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Intorno a Poussin Roma,
Galleria Nazionale d'Arte Antica a Palazzo Barberini
Eva De Lorenzis
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 36 (26 gennaio 1995)
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La mostra, che si conclude in questi giorni nelle sale di palazzo Barberini, si presenta come unica rassegna allestita in Italia per celebrare il 4° centenario della nascita di Nicolas Poussin (Normandia 1594 - Roma 1655), pittore francese che proprio a Roma raggiunse non solo il suo apice artistico ma anche fama e celebrità tra i grandi committenti del tempo che agivano nella città, come appunto i Barberini.

Proprio Poussin è stato uno degli interpreti principali del classicismo secentesco all'epoca affermatosi come corrente culturale ed artistica in voga tra gli intellettuali, i nobili mecenati ed i pittori romani.

Il giovane Nicolas Poussin venne introdotto a Roma nel 1624 dal celebre cavalier Marino che lo aveva notato alla corte francese di Maria dè Medici e lo aveva convinto a seguirlo in Italia proprio nel momento in cui il pittore iniziava la sua ascesa negli ambienti artistici parigini.

Nella città, Poussin gode della protezione e dei favori del cardinale Sacchetti e di Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII, amicizie che gli valgono subito committenze importanti.

Siamo ormai nel 1627, anno in cui il pittore termina la "Morte di Germanico" (Minneapolis - Institute of Arts), primo quadro famoso presente alla mostra romana che comprende in tutto una trentina di dipinti non solo di Poussin ma anche di altri pittori stranieri attivi in quel periodo a Roma, come il cognato dell'artista, Gaspard Dughet (Roma 1615 - 75), suo discepolo e grande paesaggista, famoso per le sue numerose tempeste e vedute della campagna romana, alcune delle quali esposte nella stessa rassegna.

La mostra si presenta interessante perchè cerca di dare una visione generale della presenza di pittori stranieri nella Roma del Seicento, presenza che si rivelerà preponderante e fondamentale per l'affermazione di un certo tipo di pittura, quale quella "di genere" rappresentata dai paesaggisti, dai pittori di rovine classiche e di nature morte, ci basti ricordare oltre al già citato Dughet, nomi come il grande Claude Lorrain (1600 - 1682) e quelli di altri artisti attivi nella seconda metà del secolo, quali il tedesco Christian Berentz (1658 - 1722) ed il fiammingo Abraham Bruegel (1631 - 1697). Ma su tutti prevale la figura di Nicolas Poussin, sempre cosciente del proprio successo ma mai così narcisista da compiacersene pubblicamente, un artista che contrapponeva ai successi pubblici una vita privata calma e modesta, un artista che, pur accettando lavori dalle potenti famiglie romane del tempo (Sacchetti, Barberini, ecc.) si rifiutò sempre di entrarne al servizio preferendo una certa libertà di scelta in fatto di commissioni.

L'arte di Poussin si formò alla scuola manierista di Fontainbleau dalla quale però il pittore si distaccò ben presto preferendo i modelli nitidi e rigorosi dei maestri del Rinascimento italiano, primo fra tutti Raffaello, ai quali, arrivando in Italia, affiancò il colorismo forte e prepotente della grande pittura veneta di Tiziano.

Ed è proprio al grande pittore veneto che l'artista si rifà dipingendo i due "Baccanali di putti" presenti alla mostra e datati intorno al 1626, le due copie da Tiziano del "Festino degli Dei" (Roma - Castel S. Angelo) e del "Bacco ed Arianna" (Roma - Accademia di S. Luca) a lui attribuite da una parte della critica ed il famoso "Trionfo di Flora" del 1627 ca., forse eseguito per il cardinale Sacchetti, nel quale alla classica nitidezza dei volti femminili si accompagna il ritmo festoso degli amorini, tanto presenti nei quadri del pittore francese, ed un certo velo di malinconia caratterizza insolitamente le espressioni dei personaggi presenti al trionfo della divinità, figure di semidei che diedero origine a fiori, come Narciso, Giacinto e Clizia, tratte direttamente dalle "Metamorfosi" di Ovidio.

Ai quadri di storia appartengono la "Morte di Germanico", già precedentemente citato, e la "Battaglia di Gedeone contro i Madianiti" (Roma - Pinacoteca Vaticana); nel primo, appartenuto al cardinale Francesco Barberini, alla tragica compostezza del momento, tutta classica, si accompagna il dolore e la tristezza che traspare dai volti dei presenti sormontati dall'inquietante drappo blu-notte che sembra avvolgere e coprire l'intera scena come la morte che immatura sopraggiunge ad abbracciare l'eroe romano. Il secondo quadro, la cui storia è tratta dal Libro dei Giudei (VII), è illuminato dalla luce notturna che lambisce i corpi dei soldati morti e risalta i movimenti concitati della battaglia dando alla scena la plasticità propria di un rilievo classico.

Dei quadri a carattere religioso del pittore è presente il noto quanto raccapricciante "Martirio di S:Erasmo" (1628/9 - Roma, Pinacoteca Vaticana), opera firmata destinata a S. Pietro e realizzata dietro appoggio del cardinale Barberini (per il quale Poussin ha prodotto una copia da cavalletto presente alla mostra).

Dalla tela traspare un senso tragico ed eroico della vita molto forte, la scena è dura e cruenta come quelle della "Strage degli innocenti" (1624/30) e de "La Peste di Azoth" (1630/31), alla fortezza classica rappresentata dalla statua di Ercole posta sulla destra in alto a sormontare l'azione dei carnefici vien contrapposta la forza cristiana del martirio che il Santo sopporta eroicamente; e questa contrapposizione, tra rigore ed equilibrio classico e senso tragico, spirituale ed eroico del destino e della storia dell'uomo è la contrapposizione che caratterizzerà fino alla fine l'arte del pittore Nicolas Poussin.

Roma - P.zzo Barberini, Via delle Quattro Fontane, 13
Fino al 29 Gennaio 1995



	
 

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