Ringrazio innanzitutto gli organizzatori del convegno in atto, ed in
particolare il Bollettino Telematico dell'Arte, il suo promotore dott.
Stefano Colonna, la sua equipe di validissimi studenti e laureandi.
La loro idea è ottima per tre punti essenziali:
1- l'idea di inserire tecniche dinamiche e moderne come
l'informatica nella problematica antica della tutela dei beni culturali;
2- Il rapporto costante e corretto con un'Associazione che riteniamo da
tutti stimata come Italia Nostra, che ha comportato per noi e per l'Istituto
di Storia dell'Arte un approfondimento che riteniamo di grande interesse;
3- Va detto con chiarezza: il dibattito culturale nelle
Università, soprattutto nei giganti come "La Sapienza" di Roma,
è in questo momento molto basso. Le Università, specie le
grandi, sono in questo momento schiacciate dai problemi organizzativi e
logistici, e questo le distoglie dalla loro funzione di elaborazione
del sapere. Questo, come Associazione culturale, ci preoccupa molto, e ci
fa ancora più apprezzare l'iniziativa del BTA. Come penso molti di
voi sanno, l'Associazione Nazionale di Italia Nostra nacque nella metà
degli anni Cinquanta dal lavoro di un gruppo di giovani urbanisti ed
appassionati di storia dell'arte, primo fra tutti Antonio Cederna.
Ripercorrere quarant'anni di storia associativa, a Roma, non è mio
compito nè va fatto in questa sede: basti rapidamente ricordare due
risultati immensi come la salvaguardia di una villa storica come la Doria
Pamphilj e l'instaurazione di quel caledoscopio della vicenda umana nel
pianeta che è il Parco dell'Appia Antica.
Tante altre cose si dovrebbero dire;se non si fosse ultimamente di fronte ad
una problematica immensa, che stravolge il modo di disegnare ed
amministrare la città, e di salvaguardarne la bellezza.
Il nuovo mostro del Duemila ha un nome ed un cognome: il nome è
"incuria", il cognome "degrado". Nemico insidiosissimo, perchè non
presente nelle mappe di programmazione, nei disegni degli architetti,
nelle idee e nei bilanci dei Comuni. Nemico insidiosissimo
perchè difficile da combattere, aleatorio ed improvviso spesso
originato da imprevidenza e maleducazione singola e collettiva, spesso da
mancanza di opportuni controlli, spesso da situazioni di malessere sociale.
Cari amici, cos'è oggi a Roma Piazza di Spagna e Trinità dei
Monti ? E'il luogo del Rinascimento romano ? Il luogo di Byron ? Il
luogo della Roma colta settecentesca, il luogo degli intellettuali al
Caffè Greco del primo Novecento ? O è il luogo della
dimenticanza collettiva, dei focherelli accesi di notte sui gradini,
delle risse a bottigliate, dello spaccio ? Cos'è oggi Piazza Navona,
cari amici ? E le Rupi del Campidoglio ? E Colle Oppio ? E l'Esquilino ? E
Trastevere ? E Piazza Vittorio ? Ci si intenda bene. Non che non si
apprezzi la sensibilità che in qualcuno di questi casi
l'amministrazione ha dimostrato. Nè la solerzia dei gruppi
cittadini volenterosi. Ma senza una mobilitazione generale delle coscienze,
delle intelligenze, dei mezzi, delle risorse, il degrado di Roma
vincerà la sua partita ed ucciderà la città come
città d'arte. Perchè la cosa tremenda che accade
è sociologicamente di grande semplicità. I cittadini
vanno dimenticando i propri monumenti sepolti da automobili, rifiuti,
abbandono. Questi luoghi scompaiono dalla fruizione collettiva e della
memoria, ddalle guide turistiche e dalle pubblicazioni specializzate.
Sotto i nostri occhi, si delinea il quadro drammatico di una Roma
straniera ai romani, di due città parallele che si sfiorano e non si
riconoscono.
La Sezione Romana di Italia Nostra ed il BTA hanno impiegato i loro ultimi
mesi a denunciare tale situazione. Muniti di armi temibili come qualche
macchina fotografica ed i testi di alcune biblioteche, sono riusciti ad
ottenere dalla stampa una grande audience, mediante una scelta: quella
delle campagne a tema. Di Campidoglio, fontane di Roma, obelischi, ve ne
parlerà la collega Viviana Normando. Ciò che più conta
è un dato incontrovertibile: che quando le forze della cultura
cittadina, associazionistica ed istituzionale, si incontrano e procedono
insieme, la loro forza aumenta in modo considerevole e può avere la
forza di incidere sui grandi processi culturali urbani. Ma perchè questo
accada, occorre un elemento specifico alla base: la consapevolezza della
portata del problema e l'identità dell'analisi di esso. Bisogna
pensarla allo stesso modo, per avere la possibilità di ottenere gli
stessi risultati.
Mi sono ripromesso un intervento breve e concludo. Si è diffuso da
tempo, cari amici, l'abitudine dell' " I have a dream " , dell' " Io ho un
sogno " . Può avere tre sognetti piccoli piccoli, da pochi soldi,
anche uno studioso di beni culturali a Roma? Il primo è che gli
interventi di ordinaria manutenzione sui monumenti a Roma si facciano, e si
facciano sul serio. Il secondo è che intorno ai monumenti si
collochi un'area di rispetto che impedisca il parcheggio delle automobili. Il
terzo è che tabelle esplicative siano apposte nel sito monume ntale,
divulgandone caratteristiche e storia. Tre sognetti piccoli, ma che
la Sezione romana di Italia Nostra ed il Bollettino Telematico dell'Arte
cercano di trasformare in realtà.
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