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Non sono solo canzonette  
Francesco Dipalo
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 108 (11 luglio 1995)
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Area 			Estetica

Se si parla di estetica, oggigiorno, vien subito da pensare alla cura del proprio aspetto fisico, a qualche crema detergente per il viso, che so, ad Isabella Rossellini. Niente da eccepire sulla bellezza della Rossellini. Peccato che si confonda estetica e cosmetica, entrambe degne di considerazione, ma pur sempre sfere diverse dell'umano sentire.

Estetica è tutto. Non per niente il sentire estetico, secondo il vecchio Kant, rappresentava una sorta di sintesi di scienza ed etica, una sintesi in grado di superare la contrapposizione tra una natura oggetto di ricerca scientifica, costituita di cifre matematiche combinate in equazioni, ed una morale tutta interna al soggetto, all'uomo in quanto uomo. Il giudizio estetico, che Kant definiva `giudizio riflettente', invece, permette all'uomo di superare la contrapposizione tra soggetto ed oggetto, mente e natura vivente, rompendo il cerchio di isolamento e sofferenza emotiva e spirituale determinato dall'egotismo. La natura, in poche parole, è orientata da finalità che sovrastano l'uomo stesso, e che, sovrastandolo, fanno sì che egli si senta parte di un tutto vivente.

Natura e arte vengono così ad esser legate da un vero e proprio cordone ombelicale. L'arte, se rettamente interpretata, rimanda ad una dimensione panica, originaria, `dionisiaca' direbbe il baffuto Nietzsche. Una statua di Prassitele o di Michelangelo, una Madonna di Giotto o L'infinito di Leopardi parlano una lingua comprensibile a tutti, evocano simboli che trascendono spazio e tempo.

Si può esprimere lo stesso concetto in tanti modi. Il modo in cui lo si sta esprimendo ora, una prosa di fine millennio, può esser scambiato facilmente per retorica, per fumo di sigaretta o banalità televisiva. Ebbene, probabilmente mai come in questa società c'è stato bisogno di ricuperare il linguaggio dell'arte, del pensiero che va al di là. La bellezza, naturale o prodotta dall'uomo, che è pur sempre parte di qualcosa che lo sovrasta, richiede attenzione, `riflessione' (Kant docet). Viviamo in un'epoca di grande confusione, dappertutto raggiunti dall'assordante brusio di fondo dei media e dei motori. Per ritornare a noi stessi non c'è altra strada che l'attenzione. Guardiamo senza vedere, udiamo senza sentire, parliamo senza pensare. Occorre una via per riappropriarci di ciò che è al sommo grado umano e naturale: lo spirito panico.

L'arte può diventare una strada maestra per riappropriarci di noi stessi. Il sentire estetico passa attraverso una ri-educazione della vista, dell'udito, e degli altri sensi. Le porte dell'anima. Per questo, chiunque vuole andare oltre, vincere a proprio beneficio il rumore di fondo, deve tornare indietro.



	
 

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