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Carlo Carrà
Una retrospettiva alla Galleria Nazionale
Roma,
Galleria Nazionale d'Arte Moderna
Veronica Briganti
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 15 (16 dicembre 1994)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00015.html
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È la prima volta in assoluto che la città di Roma dedica una mostra a Carlo Carrà e la Galleria Nazionale di Arte Moderna ospita circa trecento opere fra dipinti, disegni, cartoni del pittore milanese.

Dalle creazioni divisioniste, fra cui citiamo l'"Allegoria del lavoro" del 1905 che esprime l'interesse del pittore per la situazione sociale in quegli anni, si passa alla sezione dedicata al futurismo; questa testimonia il fervido scambio culturale dei primi anni del secolo fra artisti italiani e l'ambiente francese in cui si muovevano Braque e Picasso.

Tra i dipinti futuristi abbiamo la fortuna di poter ammirare il famosissimo "I funerali dell'anarchico Galli" del 1911 proveniente dal Metropolitan of Modern Art di New York.

Di seguito approdiamo alla sezione che ospita i dipinti del periodo "metafisico": è la fase dei muti manichini de "L'ovale delle apparizioni" datato al 1918, della vicinanza e poi dell'allontanamento da De Chirico, si definisce infatti la particolare sensibilità di Carrà così diversa dal "padre" della metafisica, il suo interesse per i maestri del Quattrocento che lo condurrà al purismo del "Ritorno all'ordine" e alla collaborazione con la rivista "Valori plastici".

Viene poi il momento dei tristi paesaggi degli anni '20: case ed alberi come sospesi nel tempo in uno spazio asfissiante, privo di uomini, privo di vera vita.

La mostra prosegue così, illustrando l'opera dell'artista fino agli anni '60, dandoci la possibilità di ammirare dipinti provenienti dai più famosi musei del mondo.

E' un occasione che ci permette di fare luce, grazie anche al paziente lavoro filosofico compiuto dal Comitato scientifico, sul grande problema della datazione di alcune opere. Negli anni '50, infatti, Carrà ritornò su quaranta dipinti retrodatandoli, ufficialmente perché danneggiati dalla guerra, probabilmente perché l'artista decise di "anticipare" rispetto a De Chirico l'approdo alla Metafisica.

Per le opere degli anni '10 si trattava di sostenere la validità delle esperienze futuriste nella polemica con il Cubismo di Braque e Picasso.

La mostra si sofferma anche sui rapporti tra l'opera pittorica di Carrà e quella di Derain e sulla feconda collaborazione del pittore con i grandi letterati del suo tempo.

La Galleria Nazionale di Arte Moderna si propone dunque di "rimettere in ordine" l'opera di Carrà servendosi di criteri filologici, ma soprattutto, di "fare luce" su questo grande artista della nostra Avanguardia. L'obiettivo è fondamentale: dare il giusto valore all'arte italiana del '900: Filippo De Pisis nel 1993, Mario Sironi nel 1994, ora la grande retrospettiva su Carlo Carrà.

Da non perdere.



	
 

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