Percorrendo la strada statale Cicolana Rieti-Avezzano e costeggiando la suggestiva vallata del Lago del Salto, fra fitti castagneti secolari si raggiunge Marcetelli. Comune dell'alta Sabina situato a 930 metri sul livello del mare, fu edificato su uno sperone roccioso a difesa di eventuali aggressioni, come le invasioni saracene dei secoli IX e X.
Marcetelli annovera un importante patrimonio artistico pressoché sconosciuto, riportato alla luce dalla storiografia artistica solo di recente grazie agli studi di Stefano Petrocchi 1 e di Paola Nardecchia 2 per poi essere studiato dallo scrivente che, nella sua Tesi di Laurea, ha analizzato e descritto il ciclo pittorico rilevando tematiche inedite.
La chiesa di Santa Maria in Villa sorge sul rilievo detto Monte Santo, e dista dal borgo circa tre chilometri lungo la strada che collega Marcetelli a Collegiove e Carsoli. La diruta chiesa fu fondata prima del 1182 da Benedetto, vescovo di Rieti, come attesta la bolla pontificia di Lucio III 3, emanata nello stesso anno, dove figura con il nome di Sancta Mariae de Illicis, dai boschi di leccio che ancora oggi la circondano. L'edificio si aggiunse poi alle altre parrocchie del Cicolano con il nome di Sancta Mariae in Massetelli. La particolare ubicazione ha fatto supporre che, molto probabilmente, la pieve facesse parte di un piccolo insediamento denominato Villa 4 - che precedette il vicino Castrum - dal quale essa riprende il toponimo, ipotesi attestata dal ritrovamento di fragmenta di antiche mura perimetrali nelle vicinanze della chiesa. Recentemente restaurata dalla Soprintendenza dei Beni Architettonici del Lazio dopo un lungo periodo di abbandono, a causa del terremoto che la colpì nel 1997, conserva al suo interno una decorazione absidale, un unicum dell'alta Sabina in cui è raffigurata la Vergine della Misericordia con Sante e Santi Martiri, mentre nella conca absidale si colloca l'Incoronazione Regia di Maria.
La decorazione pittorica si articola in tre registri: in quello centrale la Vergine è colta nell'atto di mostrare grappoli d'uva e spighe di grano che rimandano al sacrificio eucaristico; al di sotto del manto, adagiato da quattro angeli in volo con gesto di protezione, si staglia sulla destra un gruppo di uomini che simboleggia la gerarchia ecclesiastica, sulla sinistra un gruppo di donne nell'atto di cogliere il grappolo d'uva tenuto dalla Vergine. Sotto sono raffigurati, in modo speculare e con le mani giunte in atteggiamento di raccoglimento, i probabili committenti del ciclo pittorico, i Mareri 5. Ai lati della Vergine vengono rappresentati gli Apostoli Pietro e Paolo entrambi con i propri attributi iconografici. Sul lato destro, dove è presente Pietro, segue San Rocco mentre mostra la piaga causatagli dalla peste, e una teoria di Sante Vergini tutte identificabili dai loro emblemi: Santa Apollonia con in mano la tenaglia della violenta estrazione dei denti, Santa Lucia con gli occhi poggianti su di un calice, Sant'Agata che uscendo da un ambiente visto in profondità mostra i seni su un vassoio facendo intravedere il sangue che fuoriesce dalla veste; conclude la serie Santa Caterina d'Alessandria con la ruota spezzata. Nella parte sinistra, di seguito a San Paolo, vengono rappresentati i Santi Martiri stagliati su un paesaggio impervio tra cui si possono identificare, malgrado la vasta lacuna che presenta l'affresco, San Leonardo da Limoges e San Sebastiano.
Nel registro inferiore, al di sotto della raffigurazione sancta, compare un'iscrizione che riporta un passo del Cantico dei Cantici (Cap. 5,2) 6 e ricorda la Vergine sponsa inginocchiata e a mani giunte, pronta ad accogliere la corona donatale dall'Eterno, dal Figlio, e dalla Spirito Santo; questo momento si colloca nel registro superiore precisamente nella calotta absidale dove i personaggi vengono racchiusi in una sorta di cornice al nastro alveolato. L'evento Mariano è osannato dalla presenza di putti musici e dalle virtù della Temperanza e della Giustizia. Le diverse scene sono divise da un nastro geometrico, abbellito da una punta di diamante, resa in modo illusionistico al centro, mentre una cornice con grottesche inquadra il pannello centrale in cui si trova la Vergine della Misericordia.
Nell'affresco, dal punto di vista cromatico, prevalgono i colori caldi: l'ocra è stato utilizzato per modellare i volti dei personaggi attenuando la base preparatoria; un rosso dalla tonalità amaranto - che talvolta viene impiegato anche da solo - per i serafini, gli angeli, per la barba e i capelli di San Pietro ed anche per la linea che marca i contorni, al fine di esaltare la volumetria agevolando in questo modo la percezione alla vista dal basso.
Per ciò che conviene lo stile è evidente l'influsso che i grandi maestri umbro-romani dell'ultimo decennio del Quattrocento, specialmente Pinturicchio, Melozzo e Antoniazzo Romano a cui il pittore di Marcetelli si ispira, realizzando una mescolanza restituita in forme rustiche e approssimate 7. In particolare, un rimando diretto allo stile pinturicchiesco si ravvisa nella fisionomia con cui sono rappresentate le figure allegoriche della Temperanza e della Giustizia8.
Gli studî effettuati da Petrocchi e dalla Nardecchia differiscono circa l'attribuzione del ciclo pittorico di Marcetelli. Il primo vi scorge la mano di Desiderio da Subiaco, pittore attivo dagli ultimi anni Ottanta del Quattrocento fino ai primi del Cinquecento. La Nardecchia, invece, partendo dallo studio di Petrocchi, attribuisce il ciclo di Marcetelli ad un anonimo maestro, che chiama convenzionalmente Maestro di Cori, artista influenzato da Desiderio da Subiaco e dal Maestro di Farfa.
Gli studiosi sopra menzionati mettono a confronto, nei loro contributi, la decorazione absidale di Marcetelli con altri due cicli pittorici: la decorazione di Santa Maria delle Grazie a Pietrasecca di Carsoli e la Chiesa di Sant'Oliva a Cori.
È evidente che entrambi gli affreschi sono analoghi per la scelta del repertorio iconografico - L'Incoronazione della Vergine - ed in parte sono vicini stilisticamente alla decorazione absidale conservata nella piccola pieve di Marcetelli.
In base a quanto riportato sopra, Petrocchi e Nardecchia sono concordi nel datare il ciclo di Marcetelli ai primi anni del '500, fase intermedia dell'"artista", mentre, tappa conclusiva, sono le decorazioni di Petrasecca e Cori.
Lo scrivente, dopo un' attenta ed accurata analisi della decorazione absidale di Santa Maria in Villa, afferma di aver rivelato tematiche inedite che si colgono innanzitutto nella differenza stilistica che occorre tra le varie porzioni dell'affresco.
La zona superiore, precisamente la calotta absidale dove si staglia il cerimoniale Regio di Maria 9, sembrerebbe essere stata eseguita da un allievo del maestro, visto la resa piuttosto rustica ed approssimata dei volti dell' Eterno del Figlio e della Vergine; la zona inferiore dell'abside, dove emerge la caratterizzazione psicologica dei vari personaggi, suggerisce invece un' esecuzione diretta del maestro.
Chi scrive inoltre avanza un'ipotesi relativa all'uso di cartoni preparatori di cui sono esemplari le fisionomie della Vergine del pannello centrale, la Temperanza e le due giovani donne al di sotto del manto di Maria.
Dai dati finora trattati, l'autore è prudente per quanto riguarda l'attribuzione del ciclo pittorico di Santa Maria in Villa, poiché ritiene che le ricerche svolte dalla storiografia recente siano in parte esaustive, ma discordanti e non permettono quindi l'assegnazione di tale ciclo con estrema certezza ad un determinato artista.
NOTE
1
S. PETROCCHI, Desiderio da Subiaco pittore della corte Caetani e di Sermoneta, in Sermoneta e Caetani: dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra Medioevo ed etą Moderna, Atti del Convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma 1999, pp.301-311. Idem, Gli affreschi della cappella del Crocifisso e della sala capitolare, in Il complesso di Sant'Oliva a Cori (in fase di pubblicazione).
2
P. NARDECCHIA, Pittori di Frontiera: l'affresco quattro-cinquecentesco tra Lazio e Abruzzo, Pietrasecca di Carsoli 2001. pp.145-165. Idem, Note d'arte abruzzese tra Marsica e il Carsoelano, Pitrasecca di Carsoli 2004. pp. 45-50.
3
M. MICHAELI, Memorie storiche della Cittą di Rieti e dei paesi circostanti dall'origine all'anno 1560, vol. II, Rieti 1897, pp. 265-272.
4
T. LEGGIO, Marcetelli. La storia e la memoria, in Itinerari sabini. Storia e cultura di cittą e paesi della Provincia di Rieti, a cura di F. Battisti, T. Leggio, L. Osbat, L. Starego, Teramo, 1995, pag. 277.
5
A. DE NICOLA, Il governo dei Mareri a Petrella Salto e nel Cicolano nei secoli XIII e XIV, in Storia e tradizioni popolari di Petrella Salto e Cicolano, Atti del I Convegno sulla storia del Cicolano a Petrella Salto, Petrella Salto 1981, Rieti 1982, vol. I, pp. 43-80.
Per ulteriori notizie vedi P. DOMINICI, Marcetelli: Terra dei Marsi nell'Alta Sabina, Terni 2001, pp. 42-45.
6
EGO DORMIO ET COR MEUM VIGIL(AT).
7
A. CAVALLARO, Antoniazzo Romano e gli antoniazzeschi: una generazione di pittori nella Roma del Quattrocento, Udine 1992.
8
Da confrontare con i due pannelli monocromi nella sala ai piani superiori del Palazzo di Domenico della Rovere in Vaticano. Vedi M. G. AURIGEMMA, A. CAVALLARO, Il Palazzo di Domenico della Rovere in Borgo, Roma 1999, pp. 165-258. In particolare fig. a pagina 249.
9
Per quanto riguarda la raffigurazione della teofania Regale di Maria lo scrivente nota un forte dislivello qualitativo, avanzando l'ipotesi di un'ulteriore mano.
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