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Lucio Fontana a Ferrara Ferrara,
Palazzo dei Diamanti
Natascia Moroni
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 18 (11 novembre 1994)
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È aperta a Ferrara in questi giorni e fino all'8 Gennaio, una mostra sull'opera di Lucio Fontana.

Articolata lungo numerose sale del magnifico palazzo "dei diamanti", essa si pone il fine di riassumere , in circa 90 opere, l'intero percorso artistico del grande maestro milanese (al quale tra l'altro è dedicata ampia parte della mostra sull'arte italiana dal 1943 al 1968 aperta da poco al Guggenheim museum di New York).

Percorrendo gli ambienti della mostra si avverte, fin dalle prime opere figurative degli anni '20, la ricerca, da parte del maestro, di un modulo espressivo che sia sintesi tra le varie arti (esempio mirabile di tale intento è lo stupendo busto femminile del 1938).

Passando poi da una fase di tendenza all'astrattismo ad un'altra di più marcata invenzione grafica (vedi il "manifesto per l'ambiente spaziale" del '49), si arriva successivamente a quella che sarà la svolta del percorso artistico del Fontana: l'intuizione del "concetto spaziale", le cui prime espressioni risalgono proprio agli anni '49/'50.

Quella che è, a detta dello stesso maestro, "un'idea di costruzione" si svilupperà poi con la serie cosiddetta "delle pietre", dove frammenti prevalentemente vitrei applicati sulla tela vanno con i suoi fori a formare sublimi espressioni.

Lo sviluppo verso superfici opache e poi, subito, per contrasto, brillantissime (con la serie degli "olii"), dimostra l'instancabile ricerca di nuovi modelli espressivi. Colpi di giallo cadmio su un fondo nero un poco cangiante compongono nella mente dell'osservatore attento l'idea che l'artista, creando e seguendo le proprie emozioni, nulla lascia al caso. Dal 1965 l'idea del "concetto spaziale" si sviluppa in quella dei lunghi tagli della tela, carichi d'inaspettato effetto pittorico.

Il percorso della mostra ha naturalmente termine con lo stesso cammino artistico del Fontana. Nelle ultime sale le opere esposte, infatti, rappresentano la sintesi finale dell'idea di un atto puramente e totalmente creativo (le cosiddette "nature" e le ovali tele "mistiche") e di una rappresentazione essenziale dello spazio ( i cosiddetti "teatrini").

Per concludere: la mostra, molto ben strutturata, trova, almeno a parer mio, collocazione ideale all'interno del palazzo quattrocentesco che, in un contatto assolutamente fantasioso ed extra-storico con il presente, è, con il suo bugnato a punta di diamante,ideale preludio ai frammenti vitrei del "concetto spaziale".



	
 

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