Mercoledì 15 ottobre 2008 hanno riaperto al pubblico le sale Adrianeo e Festoni di Castel Sant'Angelo, dopo il restauro dei fregi e la riqualificazione degli ambienti, esclusi da anni dall'itinerario di visita al Museo di Castel Sant'Angelo. I lavori di restauro, durati più di un anno, sono stati progettati e diretti da Fiora Bellini Conservatore del Museo e condotti da Patrizia Giacomozzi, Roberto Saccuman ed Emmebi-Diagnostica artistica. I lavori hanno interessato non solo i fregi, ma anche le pareti, i pavimenti e i soffitti lignei, gli elementi lapidei e l'impiantistica, nell'obiettivo di migliorare significatamene la qualità di fruizione degli ambienti nel suo complesso. I due fregi furono realizzati tra il luglio del 1544 e il luglio dell'anno successivo da Luzio Luzi, Prospero Fontana e aiuti. Il restauratore Roberto Saccuman ha sottolineato come si tratti appunto di un lavoro di equipe di artisti, in cui spesso è difficile distinguere le varie mani, caratteristica questa della cosiddetta "scuola di Raffaello".
I fregi hanno ritrovato la varietà e l'intensità della cromia originaria: la sala Adrianeo e la sala Festoni facevano parte della residenza che Paolo III Farnese fece edificare tra il 1542 e il 1543 a Castel Sant'Angelo e Luzio Luzi, capo cantiere per la decorazione delle suddette sale, eccelse in particolare nell'arte dello stucco e della grottesca, come si vede anche nel maestoso soffitto voltato della sala della Biblioteca. Nella sala Adrianeo il suo tipico gusto antiquario confluisce in uno schema decorativo composto da riquadri monocromi i quali, collocati al centro delle pareti ed incorniciati da finte cariatidi e telamoni barbuti, offrono vedute di monumenti situati anticamente nell'area Vaticana. A tali citazioni fanno da contrappunto otto riquadri (due per parete), inclusi in cornici teatralmente arricchite di tendaggi e maschere e popolati da figure del mondo dionisiaco. Più libere sul piano dell'invenzione si presentano le figurazioni della sala Festoni, che si dispiegano sulle pareti suggerendo un movimento ondulatorio, a ghirlanda, appunto: qui la pennellata è più fluida e il plasticismo luminoso è riconducibile alla mano del bolognese Prospero Fontana.
All'inizio dell'attuale intervento di restauro le sale presentavano un cupo tono bruno che celava i colori originali: dopo un'attenta osservazione visiva della superficie a luce normale e radente e poi sottoposta a radiazioni ultraviolette, la prima operazione è stata il consolidamento del colore e dell'intonaco; si è poi passati alla fase di pulitura allo scopo di rimuovere le molteplici sostanze, quali fissativi, protettivi, ravvivanti e ridipinture, applicate durante i vari interventi del passato. L'intervento si è concluso con la stuccatura delle lacune dell'intonaco e con la lunga e delicata fase di reintegrazione pittorica allo scopo di rendere leggibile il tessuto pittorico.
Tutte queste operazioni sono visibili presso due installazioni interattive, chiamate tavoli sensibili, commissionate a Studio Azzurro, gruppo di ricerca artistica che opera a livello internazionale: il pubblico attraverso il tocco della mano può visualizzare sia le varie fasi del restauro sia le tecniche del pittore in un cantiere cinquecentesco, come quella dello spolvero.
I lavori appena compiuti nelle due sale rientrano nel più impegnativo progetto festina, mirato alla conservazione e al restauro delle sale storiche di Castel Sant'Angelo ed in particolare quelle dell'appartamento di Paolo III (del 2006 è la riqualificazione della sala Amore e Psiche).
Presente il sovrintendente Claudio Strinati.
|