Se si parla di estetica, oggigiorno, vien subito da pensare alla cura del
proprio aspetto fisico, a qualche crema detergente per il viso, che so, ad
Isabella Rossellini. Niente da eccepire sulla bellezza della Rossellini.
Peccato che si confonda estetica e cosmetica, entrambe degne di considerazione,
ma pur sempre sfere diverse dell'umano sentire.
Estetica è tutto. Non per niente il sentire estetico, secondo il vecchio
Kant, rappresentava una sorta di sintesi di scienza ed etica, una sintesi in
grado di superare la contrapposizione tra una natura oggetto di ricerca
scientifica, costituita di cifre matematiche combinate in equazioni, ed una
morale tutta interna al soggetto, all'uomo in quanto uomo. Il giudizio
estetico, che Kant definiva `giudizio riflettente', invece, permette all'uomo
di superare la contrapposizione tra soggetto ed oggetto, mente e natura
vivente, rompendo il cerchio di isolamento e sofferenza emotiva e spirituale
determinato dall'egotismo. La natura, in poche parole, è orientata da
finalità che sovrastano l'uomo stesso, e che, sovrastandolo, fanno
sì che egli si senta parte di un tutto vivente.
Natura e arte vengono così ad esser legate da un vero e proprio cordone
ombelicale. L'arte, se rettamente interpretata, rimanda ad una dimensione
panica, originaria, `dionisiaca' direbbe il baffuto Nietzsche. Una statua di
Prassitele o di Michelangelo, una Madonna di Giotto o L'infinito di Leopardi
parlano una lingua comprensibile a tutti, evocano simboli che trascendono
spazio e tempo.
Si può esprimere lo stesso concetto in tanti modi. Il modo in cui lo si
sta esprimendo ora, una prosa di fine millennio, può esser scambiato
facilmente per retorica, per fumo di sigaretta o banalità televisiva.
Ebbene, probabilmente mai come in questa società c'è stato
bisogno di ricuperare il linguaggio dell'arte, del pensiero che va al di
là. La bellezza, naturale o prodotta dall'uomo, che è pur sempre
parte di qualcosa che lo sovrasta, richiede attenzione, `riflessione' (Kant
docet). Viviamo in un'epoca di grande confusione, dappertutto raggiunti
dall'assordante brusio di fondo dei media e dei motori. Per ritornare a noi
stessi non c'è altra strada che l'attenzione. Guardiamo senza vedere,
udiamo senza sentire, parliamo senza pensare. Occorre una via per
riappropriarci di ciò che è al sommo grado umano e naturale: lo
spirito panico.
L'arte può diventare una strada maestra per riappropriarci di noi
stessi. Il sentire estetico passa attraverso una ri-educazione della vista,
dell'udito, e degli altri sensi. Le porte dell'anima. Per questo, chiunque
vuole andare oltre, vincere a proprio beneficio il rumore di fondo, deve
tornare indietro.
|