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L'Immagine Il Culto La Forma.
Antichi gruppi di deposizione (secoli XIII - XIV)
Montone PG, Italia,
Alessandro Peleggi
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 207 (19 ottobre 1999)
http://www.bta.it/txt/a0/02/bta00207.html
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Area Mostre

Nella suggestiva cornice di Palazzo Rospigliosi Pallavicini a Roma, graditi ospiti della Cassa di Risparmio di Spoleto, ha avuto luogo la conferenza di presentazione della Mostra organizzata dal comune di Montone (PG) in collaborazione con la Regione Umbria e la Soprintendenza per i Beni A.A.A.S. dal titolo L'Immagine, il Culto, la Forma. Antichi gruppi di Deposizione (secoli XIII - XIV). L'evento puramente espositivo é stato preceduto da un Convegno Internazionale di Studi, che si é tenuto presso il Teatro di San Fedele a Montone, al quale hanno preso parte molti tra i più insigni studiosi che si sono dedicati alla riscoperta, allo studio e alla conservazione di un genere artistico troppo spesso relegato in una assurda ma reale «periferia degli studi»: la scultura lignea altomedievale. Lo stesso dott. Massimo Montella, intervenuto alla conferenza di presentazione in qualità di Responsabile dei Musei dell'Umbria presso l'Ufficio Cultura della Regione, non ha esitato a definire questa mostra veramente «unica e particolare», così diversa dalle rumorose, seppur necessarie, esposizioni sugli Impressionisti o sui "Giubilari" Pietro da Cortona e Bernini, mostre di sicura affluenza, dalle ricche sponsorizzazioni ma indubbiamente «poco rischiose». Da parte nostra possiamo raccomandare questo evento a coloro che sentono di possedere un «intelletto più sottile e un palato più raffinato».

La mostra deve la sua unicità anche all'impossibilità, in condizioni normali, di poter ammirare tutte insieme e l'una vicino all'altra opere tanto particolari che, seppure di provenienza italiana, sono oggi conservate a Parigi (già collezione de Laroussilhe, museo del Louvre; collezione Brimo de Laroussilhe) e che, nel caso di quelle conservate nel nostro paese, per poterle visitare, occorrerebbe spostarsi dal museo di Norcia a quello dell'Aquila, da quello di Gubbio al Castello Sforzesco di Milano e così via fino a coprire una considerevole fetta del nostro territorio (senza considerare le enormi difficoltà ad ottenere prestiti di opere lignee regolati, dobbiamo ammettere opportunamente, da particolari e restrittive norme).

Dunque Montone, non più nota solo e unicamente per essere stata la patria natìa del valoroso condottiero Braccio de' Fortebracci, rappresenta oggi l'occasione, stimolata soprattutto dal Convegno in programma ( gli atti del convegno saranno pubblicati nell'ambito del catalogo scientifico della mostra ), per riprendere e approfondire problemi e significati legati a questi gruppi lignei sulla scia degli studi inaugurati da Géza de Francovich ( 1928 ) e di cui oggi lodevolmente si fanno carico il dott. Bruno Toscano ( responsabile e promotore del comitato scientifico ) e la dott.ssa Giovanna Sapori (Università degli Studi Roma Tre ) in qualità di Curatore del Museo Comunale di San Francesco a Montone. La dott.ssa Sapori ci informa inoltre che l'occasione della mostra ha consentito e stimolato una nuova catalogazione delle opere; ha favorito ricognizioni e ritrovamenti in magazzini, sotterranei e persino in una legnaia di pezzi inediti, trascurati e spesso sconosciuti; infine, ma non per ultimo, ha permesso l'esecuzione di importanti e, in certi casi, indispensabili opere di restauro a cura della Coo.Be.C. S.r.l. di Spoleto rappresentata dal dott. Bruno Bruni.

Gli studi più recenti hanno messo in luce in maniera sempre più convincente la matrice umbra di gran parte di questi gruppi di Deposizione a partire proprio dal famoso Gruppo di Tivoli considerato il capostipite del genere in virtù della sua precoce esecuzione rispetto alle opere in mostra; infatti mentre l'opera Tiburtina viene comunemente datata intorno agli anni 1210-1220, le statue esposte presso il Museo Comunale di San Francesco risalgono tutte agli anni tra il 1240 e il 1270 circa. Ne consegue la possibile esistenza di un cosiddetto atelier di Tivoli ( G. Benazzi, 1994 ) che nell'arco di alcuni decenni avrebbe prodotto una serie di Gruppi di Deposizione, tutti dislocati nel centro Italia e tutti più o meno imparentati stilisticamente con le sculture della città laziale. Tra le numerose opere in mostra la più notevole acquisizione risulta essere il Gruppo di Montone che proprio il recente restauro ha strappato ad una vecchia ed erronea interpretazione iconografica che lo voleva identificato come Crocifissione; infatti le statue del Cristo, della Vergine e del San Giovanni provenienti dalla pieve di San Gregorio fuori Montone ci sono giunte composte in una Crocifissione senza traccia delle altre due figure che canonicamente formavano invece Gruppi di Deposizione, ovvero Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo ( successivamente riconosciute ). Gli interventi conservativi e restaurativi più recenti risalgono al 1957 promossi da Francesco Santi che, sulla scorta di importanti rinvenimenti ( 1956 ), si dedicò ad opere di rimozione delle posteriori ridipinture e al consolidamento, in certi casi ad un vero e improprio riassetto, delle strutture pesantemente intaccate da agenti xilofagi.
Dopo attente indagini e importanti rilevamenti tecnici é stato intrapreso l'intervento di restituzione dell'assetto originario al gruppo ligneo di Montone, confortato dal parere favorevole di una serie di esperti di tali problematiche: il prof. Ignazio Baldelli (Università di Roma), il prof. Antonio Caleca (Università di Pisa), il prof. Michele Cordaro (Istituto Centrale del Restauro), il prof. Pietro Scarpellini (Università di Perugia), la prof.ssa Giovanna Sapori e il prof. Bruno Toscano (Università di Roma).

Se il Gruppo di Montone può e deve essere considerato l'opera guida e di maggiore interesse della mostra, in virtù del notevole spessore scientifico delle recenti acquisizioni scaturite dall'attenta indagine praticata su quest'opera, neanche vanno trascurate o poste in secondo piano le altre particolarissime creazioni lignee che costituiscono il corpo della mostra; c'è da considerare che questa specifica produzione d'arte vanta ad oggi un numero paradossalmente limitato di esemplari se si pensa al valore cultuale e cerimoniale che rivestiva in origine: infatti quasi ogni chiesa custodiva gruppi siffatti, non sempre mostrati al pubblico durante tutto l'anno ma gran protagonisti in occasione delle recite sacre delle Laudi per la celebrazione del Venerdì Santo. Col tramonto delle sacre rappresentazioni si affievolì anche l'uso processionale dei gruppi scultorei svuotandone il significato "rituale" legato al dramma della depositio liturgica legata al Venerdì Santo. Quasi immediata fu la dispersione di tali gruppi lignei che, privi di firme e datazioni, finirono facilmente sul mercato antiquariale; le prime a disfarsi di tali opere furono le grandi città sempre protese a ricambi e trasformazioni culturali, soprattutto in campo devozionale, fenomeno che trova nei piccoli centri, isolati e lontani una forte opposizione ( questo giustifica i numerosi ritrovamenti concentrati in piccoli e periferici centri ); oggi possiamo solo tracciare una mappa provvisoria e lacunosa di queste opere sparse in giro per il mondo quando non sono addirittura irrimediabilmente distrutte per ragioni anche legate alla fattura materica delle stesse ( sulla deperibilità dei materiali lignei credo che nessuna nutra perplessità ). Alla luce di tale situazione non possiamo che sentirci confortati dall'immane lavoro di recupero e restauro svolto negli anni passati che oggi ci consente di poter ammirare dal vivo opere uniche e che rappresentano solo il 30 % del patrimonio totale: il gruppo di Roccatamburo, il gruppo di Pescia, il Cristo deposto di Pescia, di Milano, di Cascia, di Mercogliano, di Tolentino, di Jesi, il San Giuseppe d'Arimatea di Parigi e altre esposte nella chiesa di San Francesco a Montone.

Dunque appare chiaro uno degli intenti principali di chi ha promosso una tale iniziativa: sottolineare ancora una volta l'importanza della conservazione dei manufatti lignei anche come occasione e stimolo per nuove acquisizioni in campo storico-artistico.




Deposizione 	di Montone
fig. 1
Deposizione
Montone PG, Italia Courtesy of Ufficio Stampa

Deposizione di Montone
fig. 2
Deposizione
Montone PG, Italia Courtesy of Ufficio Stampa

 

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