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Le Corbusier. Il libro come progetto  
Giuseppe Carrubba
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 19 Agosto 2005, n. 407
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Area Libri

Le Corbusier è stato architetto, urbanista, pubblicista, teorico, scrittore e fotografo. Ha disegnato, dipinto e scolpito e si è dedicato anche alla produzione dei suoi libri, concependo questi come progetti con un valore intellettuale e materiale. Egli amava presentarsi come "uomo di lettere": e come tale valorizzava l'importanza della letteratura, le letture e le sue riflessioni, e l'influenza che gli intellettuali del tempo avevano esercitato su di lui, mettendo così in costante relazione la creazione artistica con quella letteraria.

I riferimenti tra lo spazio del testo e lo spazio plastico sono continui all'interno del libro, che rappresenta la ricerca di unità tra scrittura e arte, divenendo anche elemento iconografico all'interno di disegni e pitture, nonché della produzione grafica dell'artista. Gli elementi dello spazio geometrico insieme alla rappresentazione stilizzata di forme di libri divengono mitologia e acquistano valore come rappresentazione personale.

Il libro come progetto si afferma come il luogo dove assumono importanza tutti gli elementi che lo compongono: la carta, il formato, l'impaginazione e la copertina. All'interno la scrittura e le immagini costituiscono un discorso parallelo di grande forza ed efficacia nel rendere esplicito ciò che si vuole significare.

Occupandosi di tipografia, dal punto di vista teorico e progettuale, l'architetto fu considerato dai suoi contemporanei un personaggio anticonvenzionale e "pazzo", suscitò reazioni di contestazione e disappunto quando scrisse che con il termine architettura in alcuni contesti voleva indicare « sia l'arte di costruire che l'arte tipografica dei giornali, delle riviste e dei libri ».

In questo senso Le Corbusier si ricollega alla tradizione poiché il libro come architettura è precedente all'invenzione della stampa. Il libro è preso in esame sia come oggetto con una sua virtù, con delle coordinate fisiche e un processo editoriale, sia come testo composto di parole in relazione ad uno spazio e a delle immagini.

Il problema editoriale viene affrontato come un aspetto importante, in quanto i suoi libri costituivano un supporto essenziale per la diffusione della sua opera.

Nei progetti grafici un'importanza fondamentale è rivestita dalle combinazioni cromatiche; Le Corbusier in questo modo collega l'opera architettonica all'opera plastica utilizzando il colore con una funzione visiva.
Autore di più di trentacinque testi e di molti altri non conclusi, ma che hanno posto le basi per altri progetti, formando e chiarendo uno stile, egli si è preoccupato durante tutta la sua carriera artistica del progetto grafico e in particolare con l'editore Jean Petit, suo collaboratore privilegiato.

Numerosi sono stati gli interventi isolati e sparsi su libri, riviste e opuscoli di notevole importanza per quanto riguarda i contenuti critici, ma egli, in una sua selezione degli anni '60, dal titolo L'Atelier de la recherche patiente, ha raggruppato soltanto i titoli completi dei suoi libri, e questo per mettere in evidenza l'importanza del progetto unitario della pubblicazione che non riguardava solo il testo.

In Germania il giovane Charles-Édouard Jeanneret (Le Corbusier), intorno agli anni '10, frequenta Peter Behrens e realizza uno studio che mette in relazione la formazione professionale con la produzione artistica, all'interno di un progetto unitario dove la direzione della figura professionale garantiva tutto il processo, dalla produzione architettonica al disegno dei caratteri tipografici. Queste relazioni vengono esemplificate nel suo primo libro Étude sur le mouvement d'art décoratif en Allemagne (Studio sul movimento delle arti decorative in Germania).

Nel 1917 a Parigi incontra il pittore Amédée Ozenfant; un incontro importante per la sua formazione e per le sue esperienze future riguardanti la pittura e l'utilizzo del colore. Insieme ad Ozenfant pubblica Après le cubisme (1918), un libro sulla pittura purista, e successivamente La peinture moderne (1925).

Nel 1920 questa esperienza lo porterà insieme all'amico pittore e al letterato Paul Dermée alla pubblicazione della rivista L'Esprit nouveau, e dopo qualche anno L'Esprit nouveau sarà anche il nome di una collana di libri dell'editore Georges Crès, alcuni dei quali ripresero temi già pubblicati nella rivista.

Lo stesso editore Crès pubblicò nel 1923 Vers une architecture, il libro che, tradotto in inglese e tedesco, pose Le Corbusier all'attenzione internazionale, nel quale si afferma la metafora dell'architettura come « macchina da abitare » sorretta da « il gioco sapiente, corretto e meraviglioso dei volumi sotto la luce », e si sviluppano relazioni e collegamenti modernisti audaci in quel periodo, di forte impatto immaginativo e suggestivo, tra la bellezza e la funzionalità delle macchine e l'architettura classica.

Vers une Architecture è il manifesto del razionalismo e della funzionalità, dove si stabilisce che il compito dell'architettura moderna è quello di essere consapevole di programmare dei mezzi adeguati ad un fine, un modo di procedere scientifico applicato all'economia.

Lo stile è quello frammentario ma con un quadro di riferimento ideologico chiaro e preciso che mescola diverse tradizioni disciplinari: scienza, ingegneria e architettura.

Il Partenone viene associato ai modelli automobilistici attraverso un discorso interpretativo che si dà a possibili analogie, aforismi, attraverso fotografie, collages e variazioni tipografiche. Vi sono due modelli di perfezione a partire da uno standard, la cui relazione provoca turbamento e scandalo: il tempio greco utilizzato come objet à réaction poétique e la macchina che esprime la sua funzione. La relazione viene rovesciata nel procedimento, non analogico ma metonimico. La relazione metonimica produce un discorso che si definisce per scarti, sviluppando la condizione della modernità di una cultura scissa che si esprime nello spostamento del desiderio di una mancanza.

« ... una cultura ..., che dichiara fin dall'inizio l'assenza dell'oggetto del proprio operare e lavora a partire da materiali "estranei", nel tentativo, mai compiuto, di raggiungere quella dimensione amorosa che pur tuttavia continua a mancare » 1

Insieme a questo fondamentale trattato di architettura moderna è opportuno menzionare altri due titoli che contribuirono all'affermazione e al riconoscimento dell'artista-architetto. Nel 1925 Le Corbusier pubblica Urbanisme e L'art décoratif d'aujourd'hui, che completano con gli articoli sparsi nella rivista artistico-letteraria L'Esprit Nouveau il discorso moderno legato ad altri due ambiti, l'urbanistica e il design.

Nell'attività artistica dell'architetto il design viene pianificato in rapporto agli standard quantitativi della produzione in serie, che portarono alla produzione di mobili ergonomici come quelli in acciaio tubolare leggero, progettati nel 1928 con Charlotte Perriand, e tutti presentati al Salon d'Automme del 1929.

L'urbanistica è l'architettura intesa come mezzo di trasformazione della società attraverso la pianificazione e la progettazione dello spazio delle città, per risolvere il problema delle abitazioni in rapporto alla condizione esistenziale dell'uomo moderno. Il progresso e lo sviluppo tecnologico come risorsa, non per fabbricare cannoni, ma per costruire nuovi modelli di vita e di sviluppo sociale.

Attraverso questa poetica il libro assume nell'opera di Le Corbusier diverse sfaccettature ideali, e diventa l'espressione della volontà dell'artista di mettere in evidenza e in relazione le dinamiche dell'architettura e della pianificazione urbana, per documentarle e sostenerle, ma anche un voler sottolineare un'idea, un aspetto di un progetto al di là delle sue possibilità di realizzazione.
In questo senso il libro è insieme un mezzo teorico di cultura e divulgazione di idee attraverso uno stile, un'estetica che fa parte del suo progetto, e anche un mezzo autobiografico e referenziale, un oggetto d'arte che parla di se stesso e del suo autore; ad esempio Le Modulor (1950) e Modulor 2 (1955) comprendono non solo saggi sulla « misura armonica a scala umana applicabile in modo universale all'architettura e alla meccanica », ma anche molti episodi che riguardano la vita oltre che l'opera, come avviene nell'ultimo libro autobiografico Mein Werk (1960), in francese con il titolo L'Atelier de la recherche patiente.

Il Modulor è uno strumento di lavoro, si ricollega alla tradizione nel metodo matematico, ma da astratta misura di bellezza si è trasferito a canone di misura che prende in considerazione l'uomo e le sue funzioni in rapporto all'ambiente. La misura è la statura dell'uomo e l'estensione delle sue attività, che viene assunta come modello e rapportata alle dimensioni e alle strutture degli edifici. L'estensione delle attività viene indicata dall'immagine dell'uomo con il braccio alzato, utilizzata come marchio di riconoscimento.
Questo modello di misura, considerato semplicistico, risulterà fondamentale proprio per la sua semplicità di impiego. Nell'epoca del disordine le semplificazioni fanno chiarezza e risultano salvifiche.

L'arte tipografica è collegata in Le Modulor all'arte di costruire. Le Modulor propone la relazione tra l'opera plastica e l'architettura, in cui viene applicato il rapporto stabilito dalla comune misura armonica. La pittura, il disegno, l'opera grafica, la produzione di libri, sono attività che hanno determinato tutto ciò, ma passate in secondo piano e non collegate direttamente all'opera dell'architetto e dello scrittore. Una dicotomia che può apparire incongruente tra l'opera plastico-grafica e l'opera architettonica. La connessione tra pittura, progetto grafico e architettura è invece profonda e non rappresenta soltanto un episodio circoscritto nella storia della pittura moderna che lega Le Corbusier al Purismo con  Amédée Ozenfant. Egli stesso ha sottolineato nei suoi scritti l'osmosi, il collegamento tra i diversi campi della creazione artistica, ponendo l'attenzione sull'unità della sua opera e della persona.

La poetica delle forme pure, il geometrismo, le proporzioni auree della tradizione ellenica ed europea, il piano ideale ancora legato a modelli rinascimentali, dimostrano che l'artista ha dialogato con altri artisti e modelli del passato e del proprio tempo, in un confronto intellettuale, dialettico, sentimentale e vitale, come colui che scava in se stesso per far emergere il nuovo e lo spirito di verità.

La pubblicazione di un nuovo libro avviene sempre partendo da un processo produttivo e collettivo dove ogni ruolo viene stabilito in rapporto a delle competenze. La realizzazione di un libro viene concepita dall'architetto come un processo architettonico di assemblaggio dei vari componenti, precedentemente pensati, ideati e progettati secondo i requisiti prestabiliti.

Le Corbusier si è preoccupato personalmente di tutto questo processo a catena, stabilendo un controllo sui vari ruoli dell'editoria, dalla parte grafica alla parte riservata alla stampa. Questo atteggiamento gli ha creato non pochi problemi con i suoi editori con i quali intratteneva un rapporto ambivalente di cordialità e ostilità. Il contenuto visivo dei suoi libri è molto interessante  a partire dall'aspetto tipografico che fa dell'impaginazione una creazione plastica. La grafica originale presenta un aspetto caotico solo in apparenza e si impone per i suoi equilibri asimmetrici. All'interno dello spazio tipografico della pagina vi sono fotografie di oggetti, di macchine, alternati a schizzi a penna, a volte curati e altre volte spontanei. Questo alternare disegni e fotografie, immagini scontornate e fotomontaggi, disegni e appunti dal tratto pesante, diventa un segno distintivo di poetica e si afferma come la creazione di un nuovo e personale modo di concepire il progetto editoriale.

L'utilizzo della tecnica del fotomontaggio, sperimentata da John Heartfield in Germania e dai costruttivisti in URSS con delle connotazioni storiche di rivolta e di lotta politica, ha dato forza e vigore al messaggio visivo in polemica rispetto alle concezioni estetiche passatiste. In questo senso i collegamenti con la cultura visiva del tempo si possono ricercare anche nel movimento dadaista per quanto riguarda l'utilizzo del montaggio delle immagini ispirate alle forme locali dell'impaginazione, come ad esempio i volantini, la pubblicità, che hanno introdotto l'utilizzo ironico e distanziato delle lettere e delle figure attraverso la tecnica del collage.

Nei libri di Le Corbusier troviamo anche immagini ispirate ai ready made, con una chiara allusione a Marcel Duchamp, in perfetta sintonia con le ricerche artistiche del periodo, le quali avevano assimilato tutti i procedimenti di produzione e di ideazione derivati dalla vita quotidiana delle città e dal progresso scientifico, dai ritagli di giornale alla pubblicità, dalla fotografia alla produzione di oggetti.

L'artista-architetto elabora, attraverso questi riferimenti, un modello di grafica di tipo romantico che privilegia il "pittoresco" tramite la costruzione di uno spazio confusionario prodotto per accumulo, suggerendo la metafora dell'effetto "bazar", in contrapposizione con le ricerche nel settore dell'avanguardia internazionale che negli anni '20 iniziarono a privilegiare una concezione visiva geometrica essenziale e pura.

Questo effetto pittoresco si aggiunge all'utilizzo di immagini contrastanti dal forte potere evocativo per ottenere il massimo della potenza di rivelazione. I disegni e la grafica spontanea adottati da Le Corbusier nei menabò danno spontaneità e immediatezza alla progettualità del libro. L'utilizzo dei disegni sono un chiaro richiamo al carattere soggettivo e creativo del lavoro della mano e assumono un doppio statuto di testo e immagine. Si instaura così un parallelo tra il territorio visivo del libro e la lettura dei suoi messaggi e contenuti stabilendo un dualismo di tipo fruitivo. Tutto questo ha creato una modernità e una avanguardia di stile in campo tipografico con tratti specifici e distintivi, come l'utilizzo nella titolazione delle copertine di caratteri semplici e privi di grazie, caratteri leggibili da utilizzare come il Didot o il Bodoni, gli Antichi allungati, oppure l'utilizzo dei normografi, il carattere stencil, lo Chaillot, ed infine il carattere maiuscolo con le lettere tracciate a mano. Sovrapponendo fotografie e piani urbanistici, disegni e schizzi, quadri o sculture Le Corbusier fa del libro il luogo in cui arte, architettura e urbanistica vengono mescolati per mezzo dei procedimenti di montaggio permessi dalla tecnica e dal procedimento di stampa. La policromia architettonica viene trasposta nello spazio stampato con forme geometriche, forme irregolari e vagamente arrotondate che affiancano il testo o si sovrappongono ad esso, e ricordano la pittura di Henri Matisse, Fernand Léger e Pablo Picasso. Le gamme di colore dell'architetto - blu, rosso, giallo e verde - creano un'identità visiva, danno un carattere plastico al progetto editoriale.

Il libro come spazio creativo diventa uno strumento di rappresentazione del proprio lavoro e può essere considerato come una metafora delle stratificazioni storiche del tessuto urbano che vengono unificate e integrate da un nuovo progetto organico. Il libro di questo processo imita le dinamiche creative con un impulso essenziale che racchiude i frammenti, le idee precedenti, i fac-simile di libri già riprodotti.

Il progetto ambizioso denominato édition-remploi fa parte della cultura editoriale lecorbusiana di riciclaggio dei materiali e dei segni realizzati in precedenza nelle varie pubblicazioni e riviste: L'Esprit nouveau, Plan, Prélude, L'Architecture vivante e L'Architecture d'aujourd'hui.

Ritornando alla storia personale e artistica di Le Corbusier, il libro rappresenta l'icona semplificata nel vocabolario purista, un tema all'inizio pittorico trasformato poi in prodotto, opera, progetto. Mescolando le sue competenze di architetto, artista, scrittore egli ha creato il libro come " museo immaginario " della sua opera e ha stabilito un parallelo tra architettura e processo editoriale, tra architettura e attività plastica e formale. Nello specifico ha messo in atto una tecnica ed un vocabolario formale con processi di riciclo e di collage, come potrebbe avvenire nei progetti di architettura e nei lavori artistici; ha introdotto gli elementi curvilinei che alterano l'ortogonalità della composizione facendo inoltre coesistere il prodotto industriale insieme all'espressione individuale e soggettiva. Ha realizzato l'unione delle arti tramite un processo di sintesi di architettura, opera plastica e letteratura. La sintesi delle arti viene attuata a livello formalista, al di là delle problematiche sociali e programmatiche, nello spazio rappresentativo del libro stampato e si afferma come percorso personale attraverso argomentazioni politico-estetiche di documentazione secondo una prospettiva autobiografica.

La mostra Le Corbusier, l'architetto e i suoi libri al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato è stata concepita come esposizione di libri pubblicati dall'architetto dal 1912, insieme a quelli in collaborazione con il grafico-editore Jean Petit, pubblicati anche dopo la morte dell'architetto, nello stile che era divenuto un marchio, espressione di presentazione dell'autore.

Il percorso espositivo tende a mostrare il modo in cui è stato concepito il libro, dai disegni preparatori ai menabò, con lo scopo di far capire il processo di produzione che l'architetto realizzava personalmente, dall'aspetto letterario alla confezione grafica, creando uno stile che era anche in rapporto al gusto del tempo e alla moda. La mostra è secondo l'idea del direttore del centro Daniel Soutif evocativa e didascalica, contrassegnata dal criterio della leggibilità di ciò che viene mostrato: le fonti e il processo. I colori che sono stati utilizzati nella messa in scena espositiva riguardano il principio di policromia dell'architettura definito da Le Corbusier e vengono integrati dall'utilizzo del grigio che ricorda il cemento armato.

« Fare delle mostre di libri, effettivamente, è una cosa molto coraggiosa, ... perché innanzitutto significa partire, andare alle fonti del mestiere, alle fonti del pensiero, e questo è un aspetto straordinario per l'avanzamento degli studi della disciplina e noi come museo abbiamo l'obbligo di fare questo lavoro. I musei non possono solo servire per vedere o rinfrescarci le idee sul noto o già noto, ma devono anche mostrare cose inedite. Un museo che fa ricerca deve mostrare anche il sommerso, utilizzare l'arte per capire il nostro tempo, il nostro modo di vivere e di essere nel mondo, deve mostrare nuovi modi per avvicinare le persone ... più cose nuove riusciremo a mostrare più saremo in grado di sviluppare questo compito ... » 2.

La mostra propone la figura di Le Corbusier vista attraverso i suoi libri e sottolinea l'aspetto del libro come oggetto prezioso in quanto posseduto dall'artista, che ci permette di entrare nel mondo privato, ancora più del quadro che è stato fatto per essere visto.

Considerando il libro come oggetto prezioso e privato si pone l'attenzione al culto e alla conservazione del patrimonio archivistico attraverso un interesse nuovo che riguarda l'esperienza di mostrare il libro per leggerne la storia, il libro come studio delle fonti e del loro processo creativo e produttivo.

Grazie alla Fondazione Le Corbusier oltre ai libri sono presenti anche quattro quadri e un disegno che testimoniano la ricerca dell'architetto in campo pittorico e grafico dove il libro appare come elemento compositivo.

L'evento è nato da una collaborazione tra i musei. Il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci diretto da Daniel Soutif e il Mart, il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, diretto da Gabriella Belli, - entrambi i direttori presenti nel consiglio direttivo dell'AMACI, Associazione Musei d'Arte Contemporanea Italiani -, e il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo, MAMC, diretto da Fabrice Hergott, con Emmanuel Guigon, curatore del museo.




NOTE DI POETICA E INDICAZIONI BIOGRAFICHE

Le Corbusier è lo pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret, architetto e urbanista francese. Nasce in Svizzera a La Chaux-de-Fonds il 6 ottobre 1887 e muore in Francia a Cap Martin, un villaggio della Costa Azzurra, il 27 agosto 1965.

La sua presenza è stata determinante per la cultura e il linguaggio architettonico del Novecento, ed è considerato il principale protagonista di un'architettura di rinnovamento per l'uomo e per la società moderna contro ogni eclettismo o decorativismo di retorica monumentale.

Si forma come disegnatore e incisore presso la scuola locale di arti e mestieri della cittadina svizzera La Chaux-de-Fonds. A Vienna per un periodo frequentò Josef Hoffmann, ma manifestò un certo disinteresse per lo stile Jugendstil di quest'ultimo, una forma di decorazione nata dal rapporto con l'ambiente naturale e derivata dal movimento Arts and Crafts.

A Lione Le Corbusier incontrò Tony Garnier e si appassionò alle teorie del socialismo utopistico, maturando un approccio tipologico dell'architettura in rapporto ai fenomeni sociali.
Nel 1908 si recò a Parigi presso lo studio di Auguste Perret, che aveva raggiunto una certa importanza per aver utilizzato una struttura in cemento armato. Fu grazie a questo contatto che iniziò a pensare al béton armé come al materiale del futuro.

Nel 1910 si recò in Germania per studiare la tecnica del cemento armato ed ebbe contatti con gli esponenti del Deutsche Werkbund, in particolare con Peter Behrens e Heinrich Tessenow, dove apprese i risultati dell'ingegneria moderna, le tecniche di costruzione delle navi, delle automobili e degli aerei. Nello studio di Behrens conobbe Gropius e Mies van der Rohe.

Viaggiò in Italia, in Grecia, nei Balcani e in Asia Minore. Di quest'ultimo viaggio si parla nel libro dal titolo Voyage d'Orient (1913), dove con un linguaggio lirico viene descritta l'architettura ottomana.

Nel 1915, insieme all'ingegnere svizzero Max du Bois, Le Corbusier elaborò le idee che avrebbero caratterizzato le sue strutture fino agli anni Venti: la Maison Dom-Ino come base strutturale tipo e le Villes Pilotis, città ideali costruite su piloni.

Nel 1916 a Parigi conobbe il pittore Amédée Ozenfant con il quale elaborò l'estetica del Purismo. Il Purismo era un movimento che si poneva come superamento del Cubismo attraverso, appunto, una purificazione. L'estetica purista radicata nella filosofia neoplatonica investiva ogni forma di espressione plastica, dalla pittura, all'architettura, al design. Queste teorie vennero pubblicate nella rivista artistica e letteraria " L'Esprit nouveau ", pubblicata insieme al poeta Paul Dermée fino al 1925.

Negli anni che seguirono Le Corbusier realizzò il tema della "casa palazzo" con delle connotazioni socio-culturali specifiche: da un lato la villa individuale, di stampo borghese e discendenza palladiana, dall'altro l'alloggio collettivo, inteso come un palazzo barocco mediante la sua pianta articolata.

Il tema della villa borghese si precisa di volta in volta nelle forme della Maison Cook del 1926, la Villa Meyer che anticipa la Villa Stein a Garches del 1926 e la Villa Savoye a Poissy del 1929-31.
I principi fondamentali del suo linguaggio architettonico sono i pilotis, i tetti giardino, la pianta libera, la finestra in lunghezza, la facciata libera, ai quali successivamente si sono aggiunti il pan de verre e il frangisole; questi, insieme alle sue teorie, sono riconducibili ad alcuni temi che si sono ripetuti in tutto il suo lavoro, espressi nella chiarezza e nella semplicità delle forme, dei materiali e dell'ambientazione, secondo il sistema progettuale a moduli dell'architettura funzionalista.

La Ville Contemporaine è un progetto di città capitalista del 1922, un blocco perimetrale cellulare composto da unità di abitazioni e dimostra la direzione dello sviluppo urbano della sua architettura per agglomerati ad alta densità.

Nel 1923 Vers une Architecture è il documento che costituisce la base per lo sviluppo dell'architettura e della cultura del Novecento.

Nel 1925 pubblica il libro Urbanisme e L'art décoratif d'aujourd'hui.
L'urbanistica pone Le Corbusier nella condizione di creare delle situazioni di vivibilità nell'ambiente urbano cercando di risolvere i problemi dell'aspetto produttivo, economico e sociale.

Nel 1926 realizzò il complesso residenziale di Pessac, presso Bordeaux, quartieri-giardino e case con strutture in cemento armato, concepiti come alloggi standardizzati, nelle quali strutture venne utilizzato per la prima volta in architettura l'uso purista del colore, che serviva per dare spazio e stabilire nuovi rapporti tra i volumi e l'ambiente. Le Corbusier è stato colui che ha organizzato il primo CIAM, il Congresso Internazionale di Architettura Moderna, nel 1928 in Svizzera.

Tra i progetti di pianificazione urbana disegnati dall'architetto è opportuno menzionare quello di Algeri del 1930 e della città di Nemours, nell'Africa settentrionale del 1934, di San Paolo e di Rio de Janeiro del 1929, di Buenos Aires, di Barcellona del 1933, di Ginevra, Stoccolma, Anversa e New York del 1935, nonché vari progetti per Parigi, 1924-64.

L'unità familiare caratterizzò l'architettura residenziale cittadina e trova l'esempio più maestoso a Marsiglia nella cosiddetta Unità di abitazione del 1947-52, concepita come una città ideale e radiosa, luogo di una comunità autosufficiente, secondo l'idea del falansterio e quindi delle teorie del socialismo utopico di Charles Fourier (1772-1837).

La maggior parte di queste strutture, pensate per contenere un alto numero di persone, sono state utilizzate solo in parte, e quindi si sono rivelate fallimentari nel loro intento comunitario, essendo state nel tempo stravolte e modificate in alcuni elementi compositivi e quindi nella loro funzione principale di destinazione e utilizzo.
Nel 1950-1955 Le Corbusier pubblica Le Modulor e Le Modulor 2 uno strumento di misura, che pone l'uomo come canone di riferimento in rapporto allo spazio.

La nuova forma di bellezza e di armonia caratterizzata da proporzioni e moduli si sviluppa all'interno di una concezione utopica socialista che vede espressione nella cellula di abitazione protetta e insieme comunicante con l'esterno, organizzata in un complesso economicamente vantaggioso, spiritualmente caratterizzato dall'indipendenza individuale nell'organismo sociale.

I temi edilizio-funzionali hanno trovato applicazione, fissati e ripetuti come modelli, in teorie e trattati e hanno creato una didattica che ha operato e trovato accoglienza e applicazione.

Gli elementi del linguaggio razionalista confluiscono nell'opera architettonica e dottrinale in un processo unitario che tende al principio generale, quindi, il programma dell'architetto, tanto ideologico quanto tecnico-formale, ha assunto una tipologia normativa che si è resa applicabile da ogni altro operatore o riformatore sociale.

L'architettura, composizione e modulazione plastica, invenzione di libertà, funzionalità e organizzazione sociale, agisce anche secondo una qualità spirituale capace di esprimere la sintesi del tempo presente. Ogni sintesi è un'opera, ogni opera è un evento commovente, una creazione, una cristallizzazione che nasce dal profondo, si fa poetica come la poesia, la bellezza, l'armonia, un nuovo canone legato alla vita dell'uomo moderno e al funzionalismo. Un lirismo che va oltre la pura funzione meccanica delle macchine, l'utilità pura e semplice, e trasforma l'attività dell'architetto in vocazione complessa e totale. Un "lirismo logico" e funzionale che non dimentica mai la linea e la geometria: la forma.

La città come luogo organizzato secondo una visibilità monumentale, con spazi caratterizzati dalla loro funzione, dedicati al governo cittadino e al lavoro, alle residenze e al tempo libero, fu il presupposto teorico che ha condotto Le Corbusier al Progetto di Chandigarh del 1951, la capitale della regione indiana del Punjab.
Il progetto fu portato a termine solo per pochi edifici dove si nota a livello stilistico un uso del cemento lasciato a vista. Tale progetto prevedeva una città divisa a settori dotati di servizi e destinata a rappresentare l'idea di un moderno stato industriale, l'utopia della Nuova India. Il fallimento di questa utopia nella tragedia di Chandigarh si riassume nella crisi dell'Illuminismo occidentale, definendo i limiti nell'impossibilità di rispetto di una cultura e un'identità esistente e nell'aver posto le basi solo sul progresso tecnologico senza considerare obiettivi che andassero oltre.

Chandigarh è « ... una città progettata per le automobili in un paese dove molti ancora oggi non hanno neanche la bicicletta » 3.

Nel 1950 - 1956 la Cappella Nôtre-Dame-du-Haut a Ronchamps presso Belfort, al confine tra Svizzera e Francia, è l'opera che appartiene al periodo tardo e si distingue per il carattere neobarocco in contrapposizione al razionalismo.

Le Corbusier definisce nella forma il simbolo del sacro nel XX secolo. Tutti gli elementi rispondono all'idea di "acustica visiva" in rapporto al paesaggio ondulato. La struttura asimmetrica, i vuoti irregolari delle finestre, le vetrate e le feritoie da dove entra la luce, conducono ad un'idea del sacro con una sensibilità magica e primordiale. Queste suggestioni espressioniste, derivate da un impianto così vitale e sperimentale, spiegano questa nuova libertà di progettare lo spazio di culto e della spiritualità dell'uomo.

La chiesa perde la sua struttura autoritaria e simmetrica, storicamente fondata sulla separazione tra clero e fedeli, per essere il luogo ecclesiastico della comunità.

Nel mondo moderno e contemporaneo segnato dal progresso e dalla scienza, chi ha fede e crede non basa più la propria religiosità su un'idea di salvezza dettata da timori e autorità, dogmatiche e dottrinali, strumentali alla politica e al sistema istituzionale, ma su un discorso profondo e intimo dettato dalla coscienza che aderisce al proprio bisogno di spiritualità.

La Cappella come una grotta primitiva, un'immagine che attinge alle origini, vitale e commovente, nasce dalla crisi della civiltà dopo i disastri della guerra e dà vita ad una visione drammatica, - si pensi anche in parallelo alle composizioni barbariche nella pittura di Picasso -, la quale viene espressa in una religiosità di forme che è anche un sentimento "inesprimibile", traducibile solo nell'esperienza del rapporto di solidarietà con gli altri e nel sentimento di verità.

La religiosità attraverso « ... un sentimento che cerca, comunque di ripristinare il senso di solidarietà tra uomo e uomo e tra uomo e natura, quella stessa che sarebbe stata suffragata dal Concilio Vaticano II » 4 .
Il convento domenicano di La Tourette, costruito a Eveux, presso Lione, 1955-1960, racchiude il modello di un'architettura sacra che comprende una Chiesa come spazio pubblico e un chiostro come spazio privato. In questo complesso l'architettura e il paesaggio diventano un'esperienza dialettica all'interno di un rapporto che definisce e chiarisce il loro significato.




NOTE

1 NICOLIN, PIERLUIGI, Prefazione, in Le Corbusier, Verso una architettura, Milano, Edizioni Longanesi & C., 2004, p. IX.

2 BELLI GABRIELLA, Direttrice del Mart Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, intervento alla conferenza stampa della mostra, il 19.04.2005 presso l'Auditorium del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.

3 FRAMPTON KENNETH, Le Corbusier e la monumentalizzazione dei linguaggi "spontanei" 1930-1960, in Storia dell'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1982, pag. 272.

4 DORFLES, G. VETTESE, A. Le Corbusier, La Cappella Nôtre-Dame-du-Haut, 1950 - 1956, in Storia dell'Arte, Novecento e oltre, Bergamo, Atlas, 2005, pag. 277.







NOTA IN MARGINE AL TESTO

Ringrazio il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato , il CID Centro informazione e documentazione, ed in particolare Alessandra Carlomagno, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne, e Ivan Aiazzi, Ufficio Stampa, Comunicazioni e Relazioni Esterne, per la cortese collaborazione.

Il CID è il Centro Informazione e Documentazione, un dipartimento che integra la biblioteca e la sezione didattica e dispone di sale espositive proprie separate dai grandi spazi espositivi del Centro, e direttamente collegate alla biblioteca.
La mostra Le Corbusier, l'architetto e i suoi libri è stata allestita proprio in questi spazi espositivi adiacenti l'Archivio Biblioteca Arte Contemporanea.

La mostra è stata promossa da Comune di Prato, Cariprato, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Famiglia Pecci, coprodotta con il Mart Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo ed è stata possibile grazie alla collaborazione della Fondation Le Corbusier di Parigi.

La curatrice Catherine de Smet è storica dell'arte ed insegna storia della grafica in diverse scuole d'arte francesi. È autrice di numerosi articoli sulla storia e sull'estetica della grafica, sul design grafico contemporaneo e sull'arte contemporanea.






LA MOSTRA

LE CORBUSIER, L'ARCHITETTO E I SUOI LIBRI
a cura di Catherine de Smet

CENTRO PER L'ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Spazio espositivo dell'Archivio Biblioteca Arte Contemporanea
Prato, 19 marzo - 29 maggio 2005

MUSEO D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - MART
Trento e Rovereto, 11 giugno - 11 settembre 2005

MUSEO D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - MAMC
Strasburgo, 18 novembre 2005 - 26 febbraio 2006







RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ARGAN GIULIO CARLO, L'epoca del funzionalismo, in L'arte moderna 1770 / 1970, Firenze, Sansoni, 1970.

BERTELLI C. BRIGANTI G. GIULIANO A., I maestri del razionalismo, in Storia dell'Arte, vol. 4, Milano, Edizioni Electa / Bruno Mondadori, 1988.

COHEN JEAN-LOUIS, Le Corbusier, Un lirismo per l'architettura dell'era meccanicistica, Taschen, köln, 2005.

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LE CORBUSIER, OZENFANT, AMÉDÉE, Sulla pittura moderna, Christian Marinotti Edizioni, Milano, 2004, ed. originale La Peinture moderne, Parigi, Crès et Cie, 1925.

LE CORBUSIER, Quando le cattedrali erano bianche. Viaggio nel paese dei timidi, Christian Marinotti Edizioni, Milano, 2003, ed. originale Quand les cathédrales étaient blanches. Voyage au pays des timides, Parigi, Plon, 1937.

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LE CORBUSIER, Il Modulor + Modulor 2, nuova edizione riveduta e corretta, Gabriele Cappelli Editore sagl, Mendrisio, Switzerland, 2004, ed. originale Le Modulor, 1950, Le Modulor 2, Boulogne, Éditions de L'Architecture d'aujourd'hui, 1955.

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SMITHSON ALISON E PETER, Il periodo eroico dell'architettura moderna, Milano, Idea Editions, 1981.






LINKS

FONDAZIONE LE CORBUSIER
Sito ufficiale - francese/inglese
http://www.fondationlecorbusier.asso.fr/

CENTRO PER L'ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
http://www.centropecci.it/htm/ho.htm

MUSEO D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - MART
http://www.mart.trento.it

MUSÉE D'ART MODERNE ET CONTEMPORAIN DE STRASBOURG
http://www.musees-strasbourg.org/F/ART_MOD.HTML

PROGETTO EDITORIALE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA
Lars Müller e Catherine de Smet
Lars Müller Publishers -  5401 Baden/Switzerland
http://www.lars-muller-publishers.com

UFFICIO STAMPA: KU.RA. ROSI FONTANA
http://www.rosifontana.it

LE CORBUSIER AL PECCI
"Le Corbusier, l' architetto e i suoi libri", a cura di Catherine de Smet,
Museo d' arte contemporanea Luigi Pecci di Prato
19 marzo - 29 Maggio 2005.
http://www.waytuscany.net/root/arte_contemporanea_2184.htm

LE CORBUSIER, L'ARCHITETTO E I SUOI LIBRI
A cura di Catherine de Smet
Rovereto, 11 Giugno -11 Settembre 2005
http://www.mart.tn.it/visitare_mostreContext.jsp?ID_LINK=9&area=5&page=5

LE CORBUSIER UOMO DI LIBRI
UniNews - Settimanale del Gruppo UniCredit
http://uninews.unicredito.it/it/eventi/page.php?id=4439

LE CORBUSIER ET LES LIVRES
18 novembre 2005 - 26 février 2006
Programme des expositions 2004/2005
Les Musées de Strasbourg
http://www.musees-strasbourg.org/F/PROGRAMME.HTML

CULTURE.FR - LE PORTAIL DE LA CULTURE
Le Corbusier et les livres
http://www-texte.culture.fr/PublicItems/evenements/494/216739

LE CORBUSIER - ARCHITECTE ET URBANISTE
Sito ufficiale della città di Chaux-de-Fonds
http://www.chaux-de-fonds.ch/fr/culture/visite/lecorbusier.asp#details

LE CORBUSIER - SITO ARTLABEVENTI.COM
http://www.artlabeventi.com/corbusier.htm

LE CORBUSIER
Il Modulor + Modulor 2
http://www.laltrapagina.it/testo.php?id_news=769

LE CORBUSIER
pittore, scultore, designer
Sito del Comune di Lissone(MI)
Civica Galleria d'Arte Contemporanea,
23 marzo - 15 giugno 2003
http://www.comune.lissone.mi.it/lecorbusier/index.htm

GIACOMELLI MARCO ENRICO, Un altro Le Corbusier ?, in " BTA - Bollettino Telematico dell'Arte ", 31 Maggio 2004, n. 367
ISSN 1127-4883
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00367.html

CACCAVO STEFANIA, Le Corbusier pittore, scultore, designer, in Exibart.com, recensione della mostra presso la Galleria Civica d'Arte Contemporanea, Lissone, Milano, marzo - giugno 2003.
http://www.exibart.com/Notizia.asp?IDNotizia=7000&IDCategoria=57








Fig. 1
Le Corbusier, L'Atelier de la recherche patiente
Paris, Vincent et Fréal, 1960,
copertina di libro, 280 x 220 mm.

Cortesia del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.
Foto di Luca Ficini.


Fig. 2
Le Corbusier, L'Atelier de la recherche patiente
Paris, Vincent et Fréal, 1960,
doppia pagina interna.

Cortesia del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.
Foto di Luca Ficini


Fig. 3
LC Modulor.
Le Corbusier, Le Modulor Boulogne, Editions de l'Architecture d'Aujourd'hui, 1950.

Cortesia della Fondation Le Corbusier, Parigi.
Cortesia del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.
Foto di Luca Ficini


Fig. 4
LC texts et dessins
Le Corbusier, Textes et dessins pour Ronchamp
Paris, Editions Forces Vives, 1965.

Cortesia della Fondation Le Corbusier, Parigi.
Cortesia del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.
Foto di Luca Ficini


Fig. 5 Allestimento della mostra Le Corbusier, l'architetto e i suoi libri
Prato, Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci.

Archivio Centro per l'Arte Contemporanea L. Pecci.
Courtesy Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.
Foto di Luca Ficini.

 

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