Prezioso documento darte siciliana a cavallo tra Tardogotico e Rinascimento, il complesso ecclesiastico di S. Maria del Gesù a Modica (figg. 1, 6) è una rara testimonianza tardo quattrocentesca che, a fronte dei devastanti terremoti che nei secoli hanno colpito la Sicilia sud-orientale, ancor oggi sopravvive in gran parte nella sua facies originaria. Reminescenze arabo-normanne profondamente ancorate allidentità artistica dellisola sintrecciano alle influenze dellultimo gotico castigliano dando vita a un monumento unico che fonde insieme tradizione e modernità e mostra, al tempo stesso, la vivacità culturale dellarea Iblea a cavallo tra XV e XVI secolo [1].
La committenza della chiesa e del convento, destinato a una comunità di frati francescani Osservanti, fu voluta dalle famiglie Cabrera e Henríquez [2] in occasione del matrimonio, avvenuto nel 1481, tra Anna Cabrera, unica ereditiera della Contea di Modica [3], e Federico II Henríquez, figlio del Grande Ammiraglio di Castiglia[4]. Tale matrimonio segnò le sorti dellintera area Iblea poiché dallunione delle due famiglie nacque ununica dinastia, Henríquez de Cabrera, destinata a governare la Contea di Modica fino al 1702 [5].
Tipologia del complesso.
La fondazione delleremo del Gesù iniziò nel 1478 e si protrasse per circa mezzo secolo [6]. Larea in cui sorse fu denominata Cianu ri Jesù - Piazza del Gesù - in funzione della chiesa e divenne ben presto il cuore pulsante sia religioso sia culturale dellintera comunità [7]. Sebbene il complesso mostri in gran parte la sua autenticità, S. Maria del Gesù è un vero e proprio palinsesto. Di fatto, differenti sono le fasi di realizzazione: dallimpianto tardo quattrocentesco agli ampliamenti del XVII secolo voluti dal conte Alfonso Henríquez; dai rifacimenti barocchi settecenteschi allindomani del terremoto del 1693 alle trasformazioni in sede carceraria di parte del convento avvenute nel XIX secolo; dalla caduta in un progressivo stato di abbandono fino ai recenti e significativi interventi di restauro [8]. La grande varietà compositiva che si riscontra nel complesso modicano conferma come S. Maria del Gesù sia il risultato eterogeneo di un articolato connubio fra tradizione e innovazione, stili e culture differenti, funzionalità ed esigenze religiose ben precise.
Prospetto
Lelevata qualità artistica e scultorea del complesso modicano sintuisce sin dal portale (fig. 1), risalente ai primi anni del cantiere. La pietra calcarea locale, dai dominanti colori chiari, viene plasmata per creare una brulicante decorazione che si snoda lungo le strombature: da alti plinti dipartono sei esili colonne per parte che terminano con capitelli ionici finemente lavorati; questi ultimi sostengono una serie concentrica di archi a omega con rilievi raffiguranti animali marini racchiusi da un archivolto. Allinterno della lunetta un tempo sovrastante un portale ligneo, un cordone francescano [9] circonda una ricca decorazione: al centro, da una testa alata sinnalzano due steli rigogliosi di foglie intrecciati a mo di mandorla che si uniscono in un fregio. Qui, secondo quanto riporta lo studioso Belgiorno nel 1955, fu rappresentata la scena di un frate con il Bambino Gesù, oggi difficilmente rintracciabile [10]. Ai lati della corona vegetale si ammirano due angeli, i resti di due teste alate e al di sotto due stemmi rispettivamente dei francescani e dei Cabrera [11]. Nel 1909 lo storico darte Mauceri rilevò sulla lunetta del portale una firma, ormai illeggibile, recante la scritta «Man Ramundu»: probabilmente opera di un decoratore di rilievo o di un architetto [12].
Tornando alla descrizione del portale, ai margini delle strombature vi sono due lesene, in origine sormontate da due calici andati perduti [13]. Sopra larchivolto, una fascia decorata da motivi vegetali si unisce in un rombo dove due delfini chiudono lo scudo comitale, mentre ai lati si allineano tracce di stemmi intervallate da coppie di angeli[14]. Due monofore dal gusto moresco, diverse tra loro, arricchiscono il prospetto grazie a sapienti trafori arabescati [15]. A chiudere larchitettura della facciata vi è un piccolo rosone centrale sul quale un tempo si leggeva la data 1555, non più rintracciabile [16].
Risalenti alla metà del Cinquecento sono la torre campanaria, collocata alla sinistra del portale, che presenta un singolare esempio di scala a caracol de Mallorca ossia a elica con vuoto centrale su pianta quadrata [17]; mentre, sul lato destro, vi è una cappella gentilizia dispirazione classica ascrivibile alla committenza dei conti.
Lo storico locale Carrafa nel XIX secolo testimoniò lesistenza di un viale monumentale che incorniciava il prospetto estendendosi lungo tutto il pianoro. Abbellito da statue di santi e da iscrizioni inneggianti le virtù dellordine francescano, tale viale fu modificato a fine Ottocento per far posto al quartiere popolare del Gesù; oggi nulla rimane eccetto una statua conservata al Museo Civico di Modica [18].
Chiesa
La chiesa di S. Maria del Gesù (fig. 2) rispecchia la planimetria tipica degli edifici monastici a unica navata, priva di transetto; tramite un doppio endonartece a tre archi si accede alle quattro cappelle laterali servite sul fianco destro della navata, mentre il convento è collocato sul lato sinistro. Secondo gli architetti Nobile e Fidone, un rigido modulo ad quadratum regolò le singole parti della struttura: la chiesa ebbe un rapporto dimensionale doppio rispetto alle cappelle laterali e triplo rispetto alle campate del chiostro, le uniche coperture superstiti [19]. In base a ragionamenti metrici e al ritrovamento in fase di restauro di tre grandi chiavi di volta, gli architetti hanno ipotizzato come la copertura originaria della navata potesse essere risolta con tre grandi crociere quadrate [20]. Unulteriore tesi, avanzata dalla studiosa Bares, consiste nellipotesi di una copertura lignea per il corpo della chiesa e di volte reali limitate alla sola area della tribuna [21]. Annesse al corpo della navata vi sono quattro cappelle gentilizie (fig. 2) comunicanti tra loro grazie a un corridoio che le taglia trasversalmente. Spazi quadrati in origine coperti da volte a crociera con costoloni [22], mostrano ancor oggi la qualità degli intagli e la perfezione esecutiva della costruzione, in particolar modo nei peducci superstiti [23].
Nonostante sia ben riconoscibile lanima tardo quattrocentesca del monumento, dellimpianto originario della chiesa si conosce poco poiché la struttura fu modificata allindomani del drammatico terremoto dell11 gennaio del 1693 [24]. A subire i danni maggiori furono con tutta probabilità le parti strutturali più deboli come le coperture della chiesa e delle cappelle laterali[25]; pertanto, il restauro previde interventi sia strutturali, che stilistici. Si scelse una volta a botte lunettata per la copertura della navata e volte a crociera per le cappelle laterali, le quali furono separate dal corpo centrale e rese fruibili tramite un corridoio [26]; si modificarono il coro e labside; inoltre, fu realizzato un endonartece a sostegno della cantoria, costituito da un doppio ordine di arcate su colonne [27]. A livello stilistico, si provvide al rifacimento del sistema decorativo della navata: con lo scopo di dare unimpronta tardo barocca in conformità con il resto degli edifici Iblei restaurati a inizio Settecento, si utilizzò per le pareti della navata una decorazione a stucco ritmata da tre arcate e da lesene binate corinzie per parte [28].
Giova ricordare che nellendonartece della chiesa, custodito nella nicchia dellaltare sinistro, si trova un affresco dedicato alla Vergine Maria (fig. 4). Tenendo conto dei danni che il complesso ecclesiastico ha subito nel corso dei secoli, lo stato di conservazione discreto dellopera è da ritenersi una vera fortuna. Benché non sia stato realizzato alcuno studio mirato sullaffresco, partendo dallanalisi della struttura compositiva, dalla naturalezza dei volti e dalla resa dei colori, è possibile circoscrivere la datazione alla seconda metà del Cinquecento. La Vergine è accolta allinterno di unedicola insieme a una serie di simboli mariani, mentre ai lati si susseguono le raffigurazioni di santi devoti a figura intera e di tre quarti allinterno di clipei [29]. Frati carmelitani, domenicani, vescovi e santi sacerdoti circondano la Vergine; tuttavia, la loro identificazione risulta alquanto ardua - ma non impossibile - a causa delle carenze dintonaco e degli arbitrari rifacimenti successivi. Ciò nonostante, alla destra della Vergine è possibile identificare S. Lazzaro Mendicante, riconoscibile dalle piaghe e dai cani che gli leccano le ferite; e San Ciro, vescovo di Costantinopoli, individuabile dal nome posto alla base del clipeo. La parte superiore dellopera è fortemente danneggiata; restano brevi tratti daffresco dove è riconoscibile parte di un piede. È possibile ipotizzare che laffresco rappresenti lImmacolata Concezione, iconografia molto diffusa dopo la Controriforma Cattolica: la presenza del piede potrebbe essere riconducibile a due putti reggi corona, mentre i santi devoti posti ai lati della Vergine Maria potrebbero rappresentare gli intercessori. Ad ogni modo, data la scarsità di elementi e la carenza di letteratura al riguardo, tali osservazioni potrebbero costituire valide basi di partenza per unanalisi più specifica dellaffresco.
Convento
Il convento francescano, accessibile dal fianco sinistro della navata, presenta una pianta quadrata e accoglie uno splendido chiostro a doppio ordine con un pozzo centrale (figg. 2, 5). A segnare gli assi principali del chiostro vi sono dei robusti pilastri poligonali, una sorta di pseudo-contrafforti detti matitoni per via delle terminazioni a punta [30]. In questo spazio religioso, realizzato in pietra calcarea e monolite, si riscontra il medesimo tono di ricercatezza della decorazione del portale che fa presupporre una realizzazione coeva [31]. Il primo ordine del chiostro è caratterizzato da nove colonnine per lato, tortili e a spirale (fig. 5), tutte differenti tra loro. I capitelli, anchessi diversi gli uni dagli altri, riecheggiano, insieme alle colonne che sorreggono archi a tutto sesto, gusti arabo-normanni: foglie dacanto, tralci di vite, fiori, teste alate e angeli, che donano al complesso una raffinatezza e uneleganza distributiva senza pari. La copertura del primo ordine del chiostro è risolta con una serie di volte a crociera a base quadrata con costoloni e chiavi in pietra calcarea dove si alternano gli emblemi di Cristo, dei francescani e del nuovo casato Henríquez de Cabrera. La particolarità del sistema costruttivo di queste volte è la scelta di disporre i mattoni di piatto seguendo la tipica tecnica del levante iberico delle bóvedas tabicadas: ciò conferma come le maestranze dimportazione castigliana ebbero una forte influenza allinterno del cantiere modicano [32].
Il secondo ordine del chiostro, che accolse le celle dei frati, presenta una lavorazione differente rispetto al piano inferiore: dieci pilastrini per lato su base ottagonale, posti su una bassa balaustra, sostengono archi a sesto ribassato, senza archivolto. La copertura è lignea e poggia alla muratura tramite mensole di legno che si ritengono appartenenti ai primi anni del XVI secolo [33].
Il monumento nel tempo: crolli, rifacimenti e restauri.
Nel corso dei secoli S. Maria del Gesù ha subito cedimenti, ripristini e importanti interventi che ne hanno in parte alterato la struttura. Limpostazione architettonica e decorativa realizzata allindomani del terremoto del 1693 rimase tale fino al 1866. In seguito allunificazione del Regno dItalia, lintero complesso fu alienato dal nascente governo unitario e scelto come sede carceraria della città [34]. Invadenti e pesanti adattamenti per il nuovo utilizzo modificarono larea conventuale; la chiesa, dal canto suo, cadde in un progressivo stato di abbandono: nel 1915 crollarono gran parte delle coperture e successivamente furono demolite le parti pericolanti [35]. A partire dal 1920, una cerchia di studiosi tentò di porre lattenzione sul monumento: a sottolineare le peculiarità del complesso modicano furono gli storici darte Enrico Mauceri, il grande maestro Adolfo Venturi e Franco Libero Belgiorno [36]; tuttavia nulla si mosse. Solo nellultimo ventennio si è registrato un rinnovato interesse nei confronti di questa preziosa opera architettonica e si è sentita la forte esigenza di porre fine alloblio a cui sembrava destinata, sollecitando un intervento più ligio e filologico dellintero monumento [37].
LAssessorato ai BB. CC. e I. S. della Regione Sicilia ha promosso un intervento di restauro che ha risanato il monumento modicano restituendolo al territorio Ibleo e non solo [38]. Il progetto, presentato dallarchitetto Fidone insieme al co-progettista Bruno Messina, ha previsto una doppia fase di lavori, dal 1990 al 2011 [39]. La prima fase del restauro - dal 1990 al 1996 - ha interessato la chiesa e le cappelle laterali. Si è proceduto al recupero degli spazi per via di porre, ossia con laggiunta delle coperture: per rievocare la spazialità barocca, una volta a botte con centine di legno lamellare ha coperto la navata; strutture a otto falde con profilati dacciaio e lastre di rame ossidato hanno ricordato le geometrie delle volte a crociera delle cappelle laterali; inoltre, è stato effettuato il ripristino delle superfici murarie della navata e delle cappelle [40] (figg. 3, 6). Rimuovendo le macerie sono emersi numerosi elementi decorativi e architettonici risalenti alla prima fase di realizzazione del complesso: tre grandi chiavi di volta riutilizzate nel tempo come acquasantiere [41]; parti di colonnine del chiostro; resti di maioliche, frammenti della pavimentazione settecentesca.
La seconda fase del restauro - dal 2005 al 2011 - ha avuto come oggetto il recupero della facciata, del chiostro e il completamento interno della chiesa [42]. Sul prospetto si è intervenuti con accurate operazioni di pulitura, seguendo un intento conservativo [43]. Il restauro del chiostro è stato più impegnativo: eliminando i tamponamenti effettuati in precedenza per ricavare ambienti di servizio per il carcere, sono stati portati alla luce i raffinati giochi decorativi delle colonne [44]. Infine, si è proceduto al restauro delle pareti e al rifacimento della pavimentazione della navata utilizzando lastre di calcare bituminoso [45]. Il progetto di restauro, candidato alla Medaglia dOro allArchitettura italiana IV edizione 2012, è stato un intervento ben calibrato che da un lato ha rispettato le stratificazioni storiche del palinsesto e dallaltro ha riabilitato, per quanto possibile, lanima tardo quattrocentesca del monumento [46]. In tal modo, il complesso modicano, riconsegnato alla comunità, ha riacquisito la sua legittima libertà culturale in quanto fino al 1990 era inaccessibile al pubblico: il convento e il relativo chiostro erano adibiti ad ambienti di servizio per il carcere, mentre la chiesa veniva utilizzata come magazzino.
La storia della committenza
Oltre a essere un raro esempio di architettura religiosa siciliana del tardo Quattrocento, S. Maria del Gesù testimonia lintimo legame tra Sicilia e Spagna e sottolinea la partecipazione della Contea di Modica al contesto storico del tempo. Il trait dunion tra larea degli Iblei e il levante iberico avvenne nel 1392 quando lo storico e ambizioso condottiero Bernardo IV Cabrera riuscì a ottenere la concessione della Contea di Modica [47], guidando vittoriosamente la riconquista aragonese della Sicilia [48]. La posizione strategica della Contea nel Mediterraneo e la presenza del caricatore di Pozzallo [49], strumento essenziale per valorizzare leconomia e il commercio di questarea, spinsero lastuto Bernardo IV ad assicurarsi una serie di privilegi economici, giuridici e amministrativi che resero il feudo un vero e proprio Regnum in Regno [50].
Nel corso del Quattrocento il patrimonio dei Cabrera fu ridimensionato per via di debiti, pignoramenti e alienazioni; tuttavia, ai tempi della contessa Anna - gli anni 70 e 80 - continuò a essere considerevole, tanto che la lista dei pretendenti pronti a sposarla fu ricca di grandi personalità [51]. La scelta del marito per la giovane Anna divenne così una questione molto delicata, tale da determinare le sorti dellintera area Iblea e della famiglia Cabrera. Tra i vari candidati la scelta cadde su Federico II Henríquez, figlio del Grande Ammiraglio di Castiglia e cugino del re di Aragona Ferdinando II il Cattolico [52]. Il loro matrimonio fu il risultato di lunghe e oculate trattative iniziate nel 1478 e concluse tre anni dopo con il giuramento dei cosiddetti Capitoli nuziali [53]. Da tali accordi si evince come la contessa Anna e la madre Giovanna fecero la parte del leone: tenendo presente che il patrimonio dei Cabrera a quei tempi non era così florido, Anna e la madre ebbero la forza e la presunzione dimporre al re di Aragona e alla famiglia Henríquez delle condizioni matrimoniali del tutto inconsuete che garantirono larga tutela e grandi vantaggi alle contesse modicane [54]. Con tutta probabilità, la paura di perdere unarea economicamente e politicamente rilevante come la Contea di Modica, fu la motivazione principale che spinse la corte aragonese ad accettare in toto le proposte avanzate dalle Cabrera.
Il matrimonio tra lereditiera della Contea e Federico II Henríquez si celebrò nel 1481 nella chiesa di S. Maria del Gesù a Modica, commissionata tre anni prima in vista delle nozze imminenti. La fondazione del complesso ebbe delle finalità politiche ben precise: destinare agli abitanti dellarea extra moenia della città di Modica un centro di aggregazione [55]; ribadire legemonia del nuovo casato Henríquez de Cabrera e rimarcare la linea politica da seguire con la scelta non casuale dellinsediamento di una comunità di francescani noti per latteggiamento apertamente antiebraico, data la recente strage di ebrei avvenuta a Modica nel 1474 [56].
Il complesso modicano rientrò nellambito di una serie di opere che i conti, nel corso degli anni, commissionarono nei loro domini: ad Alcamo, fu costruito dal 1484 il complesso conventuale degli Osservanti che ancoroggi custodisce la cosiddetta Madonna alla Greca nella quale furono effigiati i conti di Modica [57]; a Scicli fu fondata, tra il 1514 e il 1522, la chiesa di S. Maria della Croce con ladiacente convento dei frati minori del Terzo Ordine [58]; e infine, a Caccamo, in seguito a un breve soggiorno, i conti decisero di finanziare lampliamento della chiesa di S. Giorgio e la costruzione di una cappella funeraria [59].
Tali opere testimoniano la volontà dei conti dimprimere una svolta significativa a una terra che, negli anni precedenti, fu ampiamente colpita da crisi economiche e sociali. Tuttavia, qualche anno dopo il loro matrimonio, probabilmente nella primavera del 1486, i conti di Modica furono costretti a lasciare il loro feudo - contravvenendo tra laltro ai vincoli matrimoniali - in quanto Federico dovette esercitare lalto ufficio di Grande Ammiraglio, ereditato dal padre, nella difficile reconquista del regno di Granada [60]. Il trasferimento in Spagna, testimoniato dallumanista Lucio Marineo Siculo [61], non scalfì linteresse dei coniugi verso la Contea di Modica: il feudo fu governato a distanza tramite funzionari, mentre una serie di ordinanze amministrative, giudiziarie e militari furono emanate per guidare al meglio la Contea [62]. Anna e Federico non ebbero figli, ciò nonostante riuscirono a risolvere brillantemente la questione della successione: nominarono come eredi i rispettivi nipoti, Luigi I e Anna II, a patto che si sposassero tra loro [63]. E fu in tal modo, celebrando matrimoni tra i vari discendenti, che la dinastia Henríquez de Cabrera riuscì a preservare i propri domini governando la Contea di Modica per circa tre secoli [64].
Solo ricostruendo la genesi dellintero monumento e dei suoi committenti si comprende a fondo il valore storico, architettonico e culturale di questo preziosa testimonianza Iblea. Il complesso modicano è una pietra miliare per la storia della Contea in quanto conferma limportanza del suo ruolo e dei suoi conti e svela, al tempo stesso, il carattere artistico di una Sicilia ante terremoto ancora poco conosciuta. La curiosità suscitata dalla magia che emana S. Maria del Gesù inebria il visitatore di oggi proiettandolo in unatmosfera lontana, dove suggestioni stilistiche e mescite artistiche mediano il delicato passaggio dal Tardogotico al Rinascimento in una Sicilia intrigante e sempre viva.
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NOTE
[1] Tale zona prende il nome dai Monti Iblei, situati nella parte sud-orientale della Sicilia e compresi tra le province di Ragusa - lantica Contea di Modica -, Siracusa e Catania.
[2] Un approfondimento sulla storia delle famiglie Cabrera e Henríquez è contenuto in Monello 1994; Raniolo 1993; Vindigni 2008.
[3] La Contea di Modica, situata nella parte sud-orientale della Sicilia, fu uno dei più importanti feudi del Mezzogiorno. Nacque nel 1286 e cessò di esistere nel 1816 quando entrò a far parte del Regno delle Due Sicilie e un decreto sancì labolizione del feudalesimo. La Contea, sin dalla sua istituzione, comprese un territorio molto vasto che in gran parte coincide con lattuale provincia di Ragusa. Il dominio appartenne dapprima alla famiglia Chiaramonte, poi agli spagnoli Cabrera e in seguito passò alla dinastia Henríquez de Cabrera, la quale detenne il potere fino al 1702. Per un inquadramento generale sulla Contea di Modica tra il XV e XVI secolo si rinvia a Barone 2009; Raniolo 1993, pp. 93-107.
[4] La carica, istituita nel 1247 in occasione della riconquista dei territori dellAndalusia, riconobbe lammiraglio come Capitano Generale del Mare concedendogli larga autorità marittima e svariati privilegi economici e giuridici. Il titolo fu inizialmente vitalizio, poi divenne un diritto riservato alla famiglia Henríquez anche se nel tempo assunse un valore puramente onorifico. Tuttavia, limportanza di tale ufficio fu testimoniata dallinteresse che ebbe Cristoforo Colombo a ottenerlo come ricompensa del suo impegno per la spedizione del 1492. Cfr. Monello 1994, pp. 30-32, 62, 82-83.
[5] Nel 1702 il re di Spagna Filippo V revocò il titolo al conte traditore Giovanni Tommaso. Cfr. Mauceri 1914, p. 122; Raniolo 1993, pp. 95 e ss.
[6] Bares 2006, p. 15; Fidone 1996, p. 23; Mauceri 1909, p. 467; Nobile 1992, p. 7; Id. 1994, pp. 23-24.
[7] Importanti furono gli studi dei frati minori nel campo della filosofia, teologia, architettura e altre scienze. A testimonianza degli interessi letterari, lo studioso Ciccarelli ha pubblicato linventario del 1599 dei libri custoditi nel convento modicano. Cfr. Ciccarelli 1990, pp. 464 e ss.
[8] Per un approfondimento si rinvia a Fidone 1996, pp. 23-27; Fidone - Messina 2010, pp. 133-141.
[9] Lordine religioso dei francescani fu prediletto dai membri della famiglia Henríquez: il Condestable di Castiglia Pedro Fernández de Velasco, zio del conte Federico, commissionò a Simon de Colonia la Casa del Cordon a Burgos. Ledificio civile, sede di monarchi e riunioni politiche, acquisì tale denominazione per via dellallegoria del cordone francescano fregiato sul portale dingresso. Cfr. Belgiorno 1995, p. 121; Nobile 2009, p. 71.
[10] Cfr. Belgiorno 1955, pp. 121-122.
[12] Belgiorno 1955, pp. 120-122; Mauceri 1909, pp. 467-468; Nobile 2009, pp. 63-65.
[13] Cfr. Belgiorno 1955, p. 122.
[14] Secondo quanto riporta Belgiorno, la decorazione geometrica che accoglie i due delfini troverebbe un collegamento con i tre rombi effigiati nel portale del Palazzo Abatellis a Palermo, opera di Matteo Carnilivari. Lo studioso ricorda, inoltre, che gli stemmi appartennero alle famiglie Cabrera, Henríquez e ai conti precedenti Cfr. Belgiorno 1955, pp. 121-122
[15] Nella monofora sinistra trionfa lAlbero della Vita con una ricca decorazione della chioma; in quella destra a farla da padrone è una ricercata stilizzazione di foglie che, a seconda la loro disposizione - verso lalto o verso il basso -, simboleggiano rispettivamente la vita o la morte.
[16] In base a ciò è stata proposta di lipotesi di posticipare la realizzazione dellintero cantiere di circa settantanni; tuttavia, dallanalisi stilistica e dallo studio dei documenti si ritiene che tale data faccia riferimento a un eventuale restauro o un parziale rifacimento del portale. Cfr. Nobile 2009, p. 63.
[19] Bares 2006, p. 17; Nobile 1992, p. 1; Id. 1994, p. 24; Id. 2009, p. 61.
[20] Cfr. Nobile 1992, pp. 1-2; Id. 1994, p. 24.
[21] Cfr. Bares 2006, p. 17.
[22] Bares 2006, pp.17-18; Nobile 1992, p. 2.
[23] Tra i vari peducci superstiti ne spicca uno che mostra limmagine di tre volti maschili uniti: una rara rappresentazione della Trinitatis Imago.
[24]Questo fu levento sismico più forte mai registrato in Italia nel corso dei vari millenni e provocò circa 60.000 morti tra il catanese e il ragusano.
[25] Cfr. Nobile 1992, p. 2.
[26] Fidone 1996, p. 24; Fidone - Messina 2010, p. 135; Nobile 1992, pp. 2-3, 8.
[27] Il coro da retto fu trasformato in semicircolare, segnato da lesene e contro lesene di ordine bastardo. Labside da poligonale fu ridefinita secondo un andamento retto e illuminata da due finestre circolari laterali ancoroggi visibili dietro le aggiunte posteriori. Cfr. Fidone 1996, p. 24; Nobile 1992, pp. 2-3, 8.
[28] Fidone 1996, p. 24; Nobile 1992, pp. 2-3, 8.
[29] Tra i vari simboli mariani affrescati che attestano le qualità spirituali di Maria si ricordano la Rosa Mystica, la Porta Coeli, il cedro del Libano, la Stella Matutina, lulivo e ancora la Turris Eburnea.
[30] Nobile 1992, p. 4; Id. 1994, p. 25. Sebbene non abbiano una definita utilità strutturale, tali matitoni ricordano quelli del chiostro di S. Maria de Jerusalem a Barcellona realizzato a partire dal 1468 dalla regina Giovanna, zia del conte Federico Henríquez: tale affinità apre uno spiraglio sullintreccio di parentele che si ergeva a sostegno dellordine dei francescani e la conseguente rete di scambi culturali e artistici che si tesseva in tutto il Mediterraneo.
[31] Mauceri 1909, p. 468; Nobile 1992, p. 3.
[32] Tale tema costruttivo, che consiste nella disposizione dei mattoni di piatto, trae origini dal levante iberico tardogotico e ha una duplice funzionalità: brevi tempi di realizzazione grazie alla veloce presa del gesso come legante della malta e modesto peso delle volte in modo da alleggerire il carico sui muri perimetrali. Molti gli esempi spagnoli che compaiono già alla fine del Trecento a Valencia, in Catalogna e a Barcellona. Cfr. Bares 2006, p. 15.
[33] Nobile 1994, pp. 26-27.
[34] Fidone - Messina 2010, p. 135. Il nascente Stato italiano, tramite le cosiddette leggi dincameramento dei beni ecclesiastici, soppresse numerosi Ordini e Congregazioni religiose incamerando nel demanio statale i loro beni.
[35] Fidone 1996, p. 24; Nobile 1992, pp. 6, 8. Per motivi di sicurezza nel 1917 furono demolite le parti pericolanti. Cfr. Fidone - Messina 2010, p. 135.
[36] Belgiorno 1955, pp. 117-126; Mauceri 1909, pp. 467-468; Id. 1914, pp. 120-134; Venturi 1923, pp. 84-89.
[37] Si ricordano le analisi sulle tecniche costruttive della Bares, gli studi sulla comunità francescana di Modica condotte dal direttore della Biblioteca Francescana di Palermo, Diego Ciccarelli. Tuttavia è grazie alle assidue ricerche del professore Nobile che si è apportato un significativo contribuito alla conoscenza del complesso modicano. Cfr. Bares 2006; Ciccarelli 1990; Nobile 1992; Id. 1994; Id. 2009.
[38] LAssessorato ai Beni Culturali e allIdentità Siciliana della Regione Sicilia.
[39] La descrizione dettagliata degli interventi di restauro è contenuta in Fidone 1996, pp. 23-27; Fidone - Messina 2010, pp. 133-141.
[40] Fidone 1996, p. 25; Fidone - Messina 2010, pp. 136-141.
[41] Cfr. Fidone 1996, p. 25.
[42] Fidone 1996, pp. 25-26; Fidone - Messina 2010, pp. 136-141.
[43] Fidone 1996, pp. 25-26; Fidone - Messina 2010, pp. 136-141.
[44] Fidone - Messina 2010, pp. 138-141.
[46] Il restauro del complesso di S. Maria del Gesù è stato uno dei progetti finalisti candidati alla Medaglia dOro allArchitettura italiana IV edizione 2012, prestigiosa manifestazione promossa dalla Triennale di Milano in collaborazione con il MiBac - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - e con il Made Expo - Milano Architettura Design Edilizia -.
[47] «Sicut Ego in Regno et Tu in Comitato Tuo», «Come Io nel mio Regno, Tu nella tua Contea». Questa fu la formula proclamata nel giugno del 1392 dal re Martino II dAragona (1356-1410), con la quale il re concesse la Contea di Modica a Bernardo IV Cabrera.
[48] Monello 1994, pp. 38-39; Raniolo 1993, p. 75; Vindigni 2008, p. 39.
[49] Denominato Torre Cabrera, ledificio fu costruito a inizio Quattrocento da Bernardo IV ed ebbe una duplice funzione: sede amministrativa per la gestione del caricatore e palazzo comitale. Cfr. Vindigni 2008, pp. 49-50.
[50] Bernardo IV Cabrera, oltre a essere nominato Conte di Modica, Maestro Giustiziere e Ammiraglio del Regno, chiese e ottenne la facoltà di esportare 12.000 salme di frumento in esenzione dimposta; la concessione di tutto il perimetro costiero della Contea; larga autonomia amministrativa e giudiziaria grazie allistituzione di una Curia dAppello e la facoltà di riscuotere censi. Cfr. Monello 1994, pp. 39-40; Raniolo 1993, pp. 75-76.
[51] Cfr. Monello 1994, pp. 45-47; Raniolo 1993, p. 91; Vindigni 2008, pp. 81-82.
[52] Una ricostruzione sulla genesi della dinastia degli Henríquez è contenuta in Monello 1994, pp. 29-34.
[53] I Capitoli Nuziali di Anna e Federico sono riportati integralmente in Monello 1994, pp. 154-175.
[54] Federico II accettò non solo i vincoli legati al matrimonio - come inquartare le sue armi con quelle dei Cabrera o stabilire la loro futura residenza a Modica - che in qualche modo furono legittimi, bensì dovette sottostare alle richieste della madre di Anna, che continuarono a garantirle il controllo e il potere di parte della Contea di Modica. Cfr. Monello 1994, pp. 56-58; Vindigni 2008, pp. 82-83.
[55] Cfr. Fidone 1996, p. 23.
[56] Cfr. Barone 2009, pp. 17-23; Monello 1994, p. 41; Raniolo 1993, p. 91; Vindigni 2008, pp. 77-78.
[57] Cfr. Belgiorno 1955, p. 118; Nobile 1994, p. 29.
[58] Cfr. Nobile 1994, pp. 35-36.
[60] Cfr. Monello 1994, pp. 61-62.
[61] Ivi, pp. 61-63, 70-71.
[62] Monello 1994, pp. 105-106; Raniolo 1993, pp. 93-95.
[63] Monello 1994, pp. 106-107, 143-147.
[64] Per un approfondimento sui discendenti di Federico e Anna si rinvia a Raniolo 1993, pp. 107-119.
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Fig. 1
Prospetto, 1478 circa
S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 2
Planimetria del complesso di S. Maria del Gesų, 1478 circa
Disegno a matita di Laura Fava della planimetria del complesso di S. Maria del Gesų dopo l'intervento di restauro
Fig. 3
Interno della chiesa
S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 4
Affresco della Vergine Maria, 1520-1530
S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 5
Primo ordine del chiostro, 1478-1500
Convento di S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 6
Veduta nord-est del complesso
S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 7
Resti della scala a caracol de Mallorca della torre campanaria, 1520-1530
S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 8
Interno della chiesa prima del restauro
S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 9
Primo e secondo ordine del chiostro, 1478-1500
Convento di S. Maria del Gesų, Modica
Fig. 10
Colonne del chiostro, 1478-1500
Convento di S. Maria del Gesų, Modica
Foto cortesia Laura Fava
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