È la prima volta in assoluto che la città di Roma dedica una
mostra a Carlo Carrà e la Galleria Nazionale di Arte Moderna
ospita circa trecento opere fra dipinti, disegni, cartoni del
pittore milanese.
Dalle creazioni divisioniste, fra cui citiamo l'"Allegoria del
lavoro" del 1905 che esprime l'interesse del pittore per la
situazione sociale in quegli anni, si passa alla sezione dedicata
al futurismo; questa testimonia il fervido scambio culturale dei
primi anni del secolo fra artisti italiani e l'ambiente francese
in cui si muovevano Braque e Picasso.
Tra i dipinti futuristi abbiamo la fortuna di poter ammirare il
famosissimo "I funerali dell'anarchico Galli" del 1911 proveniente
dal Metropolitan of Modern Art di New York.
Di seguito approdiamo alla sezione che ospita i dipinti del
periodo "metafisico": è la fase dei muti manichini de "L'ovale
delle apparizioni" datato al 1918, della vicinanza e poi
dell'allontanamento da De Chirico, si definisce infatti la
particolare sensibilità di Carrà così diversa dal
"padre" della metafisica, il suo interesse per i maestri del Quattrocento che lo
condurrà al purismo del "Ritorno all'ordine" e alla collaborazione
con la rivista "Valori plastici".
Viene poi il momento dei tristi paesaggi degli anni '20: case
ed alberi come sospesi nel tempo in uno spazio asfissiante, privo
di uomini, privo di vera vita.
La mostra prosegue così, illustrando l'opera dell'artista fino
agli anni '60, dandoci la possibilità di ammirare dipinti
provenienti dai più famosi musei del mondo.
E' un occasione che ci permette di fare luce, grazie anche al
paziente lavoro filosofico compiuto dal Comitato scientifico, sul
grande problema della datazione di alcune opere. Negli anni '50, infatti, Carrà ritornò su quaranta dipinti retrodatandoli, ufficialmente perché danneggiati dalla guerra, probabilmente perché l'artista decise di "anticipare" rispetto a De Chirico l'approdo alla Metafisica.
Per le opere degli anni '10 si trattava di sostenere la validità
delle esperienze futuriste nella polemica con il Cubismo di Braque
e Picasso.
La mostra si sofferma anche sui rapporti tra l'opera pittorica
di Carrà e quella di Derain e sulla feconda collaborazione del
pittore con i grandi letterati del suo tempo.
La Galleria Nazionale di Arte Moderna si propone dunque di
"rimettere in ordine" l'opera di Carrà servendosi di criteri
filologici, ma soprattutto, di "fare luce" su questo grande
artista della nostra Avanguardia.
L'obiettivo è fondamentale: dare il giusto valore all'arte
italiana del '900: Filippo De Pisis nel 1993, Mario Sironi nel
1994, ora la grande retrospettiva su Carlo Carrà.
Da non perdere.
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