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La fuga titanica di Ingrid Madera  
Nadia Scardeoni
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 24 marzo 2001, n. 255
http://www.bta.it/txt/a0/02/bta00255.html
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Area Didattica

« La mia storia personale è quella di essere una donna che è partita da un paese del terzo mondo dopo aver lottato tanto a lungo contro l'oppressione. Mi identifico molto con le donne vittime della violenza. Ho lottato contro molti demoni per dare a me stessa la libertà di essere l´artista che sono oggi ».
* « Per anni ho avuto dubbi e confusione su come tradurre in un lavoro finito le immagini della mia fantasia e della mia osservazione. A lungo mi sono rifiutata di dare un assetto accomodante alla mia esistenza. Sono stata in costante movimento, cambiando ed inseguendo le mie fantasie, reinventando continuamente me stessa. Sono arrivata a credere che il cambiamento dinamico sia uno dei fattori positivi dell'esistenza contemporanea. »
* « La mia missione di artista è di continuare a sviluppare la mia visione e di trovare un equilibrio quando una maggiore potenza e quella visione si incontrano (Ingrid Madera) ».

Scultrice ed artista multimediale, Ingrid Madera è nata nella Repubblica Domenicana.
Appena ventenne, Ingrid lascia il suo paese e fugge ...
Lascia il Sud America, con lo zaino in spalla ed un "fagotto" sotto il braccio: suo figlio di poco più di un anno. Va a New York per "guadagnare" ad entrambi un grande sogno di libertà. Frequenta i corsi di "Spettacolo ed Arti Visive", alternandosi all'educazione del figlio e ad un lavoro che le permetta di vivere. Completa i suoi studi presso gli istituti: Academia de Bellas Artes, Art Students League, School of Visual Arts, Southampton College.
Oggi, Ingrid Madera, quando è stanziale vive a Calverton in una casa isolata a 150 kilometri da New York, dove dalle finestre si vedono scorazzare ... liberamente i bufali.
Ci siamo incontrate a Verona, nel '97, in occasione della Mostra Veronamerica. Ricordo che sopraggiunse a notte inoltrata, dopo un viaggio travagliatissimo, generando un vivace scompiglio. Volitiva oltre il ragionevole, si era trascinata da New York una delle sue installazioni in un bagaglio a rotelle, a forma di "armadio" ... molto più pesante e ingombrante delle sua esile persona. Una "follia" sopportata con grande allegria: il minimo dovuto ... per l'arte.
Nei giorni di permanenza a Verona la vedevo e la perdevo continuamente. Ingrid è come il vento ... ti cattura, ti avvolge di un grande dinamismo ... e poi, improvvisamente, scompare. Ci riunivamo spesso alla sera nei pranzi conviviali. In quelle occasioni, nei momenti della confidenza, Ingrid all'improvviso si "potenziava", gli occhi nerissimi mandavano bagliori; quasi ... tizzoni ardenti anticipavano le memorie di una vita tutta all'insegna della "lucha" ... la lotta.

Quando infine la vidi al lavoro, nei video portati dall'America, con maschera e fiamma ossidrica ... non ebbi più dubbi: "un angelo era disceso nella tana di Vulcano per una sfida titanica".
Ingrid Madera è una rivoluzionaria pura. Le sue sculture sono corpi trasparenti fatti di resina intrecciata a fili strutturanti. Corpi librati, distesi, accoccolati, aggrovigliati ..., divaricati ... Sono corpi e anima. Intensi, sofferenti, placati ...; racchiusi in se stessi. Sono Vite. Intrecci di dialoghi, urli, intese ...; abbandoni ...;
Sopportano macigni: il peso spirituale di un martoriato percorso esistenziale. Allora ... Ingrid provoca, disturba, "martella" - con potenza sorgiva– tutto e tutti.
Ha assunto le buone regole ma disconosce la "misura" dei prudenti. Spezza con tocchi magistrali pregiudizi, stereotipi, banalità, conformismi ...
Ingrid sfida ogni giorno, ogni ora ... la buena suerte I suoi media sono tossici. Forse Ingrid ... è ancora in guerra. Una guerra iniziata lontano nel tempo, nella prima giovinezza ...; contro le sopraffazioni ... pubbliche e private.
La "cifra" dell'opera di Ingrid Madera è allora dolorosamente semplice: "fuga titanica di energia vitale" Ingrid Madera non va interpretata oltre. Sa parlare della sua opera con largo respiro ed una preziosa capacità di autoanalisi, così come si è presentata alla Mostra Veronamerica Decumano '97.

«Il corpo esprime sempre lo spirito di cui è l'involucro. Sono interessata ad esprimere l'emozionante mistero, la meraviglia della forma umana. Il volume non è solo concetto spaziale. Attraverso lo studio e l'analisi basati sui due elementi spazio e tempo (il tempo identificato con la luce) lavoro per rivelare le forme.
Devo rimanere fedele alla natura, è la mia sola ambizione. L'ispirazione è la mia ricompensa.
Il
gap esistente fra il soggetto e la percezione intelligente del soggetto è stato uno dei problemi principali nella produzione artistica. Per anni ho avuto dubbi e confusione su come tradurre in un lavoro finito le immagini della mia fantasia e della mia osservazione. A lungo mi sono rifiutata di dare un assetto accomodante alla mia esistenza. Sono stata in costante movimento, cambiando ed inseguendo le mie fantasie, reinventando continuamente me stessa. Sono arrivata a credere che il cambiamento dinamico sia uno dei fattori positivi dell'esistenza contemporanea. I nostri pensieri, volontà e azioni concordano con le leggi che governano il movimento delle onde, la combinazione delle sostanze acide e basiche e la crescita delle piante e degli animali. Quando la potenza e la visione si uniscono anche usando strumenti comuni e umili, abbiamo la sensazione di fare delle cose che sono giuste di per sè, dotate di un significato autonomo assoluto. La mia missione come artista è di continuare a sviluppare la mia visione e di trovare un equilibrio fra visione e grande potenza. Ho tentato di cogliere la vera interpretazione delle cose, così come esse sono, piuttosto che sovraccaricarmi di idee o di troppi commenti e interpretazioni. Io preferisco sviluppare una diretta e semplice comprensione delle cose senza troppi criteri o vincoli. È l'unico modo per me, il solo modo di collegarmi all'esperienza della condizione umana.

E negli scritti originali presenti nelle sue installazioni:

«La cosa che io voglio innanzitutto è sviluppare un riconoscimento diretto e semplice. Una vera comprensione delle cose così come esse sono.
Cio che mi attrae verso l'arte astratta è il fatto che essa parla sostanzialmente di libertà. Libertà dalle "cure" di questo mondo, dalla sue banalità.
Mi invita ad una meditazione silente e profonda. Nell'arte astratta incontro una sensazione trascendente di libertà».
“Non si può fare scultura senza coinvolgere il nostro corpo Il centro dell´esperienza scultorea è un processo di identificazione fra l'opera d'arte e il corpo di chi crea. Si deve raggiungere un coinvolgimento fisico con una totale consapevolezza muscolare Io non sto lavorando per essere approvata Ma per esprimere certe cose. Io penso e credo di dover esprimere le mie lotte e le mie esperienze. E´ importante per me andare oltre i preconcetti di ciò che si suppone una persona debba essere; come donna, come artista etc etc e affrontare tutto questo con la prefigurazione visuale. “ “Ho un bisogno urgente di spogliare la mia vita fino al suo essenziale. Sto tentando di ridurre ogni cosa alla sua forma più semplice. Ed è questo per me l'unico modo di condividere l'esperienza della condizione umana. I nostri pensieri, la nostra volontà, le nostre azioni si accordano alla potenza delle leggi che governano il movimento delle onde, le combinazioni degli acidi e delle basi, la crescita delle piante e degli animali ... Molte volte, mi è stato necessario ... autodistruggermi, per potermi rigenerare».

traduzioni Inglese-Italiano di Jane Toby e Nadia Scardeoni




da Erica Lynn Gambino, Ingrid Madera ‘Crossings´, Oct., 1998:

« ... Ingrid Madera, una espatriata Domenicana, si muove, con il suo genere di opera, verso una direzione più Post-Moderna, appropriandosi dell'immaginario e del contesto del suo passato religioso e della sua cultura Hispanico-Afro-Cubana. Si ispira ai «miti dei Santi, streghe, icone e dei che sono condivisi collettivamente dai Domenicani, Cubani e Portoricani» lei dice, « e che in massima parte riguardano le promesse e la realizzazione delle speranze, dei desideri»: un tema consueto della letteratura e dell'arte Latino-Americana. Per Ingrid Madera la sua cultura è «piena di incroci e di ambiguità» e questa è la modalitaà ammantata di veli colla quale lei affronta le sue narrative, le più intime e personali per raggiungere la natura universale. La tenacia con la quale lei affronta i suoi media è la stessa che la guida ad esprimere lo sforzo di essere coerente con « l'essere una donna di un paese del terzo mondo dove, per tradizione, le donne hanno contrastato così a lungo ogni genere di oppressione» ...




 
 

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