Nato a Reggio Emilia nel 1940, studia e poi insegna all'Accademia delle Belle Arti di Venezia. Fin dal 1968 il tema centrale della ricerca artistica di Plessi è l'acqua che abbina e presenta in installazioni, films, videotapes e performances. Partecipa ad importanti rassegne d'arte e a varie edizioni della Biennale di Venezia. Espone in importanti musei e gallerie d'Europa. Il suo intero lavoro di video viene presentato in una mostra al Centre Pompidou di Parigi nel 1982. Seguono poi, importanti riconoscimenti mondiali come l'antologica organizzata al Guggenheim Museum Soho di New York nel 1998 o la consacrazione ad "Artista dell'anno" in Germania alla Kunstpreis der Nord/lb nel 1999. Nel 2000 rappresenta l'Italia nel padiglione dell'Expo universale di Hannover con l'installazione "Mare Verticale" che può considerarsi come la più grande scultura e installazione tecnologica monumentale mai realizzata. Tiene la cattedra di "Umanizzazione delle tecnologie" alla Kunsthochschule für Medien di Colonia.
È dagli anni Ottanta che Plessi ha scelto di abbinare, coinvolgere e avvicinare l'ambiente e la natura con l'elettronica, e più precisamente con la televisione-video. Per Plessi, l'elettronica e la televisione-video non sono altro che un materiale, un mezzo come può essere il legno, il ferro, il marmo, la tela per un altro artista.
Plessi, però, non ama definirsi un video-artista poiché non considera, come McLuhan, che il "mezzo sia messaggio"; egli utilizza anche il video, ma solo per cercare quell'equilibrio tra conoscenza storica di quello che siamo e le nuove tecnologie in un rapporto di coesistenza fra due realtà che a prima vista sembrano in antitesi.
Le costanti, quasi un'ossessione, della ricerca artistica di Plessi fin dagli esordi, sono state l'acqua e il video che ha utilizzato in numerose operazioni artistiche intervenendo anche con diversi media o mezzi come il cinema, la televisione, la performance, il disegno fino ad arrivare alla scultura tecnologica. L'acqua e il video, elementi in antitesi, antitetici e in contrasto, nelle operazioni di Plessi raggiungono una simbologia molto raffinata ed evocativa: l'acqua nel suo scorrere rappresenta l'esistenza che, intrappolata nell'esperienza certa e oggettiva, ma anche virtuale del video raggiunge sintonie vanescenti e immateriali. Plessi trova molte analogie e unioni fra acqua e video: egli considera l'acqua elemento primitivo, atavico e nativo, mentre il video é legato all'attuale, all'oggi, alla vita frenetica di tutti i giorni.
Se l'artista è colui che utilizza i mezzi a lui più congeniali per "amplificare" il proprio pensiero o stato d'animo, allora Plessi riesce a riempire il distacco e l'indifferenza del video e della televisione, o meglio della tecnologia in generale, di significati, conoscenza, emozioni, di un'anima.
Quella dell'arte definita tecnologica non è sostitutiva e non sostituirà mai quella tradizionale, ma d'altro canto occorre conoscerla, capirne le problematiche, amarla per apprezzarla e renderla più accessibile.
L'opera Waterfire presentata a Venezia in occasione della Biennale Arti Visive, è un omaggio dell'artista alla città; un'installazione fra le più grandi mai viste in Italia che rende partecipe lo spettatore ed il passante d'attimi di stupore e di sogno suggestivo.
Plessi ha scelto di posizionare su tutte le finestre dell'Ala Napoleonica del Museo Correr che danno su Piazza San Marco, dei led displays, schermi ultrapiatti, che proiettano incessantemente il mutarsi continuo e senza fine dell'acqua in fuoco e del fuoco in acqua. Le 15 finestre del Museo Correr, chiuse completamente da questi pannelli tecnologicamente avanzati che raggiungono una dimensione totale di 4 x 50 metri, proiettano questo scenario fantastico, un continuo trapasso di materia in un moto a spirale che non trova soluzione o fine ma che continuamente prende vita e poi si trasforma per ritornare poi allo stadio iniziale e continuare così a ripetersi all'infinito. Sentimenti, passioni e desideri, lingue di fuoco rosso vivo sono sopite da un'improvvisa cascata d'acqua fresca e rigeneratrice che a sua volta cambia forma e si eleva allo stato gassoso per vampate di fuoco che la sublima. Un gesto continuo di metamorfosi e trasformazioni di questi due elementi primordiali e ancestrali. Un gioco di ruolo che non ha mai fine e che genera né vincitori e ne vinti.
Acqua e il Fuoco in comunione con la Tecnologia ! A prima vista sembrerebbe che questo matrimonio, quello fra elementi naturali come acqua, fuoco, legno, terra e la tecnologia non abbia nulla di saldo e duraturo o, meglio ancora, non possa segnare una strada evoluta perché elementi in opposizione. Grazie alla riflessione artistica di Plessi e al suo intervento, essi ritrovano un senso che è nuovo, immateriale e innovativo. Interessante e fondamentale per Plessi è il generare operazioni dai forti colori evocativi e poetici utilizzando chiavi di lettura che coinvolgano la dialettica, l'architettura, la tecnica e il senso.
L'opera Waterfire ha, inoltre, chiari riferimenti alla Fenice, sia l'animale mitologico sia il Teatro veneziano andato perso nel 1996 per un incendio. Il moto continuo presentato da Plessi nell'opera non trova però riscontro con la realtà ma solo con l'aspetto mitologico della fenice: l'Araba Fenice nel fuoco perisce e dalle ceneri rinasce in una spirale di azioni-reazioni che potrebbero andare all'infinito; mentre il Teatro La Fenice, che già una volta andò a fuoco e poi fu ricostruito, oggi nel fuoco si è estinto e non ha ancora avuto modo di trovare la forza o la volontà di rinascere.
Oltre alla mega-installazione Waterfire, all'interno del museo è possibile osservare e ammirare altri lavori di Fabrizio Plessi.
Nella galleria canoviana il progetto per le Stanze di fuoco, giganteschi sostegni di ferro arrugginito reggono dei tronchi da dove divampa un fuoco che è elettronico; altri tronchi, invece, sono trattenuti con corde su dei tavoli-ostensorio.
Nello scalone d'onore troviamo la Foresta sospesa: un enorme tronco è appeso su di una pesante e gigantesca struttura di ferro arrugginito, da questa colonna lignea sospesa nel vuoto discende una fitta pioggia elettronica.
Nel salone da ballo troviamo l'Enigma degli addii: tronchi scavati per farne monumentali canoe hanno incastonati al loro interno dei monitors; queste primitive canoe hanno perso la loro funzione originaria quale mezzo di trasporto dell'uomo e delle merci per diventare il contenitore di uno scorrere d'acqua, di un fiume impetuoso trasmesso dai video.
I video proiettori sono posti in orizzontale e non in verticale come di consuetudine sono usati, e questo conferma che Plessi non sceglie una concezione puramente grammaticale o consuetudinaria del mezzo, ma ne predilige una emotiva ed espressiva, concettuale e problematica, passionale e intensa.
PLESSI, WATERFIRE
mostra a cura di Carl Haenlein
catalogo Electa
allestimento a cura di Daniela Ferretti
Venezia, Museo Correr
7 giugno - 29 luglio 2001
<
http://www.comune.venezia.it >
Bibliografia:
Fabrizio Plessi, testi critici,
http://www.artsystem.it >, 1993
Achille Bonito Oliva, testi critici,
< http://www.artsystem.it >, 1990.
Paolo Vagheggi,
Chi ha paura della tecnologia ?, La Repubblica, 1 settembre 1997.
Virginia Baradel, Plessi, il disegno degli elementi che appaga lo sguardo, Il Mattino di Padova, 23 giugno 2001.
Giandomenico Romanelli, L'architettura funambolica di Fabrizio Plessi, in: Fabrizio Plessi, catalogo della mostra, Electa, 2001.
Floriano De Santi, Plessi: L'acqua e il video, costanti ossessioni digitali, in: "Telèma, attualità e futuro della società multimediale", n. 12 primavera 1998,
< http://www.fub.it/telema >
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