ed oggi purtroppo non più rintracciabili – perché forse riportati su fogli sciolti e quindi distrutti dopo averne riportato su qualche altro tipo di supporto le notazioni – ovvero di difficile localizzazione a causa dell’inglobamento dell’intero archivio, o della maggior parte dei documenti in esso contenuti, da parte dello Stato italiano4.  

La sacrestia è un ambiente di media grandezza, a pianta quadrangolare – m 5,55 x m 6,30; altezza m 4,80 – dal soffitto a lunette, con una piccola cappella sulla parete destra (figg. 1, 2).

Sicuramente il nucleo più recente riguardante questa parte della basilica è da ritenersi legato al nome di Francesco e di Giuliano della Rovere, cardinali titolari di questa sede, il primo dal 1467 al 1471 e il secondo dal 1471 al 1503, in seguito pontefici, il primo col nome di Sisto IV e il secondo con quello di Giulio II.

 

3.      ” Reliquie” delle catene di San Pietro

Per motivi a noi sconosciuti, l’interesse per questo ambiente passa in secondo piano fino a quando i Canonici,5 a partire dai primi anni Venti del XVI secolo e con l’ausilio economico e il supporto intellettuale di un personaggio influente quale fu il cardinale titolare del momento – Alberto di Brandeburgo6 (1490-1545) – decidono la sistemazione definitiva di questo locale, che nei loro intenti doveva essere destinato a “reliquario” delle catene di San Pietro: la data d’inizio dei lavori di decorazione e di sistemazione edilizia, 1523, è riportata in un’iscrizione presente in loco. Sfortunatamente questa iniziativa non sarà portata a termine a causa del Sacco del 1527: il trauma causato dalla devastazione portata dai lanzichenecchi di Carlo V e la conseguente epidemia di peste coincise con un’interruzione dei lavori della piccola sala che, dagli anni Quaranta del Cinquecento, sarà destinata a vera e propria sacrestia, così come riportano i libri mastri conservati presso l’Archivio di Stato di Roma. Il progetto, però, non viene accantonato in quanto, intorno alla seconda metà del XVII, vengono ripresi i lavori.

A questo punto i Canonici affidano la restante decorazione a pittori misconosciuti e ad artigiani per sistemare la stanza e l’annessa cappella; i lavori proseguiranno molto lentamente fino alla seconda metà del XIX secolo, cioè fino a quando le catene di san Pietro dalla sacrestia – ivi collocate nel 1662 – ritorneranno in chiesa per essere sistemate nel nuovo altare maggiore.

Descrizioni della basilica e delle sue pertinenze risalenti al 16287, alla metà del XVII secolo8 e al 16629, ci permettono di conoscere lo stato del complesso monumentale e dei lavori occorsi in alcuni ambienti; un documento datato maggio 166110 potrebbe proprio riferirsi all’anno della realizzazione del bel pavimento della sacrestia, a quadrati di marmo bianco con ornamenti di marmi policromi a figure geometriche (fig. 3).

Ancora nel XVIII secolo si eseguono lavori in basilica e nel convento; viene anche costruita una retrostanza alla sacrestia – nel 1700 – come apprendiamo da notizie documentarie11. Come sopraccennato, nella sacrestia già nel 1662 erano state trasferite le catene di san Pietro – chiuse all’interno di un reliquario argenteo commissionato nel 1650 dall’abate di allora, Alfonso Puccinelli – sistemate in una sorta di “armadio delle reliquie” scavato nel muro della sacrestia e chiuso da un cancello di ferro; prima di essere trasportate in sacrestia, però, le catene erano state conservate nel nuovo altare maggiore, fatto ricostruire dal padre Paolo Maffioli – o Mattioli? – nel 1631, e prima ancora, in un altare posto nella testata sinistra del transetto. Questi trasferimenti delle reliquie petrine sono da collegare allo smantellamento di quest’ultimo altare – quello, appunto, delle Sacre Catene12 voluto da Nicola Cusano (1401-1464), cardinale titolare dal 1449 all’anno della morte, e costruito grazie al lascito testamentario – avvenuto presumibilmente nella seconda metà del XVII secolo, le cui parti superstiti furono collocate tra il 1704 e il 1705/06 nel fondo della navata sinistra, dove si possono ammirare ancora oggi, tra l’altare della Pietà ed il passaggio che conduce al palazzo del cardinale titolare, oggi sede dei Canonici.

 

4.      Decorazione della Sacrestia  

Come riportato dai documenti, tra il 1660 e il 1661, nella sacrestia furono eseguiti vari lavori: la decorazione delle lunette, la sistemazione del pavimento e dell’altare nella cappelletta13.

La successiva costruzione della sopracitata retrostanza occorse proprio al fatto che doveva servire una nuova sacrestia, in sostituzione della nostra divenuta in quel torno di tempo la stanza delle reliquie petrine. Quest’ultime erano collocate in una teca scavata nella parete di fondo14 della stanza a cui tra il luglio e l’agosto del 1704 vennero aggiunti la cornice di diaspro di Sicilia e gli sportelli in metallo.

Sempre nel 1704, le belle portelle15 di bronzo dorato che celavano le catene alla vista dei fedeli – dono del pontefice Sisto IV e del nipote Giuliano – avevano già subito un primo intervento16 per poter essere adattate al reliquario della sacrestia.

Negli anni seguenti si susseguono lavori di manutenzione nella stanza – sostituzione dei vetri della finestra, della serratura della porta ovvero di qualche listella di marmo del pavimento – ma si trattò sempre piccoli interventi.

La decorazione della cappella17, infine, ha avuto una conclusione più lunga nel tempo rispetto al resto dell’ambiente; i documenti consultati riportano le sole notizie riguardanti le pitture, presumibilmente delle pareti – a finti marmi – e della volta – riproducente il cielo stellato –, eseguite da Michele Ottaviani tra il 1861 e il 1862 (figg. 4, 5).

Ottaviani, pittore-decoratore di Fermo, fu attivo a Roma alla basilica dei SS. Bonifacio e Alessio sull’Aventino dal 1852 al 1860; qui lavorò all’ornamentazione della volta della navata mediana, “con rosoni rossi interpolatamente a oro e colori, con linee intermedie a forma di croce greca senza impiego di stucchi o alterazione dell’architettura”18 e della cappella, nel lato sinistro della crociera, di san Girolamo Emiliani, iniziatore della famiglia religiosa dei Padri Somaschi, decorata con ori e stucchi.

Nel 1876 l’Arciconfraternita delle SS. Catene aveva proposto l’idea di creare un nuovo altare maggiore unito a una Confessione e a un baldacchino per riportare in basilica i sacri vincoli; nel 1877, terminati i lavori, le catene lasciano la sacrestia per essere poste definitivamente nella teca di bronzo posta sotto l’altare della Confessione. Alla fine XIX secolo risale l’abbattimento della stanza costruita nel 1700 dietro il nostro locale per problemi di stabilità dell’ambiente citato.

A partire, poi, dagli anni 60 del secolo scorso antisacrestia e sacrestia verranno utilizzate, la prima come negozio di souvenir, la seconda come deposito dei colli. Il restauro del cenotafio di Giulio II e del Mosè (2000-2003) ha reso infine necessario il trasferimento del negozio e la chiusura al pubblico di questa parte della chiesa.








NOTE

1 (...). Giulio II essendo cardinale di questo titolo vi fece il portico et il palatio del Cardinale titolare e l’anno MCCCCLXXXIX Innocentio VIII a preghiere dello dello stesso cardinale trasportando altrove i frati di S. Ambrogio ad Nemus, che tenevano essa chiesa alli canonici regolari del Salvatore, della qual congregatione il medesimo cardinale era protettore, i quali la tengono sino al presente ufficiandola con molto decoro et esattezza. (...).Vicino a questa cappella [quella di S. Margherita] per fianco nell’altra testa della nave per una porticella si passa alla Sagrestia et al convento: et al lato d’essa porticella è alzato il monumento di Giulio II detto comunemente il Moisé di Michelangelo (…). Vicino al Moisè per una porticella come si è detto di sopra si passa alla Sagrestia per un andito, il cui pavimento e lavorato di marmi e mischi. La sagrestia ha la volta a crociera dipinta con grottesche. In faccia all’entrata Sopra il credenzo una pittura finta di S. Pietro in prigione coll’Angelo che vuole liberarlo. Ha il pavimento di varij marmi, e nel mezzo un ovato d’alabastro occhiuto. Piglia il lume da oriente da’ una finestra quadra e larga pal: 22. Lunga pal: 26. Uscendo dalla Sagrestia s’ascende per una scala di diciotto Scalini al Chiostro del Convento. (...). Il convento, il portico della chiesa e l’aggiustamento della nave traversa, e il Palazzo contiguo del titolare sono Architettura di Baccio Pontelli. In esso palazzo vi sono molte pitture di Polidoro. (...)”. Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), B. Mellini, Delle chiese e antichità di Roma, manoscritto metà XVII secolo, Vat. Lat. 11905, ff. 127v, 136v, 138r, 139r (ff. 210v, 219v, 221r, 222r).

2 F. Titi, Ammaestramento utile e curioso di pittura, scoltura et architettura nelle chiese di Roma, Palazzi Vaticano, di Monte Cavallo et altri che s’incontrano nel cammino facile..., Roma 1686, pp. 214-216.

3 Memorie delle catene di S. Pietro Apostolo – Dissertazioni del Ch. Abate Michelangelo Monsacrati, a cura di L. Giampaoli, Prato 1884.

4 Il lavoro di ricerca – iniziato da chi scrive nel 2004 – ha reso possibile stabilire, nonostante si siano riscontrate gravi lacune temporali nei documenti visionati, una mappatura cronologica riguardo le vicende costruttive dell’ambiente in questione. Chi scrive ha, inoltre, realizzato uno studio in cui si attribuiscono le pitture che compongono la veste decorativa dell’ambiente in questione a pittori quali Polidoro da Caravaggio e Vincenzo Tamagni con la collaborazione di Maturino da Firenze, definendo coerentemente una prima ricostruzione sulla storia delle decorazioni della sacrestia e della originaria destinazione d’uso di questo locale. Questi primi risultati hanno permesso di individuare, o per lo meno hanno indotto l’autrice a supporlo, periodi diversi e lontani tra loro, in cui vari artisti e artigiani si sono succeduti nell’opera di decorazione. Per questo si rimanda ai seguenti studi: R. Castrovinci, Le decorazioni della sacrestia di s. Pietro in Vincoli, Tesi di laurea specialistica non pubblicata, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Anno accademico 2004-2005; La sacrestia di S. Pietro in Vincoli. Polidoro da Caravaggio e Vincenzo Tamagni, in Storia dell’Arte, 118, 2007, pp. 9-30; La sacrestia in La Basilica di San Pietro in Vincoli, a cura di G. Bartolozzi Casti, Roma 2013, pp. 75-88.

5 Quando nel 1489 Innocenzo VIII decide di allontanare dalla basilica di S. Pietro in Vincoli i frati di S. Ambrogio ad Nemus, è per istituirvi il monastero dei Canonici Regolari del S. Salvatore, in unione a Sant’Agnese fuori le mura, intendendo così consentire una assidua celebrazione degli uffici religiosi e una cura costante del complesso monumentale. In seguito, come dà notizia il Panvinio, a loro venne anche affidata la chiesa di San Lorenzo fuori le Mura. Sull’argomento si veda: G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesistica, Venezia 1840-1879, vol. VII, voce Canonici Regolari Lateranensi, pp. 253-257; D. N. Widloecher, La Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi. Periodo di formazione (1402-1483), Gubbio 1929; A. D. Tani, Gli ordini religiosi a Roma, a cura di A. Lipinsky, Roma 1931, pp. 19-20; A. Bull, voce Canonici Regolari della Congregazione del SS.mo Salvatore detta anche Renana, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, Roma 1975, vol. II, pp. 99-101; D. P. Guglielmi, I Canonici Regolari Lateranensi. La vita comune nel clero, Vercelli 1992.

6 Apprendiamo dal Monsacrati che il cardinale di Brandeburgo – titolare della basilica di S. Pietro in Vincoli dal 1521 al 1545 – promosse interventi sia in chiesa che nella canonica, ma questi non ci dice quali furono questi interventi; non è azzardato ipotizzare che il cardinale avesse dato incombenza ai Canonici di realizzare una “stanza delle catene” in quell’ambiente che oggi chiamiamo sacrestia. Il progetto approntato dal cardinale prevedeva una ricca decorazione pittorica sulle pareti e sul soffitto, in cui dovevano essere incluse storie petrine e riferimenti importanti al travagliato periodo che stava attraversando la Chiesa di Roma a causa della riforma protestante di cui il cardinale era protagonista in prima persona. I Canonici potrebbero, poi, aver suggerito al cardinale il nome di Polidoro Caldara per la realizzazione delle pitture; in fondo il pittore di Caravaggio era una vecchia conoscenza dei Canonici, come apprendiamo da Giorgio Vasari: solo qualche anno prima, infatti, aveva lavorato con il suo socio Maturino alle pitture della facciata del palazzo dei cardinali titolari e della facciata della basilica. Unico ricordo documentato del titolariato del cardinale di Brandeburgo nella basilica era una porta in pavonazzetto, oggi non più esistente, che dal chiostro immetteva in sacrestia: “(...). La magnifica porta di pavonazzetto che dal chiostro metteva alla scala per discendere nella Sagrestia aveva nella fascia fra l’architrave e la cornice la seguente scritta ad indicare che essa fu fatta dal Cardinal di Brandeburgo ALBER. S. PET. AD VIN. CAR. MAGUN.”. Archivio di San Pietro in Vincoli (ASPV), Appunti sopra S. Pietro in Vincoli (ms. ab. L. Santini, sec. XIX), A7650, f. sciolto.

7 Archivio Segreto Vaticano (ASV), Visita Apostolica 1628, ff. 430-435.

8 BAV, op. cit., Vat. Lat. 11905, ff. 125-141 (ff. 208-224).

9 “Relatione allo stato temporale della Chiesa, e Monastero di s. Pietro in Vincola di Roma de Canonici Regolari della Cong.ne del Salvatore fatta da me D. Andre de Cupiis Abate di d.- Monastero conforme l’ordine e formola della Sac. Cong.ne della Visita Apostolica questo dì di giugno 1662. [f. 1r.] La Chiesa e il Monastero di  San Pietro in Vincola son situati nel Rione de Monti e si concessero alla nostra Cong.ne dalla sa:me: di Papa Innocenzo VIII assieme alla Chiesa e Monastero di S.ta Agnese a questi annesso come costa per Bolla spedita sotto li 8 d’agosto 1489. La Chiesa ha Choro, organo, Sagrestia e un Campanile con tre campane vi sono in essa sei Altari, e cinque Sepolture altre una nel Portico avanti la chiesa. Ha quattro Deposito cospicui e quattro men riguardevoli. Il Monastero ha un claustro solo dentro del quale v’è una cisterna et una fontana. Ha un Horto d’Herbaggio con una vignola, e con doi giardini di fiori. Al piano del Claustro vi sono cinque stanze con doi Camerini sotto le quali vi sono stanze corrispondenti che servono per uso di Stalle, rimessa di legna, dispensa di oglio e simile. All’istesso piano vi sono doi Refettori, e doi Cucine l’una delle quali serve alli Padri Residenti di famiglia in San Pietro in Vincoli. L’altro minore, che serve alli padri di San Lorenzo l’estate. Nel piano di sopra vi sono doi Bracci di Dormitorii in uno dei quali vi sono 13 stanze piccole con tre Camerini e nell’altro 12. Servendo l’uno e l’altro per servizio delle due dette famiglie di San Pietro in Vincoli e di S. Lorenzo per Foresteria, Libraria e Archivio pubblico e della Procura generale. Nel med. Piano vi sono doi Appartam.ti l’uno dei quali si fabricò dal bo: me: di Monsignor Puccinelli Arcivescovo di Manfredonia l’altro dall’Abbate D. Tomasso Menzio parim.te bo: me: in questo vi sono sei stanze di mediocre grandezza in quelli tre stanze, e tre camerini”. ASPV, Stato attivo e passivo della Chiesa e Canonica di S. Pietro in Vincoli 1662, M284.

10 ASV, Notae historicae, mss. sec. fine XVIII - inizio XIX sec., A955, f. 82v.    

11 ASPV, Giornale1551-1750, in Chronacae variae 1663-1750, M131. Si veda Appendice XI, XII.

12 I documenti relativi ai lavori di smantellamento dell’altare sono in: ASPV, Storia della chiesa (cc. sciolte), A7635; Notae historicae (mss, sec. XIX), A955, f. 63r. Una prima sistemazione dei frammenti risale, come sopraccennato, al 1704. Quando, poi, tra il 1705 e il 1706, furono intrapresi i lavori per il nuovo soffitto, la sistemazione dei frammenti venne portata a compimento nella zona della basilica dove tuttora si trovano. Questa seconda fase è documentata in alcune note di misura e stima conservate in: Archivio dello Stato di Roma (ASR), Congr. Re l. Masch., Can. Lat. SPV, b. 79, alla voce 1706 Ricevute, conti, stime e misure della fabrica del novo soffitto di S. Pietro in Vincoli (fogli sciolti). I documenti sopra citati sono stati pubblicati da Giuliana Zandri nell’articolo: Sull’altare delle Sacre Catene e sulla tomba di Nicola Cusano, in “Studi Romani”, 2000, 48, nn. 1-2, pp. 118-125. Per le ricevute di pagamento riguardanti la sistemazione della cornice dell’armadio delle reliquie in sacrestia si veda: Appendice XV-XVIII.

13 Le lunette con illustri esponenti della Congregazione dei Canonici Regolari Renani e Santi entro clipei con festoni di alloro e cartigli recanti iscrizioni per l’identificazione del soggetto rappresentato e quelle con coppie di putti che giocano e tengono su simboli papali, come la croce, la tiara e le chiavi, e simboli petrini cioè le catene e la croce rovesciata indicano una mano e uno stile profondamente diversi dal resto della decorazione; sicuramente databili al Seicento inoltrato, le fonti documentarie ci hanno tramandato un nome possibilmente associabile a questo lavoro: un Ottavio Mazzienti pittore, che nel 1661 risulta pagato trenta scudi per un lavoro di pittura nella sacrestia. Si veda Appendice V, VI.

14 I sondaggi effettuati negli anni scorsi dai tecnici dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Roma hanno rilevato che la parte scavata per il reliquario sembra essere sita all’interno di una canna fumaria che passava proprio dietro la parete di fondo della sacrestia.

15 Divise in sei pannelli rettangolari di dimensioni diverse tra loro (tre per parte), ciascun riquadro incorniciato da rami di quercia e ghiande dorate, chiaro riferimento ai simboli presenti negli stemmi della Rovere. Nei due riquadri centrali più grandi sono rappresentate L'arresto e la condanna di san Pietro e La liberazione dal carcere, scene basate sulla narrazione del capitolo XII degli Atti degli Apostoli; nei due superiori lo stemma papale di Sisto IV e quello cardinalizio di Giuliano, tra putti reggenti festoni, e gli emblemi rovereschi, e altri due putti che sorreggono due targhe con l'iscrizione: “SIXTVS QUARTVS/ PONTIFEX. MAX/ IVL. CARD. S. P AD VINCVLA/ S. ROMANAE ECCL. MAIOR/ PENITENTIARIVS MCCCCLXXVII”. La cornice esterna, infine, è scandita da borchie a guisa di ghiande. Oggi le portelle, così come le vediamo, sono state adattate alla chiusura del vano in cui è contenuta la teca con le reliquie, ma mantengono lo stesso meccanismo di apertura a manovella, posto sul fianco destro dell'altare, che dovevano avere in origine. Molti dubbi rimangono ancora oggi sull'autore delle portelle e sulla data di commissione dell'opera; infatti, l'anno 1477 riportato nell'iscrizione ivi posta, probabilmente indica quando furono terminate, se vogliamo dar credito all'ipotesi di Anna Cavallaro che, indicando come possibile autore Cristoforo di Geremia (1438-1476), attribuisce a lui ideazione e disegno, ma il completamento a un allievo, identificato dalla studiosa con il nipote di questo, Lisippo; Cristoforo di Geremia, infatti, morendo nel 1476 non avrebbe potuto portare a compimento l'opera. Quindi, occorre anticipare almeno al 1475-1476 la data di commissione delle portelle, da parte di Sisto IV e del nipote Giuliano, se si vuole mantenere la paternità dell'opera a Cristoforo di Geremia. Di sicuro è da scartare l'attribuzione ad Antonio Pollaiolo, avanzata da Pompeo Ugonio, sulla base del confronto con le altre opere dell'artista, e portata avanti fino all'inizio del XX secolo, con qualche eccezione da collocare a fine Ottocento come il Courajoud e il Molinier. A inizio Novecento Adolfo Venturi propone il nome di Cristoforo Foppa detto il Caradosso, attribuzione che rimane in auge fino al 1966 quando Carl Seymour identifica l'autore delle portelle con Cristoforo di Geremia. La tipologia a cui fanno riferimento gli sportelli di San Pietro in Vincoli sembra essere quella delle porte bronzee del primo Quattrocento; così come il gusto “all'antica” rilevabile nelle parti ornamentali, con armi, busti e statue entro nicchie, richiama la statuaria romana. Certamente il risultato non dovette dispiacere i committenti dell'opera, i quali furono tra i promotori della continuità tra Roma antica e la Roma cristiana, grazie soprattutto a iniziative volte a legittimare la cultura antica nei suoi aspetti più importanti, quali l'apertura della Biblioteca Vaticana (1475), con i suoi preziosi codici antichi, e dei Musei Capitolini (1471). Per una più completa disamina dell’argomento si rimanda a: A. Cavallaro, Le portelle di S. Pietro in Vincoli, in Sisto IV. Le Arti a Roma nel Primo Rinascimento. Atti del Convegno Internazionale di Studi, a cura di F. Benzi, Roma 2000, pp. 399-410.

16 ASPV, Conti diversi 1693-1742, M729, f. 7; ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, b. 77, f. sciolto, riportato in Appendice XIX. Così scrive il Monsacrati a questo proposito, riferendosi con molta probabilità a quest'ultimo documento, nelle Memorie, p. 37: “(...) nel 1704 (...) le porte di bronzo del Reliquario vennero divise in mezzo da M. Andrea Santelli, e furono dorati a oro macinato gli ornamenti e basso rilievi, armi e cornici delle medesime, spendendosi la somma di scudi cinquanta, come trovo notato nella Vacchetta di detto anno, fogl. 88. Più tardi Cesare Pattume Ottonaro aprì in quattro parti le stesse porte, le limò e con somma perizia dell’arte le chiarì”. La Professoressa Cavallaro nella citata relazione del convegno, a p. 408 n. 2, pubblica la seguente nota di pagamento, rinvenuta in: ASPV, Chronacae variae 1663-1750, M131: “Scudi 42 si paga in far dorare in oro macinato gli sportelli di metallo delle catene. Scudi 42 è pagati a Carlo Antonio Lupi spadaro. Scudi 64 gli dua sportelli di bronzo aperti in quattro parti, limati, ingrassati, puliti con acqua fredda e poi dorati a oro di spadaro, pezzi di rame 36 a coda di rondine, fogliame di ottone e ghiande nuove rifatte pagati a Cesare Pattume ottonaro scudi 16”.

17 Aperta nella parete destra della nostra sacrestia, ha un altare – finto cosmatesco – sorretto da due colonnine tortili con inserti di mosaico provenienti, forse, da qualche altare smembrato della chiesa; sul dossale abbiamo un altro pannello tripartito con cornice in mosaico, in cui è inserita una bella lastra marmorea raffigurante una Vergine con il Bambino: formella e dossale sono inclusi in una sorta di edicola formata da due paraste che sostengono un architrave in cui sono inserite due fascette di mosaico. Per la formella marmorea si rimanda a: Castrovinci, La sacrestia, Roma 2013, pp. 86-88.

18 P. L. Zambarelli, SS. Bonifacio e Alessio all’Aventino, “Le chiese di Roma illustrate”, Roma 1924, p. 16.    






APPENDICE

 

         I

         ASPV, Memorie 1549-1714, M 1012, f. 27 (prima metà XVI secolo)

 “Ho inteso che fu fatta una bella Croce et candelieri XII, Turribulo et navicella per la sacristia con li detti argenti, et doppo il Sacco de Roma fuer guasti, et fu fatto l’organo et la porta de sacristia”.

 

         II

         BAV, P. Ugonio, Barb. Lat. 2160, f. 122r. (seconda metà XVI secolo)

“(...). Il cardinale Cesarino vi fece un bell’organo e molti altre cose ristoresi [?] dentro il convento. (...)”.

 

         III

         ASPV, Notae historicae, mss. fine sec. XVIII-inizio XIX, A955, f. 86v. (1656, febbraio)

“(...) V[acchetta]a fol. [... al foglio] 98 al mese di Feb.o 1656 / Al Sig. Gio. Sirgiani Pittore per aver dipinto il volto della Cappelletta in Sagrestia. S[cudi]. 3,00 (...)”.

 

         IV

         ASPV, ibidem, f. 82v. (1660)

“... Del 1660 furono fatti varii lavori in Sagrestia, anzi credo fosse fatta (...?) in sagrestia fu fatto il lavamano. Vacch[ett]a 1660. fol. [... al foglio n.] 65...”.

 

         V

         ASPV, ibidem (1661, febbraio)

“... Per colori a olio p[er]. ritoccare S[an]. Pietro in Sagrestia S[cudi]. 0,20. [... vacchetta del] Febraro 1661 [,] fol. [... al foglio n.] 88 a t[erg]o./ Per due colonnette tornite p[er] il quadro della Madonna che sta in Sagrestia S[cudi]. 0,30./ Per doratura di dette colonnette, e cornice di d[ett]a Madonna S[cudi]. 2,20./ Per l’imprimitura e portatura e riportatura del Salvatore per non star bene di nuovo rimessa altra tela S[cudi]. 0,95./ Per la testa [... ?] del Salvatore e portatura S[cudi]. 4,65./ Per dati ad Ottavio Mazzienti ad uno conto di Pittura fatta in Sagrestia S[cudi]. 6,00...”.

 

         VI

         ASPV, ibidem, ff. 82v., 83r. (1661, marzo)

“... Vacc[hett]a del 1660[,] fol. [... al foglio n.] 88 a t[erg]o./ Marzo 1661./ ... Per dati a Ottavio Mazzienti p[er] intiero pagamento p[er]. il lavoro di pitture fatte in Sagrestia[,] come per ricevuta[,]. S[cudi]. 30,00./ ... “... Per colori a olio p[er]. ritoccare S[an]. Pietro in Sagrestia[,] S[cudi]. 0,20./ ... Per due colonnette tornite p[er] il quadro della Madonna che sta in Sagrestia[,] S[cudi]. 0,30./ Per doratura di dette colonnette, e cornice di d[ett]a Madonna[,] S[cudi]. 2,20./... Per l’imprimitura e portatura e riportatura del Salvatore per non star bene di nuovo rimessa altra tela[,] S[cudi]. 0,95./... Per la P... [... pulitura?] del Salvatore, e portatura[,] S[cudi]. 4,65./... / Per dati ad Ottavio Mazzienti ad uno conto di Pittura fatta in Sagrestia[,] S[cudi]. 6,00...”.

 

         VII

         ASPV, ibidem, f. 82v. (1661, maggio)

“...[... a proposito della Sagrestia] ... Del 1661 in Maggio fu lastricata la Sagrestia di marmo[;] Vacc[hett]a [... del] 1661[,] fol. [... al foglio n.] 115...”.

 

         VIII

         ASPV, Giornale 1551-1750, in Chronacae variae 1663-1750, M131 (1661, maggio)

 “1661 Maggio. Spesi in lastre per lastricar la sagrestia di marmo”.

 

         IX

         ASPV, Notae historicae, A956 (1661, maggio)

 “... [... a proposito della Sagrestia, scrittura di mano dell’Abate Luigi Santini] ... Nel 1661 fu fatto in sagrestia il pavimento di marmo...”.

 

         X

         ASPV, Notae historicae (mss. fine sec. XVIII-inizio XIX), A955, f. 84v. (1692, agosto)

 “1692 Agosto. Per una cornice di legno, con oro, e tinta di nero per il quadro di palmi sette e cinque di S. P.to in Vincoli che sta in Sagrestia S[cudi]. 2 V[acchetta]a fol. [... al foglio] 108 a t[erg]o”.

 

         XI

         ASPV, ibidem, f. 84r. (1700, giugno)

“In giugno del 700 fu fatta una stanza nuova per servizio della Sagrestia, costò scudi 256 e 73 . Vacc[hett]a 1700 fol. 312 ”.

 

         XII

         ASPV, Giornale 1551-1750, in Chronacae variae 1663-1750, M131 (1700, giugno)

 “In giugno 1700 fu fatta la stanza nuova della Sagr.a”.

 

         XIII

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, b. 77, f. sciolto (1703, 11 luglio)

 “Lista di spesa e giornate fatte da m.o Ant. Cavalli muratore con ordine del Re.mo Padre Abbate Cremona (...).

(...). Segue per avere acomodato alcune crepature e fattoci uno squarcio dal piano della sagrestia fino alle camere del Re.mo Padre Abbate Cremona longo p.mi 3 e grosso p.mi 3 tavoloza ricato e incolato e stucato e murato altre creparie et altri lavori fatti

         m.o Pietro Antonio Cavalli --- S --- 2-80

         Bertolino --- S --- 1-75

         Pietro --- S --- 1-75

         Segue

         Per tre canalette di calce --- S --- 1-50 

         Per tre carette di puzolana con li somarelli --- S --- 0-60 

         Per sei decine di gesso comprato --- S --- 0-36

          Per due canalette di calce e per li imbiancatore --- S --- 1-00

          (...)

         Io ho ricevuto dal Padre procuratore scudi 22 moneta e baiocchi (?) per saldo di la su detta lista questo dì 23 luglio 1703

         m.o Pietro Antonio Cavalli”.

 

         XIV

         ASPV, Conti diversi 1693-1742, M729, f. 35 (1703, settembre)

“Confesso io sottoscritto [Angelo Razzi, indoratore] di havere ricevuto dal Pa. Don Carlo Melella Procuratore di S. Pietro in Vincoli scudi tredici mo. sono a ben conto de sopra delli lavori fatti a servitio della Sacrestia in Monastero di S. Pietro in Vincoli et in fede 15 settembre 1703. (...) ho ricevuto io sottoscritto scudi nove et baiocchi settanta sono saldo di detto conto per li lavori come sopra et in fede”.

 

         XV

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, b. 77, f. sciolto (1704, luglio, 27)

“A dì 27 luglio 1704 Lista di spesa e giornata fatta da M.o Pietro Antonio Cavalli muratore per ordine del Rev.mo Padre Abbate Cremona Abbate di S. Pietro in Vincola che il tutto segue sotto. E più per avere messo la soglia e stipiti e architrave di diaspro alla sagrestia e la ferata e li sportelli di metallo e misurato intorno e stucato col gesso. M.o Pietro Antonio Cavalli --- 2-00 E più per tre decine di gesso comprato --- 0-18 E più per avere pagato un Giuli [?] a due omini che aiutorno a mettere su larchitrave --- 0-10 E più tra calce e puzzolana --- 0-20”.

 

         XVI

         ASR, ivi, f. sciolto (1704, luglio, 27)

 “Io Sotto Scritto o ricevuto dal Padre don Carlo Melella Procuratore di S. Pietro in Vincola scudi uno e baiocchi cinque mon.ta. Sono per pulitura delli Capitelli con loro et le letre che sono nel fregio nella Sagrestia di S. Pietro in Vincola et in fede questo dì 27 luglio 1704.

         Orazio Maiani [?]”.

          

         XVII

         ASR, ivi, f. sciolto (1704, agosto, 24)

“Ricevuta del muratore 24 agosto 1704. A dì 17 agosto 1704. Lista di spesa e giornate fatte da me da M.o Pietro Antonio Cavalli muratore per ordine del Rev.mo Padre Abbate Cremona Abbate di S. Pietro in Vincola che il tutto per E più per avere rilevato la finestra della sagrestia di diaspero (...) e avere rimesso la detta finestra di diaspero in sagrestia e remurato con calce e gesso (...). Io ho ricevuto dal Padre Procuratore di S. Pietro in vincola scudi dui e baiocchi sessantaquattro moneta per saldo di detta lista, questo dì 24 agosto 1704”.

 

         XVIII

         ASPV, Conti diversi 1693-1742, M729, f. 454 (1704, agosto, 30)

“A dì 30 agosto 1704 Misura e stima delli lavori di scarpello fatti a tutte spese e fatti da M.ro Francesco Armellini nella Sagrestia di S. Pietro in Vincoli. In occasione e stato ornato il vano dove si conservano le Reliquie e gli sono stati posti li sportelli di metallo il tutto con Ordi[ni] del Rev. P. Abb. Cremona veduti e misurati.

         Lavori à partita per partita e stimati per la loro qualità e fatto a suoi giusti prezzi come appresso si descrive. Per il commesso scorniciato dritto sopra la fodera di pezzo (...) della cornice di diaspro di Sicilia (...) dove si conservano le Reliquie (...) si valuta la sua qualità e fattura — 57,75.

         Per il commesso piano del dritto del giallo antico con fodera sotto di pep.o del fregio sopra la testa tra il collanino e l’altare [?] (...) — 57,75.

         Per il rustico di marmo del collanino tra d.a cornice (...) si valuta — :27. (...). Per haver messo in opera con ferri il fregio di marmo per incastrarvi il commesso di giallo (...). Segue troncato li due stipiti di marmo per levarli d’opera (...) si valuta — :40. Per haver ferrato due spranghe nelli due stipiti nuovi, segue ferrato e impiombato con piombo del monas. li n. 4 (...) di metallo per li sportelli (...), si valuta — :52.

         Per il costo di (...) di piombo aggiunto a quello delli PP. che non basta si valuta — :24”.

 

         XIX

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, b. 77, f. sciolto (1704, ottobre, 19)

“Ricevuta di M.o Andrea Santelli 19 8bre 1704 Io Sottoscritto ho ricevuto scudi sei dal M.to Rev.do P.re D. Carlo Melella Proc.re di S. Pietro in Vincola e sono per haver divisi in mezo i sportelli di metallo posti nella Sacrestia al Reliquiario delle Catene di S. Pietro e per havervi fatto i Bilichi [?] e per havervi assistito a detta opera sei giorni. In fede in questo dì 19 8bre 1704 Andrea Santelli ”.

 

 

         XX

         ASR, ivi, f. sciolto (1704, novembre, 3)

“Io Sotto[scritto] ho ricevuto dal P.re D. Carlo Melella Priore di S. Pietro in Vingola scudi sei m.ta quali sono per ricognizione del lavoro fatto nella Sagrestia di fasciette di Musaico et in fede questo dì 3 9bre 1704 Desiderio de Leljis”.

 

         XXI

         ASPV, Conti diversi 1693-1742, M729, f. 455 (1706, marzo, 19)

“A dì 19 marzo 1706 Conto di lavoro di scarpelo attuta sua roba e spesa e fattura da m. Francesco Armellini Chapo Mastro scarpelino Per servizio Deli Rev. Monici Regolari di San Pietro in vicolo fati li su deti lavori in chiesa come sege.

         Per aver atacato un ornato di alabastro rientale nel palimento della sagrestia dela deta chiesa longo p. 3 largo p. 3/4 con altri pezi di marmo atorno e ripulita il deto ornata... : 65.”

 

         XXII

         ASPV, ibidem, f. 477 (1708, maggio, 26)

“(...) Per aver staccato di nopera al palimento della sagrestia di San pietro in viccola una lastra di marmaro(...) longa=p =3=larga=p=2=con altri pezz idi mischio atorno per mettere in opera la lastra di labastro rientale e attaccata nel detto palimento con il geso del nostro altri pezi di miscio atorno (...)”.

 

         XXIII

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, b. 81, f. sciolto, “Vetraro Aprile” (1713, aprile, 1)

“Lavori fatti ad uso di vetraro [Giacomo Lazzari] a S. Pietro in Vincoli, (...) più due mezzi vetri in Sacrestia (...). Primo Aprile 1713”.

 

         XXIV

         ASPV, Notae historicae (sec. XIX), A956, foglio sciolto (1713, aprile)

 “Cavalier Pellegrini del 1713 in aprile accomodò i Reliquari della nostra Sagrestia fol. 91 Va.”.

 

         XXV

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro inVincoli, b. 81, f. sciolto, “n.o 4 Tommaso Benzi, Argentiere”. (1713, settembre, 20)

“A dì 20 settembre 1713 Io sottoscritto ho ricevuto dal Sign. Don Giulio Cesare Bindoni scudi 10 e 50 [moneta] quali sono per saldo e final pagamento di un Reliquario d’Argento (...) fatto per la C[h]iesa e Sagrestia di S. Pietro in Vincholi in cui sia collocato il Legnio della SS.ma Croce et in fede (...) Tommaso Benzi”.

 

         XXVI

         ASR, ivi, f. sciolto, “Vetraro n.o 80” (1714, luglio, 25)

 “Conto de’ lavori fatti ad uso di Vetraro in S. Pietro in Vincholi. A dì 25 Luglio 1714 (...) più due vetri in chiesa e mezzo in sagrestia (...)”.

 

         XXVII

         ASR, ivi, f. sciolto, “Richiesta di tela, n.o 63” (1714, agosto, 2)

“Io sottoscritto ho ricevuto dal Rev.o P. D. Giulio Cesare Bindoni Pro[curatore] di S. Pietro in Vincola scudi sei e 50 moneta per il prezzo di 15 catenelle [?] per 2 tende per la sagrestia e fattura delle mede[si]me tele per la fortezza [sicurezza?] delle mede[si]me tende.

         In fede. A dì 2 agosto 1714, Io Andrea Botti”.

 

         XXVIII

         ASPV, Conti diversi 1693-1742, M729, f. 62 (1720, marzo, 14)

 “Lavori fatti da me [nome Giacomo Rinaldi, indoratore, cancellato] aiuto di pittore per percepito del Padre Rev.mo il Padre Abbate Moirani di S. Pietro in Vincola come appresso segue per havere fatto un credenzone in Sagrestia grande color di noce e poi venatolo a radica e scorniciato tutto a riquadri e datoli dui mano di colla e una di vernice (...) per costo e fattura 3:50.

         E più per havere fatto nella medesima stanza dui cassoni dove stanno i paleotti e fattoli come il sopradetto credezone (...) 1:80.

         E più per havere tinto in Sagrestia una scaletta di tre scalini color di noce e poi venata e datoli colla e vernice (...) :30.

         E più per havere dato di vernice alla porta della Sagrestia 2:30.

         [In fondo alla pagina]

         “Io in fra scrito o Ricevuto dal Moll.to Reverend.mo P.de Abb.te scudi tredici moneta qualli sono per lavori fati nella Sagrestia di S. P.ro in Vicolla e mi chiamo contento e sodisfato questo dì quattordici di Marzo 1720 Giacomo Rinaldi”.

 

         XXIX

         ASPV, Conti ad uso di Scarpellini 1699-1742 (scribebat R.mo P. Abb. D. Alexander Catani Anno 1748), M730, f. 14 (1734, luglio, 18)

“Lavori fatti ad uso di Scarpellino per servitio delli RR. PP. Di S. Pietro in Vincola fatti con ordine dell’Ill.mo Padre Abb.e, il tutto fatto da Biagio Ferreri Capomastro Scarpellino, come segue. Per il rustico e fattura di un contrappeso di marmo lavorato tondo rotato, e impomiciato longo p.mi 11/4 lavorato ad uso di colonnella che è servito per contrappeso della Porta della Sagrestia – 60 [baiocchi].

            Per haver ritoccato una lastra di serpentino nel Pavimento della Sagrestia, attaccata con il gesso – 10 [baiocchi]”.

 

         XXX

         ASPV, Inventario di Chiesa e Casa di S. Pietro in Vincoli (XVIII-XIX), A733

 “In Sagrestia

         Nella prima camera.

         1.78.20 Numero 4 quadri grandi rappresentanti Santi con Cornici dorate.

         6.79.– Altri tre mezzani, uno de’ quali ritratto dell’E.mo della Porta Titolare, e gli altri due uno Madonna con Bambino, e due figure, e l’altro la presentazione al tempio con cornici dorate.

         –.80.20 N.o 4 quadrucci ovali in pelle di miniatura con cornici dorate.

         1.81.50 Nell’altare di d.a Sagrestia un Bassorilievo di marmo bianco rappresentante la Madonna col Bambino incastrato al muro.

         –.82.10 Ai laterali di d.o altare due quadri in pessimo stato oscuri rappresentanti uno la Madonna, e l’altro un Angelo.

         10.83.– Due sportelli di metallo dorati con bassorilievo rappresentanti la storia di S. Pietro per custodire dentro le Reliquie.

         Nella seconda camera.

         –.89.40 Due quadri grandi con cornici di legno uno rappresentante S. Agostino, e l’altro il B. Stefano Canon. Reg..

         –.85.30 Un quadro sopra la Porta rappresentante S. P. in carcere creduto copia dello stesso Domenichino [con] cornice di legno.

         –.86.10 Altri due quadri con cornici di legno uno rappresentante il Papa Pio VII, e l’altro il Cardinal Galli.

         –.87.40 Altro quadro grande di arazzo rappresentante il Presepio, con cornice dorata, tessuto in oro antichissimo.

         –.88.20 Altri due quadri mezzani rappresentanti una Madonna, e l’altro un Angelo.

         1.89.– Tre altri piccoli quadri in ottangolo con cornici dorate rappresentanti le tre virtù teologali. –.90.10 Un Cristo d’ottone in una custodia di legno dorata.”

 

         XXXI

         ASPV, Conti diversi 1693-1742, M729, f. 442r. (1738, maggio, 20)

 “Conto de lavori fatti ad uso di vetraro da Giacomo Lazzari nella Canonica di S. Pietro in Vincola a dì 20 Maggio 1738. Per aver messo un vetro e mezzo con tre rappezzi e n.o 6 saldature alli vetri della fenestra dell’andito della Sagrestia”.

 

         XXXII

         ASPV, ibidem, f. 443r. (1738, settembre, 12)

 (...) E più per aver fatto due rappezzi alla fenestra della Sagrestia”.

 

         XXXIII

         ASPV, ibidem, f. 443v. (1739, gennaio, 15)

 “Per aver un’altra volta accomodato la fenestra dell’andito della Sagrestia, con un vetro e due mezzi, tre piombi nuovi, e n.o 10 saldature alli piombi staccati in tutto. (...) Segue uno sportello della Sagrestia, due mezzi metri et una squadretta allo sportello”.

 

 

         XXXIV

         ASPV, ibidem, f. 445 (1739, aprile, 16)

 “Conto dei lavori fatti ad uso di vetraro nella Canonica di S. Pietro in Vincola e in altre sue case principiando dalli 16 aprile 1739. In primis alla fenestra dell’andito della Sagrestia, levato li vetri alli sportelli vecchi et impiombati nelli sportelli nuovi di vetri con pezzi in tutto n.o: 54 per piombo, stagno e fattura           — 1,62

         Segue alli sudetti per n.o 16 vetri nuovi messi di mio — 1,20

         Segue alli sudetti n.o 32 legature nove alli ferri —     ,32

         Segue alli sudetti per porto e riporto ––  ,15”.

 

         XXXV

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, 1758-1818 Conti di diversi artisti (artigiani), b. 47, III fascicolo, f. 2v. (1760, gennaio, 2)

“Conto de’ lavori fatti al servizio del Venerabile Monastero di S. Pietro in Vincoli, principiati dal 2 gennaio 1760. (...) Per avere levato una serratura della Porta della Sacrestia (...)”.

 

         XXXVI

         ASR, ibidem, V fascicolo, f. sciolto (1805, dicembre, 22)

“Conto de’ lavori fatti ad uso di Chiavaro al servizio dell’Ill.mi Sig.ri Can.ci di S. P.ro in Vincola, a dì P.mo Ottobre 1805. “(...) Per avere fatto una chiave nova femina [?] della Porta di Sacrestia (...)”.

 

 

         XXXVII

         ASR, ibidem, f. sciolto (1814, agosto, 10)

“Conto de’ lavori fatti ad uso di Chiavaro al servizio dell’Ill.mi Sig.ri Can.ci di S. P.ro in Vincola, a dì 10 agosto 1814. “Per avere aperto a forza la porta della Sagrestia, levato la serratura, accomodata e fattoci la molla nuova e messa in opera”.

 

         XXXVIII

         ASR, ibidem, f. sciolto (1815, febbraio, 20)

 “Conto de’ lavori fatti ad uso di Chiavaro al servizio dell’Ill.mi Sig.ri Can.ci di S. P.ro in Vincola, (...). “Per aver levato la serratura della Porta della Sagrestia, mutatoci li scontri e fatto la mappa nuova ad una chiave e messa in opera (...)”.

 

         XXXIX

         ASPV, Giornale di spese 1847-1870, M1021 (1855, marzo, 27)

 “Allo Scalpellino Debellini per aver ripulito l’altare di marmo e due pilastri della Sagrestia – 1,20”.

 

         XL

         ASPV, ibidem (1855, settembre, 29)

 “A M.ro Brozzi per l’imbiancatura dell’Atrio fra la Chiesa e la Sagrestia e per gli armadi del nuovo guardaroba – 5,82”.

 

         XLI

         ASPV, ibidem (1861, giugno, 28)

“Al fabbroferraio D’Orazi per rinforzi messi all’inferriata della finestra della camera avanti la Sagrestia, guastata dai ladri – 4,00”.

 

         XLII

         ASPV, Libro Maestro delle rendite e spese... di S. Pietro in Vincoli 1857-1861, alla voce «Uscite di chiesa e sagrestia», M1014, p. 254 (1861, agosto, 18)

 “Pagati al Pittore Ottaviani, per le spese di restauri e ornati nella Sagrestia”.

 

 

         XLIII

         ASPV, ibidem, alla voce «Uscita per assegni ed onorarj-Dare», p. 248 (1861, agosto, 18)

 “A detta, pagati al Pittore d’ornati Michele Ottaviani, per mensualità convenuta di luglio 1861 — 7,50”.

 

 

         XLIV

         ASPV, Giornale di spese 1847-1870, M1021 (1861, agosto, 18)

 “Al Pittore Ottaviani per assegno in saldo a tutto luglio — 7,00.

         Al med.o per le spese di pittura delle cappelle di Sagrestia — 1,10.

         Al med.o per le spese di restauro della Cappella del Professorio — 1,81”.

 

         XLV

         ASPV, Libro Maestro delle rendite e spese... di S. Pietro in Vincoli 1857-1861, alla voce «Uscita per assegni ed onorarj-Dare», p. 248 (1861, settembre, 11)

 “A detta, pagati al Pittore Ottaviani, per sua mensualità di agosto 1861 — 7,50”.

 

         XLVI

         ASPV, ibidem, alla voce «Uscita per assegni ed onorarj-Dare», p. 248 (1861, settembre, 21)

 “A detta, pagati al pittore Ottaviani per le mensualità di Settembre e Ottobre 1861 — 14”.

 

         XLVII

         ASPV, ivi (1861, novembre, 9)

 “A detta, per onorario del mese di novembre al pittore Ottaviani — 7,50”.

 

         XLVIII

         ASPV, ivi (1862, marzo, 31)

 “Alla med. per assegno di Marzo e aprile al pittore Ottaviani — 14”.

 

         XLIX

         ASPV, Giornale di spese 1847-1870, M1021 (1863, giugno. 30)

 “Al pittore Michele Ottaviani per regalia e ulteriore compenso di tutti i lavori fatti in canonica e questo con il consenso dei Padri Discreti — 60”.

 

         L

         ASPV, ivi (1866, ottobre, 6)

 “Al falegname Crocetti per fattura di due bussole con mostre alle porte della Sagrestia, con legno della casa — 24”.

 

         LI

         ASPV, ivi (1866, ottobre, 12)

 “Al muratore Cluker per aver messo in opera le due bussole per le porte della Sagrestia e per imbiancatura come da nota — 6,06”.

 

         LII

         ASPV, ivi (1866, novembre, 30)

 “Spese minute di Chiesa e Sagrestia verificatesi nel cadente mese, compresa una cornice dorata e una tenda ai sportelli delle SS. Catene — 7,30”.

 

 

         LIII

         ASR, Congregazioni Religiose Maschili, Canonici Regolari Lateranensi in S. Pietro in Vincoli, b. 4 (1868)

 “Gestione 1868 – Dettaglio estimativo dei lavori da Pittore eseguiti dal capo d’arte Lombardozzi nella Ven.e Chiesa e Convento di S. Pietro in Vincola con ordine del M. R. P. Priore D. Raffaele Chifenti.

            Sacrestia

            Volta a mezza tinta come le altre descritte in pal. 18 7/12 x 18 11/12 = a can. quant. [QUANTITÀ: 3,51 1⁄2 — PEZZO DI UNITÀ IN SCUDI: 0,20 — IMPORTO PARZIALE: 0, 703].

            Parti come le precedenti in pal. 71 x 17 1⁄2 defalco dai vani di porte in pal. (6 1⁄2 x 12 1⁄2 + 6 x 12 3⁄4) onde restano (?) [QUANTITÀ: 10.84 2/3 — PEZZO DI UNITÀ IN SCUDI: 0,20 — IMPORTO PARZIALE: 2.149].

            Sguinci a marmo venato in pal. 28 1/3 x 1 1⁄2 + 5 x 4 + 28 2/3 x 2 1⁄2 + 2 x 4 = a can. quad. [QUANTITÀ: 1.41 1/3 — PEZZO DI UNITÀ IN SCUDI: 0,40 — IMPORTO PARZIALE: 0, 545]. All’esterno della cappella si è dipinto la mostra a marmo venato e cornice a chiaroscuro in pal. 41 11/12 x 1 1/6, la pisside e cornicione in pal. 10 11/12 x 3 1⁄2 = a can. quad. [0.87 — 2.00 — 0.420]. Fatte n.o 62 lettere nere che impr. [0.87 — 2.00 — 0.420].

            Nel fondo data la tinta a noce in pal. 15 1/3 x 3 + 6 x 3 = a can. quad. [0,64 — 0,30 — 0,192]”.





Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli

Fig. 1
Sacrestia, vista dalla porta d'ingresso,
Roma, Basilica di San Pietro in Vincoli

Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli, cappella

Fig. 2
Sacrestia, cappella,
Roma, Basilica di San Pietro in Vincoli

Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli, totale del pavimento

Fig. 3
Sacrestia, totale del pavimento,
Roma, Basilica di San Pietro in Vincoli

Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli, totale del pavimento

Fig. 4
M. OTTAVIANI, Particolare di una parete della cappella
Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli

Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli, particolare della volta di una cappella

Fig. 5
M. OTTAVIANI, Particolare della volta di una cappella
Roma, Sagrestia della Basilica di San Pietro in Vincoli



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