La
chiesa di S. Maria [1] ,
successivamente intitolata S. Maria delle Grazie, è nel centro di Pietrasecca
di Carsoli, un borgo posto su uno sperone roccioso poco distante dalla
Tiburtina-Valeria e dai transiti per il Reatino. Nel
tardo Quattrocento il centro passò dal governo Orsini di Tagliacozzo a quello
dei signori di Collalto, che dominavano parte del Cicolano, rivendicando
un’autonomia dal papa e dal re di Napoli [2] .
Con
l’arrivo degli Aragonesi, i signori della baronia di Collalto persero
definitivamente il potere nel 1497, sostituiti successivamente dai Savelli [3] ,
mentre nella limitrofa Pereto i Maccafani, nonché vescovi dei Marsi,
mantenevano sul territorio la giurisdizione ecclesiastica.
Nella
chiesa di Santa Maria delle Grazie è stato parzialmente recuperato un ciclo
pittorico, simile, dal punto di vista stilistico ed iconografico, a quello
della chiesa di Santa Maria in Villa in Marcetelli [4] . Nella
profonda abside è raffigurata l’Incoronazione
della Vergine, contornata da una
gloria di serafini dalle tinte rosse e verdi: Maria è seduta vicino al Cristo
che le porge la corona sul capo e in mezzo ai due, appena più in alto, compare
l’Eterno. L’evento
mariano è racchiuso in un’ampia cornice circolare bordata a sua volta da una
doppia fascia, la quale è dipinta con vari colori che simboleggiano i gradi
angelici, ossia cherubini a sei ali su fondo giallo, putti isolati, raccolti in
preghiera o con le palme in mano che
rimandano alla Resurrezione; seguono angeli abbigliati che portano libri aperti
ed infine putti musici che accompagnano la maestosa Incoronazione della
Vergine; la scena è incorniciata da un nastro alveolato con lunghi raggi
serpentinati. Immediatamente
al di sotto, al centro, San Michele
Arcangelo, fiancheggiato da due angeli, identificabile dai suoi attributi iconografici, ossia la spada e
la bilancia, mentre è intento a premiare
un defunto adagiato su una lettiga; quest’ultimo poggia il capo su un
cuscinetto a rullo, di fattura tipicamente orientale, mentre con una mano
stringe uno scettro. È
stato ipotizzato [5]
di identificare il San Michele con il re carolingio Pipino che una leggenda locale considerava come il mitico fondatore
di Pietrasecca. Tale
identificazione è sorretta anche da una tradizione iconografica che riguarda la
presenza del re franco nelle scene del Giudizio
o dell’Incoronazione.
Proseguono
la scena due figure allegoriche alate verso le quali convergono due angioletti:
sono a sinistra la Fede adornata da
un serto vegetale e a destra la Carità
che sta allattando un bambino. Sotto
le due raffigurazioni compaiono due personaggi maschili, in relazione
iconografica con le rispettive virtù [6] . La
raffigurazione termina con tre angeli che recano nelle mani i simboli della
Passione di Cristo, visibili alle estremità della calotta absidale [7] . Al
centro del registro immediatamente inferiore si può intravedere, al disotto di
un baldacchino sorretto da due angeli, la Vergine
con il Bambino, assisa in trono, che nelle mani reca un calice e un
candelabro, emblemi che riecheggiano il mistero della salvezza e la luce della
vita; ai suoi piedi compare una figura di difficile interpretazione nella quale
si è voluto vedere un vescovo defunto [8] .
A
sinistra di Maria, San Pietro introduce una serie di Apostoli e Santi che
indicano verso la scena principale, ovvero l’Incoronazione, tra i quali è
possibile riconoscere San Matteo, grazie ad un’iscrizione assai logora, San
Bartolomeo con il coltello del martirio e San Giacomo con il bastone da
viandante; a destra San Paolo a capo di un’ulteriore gruppo di Santi e
Apostoli, che indicano sempre verso l’alto,
tra cui San Giovanni Battista con il cartiglio dell’Agnus Dei e San Rocco, reso in una posizione ravvicinata verso i
fedeli, che indica la piaga della peste.
Nel
registro inferiore pregevole è anche l’alta zoccolatura della parete a finte
specchiature marmoree policrome, in particolar modo per il suo effetto
illusionistico. Il
paesaggio, che ripete l’atmosfera lacustre di Santa Maria in Villa a
Marcetelli, nel ciclo pittorico di Pietrasecca si arricchisce di alcuni
dettagli che danno una notevole vivacità alla scena, come un contadino che ara
i campi con i buoi al giogo. L’iconografia
dell’ Incoronazione della Vergine
è il tema che ricorre nella parte terminale degli edifici, qui sopra citati,
precisamente nella calotta absidale. L’epifania
mariana viene espressa attraverso la fusione di due momenti narrativi distinti,
quello dell’Assunzione
con l’altro dell’Incoronazione al
cielo. In basso, nella tribuna, partecipano al cerimoniale regio gli Apostoli a Pietrasecca; mentre compaiono
Sante Vergini e Martiri a Marcetelli, accompagnate dai committenti posti ai lati
del pannello centrale, a mani giunte e genuflessi.
La
scena dell’Incoronazione, nelle
absidi delle suddette chiese, è posta all’interno di un grande clipeo
solitamente decorato da glorie di angeli e putti che ricorrono in ogni ciclo
pittorico preso in esame. I
tre protagonisti principali, la Vergine che, con umiltà riceve la corona, il
Figlio e il Padre, sono disposti in maniera dissimile.
Nella
chiesa di Santa Maria in Villa vediamo la Vergine inginocchiata a mani giunte,
al centro ed in posizione frontale, con il volto rivolto verso i fedeli,
fiancheggiata, a sinistra, dall’Eterno, sprovvisto del globo, e a destra dal
Figlio con lo scettro in mano, mentre insieme le porgono la corona sul capo;
questi due ultimi personaggi sono posti in posizione leggermente sopraelevata
rispetto alla figura di Maria. Inoltre la loro posizione delinea uno schema
piramidale con all’apice un clipeo raffigurante la colomba dello Spirito Santo. Nell’Incoronazione
realizzata nella chiesa di Pietrasecca, invece, Maria è seduta accanto a Cristo
che le pone la corona sul capo, e al di sopra dei due si staglia l’Eterno che
partecipa all’evento con una teoria di Angeli e Cherubini. Al
completare la scena principale, in basso e ai lati si dispongono diversi
personaggi: l’Arcangelo Michele con due figure allegoriche, ovvero la Fede e la Carità e poi due gruppi di tre Santi ciascuno, mentre a Marcetelli
schiere esigue di putti musici alle due estremità, con allegorie della
Temperanza a sinistra e della Giustizia a destra. Anche
nel registro mediano i due cicli pittorici si diversificano nel soggetto: a
Pietrasecca i Santi Apostoli, che
partecipano all’Incoronazione indicando verso l’alto, sono disposti ai lati di
un’edicola raffigurante la Vergine con il bambino assisa in trono, un motivo
iconografico legato al tema dell’Assunzione in cielo di Maria. A
Marcetelli, invece, nel pannello centrale del registro mediano trova posto la Vergine della Misericordia,
fiancheggiata da S.s Pietro e Paolo,
che introducono una teoria di Sante Vergini e Santi Martiri.
Infine
nel registro inferiore la chiesa di Pietrasecca presenta un’alta zoccolatura a
specchiature marmoree policrome mentre, nella chiesa di Santa Maria in Villa in
Marcetelli, compare un nastro geometrico impreziosito da una punta di diamante,
posta al centro in modo illusionistico con sopra un’iscrizione logora in cui
vengono citati alcuni versi del Cantico
dei Cantici.
Dal
punto di vista stilistico è evidente l’influsso che i grandi maestri
umbro-romani dell’ultimo decennio del Quattrocento, specialmente Pinturicchio,
Melozzo e Antoniazzo Romano, esercitarono sul pittore di Marcetelli e di
Pietrasecca, che realizza una sintesi, restituita in forme rustiche e
approssimate. Da
notare la monumentalità antoniazzesca; la linea che marca i contorni al fine di
esaltare la volumetria, agevolando in questo modo la percezione alla vista dal
basso, tipica di Melozzo ed infine le decorazioni a grottesca con dolci
fisionomie ci rimandano all’arte del Pinturicchio.
La
storiografia recente, nonché la studiosa Nardecchia assegna il ciclo di
Pietrasecca al Maestro di Cori, autore anche della decorazione pittorica di
Marcetelli e colloca gli affreschi fra la fine del Quattrocento e i primi anni
del Cinquecento. L’ipotesi avanzata dalla Nardecchia sembra al quanto forzata
poiché mancano fonti e documenti che attestano la presenza del pittore
nell’alta sabina è certa invece l’ipotesi che i due cicli sono stati eseguiti
da una sola maestranza per le evidenti analogie stilistiche e iconografiche,
anche se la decorazione absidale della chiesa di Santa Maria delle Grazie di
Pietrasecca è qualitativamente superiore poiché nel ciclo di Marcetelli
compaiono sgrammaticature stilistiche apportate da un vasto aiuto di bottega.
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