Fernando Maria Paonessa espone le sue sculture in bronzo
all'Agostiniana di piazza del Popolo, fino alla fine di maggio. E`
una bellissima carrellata di piccole e grandi sculture che
attraversano tutta la sua vita. Paonessa considera il tempo come un acido che corrode o abbellisce e se ne serve per modellare le sue idee.
" È la materia m'invade,
mi nutre, mi prende nel suo utero..... Grumi di materia lavica
colata in volumi ed equilibri instabili, precari.
Il mio studio d'artista: centro della mia pazzia e della mia
libertà "
Il più capriccioso degli scultori per Fernando Mario Paonessa
è
il tempo ed io credo che lui ne senta profondamente il fascino.
Il tempo che corrode, che trasforma e imbruttisce o il tempo che
assottiglia, leviga, svuota come un acido che attacca
inesorabilmente. Nei tratti della sua scultura è incisa la voglia
di dare una forma al tempo. Per questo la scultura di Paonessa è
energica, vitale. Lui ama i cavalli e negli splendidi
contorcimenti che fa fare a questo animale c'è tutta la
ribellione di un artista libero, fuori da ogni schema programmato.
I tori e i cavalli che plasma Paonessa forse vengono dalle
montagne della sua Lucania, sono un ammasso di muscoli contratti,
di forze che urlano per venire fuori, creando un contrasto tra
pieni e vuoti, tra materia liscia e materia accartocciata. Ognuno
vede la vita che vuole vedere: le opere di questo grande scultore,
si prestano a mille interpretazioni che vanno dalla pazzia alla
gioia di vivere o all'angoscia esistenziale. Le sue opere in
bronzo, tante volte sembra che ballino, a volte che debbano
comunicare un messaggio ad un interlocutore ignoto.
Non ci sono solo tori o cavalli nella vita di Paonessa; bellissime
sono le sue opere che io definirei pirandelliane. I volti
semicoperti da maschere: è l'eterno dualismo del dire e non dire,
del così è se vi pare; il mistero dell'ambiguità che
è così
forte nell'arte di Paonessa.
Per unire un poco il grande scrittore a Paonessa, potrei dire che
in Pirandello era fortissimo il senso del sarcasmo e
dell'umorismo, lo stesso che ritroviamo nelle sale della galleria
agostiniana di Roma, dove sono esposte le opere "essere e
sembrare" del 1990, "Apparenze" sempre dello stesso anno ed una
bellissima signora con cane e stivaloni sopra il ginocchio che
porta a spasso tutto il falso perbenismo della società moderna.
Paonessa è importante anche per l'arte sacra. E` suo il
tabernacolo della chiesa di S. Pietro in Camerellis di Salerno, ma
sopratutto è suo il crocefisso bellissimo della chiesa di Santa
Croce in Gerusalemme di Roma, Consummatum est. Ovviamente per
vederlo bisogna visitare la basilica, ma solo guardando le foto ce
ne possiamo innamorare.
E` un crocefisso in stucco alto due metri e mezzo che soffre tutta
la cattiveria del mondo, con il viso reclinato, gli occhi gonfi di
pianto ed un viso bellissimo che ricorda solo il "contadino", di
Donatello.
La mostra è assolutamente da vedere e Fernando Mario Paonessa
è
un uomo da conoscere con le sue mani sottili, nervose; gli occhi
vivi combattenti, se non altro per farsi spiegare la tecnica
attraverso la quale forma le sue opere in fonderia e per farsi
raccontare se ci si riesce il suo impegno sociale che non ha mai
abbandonato.
A stento vi dirà che è stato per molto tempo vice
presidente
dell'UNICEF negli anni settanta, quando il presidente era Danny
Kay e che il suo impegno per l'infanzia non smette ancora.
La mostra è da non perdere.
Roma, L'Agostiniana
Monografica di Fernando Maria Paonessa
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