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Ravenna città mistica e moderna * 6 marzo 1946
Domenico Filippone (Napoli 17 ottobre 1903 - Caracas, Venezuela, 4 maggio 1970)
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 17 Luglio 2005, n. 406
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Area Architettura

Il Professor Architetto Domenico Filippone ha aderito ad un nostro invito fornendoci molto gentilmente la prolusione alla conferenza da lui tenuta al Teatro Alighieri il 24 febbraio. Lo ringraziamo a nome di tutti i lettori

Lo studio di una città, fatto con cuore di artista e con raziocinio di tecnica e, soprattutto, con adeguato senso di responsabilità, è una delle più belle, chiamiamole così, "avventure nelle regioni del pensiero umano".

Si tratta di risalire a ritroso millenni di storia, per trovare il filo conduttore, quel filo ideale, ma prodigiosamente tenace, che tiene avvinti fra loro secoli e secoli carichi di eventi e che si proietta come un ideale ponte nel futuro, carico di destino.

Si tratta di collocare la città nell'ambito geografico della regione, della nazione e qualche volta anche in un ambito più vasto, per trovare le ragioni per cui essa è nata in quel punto e non in un altro, per trovare i mille legami economici, culturali, politici, di traffico che la legano con le altre città e regioni. Si tratta di prendere in considerazione tutti i fattori fisici che influenzano lo sviluppo  urbano e quello dei suoi quartieri, quali ad esempio, il corso del sole, la temperatura, i venti, la struttura geologica del sottosuolo per stabilire come e dove si debbano costruire le case, a quale distanza fra di loro, con quale tipo di fondazioni, di tetto, di fognatura ed altro.

Si tratta infine, e qui è il lato più attraente e delicato della questione, di stabilire quali siano le esigenze spirituali della città perchè questa non è una specie di deposito ove gli uomini sono stipati come oggetti, ma è una grande casa. Anzi nella concezione moderna, un grande giardino nel quale possa vivere una intera collettività in modo che ogni suo membro fiorisca nella maniera più idonea alla propria personalità fisica e spirituale.

Se questa avventura del pensiero è dunque sempre bella, nel caso di Ravenna tocca i vertici della suggestione più profonda, suggestione che si impadronì del mio animo quando, anni or sono, vedendo il sole arrossare coi suoi ultimi raggi la cuspide di San Giovanni, sentii per la prima volta la mia anima presa da quella dolce malia che esercita la vostra città sugli spiriti pronti, per cui non mi stupisco che ad essa abbiano legato i più memorabili eventi della loro esistenza molte fra le più eccelse figure della storia.
Ma questa malia si impossessa del nostro spirito a poco a poco. Vi confesso che, arrivando a Ravenna, si prova nelle prime un senso di delusione. Se vi si giunge da Bologna, le case di Via Maggiore fanno pensare ad un grosso paese. Poi, man mano che si penetra nel cuore della città, una musica strana, fatta di accenti melanconici e dolcissimi, vi afferra e vi trasporta in un clima di leggenda ove guerrieri ed Imperatori, Santi e Poeti, principesse ed eroine, vivono una loro esistenza piena di fascino sullo sfondo musivo di cieli arcani trapunti di stelle dorate, di pinete leggermente sussurranti al vento salso dell'Adriatico.

Singolare città questa vostra Ravenna, così piccola (un solo grattacielo americano può contenere tanti abitanti quanti ne contiene tutto il vostro centro storico), fatta quasi di  niente; tuttavia così grande nei suoi valori artistici e spirituali. Eppure vi devo rivelare che il misticismo ispiratomi dai templi ravennati è superiore a quello ispiratomi da Assisi. Questa città è purtroppo divenuta la città "mistica" per definizione ove vanno a celebrare le nozze le coppie del gran mondo e diventano "francescane" per l'occasione, arrivando nella città del "poverello" in lussuose "Packard". La Ravenna storica, così un po' appartata fra la laguna, la pineta ed il mare, è restata silenziosa, specchio fedele nelle sue basiliche, del primitivo fervore cristiano, asilo delle anime nobilmente contemplative, degno luogo di riposo a colui che possiamo definire il Padre di nostra gente.

Ma un'altra rivelazione vi devo fare ed è che i non Ravennati hanno, in generale, della vostra città una conoscenza di maniera: un glorioso vetusto centro ricco di memorie e monumenti, la cui vita si inaridisce allontanandosi sempre più dal mare. Ben pochi sanno che la vostra è una delle provincie agricole più fiorenti d'Italia, che è anche un porto di prima classe il quale rappresenta lo sbocco marittimo di tutta l'Emilia, che il vostro porto Corsini è uno dei centri pescherecci più importanti di tutta la Penisola, che la vostra è una delle città più equilibrate dal punto di vista sociale per la diffusione della piccola proprietà.

E se è vero che l'aspetto storico monumentale è quello che maggiormente distingue Ravenna poichè essa è conosciuta in tutto il mondo per i suoi mosaici e non per le sue coltivazioni, non è men vero che i fattori economici di Ravenna sono importantissimi e vanno posti in primo piano nello studio della sua sistemazione, perchè non si può e non si deve vivere solo di arte e di passato. Noi non vogliamo e non possiamo essere un popolo di "guide da museo".

Allo scopo di dare nuova linfa alla vita economica di Ravenna erano stati studiati, prima del presente disastro, diversi provvedimenti, quali, il collegamento diretto con Venezia, il nuovo canale navigabile, l'ampliamento del Porto e della zona industriale.

Questo studio, fatto in tempo di guerra e, non vi nascondo, fra tormentose vicende personali dovute alla guerra stessa, ha rappresentato un atto di fede nell'avvenire della vostra città che conta 3000 anni di storia e non si abbatterà per la presente bufera come non si è abbattuta per altre bufere. Ecco perchè la Giunta Comunale ha saggiamente deciso di adottare questo piano a larghe vedute il quale è fatto anche per presentare allo Stato il quadro completo delle esigenze della vostra città.

Intanto vi dico subito che "larghe vedute" non significa "megalomania", significa previdenza, significa non guardare solo ad un palmo dal proprio naso. Ed anzi vi dico di più e cioè che questa vostra previdenza ha fatto sì che Ravenna è forse l'unica città che abbia trovato il suo piano di sistemazione generale pronto non appena finita la guerra ed ha in esso potuto inquadrare il suo piano di ricostruzione. Il quale è già tracciato per quanto riguarda la parte più vitale, vale a dire il centro cittadino. In tal modo potrà subito porsi mano alla ricostruzione edilizia ciò che assicurerà nel più breve tempo un tetto ai Ravennati che ne difettano, sempre che da parte dello Stato e da parte dei singoli vi sia il necessario concorso economico.




* DOMENICO FILIPPONE, Ravenna città mistica e moderna, in "Idea democratica", 6 marzo 1946.

Ringrazio l'Archivio Domenico Filippone di Roma dalla cui emeroteca ho trascritto l'articolo.
Stefano Colonna.




 
 

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