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La curva inversa della partecipazione ai concorsi statali universitari di Ricercatore in Storia dell'Arte Moderna  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 9 Marzo 2005, n. 390
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00390.html
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Ai concorsi italiani per un posto di ricercatore universitario in Storia dell'Arte Moderna a cui partecipavo circa una decina d'anni fa erano presenti molti miei giovani colleghi. A Pisa, quando vinse Caglioti, eravamo, se non ricordo male, più di dieci, così anche a Chieti alcuni anni dopo. Nel biennio 2003 - 2004 ho partecipato a sei concorsi pubblici per ricercatore universitario in Storia dell'Arte Moderna. A Urbino nel 2003 e a Palermo nel 2004 eravamo in due. In questi due concorsi se non mi fossi presentato io la Commissione di Concorso non avrebbe avuto la possibilità di realizzare quanto previsto nel Bando, cioè di effettuare una «valutazione comparativa». La comparazione, infatti, per essere tale, prevede la presenza di almeno due candidati. Anche se l'assunzione di una persona tramite valutazione di un singolo candidato è comunque legittima, perchè il candidato non viene assunto se non supera le prove previste. Cioè a dire: la mancanza di concorrenti non determina alcun diritto all'assunzione automatica.
Ad Arcavacata in Calabria nel 2003 eravamo in tre; a Siena nel 2004 in cinque e a Cagliari nel 2004 in sei. Dati che, se non faccio male i conti, corrispondono ad una media di 2,6 partecipanti a concorso. Se si calcola che attualmente il ruolo di ricercatore è ancora un posto statale fisso e che la richiesta di lavoro fisso è sempre aumentata nel corso di questi ultimi dieci anni, sembra apparentemente inspiegabile questa curva inversa: che cioè all'aumento della domanda di lavoro corrisponda una diminuzione della partecipazione ai concorsi pubblici.

Inoltre, se è vero come è vero che in ambito statale l'offerta si crea anche con la domanda di lavoro, in teoria l'aumento della partecipazione ai concorsi dovrebbe da una parte innalzare la qualità delle selezioni per via della maggiore possibilità di scelta da parte delle commissioni, e dall'altra dovrebbe costituire un incentivo per il Ministero che dovrebbe di conseguenza predisporre adeguati piani di investimento. Per fare un esempio pratico si può citare il caso delle Ferrovie. Soltanto se tutti i viaggiatori prenotano per tempo un treno si viene a sapere che in quel determinato giorno e ora mancano i posti, e allora le Ferrovie possono programmare l'aggiunta di uno o più vagoni o addirittura di una nuova motrice per soddisfare la richiesta. A questo punto, per rimanere in metafora, ci si chiede se il giovane studioso italiano voglia prendere il treno evitando di pagare la prenotazione perchè non ha i soldi per la stessa, oppure perchè ci sono altri motivi, magari di ordine sociale o psicologico. In assenza di spiegazioni valide, la situazione, statistiche alla mano, appare assolutamente significativa di un problema irrisolto. Quando parlo di prenotazione non mi riferisco al pagamento di pedaggi o tangenti, ma semplicemente all'atto civico di essere fisicamente presenti alle valutazioni comparative bandite dal Ministero ogni anno.
È altresì vero che la presenza fisica al concorso nazionale comporta comunque i costi di trasferta e di impegno dei titoli e delle pubblicazioni, che possono anche essere elevati in caso di partecipazione ad un alto numero di valutazioni comparative in Regioni diverse da quelle di residenza.
Ho calcolato che tra le spese postali di spedizione e ritiro dei titoli e delle pubblicazioni, usando quando possibile e richiesto dal Bando di Concorso le raccomandate e negli altri casi il "Pacco Celere 3" di Poste Italiane, il più economico ed efficiente tra i sistemi di spedizione che permettono di avere una traccia in tempo reale del percorso seguito dal pacco e quindi la conferma dell'avvenuta consegna dello stesso anche in mancanza di ritorno della cartolina relativa; comprendendo anche il costo dei libri e delle fotocopie, pari al valore degli stessi, che un partecipante può mandare ad un solo concorso per volta; per quanto mi riguarda la somma necessaria corrisponde a circa 575 euro per 5 concorsi annui che è il limite attualmente previsto se si concorre anche per professore associato. Moltiplicando per 3 ed arrivando a 15 concorsi per solo posto di ricercatore universitario il costo sale a circa 1725 euro annui. Costi a cui bisogna aggiungere le spese di viaggio, vitto e alloggio. Questi costi sono variabili, ma comunque oscillano, quando non si ottiene l'ospitalità di parenti o amici, intorno ai 300 euro aggiuntivi a concorso calcolando un giorno di anticipo per arrivare riposati alla prima prova scritta se si risiede in una Regione distante da quella del concorso e quindi tre notti di permanenza e anche le spese dei biglietti dei Musei che uno Storico dell'Arte può vedere durante il suo soggiorno. Per un totale di 2075 euro investiti ogni anno per soli 5 concorsi che salgono a 4500 (pari a 300 x 15) più le spese di spedizione e ritiro titoli pari a 1725 per un totale di 6225 euro. Questa cifra è assolutamente teorica perchè non ho mai avuto notizia di alcuno Storico dell'Arte che in questi ultimi dieci anni abbia partecipato a tutte le 15 selezioni possibili, ammesso che siano state effettivamente bandite. Quindi tornando alla media più realistica di 5 concorsi annui, la cifra impegnata corrisponde ad un totale di 1500 + 575 = 2075 euro.

Non credo che il problema sia esclusivamente economico, dal momento che l'investimento di circa 2000 euro l'anno è perfettamente proporzionato alla prospettiva di un posto statale fisso, anche se certamente i costi indicati costituiscono un freno ad una partecipazione più ampia.
Tenendo conto però degli indubbi benefici che derivano dalla partecipazione ai concorsi nei termini di messa alla prova pratica delle esperienze teoriche acquisite nel corso degli studi; e soprattutto della verifica della congruenza delle professionalità maturate durante le esperienze lavorative con le effettive esigenze del mercato pubblico del lavoro; nonchè dell'approfondimento della conoscenza delle città in cui si svolge la prova e non ultimo anche della conoscenza reciproca dei docenti e dei candidati secondo parametri oggettivi predeterminati dai bandi di concorso. Considerati tutti questi fattori positivi appare ancora più inspiegabile la curva inversa riscontrata.




 
 

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