È aperta a Ferrara in questi giorni e fino all'8 Gennaio,
una mostra sull'opera di Lucio Fontana.
Articolata lungo numerose sale del magnifico palazzo "dei
diamanti", essa si pone il fine di riassumere , in circa 90
opere, l'intero percorso artistico del grande maestro
milanese (al quale tra l'altro è dedicata ampia parte della
mostra sull'arte italiana dal 1943 al 1968 aperta da poco al
Guggenheim museum di New York).
Percorrendo gli ambienti della mostra si avverte, fin dalle
prime opere figurative degli anni '20, la ricerca, da parte
del maestro, di un modulo espressivo che sia sintesi tra le
varie arti (esempio mirabile di tale intento è lo stupendo
busto femminile del 1938).
Passando poi da una fase di tendenza all'astrattismo ad
un'altra di più marcata invenzione grafica (vedi il
"manifesto per l'ambiente spaziale" del '49), si arriva
successivamente a quella che sarà la svolta del percorso
artistico del Fontana: l'intuizione del "concetto spaziale",
le cui prime espressioni risalgono proprio agli anni
'49/'50.
Quella che è, a detta dello stesso maestro, "un'idea di
costruzione" si svilupperà poi con la serie cosiddetta
"delle pietre", dove frammenti prevalentemente vitrei
applicati sulla tela vanno con i suoi fori a formare sublimi
espressioni.
Lo sviluppo verso superfici opache e poi, subito, per
contrasto, brillantissime (con la serie degli "olii"),
dimostra l'instancabile ricerca di nuovi modelli espressivi.
Colpi di giallo cadmio su un fondo nero un poco cangiante
compongono nella mente dell'osservatore attento l'idea che
l'artista, creando e seguendo le proprie emozioni, nulla
lascia al caso. Dal 1965 l'idea del "concetto spaziale" si
sviluppa in quella dei lunghi tagli della tela, carichi
d'inaspettato effetto pittorico.
Il percorso della mostra ha naturalmente termine con lo
stesso cammino artistico del Fontana.
Nelle ultime sale le opere esposte, infatti, rappresentano
la sintesi finale dell'idea di un atto puramente e
totalmente creativo (le cosiddette "nature" e le ovali tele
"mistiche") e di una rappresentazione essenziale dello
spazio ( i cosiddetti "teatrini").
Per concludere: la mostra, molto ben strutturata, trova,
almeno a parer mio, collocazione ideale all'interno del
palazzo quattrocentesco che, in un contatto assolutamente
fantasioso ed extra-storico con il presente, è, con il suo
bugnato a punta di diamante,ideale preludio ai frammenti
vitrei del "concetto spaziale".
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