Sensibili alle foglie è una coperativa costituita nel 1990
dall'incontro, dopo circa 10 anni di carcere, di Renato Curcio Stefano
Petrelli e Nicola Valentino.
L'interrogativo sulla loro esperienza, sul loro cambiamento e sulla condizione
reclusiva, li porta a scrivere insieme il libro che decreta la nascita della
coperativa: nel bosco di Bistorco. La riflessione che essi fanno è che
la reclusione sradica la persona da ciò che è primario
dell'uomo in quanto creatura sociale: le relazioni. Negare all'uomo la
relazione col mondo equivale ad una condizione mortale. Da qui lo spunto della
domandada cui nasce il libro: "Come mai dopo 10 anni di reclusione siamo ancora
vivi ; come riescono le persone recluse a sopravvivere a questa condizione
?"Analizzando le reazioni allo stato di reclusione, i tre compagni giungono
alla scoperta che le persone recluse modificano lo stato di coscienza
ordinario spingendosi verso quella sfera di esperienza chiamata "STATI
MODIFICATI DI DI COSCIENZA". "In carcere esistono due famiglie di stati
modificati: alcuni provano la disgregazione dell'entità personale
riproducendo la condizione di dolore che la persona vive (sono coloro per
esempio che diventano alcolisti . . . . . ) le altre modificazioni dello stato
ordinario del corpo consentono una rielaborazione creativa del rapporto col
contesto reclusivo: la pittura , il disegno, la scrittura" (NICOLA VALENTINO).
Il creativo stato modificato di coscienza è la risposta alla domanda di
"Nel Bosco Di Bistorco", ed è da qui che parte la ricerca di sensibili
alle foglie. Nasce cosi' l'archivio di scrittura iscrizioni arte irritata,
che raccoglie materiale di persone che vivono in condizioni di reclusioni, non
un materiale inerte, musealizzato o archiviato da criminologi, ma vita,
esperienza. In ogni foglio, in ogni quadro c'è una grande risorsa umana
che attraverso l'archivio "apre una comunicazione", una relazione col mondo
esterno. Il materiale diventa un bene sociale e culturale. "E'arte; non
è arte ?
E' più arte di quella ufficiale ? Le opere che raccogliamo non sono
considerate dall'arte ufficiale, nè vogliono competere con essa.
L'artista guarda al mercato, alla notorietà, queste forme espressive
invece sono inventate per non morire" (NICOLA VALENTINO).
Ma l'archivio è solo uno dei settori di Sensibili alle Foglie,
c'è Risorse Vitali una collana sugli stati modificati di coscienza,
Progetto Memoria che vuole disseppellire dalla memoria la lotta armata degli
anni `70 , e nodi collana che vuole esplorare i nodi culturali del nostro
millennio dando voce a chi li vive direttamente.
"Tante volte mi è capitato di sentirmi solo, allora prendo un foglio in
mano e una penna , e comincio a srivere subentrando in un mondo nuovo lontano
da cio' che vivo stanto qua dentro. "(Giovanni Tamponi, all'ergastolo del
77)
INTERVISTA A NICOLA VALENTINO
Nato ad Avellino il 4 aprile 1954, è in carcere dal 1979 con una
condanna all'ergastolo per fatti legati alla lotta armata degli anni `70 . E'
autore di molti libri e curatore dell' archivio di scritture, iscriziono ed
arte ir-ritata.
QUANDO E CON QUALI MATERIALI HAI SCOPERTO L'ARTE ?
Ho cominciato a dipingere in carcere, sono stato suggestionato dalle persone
che dipingevano, subendone un fascino indiretto; ma i colori che mi aveva
prestato il vicino di cella non mi offrivano ciò che cercavo,
così ho provato a dipingere raccogliendo la terra del campo del carcere
, a mescolarla con l'acqua ed a usarla sulla tela. Poi ho utilizzato la calce
delle linee del campo da calcetto e la sabbia, che con la terra sono diventati
i miei elementi essenziali.
Ad essi ho aggiunto la graffite polverizzata regalatami dai fabbri del carcere,
il karcadè, l'henne ed ancora lo zafferano, il caffè, le rape.
. . . . . .
PERCHE' QUESTI ELEMENTI TI SODDISFANO DI PIU' DEI TUBETTI CON I COLORI ?
Perchè posso creare io l'elemento, manipolarlo; perchè la
terra ha una sua simbologia molto forte. Del resto molti popoli usano la terra
come pigmento , per decorare, per truccarsi; la differenza è che io
non l'adopero come colore o pigmento , ma semplicemente come materia.
ALL'INIZIO ERA UN PASSATEMPO, POI SEI CRESCIUTO TECNICAMENTE FINO A
GIUNGERE A GRANDI RISULTATI. OGGI SENTI DI ESSERE UN ARTISTA ?
Quando ero in carcere non era propriamente un passatempo, ma un vero rituale
ossessivo, ogni sera chiuso nella mia cella dipingevo in fretta ed
ossessivamente. Oggi il fare mostre personali, l'entrare nel mondo dell'arte
ufficiale è diventato un gioco comunicativo interessante; ma non sono
un artista in senso "ufficiale", perchè non mi interessa il mercato,
perchè non c'è progettualità, . . . . ciò che
faccio è un mio modo d'essere. Dipingere è la mia vita, in
questo senso sono un artista.
QUELLO CHE DICI RISPECCHIA "UN PO'" LA CONCEZIONE ZEN DELL'ARTE . . . . . .
. .
Sì, nella cultura zen l'arte è ancorata alla vita, c'è
l'arte del thè, delle arti marziali. . . . , la parola arte indica
l'attività che è importante per la vita dell'uomo, ed anche per
me è così.
IN CHE MODO E FINO A CHE PUNTO L'ARTE IMPEGNA SENSI, MENTE, CUORE,
VOLONTA', COSCIENZA?
L'esperienza creativa è una modificazione di stato di coscienza
ordinario, è un altro stato in cui si attivano altre modalita'
percettive, altri linguaggi, altri sensi, mente, cuore. . . . . . .
. . . . . . . E TU DOMINI LO STATO MODIFICATO DI COSCIENZA, O TI ABBANDONI
AD ESSO?
La mia esperienza è di sogno lucido, una parte di me dipinge ,
l'altra osserva e guida, ne resta suggestionata, è un momento di uscita
e di presenza. Come spesso dico:"IO NON DIPINGO CI0' CHE VEDO, MA VEDO CIO'
CHE DIPINGO. "Il mio non è automatismo totale perchè il mio
occhio segue ciò che fa la mano, è un seguire attivo, l'occhio
orienta la mano a sviluppare forme spontanee.
LA TUA PITTURA NASCE IN CARCERE, COME EVASIONE. . . MA I PERCORSI
DELL'IMMAGINAZIONE CI PORTANO VERAMENTE LONTANO DALLA REALTA' O CI AVVICINANO
AD ESSA , AIUTANDOCI A COMPRENDERLA?
Sicuramente ci aiutano a comprenderla. Creando non voglio alienarmi dal
contesto perchè sarebbe una fuga illusoria; creando io modifico il
rapporto col contesto. Dipingere mi apre il cuore. . . la sera per i reclusi
è un momento triste, si resta soli coi propri pensieri ed io trasformo
un momento brutto in creazione e sollievo.
L'ARTE PUO' ESSERE CONTRO LA FOLLIA E LA VIOLENZA?
Se esiste la follia l'arte na è espressione e non prodotto.
C'è chi ancora chiama l'arte dei reclusi schizzofrenica, dicendo che il
prodotto artistico è il segno del delirio. Io credo che l'arte invece
sia il segno della cura, una risorsa vitale non una malattia. Ci sono, poi,
opere(come GUERNICA) che possono educare, che lottano contro la violenza. Nel
mio caso ed in tutti gli altri artisti reclusi c'è l'invito ad
ascoltare, a comprendere ed accogliere. Un invito contro l'indifferenza e
quindi contro questo tipo di violenza.
L' ART BRUT ERA UNA SORTA DI RICERCA DI SENSO TOTEMICO DELL'IMMAGINE, UNA
FUSIONE BARBARICA DI VITALITA' E MORTE. TU COLLEGHI IL TUO TIPO DI PITTURA
ALL'ART BRUT, MA LA DEFINISCI ARTE IR-RITATA. . . . .
Arte ir-ritata è ricavata dall'etimo: fuori dal rito, una
reazione vitale al rito reclusivo ed afflittivo.
Ir-ritata anche perchè non si cura dei riti dell'arte ufficiale. Noi ci
muoviamo in un territorio limitrofo all'art brut. . . . . con una differenza.
A Dubuffet interessava il gesto creativo, l'espressione, perchè le
persone che vivono situazioni estreme sono libere da ogni acquisizione
culturale. Dubuffet per questi motivi vedeva in loro la vera arte;concordo con
lui che queste forme non siano frutto di malattie mentali e che non ci sia
(come sosteneva Breton) "l'arte dei folli". Ma la differenza è che noi
(nelle opere che raccogliamo nell'archivio) guardiamo non il lato estetico, ma
la creatività umana. Così come per me è più
importante l' emozione che provo nel dedicarmi con passione alla creazione, e
non il prodotto che ne deriva. Ciò che mi interessa è il
linguaggio espressivo e non quello estetico.
"Spegnere le luci sul mondo della tua cella e accenderle su quelle del tuo
quadro"(GIUSEPPE SCIROCCO)
IN QUESTO MESE SARA' POSSIBILE VISITARE LA MOSTRA DI NICOLA VALENTINO PRESSO LA
GALLERIA CENTRO LUIGI DISARRO. Viale Giulio Cesare 71, orario:18 - 20.
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