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"Le
parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi.
Se
sei fortunato li schivi, ma se invece sei un po' più lento, ti
centrano in pieno e
ti uccidono"
Andrea
Spezzacatena
L'arte
non si è mai distaccata dalla storia poiché ne è interpretazione,
filtro, celebrazione e protesta vivente. Come disciplina svincolata
dalle regole è espressione della percezione in cui l'artista diventa
portavoce di un sentire collettivo. È più forte della censura, più
grande di qualsiasi costrizione perché è compartecipazione.
Non
ha bisogno di nozioni accademiche, riconoscimenti, valutazioni.
Esiste a prescindere come più alta espressione del genere umano.
Il
potere delle idee, si sa, è a prova di proiettile.
L'arte
ha sempre preso posizione, denunciando e portando l'attenzione su
tematiche dell'epoca in cui si colloca come specchio della sua
contemporaneità.
Ha
coperto muri con Banksy, ha impacchettato interi monumenti con
Christo perché si focalizzassero gli sguardi, ha creato
immagini-tableaux
vivants che si
ergessero a manifesto, come le scarpette rosse contro la violenza
sulle donne.
Non
è rimasta impassibile di fronte ai soprusi, alle guerre, alla
violenza di genere, al tormento…non è rimasta in silenzio!
Lo
ha fatto anche contro il bullismo, piaga sociale che ha eco nella
cronaca.
Basti
pensare a John
George Brown (The Bully of the Neighborhood, 1866
England)
e
alle opere degli artisti americani
Rockwell
(Bully
before, Bully after, 1921)
e Matt Mahurin (Bullying, 1959).
L'olandese
Marcel Schreur, con Stop
bullying me del
2015, esprime pittoricamente il comportamento intimidatorio: l'opera
attribuisce con fermezza l'accelerazione della violenza nella
società contemporanea alla frantumazione della comunità e, di
conseguenza, all'isolamento dell'individuo in una sorta di
autolesionismo e circolo vizioso. Non mancano, inoltre, esempi nella
Street
Art.
La campagna italiana nel 2017 con IsayGroup Vai
oltre il bullismo
ha richiamato artisti di fama internazionale della Calligraphy
e Lettering
Art.
Luca Barcellona, Fabio Persico, Warios, Daniele Tozzi, Diamond e Brus
hanno realizzato murales negli istituti scolastici per cambiare il
finale del bullismo. Nell'Arte urbana, l'artista contemporanea
spagnola LaCastillo ha creato Stop
Bullying
del 2018 presso il parco Jardins
de les Tres Xemeneies
a Barcellona: ne evoca il tema in uno spazio pubblico di ritrovo
avvicinando gli spettatori.
Il
pericolo più grande di questo fenomeno sociale era, è e resta la
decisione più pericolosa come impossibilità di proseguire
l'esistenza: il suicidio.
Non
è l'aurora. È solo il fumo del caffè
“CANTA
ANCORA ( Arisa)
Non è
l'aurora
È
solo il fumo del caffè
Sei
bella ancora
Ricorda
di pensare a te
Nei
giorni strani
In
quelli in cui non credi più
Nelle
tue mani c'è ancora quel calore che
Non
riesce più a sentire
Quell'uomo
che non sa più dire: "Sì"
Ricordo
ancora il cielo di domenica
E la
tua gonna piegarsi con la musica
Cantavi
sempre
Perché
non me la canti più
Quella
canzone dolce
Per
farmi addormentare
Canta,
canta ancora
Che
io non mi stanco, canta
Fino
a quando viene sera
Da
qui all'eternità
E se
potessi io sarei lo scrigno dei pensieri tuoi
Con
una mano solleverei le pene che tu hai
E ti
proteggerei per sempre
Perché
senza di te non sono niente
Perché
a me basta che tu sia qui accanto a me
Tu
che mi hai dato tutto
Tu
che sei quella parte di me
Che
si unisce al cielo
Sei
bella ancora
Ti
oscurano le lacrime
Anche
se a volte
Il
sole torna a splendere
Sul
tuo sorriso
Dimesso
e malinconico
Perché
quel viso stanco è della donna che più amo al mondo
Canta
fino a quando viene sera
Da
qui all'eternità
E se
potessi io sarei lo scrigno dei pensieri tuoi
Con
una mano solleverei le pene che tu hai
E ti
proteggerei per sempre
Perché
senza di te non sono niente
Perché
a me basta che tu sia qui accanto a me
Tu
che mi hai dato tutto
Tu
che sei quella parte di me
Che
si unisce al cielo
Non è
l'aurora
È
solo il fumo del caffè”
Compositori:
Rosalba Pippa / Giuseppe Barbera
https://youtu.be/X45XEWnWU30?si=Ajc36VT2drZceJkg
Nel
2024 Arisa presenta Canta
ancora, una specie
di lettera dal figlio (suicida per bullismo) alla madre per lenire il
suo dolore. “Quando canto queste parole penso a lei a tutte le
madri che portano sulle spalle il peso del mondo per i propri figli e
che farebbero qualsiasi cosa per proteggerli ma che in certi momenti
si trovano impotenti di fronte all'odio e all'ignoranza. La loro
bellezza e la loro forza anche nel dolore più atroce non svanisce
mai” .
La
canzone è la colonna sonora de Il
ragazzo dai pantaloni rosa,
trasposizione cinematografica del libro Andrea.
Oltre il pantalone rosa
scritto da colei che è diventata il simbolo della lotta a quella
violenza fisica e psicologica che ha spezzato tante vite lasciando
soprattutto un vuoto incolmabile per le madri, Teresa Manes.
“Andrea
è stato vittima di bullismo, di quella realtà che non dovrebbe mai
esistere e che lo ha portato ad una sofferenza talmente profonda da
non riuscire più a vivere. Sconvolge pensare che il mondo non sia
stato in grado di accogliere la sua diversità con amore e rispetto,
ma il dolore più grande è quello che ha dovuto affrontare sua madre
che ha visto suo figlio spegnersi e che ogni giorno si trova a vivere
questo vuoto” .
Della
prima proiezione della pellicola si ricordano le risate di scherno,
gli insulti e il silenzio del corpo docente, atti che evidenziano
quanto sia importante portare sul grande schermo e nelle scuole
questo lungometraggio.
Andrea,
ragazzo sensibile e intelligente, viene preso di mira dai bulli. Gli
scherzi poco innocenti dei compagni lo hanno condotto in una spirale
di introspezione. La passione per il cinema, gli ottimi voti, le doti
nel canto, l'amica di sempre, i pomeriggi alle giostre e l'amore
della famiglia non sono bastati contro le persecuzioni continue, le
prese in giro, la pagina Facebook a lui dedicata dai suoi carnefici
che si chiama appunto “Il ragazzo dai pantaloni rosa”. Quei jeans
scoloriti per un lavaggio anomalo hanno reso Andrea oggetto di
attenzioni morbose. Se da un lato il ragazzo li indossa
consapevolmente, dall'altro non sono giustificabili le violenze
subite che necessitano di una sensibilizzazione contro
l'omotransfobia.
I
pantaloni rosa sono diventati un simbolo più ampio del nodo blu, eco
della lotta al bullismo. È un grido che deve servire da monito
verso il principio di uguaglianza.
Quello
che ha ucciso Andrea è stato soprattutto il silenzio e da qui è
partita l'idea di parlarne. Teresa
Manes è attivamente impegnata in progetti di sensibilizzazione e
prevenzione del bullismo e cyberbullismo. È presidente
dell'Associazione Italiana Prevenzione Bullismo (AIPREB), che ha lo
scopo di diffondere la consapevolezza per prevenire gli atti
persecutori. Porta nelle scuole la sua testimonianza diretta per far
sì che l'esperienza del figlio Andrea non si ripeta. Collabora con
istituzioni come la Polizia Postale e delle Comunicazioni. Studia per
diventare docente di sostegno, per specializzarsi nell'aiuto a
ragazzi fragili.
“Ogni
volta che la cronaca racconta storie simili a quella di Andrea sento
addosso un senso di sconfitta profonda. Ma non posso permettermi di
scoraggiarmi e mollare. Perché avverto più che mai oggi la
necessità di avvicinarmi alle fragilità degli adolescenti, anche
emotive. Ed è per questo che sto seguendo un corso universitario per
diventare insegnante di sostegno per questi ragazzi”.
La
mamma di Andrea ha ottenuto il riconoscimento di Cavaliere
della Repubblica Italiana dal
Presidente Sergio Mattarella.
“Con
mio figlio ho fatto tanti errori, permettergli di indossare quei
pantaloni rosa non è tra questi”.
Teresa
Manes
TH1RTEEN
R3ASONS WHY
Tra
il 2017 e il 2020 è stata trasmessa negli Stati Uniti una serie
televisiva per sensibilizzare gli adolescenti, ma non solo, alle
tematiche del bullismo, del suicidio, della violenza e dello stupro.
Tratta
dal thriller psicologico di Jay Asher del 2007, la trama ruota
intorno alla studentessa Hannah Baker, suicidatasi pochi giorni
prima. Clay, l'amico di sempre, ritrova una scatola con 7
audiocassette: ogni lato è una narrazione dedicata ad una persona
che ha influito sulla decisione di togliersi la vita.
La
serie utilizza il potere dello schermo per analizzare come i
comportamenti e i singoli eventi sottovalutati abbiano portato ad un
dolore insopportabile. Le vicende attraversano non solo la scuola, ma
tutta la comunità per evidenziare tanto il disagio dei ragazzi
quanto il distacco degli adulti e la poca attenzione ai segnali
d'allarme, sminuendo i fatti come semplici conflitti adolescenziali.
Ogni
cassetta ha una conseguenza: è un contemporaneo J'accuse
che coinvolge emotivamente, psicologicamente e, a volte, penalmente
gli interessati. Grande è il ruolo dato alla madre di Hannah che
cerca la soluzione alla domanda che non le concede pace: il perché
di quel gesto.
I
personaggi sono caratterizzazione tipiche della cultura americana, ma
non costituiscono una semplice stereotipizzazione. Sono materiale
umano che evolve, sentendosi parte del tutto, deviando e affrontando
il senso di colpa o di impotenza attraverso le piaghe contemporanee:
dall'alcol, agli stupefacenti, al tentato suicidio o alla strage
armata.
Il
focus viene messo non solo sui ragazzi, ma sul mondo degli adulti,
dei genitori, dei docenti nella distrazione e nel distacco di chi non
ha dato né peso né importanza alla sofferenza per mantenere
un'immagine di sobrietà.
La
conclusione della serie è data da una puntata speciale di focus e
attenzione: 29 minuti di Beyond
the reasons
dove autori,
produttori, attori, esperti e professionisti (psicologi e psichiatri)
discutono i temi trattati dalla serie, spiegando le motivazioni delle
scelte di copione, di regia e di recitazione, condividendo esperienze
personali. Ci portano inoltre a conoscenza dell'esistenza di un
sito specifico che invita i ragazzi a chiedere aiuto quando ne
sentono il bisogno e fornisce le necessarie indicazioni per averlo.
Le
caratteristiche del cinema, delle serie TV, della musica, della
Street Art, della musica e dei social come mezzi di comunicazione
sono i più vicini agli strumenti che permettono ai ragazzi di
confrontarsi con il contemporaneo. Il potere di questi media
rappresenta un ponte da non sottovalutare per raggiungere il pubblico
maggiormente coinvolto.
Come
scrive Winnicott (1971): “Dove vi è una sfida del ragazzo o della
ragazza che cresce, vi sia un adulto a raccogliere la sfida. E non
sarà necessariamente una cosa gradevole”.
È
necessario incontrare i ragazzi esattamente dove si nascondono poiché
hanno bisogno essere trovati.
IL
SUICIDIO È TRA LE PRIME TRE CAUSE DI MORTE DEI RAGAZZI NELL'UE E
NEGLI USA.
NOTE
BIBLIOGRAFIA
ANDREOLI,
BORGIA, GIACONIA 1995
Antonio
ANDREOLI, Eugenio BORGIA, Giovanna GIACONIA, Le
ragioni dell'adolescenza. Il disagio giovanile tra neuropsichiatria
infantile e psichiatria, Milano,
Guerini e Associati, 1995.
GOISIS
2014
Pietro
Roberto GOISIS, Costruire
l'adolescenza. Tra immedesimazione e bisogni,
Mimesis, 2014.
MANES 2013
Teresa MANES, Andrea.
Oltre il pantalone rosa, Napoli, Graus Edizioni, 2013.
MELTZER 1993
Donald MELTZER, Claustrum. Uno studio dei fenomeni claustrofobici,
Milano, Raffaello Cortina Editore, 1993.
MORONI 2011
Antonio
Angelo MORONI, Giovani a disagio. Psicopatologia dell'individuo e del gruppo nell'adolescente di oggi, Forlì,
Foschi Editore, 2011.
MORONI 2016
Angelo
Antonio MORONI, Il Perturbante come organizzatore narrativo del Sé nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta,
Milano, Mimesis, 2016.
OGDEN 2017
Thomas H. ODGEN, Vite non vissute. Esperienze in psicoanalis, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2017.
PELLIZZARI 2009
Giuseppe PELLIZZARI, La seconda nascita. Fenomenologia dell'adolescenza, Milano, Franco Angeli Editore, 2009.
WINNICOTT
1971
Donald
W. WINNICOTT, Gioco
e realtà,
Roma, Armando Editore, 1971.
SITOGRAFIA
BALLONE 2024
Elena BALLONE, La dolce dedica di Arisa, in Canta ancora, “Cromosomi”, 15/10/24 https://www.cromosomimedia.com...la-dolce-dedica-di-arisa-in-canta-ancora/
FANPAGE 2024
Testo e significato di
Canta ancora, la canzone di Arisa colonna sonora de Il ragazzo dai
pantaloni rosa,
20/11/24,“fanpage.it”,
https://www.fanpage.it/cultura/...colonna-sonora-de-il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/
TECNICA DELLA SCUOLA 2024 a
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, la madre: “Sto studiando per diventare docente
di sostegno per ragazzi fragili, 12/11/2024, “Tecnica della scuola”,
https://www.tecnicadellascuola.it/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa...per-diventare-docente-di-sostegno-per-ragazzi-fragili
TECNICA DELLA SCUOLA 2024 b
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, visione del film sul bullismo disturbata da fischi e insulti omofobi degli alunni: “Prof silenti”, “Tecnica della scuola” 24/10/24,
https://www.tecnicadellascuola.it/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa
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