La mostra allestita al palazzo delle Esposizioni a Roma, è una
delle prime mostre tematiche: il restauro recente dell'Amor sacro
e amor profano ha suggerito l'idea di riunire quadri di ambito
veneto accomunati da un tema: l'amore. Un nucleo consistente è
costituito dai ritratti femminili; il pregiudizio della critica,
secondo il quale ad essere rapresentate sarebbero delle cortigiane
nel senso cinquecentesco del termine, è adesso smentito dal Prof.
Gentili. Il quale mostra come questo giudizio dipenda
dall'assoluta ignoranza della storia del costume, della semiotica
e dell'iconologia, ma soprattutto non risponda alla domanda
sull'identità del committente.
Quello che colpisce di più è un moralismo bigotto che
condanna come prostituta ogni donna che mostra la sua sensualità in modo
dichiarato. Questi ritratti hanno un referente mitologico comune
in Flora, figlia di Zefiro, simbolo di fecondità naturale e di
armonia all'interno della coppia. E caratteristiche comuni: un
mazzolino di fiori in mano, un seno scoperto e l'altro coperto, un
piccolo anello all' anulare, i capelli sciolti, l'uso di una
camicia "intima" e le due dita a forbice o, a seconda della
lettura, che indicano un "due". Sono con molta probabilità delle
promesse spose. La Flora di Tiziano del Louvre, dove
l'increspatura della veste dà un risalto straordinario all'
incarnato, il Ritratto di donna di Palma il Vecchio, la giovane
Ignuda allo specchio del Bellini. Eppoi una donna d'eccezione,
Salomè, che Tiziano trasforma da vincitrice in vinta, una
Salomè
dolente, strumento in mani piu potenti, che guarda malinconica la
testa mozzata dell' amato.
Se, in questi ritratti, lo sposo si può immaginare soltanto in
ammirazione davanti alla tela, e ne diventa protagonista, anzi co-
protagonista, ne Gli sposi e il compare d'anello di Paris
Bordon, già chiamato gli Amanti veneziani, non si capisce bene
in virtù di cosa. Ci sono, infatti, tutti i simboli del caso ad
indicare la promessa: la cintura come una catena, gli anelli
gemini, e la figura in ombra che, coerentemente, raffigura il
compare. Allo stesso modo nel Lorenzo Lotto del Prado, il cupido
che poggia il giogo sulle spalle dei due in un boschetto di
alloro, sembra la celebrazione della castità matrimoniale.
Coerente con questo tema è la centralità de L' Amor sacro
e l'Amor profano collocato tra il Noli me tangere e il Battesimo
di Cristo. Il restauro, necessario per la cattiva adesione della
pittura che comportava cadute di colore, è poi bene illustrato
subito dopo il percorso della mostra. La documentazione
radiografica delle opere, permette anche di seguirne i pentimenti,
le correzioni e le soppressioni: la "genetica" delle opere, quale
oggi si intende, con tutt'altro significato rispetto alla genetica
biologica. Quadro tra i più studiati, L'amor sacro e l'Amor
profano è passato attraverso le interpretazioni più varie.
Già
nel 1906, Petersen sostenne che le due donne potevano raffigurare
Venere Urania e Venere Pandemos, quella terrena e quella celeste.
Panofsky avrebbe ripreso questa identificazione in tutt'altra
chiave, attraverso cioè, l'umanesimo neoplatonico. La Venere nuda
è simbolo di bellezza eterna, universale, ma puramente
intellegibile; la seconda è la Venere volgare, che simboleggia la
forza generatrice. Alcuni critici poi, videro il quadro in termini
di esortazione amorosa, altri invece la misero in connessione all'
Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna. Sicuramente si
tratta di una committenza matrimoniale, in occasione delle nozze
di Niccolò Aurelio, segretario del Consiglio dei dieci, con Laura
Bagarotto nel 1515, e a testimonianza, ci sono gli stemmi delle
due famiglie. Di conseguenza un'ipotesi di lettura verosimile è
proposta da Gentili che vede nelle due donne i due aspetti
complementari del matrimonio: quello sociale, esteriore, fatto
innanzitutto di rispettabilità e quello privato, sensuale,
destinato solo al marito.
Ma, a parte tutto ciò, rimane un'opera perfetta che sembra
riassumere in sé, grazie al talento del giovane Tiziano, tutta la
sapienza della tradizione veneta:la purezza dei colori, la
morbidezza del manto in contrasto con la durezza del sarcofago.
Un'altra parte è poi dedicata alla musica e al mito, che nella
cultura del 1500 e in special modo in quella veneta accompagnano
spesso il tema amoroso. Oltre ai Cariani e al Concerto di Tiziano,
spicca straordinaria la Venere che benda Amore che Tiziano ha
dipinto nel 1565, verso gli ottanta anni, circa cinquanta anni
dopo L'Amor sacro e l'Amor profano. E, immediatamente, si notano
i tanti anni di lavoro, di creazioni, di studio che portano ad
un'opera che ha in sè la maestria dei veneti, ma soprattutto il
genio compiuto di Tiziano. Il colore si sfà, supera i contorni
precisi, crea quell'atmosfera che ancora gli impressionisti e
soprattutto Renoir e dopo di lui Bonnard andranno cercando. E' il
non finito che pervade l'opera a suggerire la condizione di
angosciosa insoddisfazione dell'artista, testimoniata nelle ultime
"poesie". Da notare l'esposizione di vari volumi, stampe,
acqueforti, bulini che permettono di comprendere meglio il
percorso iconografico.
La mostra si può visitare tutti i giorni, escluso il
martedì,
dalle 10 alle 22.
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