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Gauguin e le avanguardie russe Ferrara,
Palazzo dei Diamanti
Natascia Moroni
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 80 (1 maggio 1995)
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L'aria qui è calda e profumata. Dal folto della vegetazione giungono, indistinti, richiami animali, mentre il sole tramonta su questa perla selvaggia, rendendo iridescente l'aria immota. Uomini confusi nei colori della natura imperante, ti guardano, gli occhi sereni... Benvenuti, questa è "TE NAVE NAVE FENUA", la "terra incantevole"... Quella terra che tanto affascinò Gauguin,dove egli trovò, finalmente, quello che cercava: la purezza incontaminata, la libertà primigenia, probabilmente se stesso.

Quella terra che noi possiamo, oggi, conoscere così, attraverso le sue opere, passando da una sala all'altra del "Palazzo dei Diamanti". È stupefacente come i suoi lavori, qui raccolti (numerosissimi tra dipinti, xilografie e litografie, sculture lignee e bronzee), trasmettano insieme alle percezioni visive una gamma infinita di sensazioni olfattive, uditive, tattili. Dopo le prime tele si è già su una delle isole che Gauguin visitò nei suoi viaggi polinesiani e ci si muove negli ambienti della mostra come in sogno, nell'incredibile illusione di essere là, immersi in quella natura incontaminata, conoscendo in poco tempo quella cultura che Gauguin conobbe e rappresentò in più anni di attività pittorica.

La spiritualità maori si svela con MANAO TUPAPAU (Ella pensa agli spettri, in versione xilografica e litografica del 1893-94), MAHARIA NO VARUA INO (Il diavolo parla xilografia del 1891-94), o RAVE TE HIITI AAMU, quell'idolo del 1898 così simile agli uomini che lo adorano.Con HINA E FATOU (Il narratore parla del 1892) la tradizione di una cultura orale ci tocca, mentre la xilografia di TE FARURU(Qui si fa l'amore del 1894) ci parla di una sessualità svincolata dai tabù che in Occidente opprimono.

Questi poi sono solo alcuni dei titoli. La critica che indirettamente l'artista muove all'opprimente e contraddittoria società occidentale a lui contemporanea, fa sì che egli affronti quasi con metodo antropologico l'osservazione di quei popoli; anche se in realtà è il solito mito del "buon selvaggio" che si vuole sottolineare, sotto la superficie pittorica si intravedono, quasi, alcune delle vincolanti strutture portanti della cultura indigena, in realtà molto lontana da quella felice anarchia naturale superficialmente individuabile (vedi TE PO, La grande notte del 1894 c.).

Ritornando allo stretto "fare" artistico, stupende sono le sculture "tahitiane" del maestro, le quali, sul leit-motiv del totem trasportano l'elemento figurativo ad uno stato naturale ante-litteram (veramente eccezionale è l'idolo con conchiglia del 1892).

Oltre alle opere dei periodi polinesiani, poi,sono presenti anche alcune stampe del periodo in Bretagna ed il Caffè ad Arles del 1888, unico dipinto del breve tempo passato con Van Gogh.

Quasi tutte le opere (ora divise tra l'Ermitage di Leningrado ed il Museo Puskin di Mosca) provengono dalle collezioni di Sergej Scukin e dei dui fratelli Morozov, Michail e Jvan, vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo, grandi estimatori di quella pittura francese di fine `800 molto ammirata nella Russia dell'epoca ed alla quale fu dedicata la parte più consistente della Mostra Internazionale di Pittura tenutasi a Mosca nel 1908.

Ed è proprio in quest'ambito che pittori come M.Larionov e N. Goncarova (fondatori di quella importante parte delle avanguardie russe che fu il Raggismo), o Rerich, Kul'bin, Sarjan ed altri coglieranno da Gauguin forte ispirazione, subendone l'influsso soprattutto nei primi periodi di attività artistica.

Ed è proprio a questi artisti che la seconda parte della mostra è dedicata. Basta osservare le loro opere per cogliere la qualità della resa pittorica, il colore aspro ed uniforme, la semplicità dei temi che riportano a Gauguin. Due titoli per tutti: La raccolta della frutta della Goncarova (1907-8) - lo stesso tema si ritrova nel maestro francese- e la Donna che passeggia di Larionov (1909 c.) dove, sul volto della protagonista, l'espressionismo pittorico crea arabeschi simili a segni tribali.

La mostra è ben organizzata, buono il sistema informativo che offre intelligentemente un breve spaccato della società maori, attraverso alcuni oggetti della loro cultura materiale, per ricreare l'ambito in cui l'artista si mosse.

L'occasione offerta da quest'eposizione è da non perdere; inoltre, considerando che le giornate si vanno sempre più allungando ed il clima si fà più mite, un breve viaggio a Ferrara affascinante signora medievale adagiata nell'opulente bellezza dei frutteti in fiore, è una possibilità veramente da contemplare. Il viaggio poi, è breve ed avete tempo fino al 3 luglio.

Ferrara, Palazzo dei Diamanti
tutti i giorni dalle ore 9:00 alle 19:00-



	
 

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