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A tu per tu con Nadia Scardeoni e il suo Restauro Virtuale.
Il vero volto dell'
Annunziata, tra virtuale e reale
 
Tiziana Lanza
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 10 Dicembre 2009, n. 546
http://www.bta.it/txt/a0/05/bta00546.html
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Area Interviste

La moda innescata da una letteratura al limite del fantascientifico ci ha ultimamente abituato ad avvicinarci alle opere d’arte per quel gusto del mistero che caratterizza noi esseri umani. E così quadri famosi come la Gioconda e il Cenacolo di Leonardo da Vinci sono divenuti dei veri cult nella società contemporanea. Spesso si cercano in essi significati esoterici, trasformandole in veri e propri rebus.

L’incontro magico che invece lega Nadia Scardeoni all’Annunziata di Antonello da Messina l’ha portata a fare un percorso nuovo, fatto di silenzi e di un religioso ascolto dell’artista. Ciò le ha permesso di scoprire i significati più profondi e più intimi, nascosti nella storia di questo straordinario dipinto del 400, che hanno fatto nascere in lei un rispetto quasi sacro per l’Arte e per i suoi autori.

Questo rispetto si è tramutato nella ricerca di un nuovo metodo di intervento sulle opere d’Arte che potesse essere il meno invasivo possibile. E’ così che è nato il restauro virtuale, fra polemiche, diatribe, ma anche appassionato impegno della fondatrice. Una passione che permette a Nadia Scardeoni di trasformare i suoi seminari in ulteriori opere d’arte, carichi di emozioni, silenzi e meravigliato stupore di chi l’ascolta. A lei chiediamo di raccontarsi e di ricordare con noi episodi, facendoci anche partecipi di qualche risvolto dietro le quinte di questo suo percorso pionieristico verso un nuovo approccio nei confronti dell’arte.

 

Nadia, lasciami iniziare con una domanda la cui risposta potrebbe essere scontata, ma io te la faccio lo stesso: chi è il tuo pittore preferito?

Dieci anni di studi su Antonello e relative pubblicazioni sono già una risposta, è vero, ma posso risponderti anche rivisitando i nodi di questa mia intensa passione …
Nodi che si sono intessuti via via con gli studi, l’insegnamento, la ricerca, la sperimentazione.

Da piccola ero affascinata dalla genialità di Giotto.
A 5 anni  dipingevo con i pastelli, a otto anni sperimentai l’acquerello, e a 12 la pittura ad olio. All’epoca sul sussidiario si citavano solo Giotto, Leonardo, Michelangelo e Raffaello ed io amai subito Giotto per l’accoglienza dolce di quel suo “spazio” a misura di bambino.
Ma più avanti negli studi sceglierò come mio secolo  il quattrocento, per il suo penetrare  nell’humanitas, per il suo suscitare l’arte che ci integra  e non  ci disperde.
Mi avvicino dunque lentamente ma inesorabilmente all’artista poco conosciuto, poco citato, che, da un’isola mediterranea e a partire dalle sole immagini cartacee, mi paralizza con l’affondo per me ineguale, della sua “ unica pittura“…
« … ed è stato così che  un’opera straordinaria si è imposta  al mio “sentire” con una autorevolezza inimmaginabile».

 

Raccontaci il tuo primo incontro con l’Annunziata 

Dopo averla amata e studiata da lontano, la vidi per la prima volta, grazie alla frequentazione di Palermo, un giorno dell’estate 1974 a Palazzo Abatellis.
Era nella sua stanzetta e io sostati a lungo - molto a lungo - davanti al prodigio che dalla piccola teca mandava un flusso di energia spirituale che ha beneficato, oltre ogni mia aspettativa, la mia vita intellettuale. In quel dimorare quieto ho avuto tutte le risposte che cercavo.

 

Cosa ti ha spinto ad andare oltre la semplice immagine per potere veramente incontrare l’artista che ha prodotto questo capolavoro ?

Ho sempre ritenuto importante insegnare l’approccio all’opera d’arte non suscitando clamore feticistico  ma  intessendo un cerchio virtuoso di approfondimenti  mirati  all’ascolto dell’artista che l’ha composta . Si tratta, per me, di enucleare il dono dell’artista: arrivare con leggerezza e rispetto all’anima,  al centro vitale  della sua opera. Al di là degli strumenti tecnologici che mi hanno consentito di mettere in luce una storia inimmaginabile e sorprendente, credo di essere stata guidata da questa mia vocazione che si è affinata, oltre gli studi, con la pratica del restauro.

 

Nadia, lo chiediamo proprio a te: tac, radiografie, immagini virtuali, bastano soltanto queste indagini per far comprendere il significato di un’opera d’arte e il rapporto che con essa hanno avuto i suoi fruitori nel corso dei secoli, restauratori inclusi ?

No non credo che bastino. Sono elementi necessari per indagare il supporto materico della sua manifestazione.
Sono utili a prepararci all’incontro ... ma, per non essere deviati in uno scientismo chiuso in se stesso,  occorre  riumanizzare l’evento: sostare davanti all’opera e “ascoltarla … in silenzio“.
L’opera d’arte è mediazione di relazione e racchiude nel suo intimo il “dono immateriale” dell’artista che l’ha composta ...
Porsi davanti all’opera d’art
e nella sua  veste estetica  spirituale oltre che percettiva artistico-sensoriale significa comporre i due approcci in un unico afflato conoscitivo, affettivo e relazionale atto a rivelare le  sue reali  potenzialità e a porla in essere, esistente e vitale,  nella coscienza di chi la fruisce.
Solo nella piena consapevolezza  del flusso misterioso che essa emana e ci compenetra,
al di là dei dettagli esperiti,  ci è dato di entrare in  dialogo con l’autore – e di appropriarci , secondo la nostra individuale  sensibilità , del dono dell’artista.
Un dono
tanto piacevole da apparire appagante quasi che i rivoli misteriosi delle vocazioni più profonde possano confluire liberamente in un alveo comune.
Un dono prezioso e misterioso che spesso è avvolto in un involucro di pudore, totalmente impenetrabile alle tac, agli infrarossi e a qualsiasi altra indagine tecnologica.
Questi sono i concetti chiave sui quali poggia la “Metodologia del Restauro Virtuale” che ha ottenuto riconoscimenti di rilievo in seno alle nuove
"Tecnologie della comunicazione culturale” dal Dipartimento Patrimonio Culturale del CNR a partire dalla selezione per il: Multi-quality Approach to Cultural Heritage - 2006  fino alla rassegna : Primavera Italiana in Giappone 2007, nonché l’invito a partecipare al GMFE - Guglielmo Marconi ICT Global Forum & Exhibition 2009 e infine una tesi di Laurea: Restauro Virtuale: il dibattito contemporaneo e il contributo di Nadia Scardeoni di Caterina Cristoforo ove nella proclamazione si cita il “Metodo Scardeoni” (Accademia delle Belle arti di Catanzaro, 24 0ttobre 2008)

 

“…qualche filo lucente di neri capelli”. É una descrizione che hai scovato in un libro di Venturi del 1915. Dal velo dell’Annunziata era un tempo possibile vedere dei capelli, qualche filo. Tu lo avevi sospettato e Venturi te ne ha dato conferma. Raccontaci qualcosa in più su questo aspetto interessante della tua ricerca …

É stato un lungo cammino a ritroso, condotto nel fastidio generale, per aver sollevato interrogativi e osservazioni che mettono a fuoco le carenze critiche dell’agire istituzionale meritatamente ai problemi di restituzione, tutela e conservazione delle opere d’arte.
Ma attraverso l’analisi di un capolavoro autentico come l’ANNUNZIATA, e un metodo di ricerca totalmente nuovo, che ho denominato “restauro virtuale”,  ho  avuto la felice avventura di poter ricostruire tutti gli elementi che provano la  maldestra  censura  di  quei fili lucenti di neri capelli…  nonché gli  atti successivi.
La mia ricerca riguarda dunque la restituzione  del volto della Vergine Annunziata, così come il suo autore l’ha ideato, documentando una visione anticanonica e in sé rivoluzionaria che è stata stroncata, per un approccio  banale e irrispettoso, nel privato e nel pubblico.
Prima del 1903 l’Annunziata era di proprietà di Mons. Vicenzo di Giovanni di Salaparuta. Fu a quell’epoca che  il ritratto di Maria di Nazareth,  prestato da una giovane fanciulla siciliana avvolta nella mantellina azzurra … con il suo piccolo ricciolo sfuggito alla compostezza del velo,  risultò  troppo anticanonico o inquietante per la devozione privata. Il ritratto venne opportunamente santificato: il ricciolo fu ricoperto da pesanti pennellate e  venne aggiunta una aureola .
Il successivo restauro (… del 42 ?) nel rimuovere la patacca di colore causò lo svelamento, ancora  oggi visibile, che ha dato origine alla mia tesi fondata sull’i
potesi di un’abrasione volontaria, a bisturi, sul lato destro (per l'osservatore) del volto dell'ANNUNCIATA, frutto a sua volta di una errata interpretazione della struttura del manto. É stato l’importantissimo il ritrovamento critico della descrizione di Adolfo Venturi  che ha consentito la ricostruzione degli atti precedenti la mia prima tesi.
Si è confortata la presenza dell’ombra ma anche – fatto inatteso ed eclatante - di …”qualche filo lucente di neri capelli” [1] , poi  ulteriormente confermata da un’immagine Alinari della fine dell’ottocento . Questa sequenza di dati abbracciano dieci anni di ricerca e sono raccolti nell’opera multimediale: “Maria di Antonello” che, su sollecitazione di amici studiosi, è in procinto di diventare un libro.

 

In che cosa consiste, più dettagliatamente,  il restauro virtuale ?

Il restauro virtuale è nato nella mia mente così semplicemente per prefigurare elettronicamente sull’immagine ad alta risoluzione, un’azione di restauro e in questo caso la velatura del manto, senza martoriare ulteriormente uno dei più grandi capolavori di ANTONELLO da Messina.
In sintesi, il restauro virtuale concerne lo studio critico dell’opera d’arte pittorica e sviluppa tesi di intervento, secondo un progetto che non agisce creativamente su di un opinabile "inestetismo", ma tende unicamente a ristabilire quella che si palesa come "verità documentata".
Rappresenta un metodo non invasivo di prefigurazione digitale di interventi di restauro utili per le procedure di intervento reale sulle opere stesse e rientra nell’area della salvaguardia così come è riportato nell’Art. IV della Carta del restauro 1972 (salvaguardia: provvedimento conservativo che non implichi l'intervento diretto sull’opera).
È stato per la prima volta applicato al ritratto dell’Annunziata di Antonello da Messina e successivamente presentato al Direttore della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo e proposto in rete al pubblico nella rubrica: “Interlinea” di edscuola.com [2]
È dunque   uno strumento d’indagine  tecnico-informatico rivolto alla ricerca storico-umanistica  atto a perfezionare il nostro incontro con l’opera d’arte e con il suo Autore,  per comporre  un dialogo essenziale alla comprensione della sua arte e non per fare diagnosi estreme delle sue incertezze … o pentimenti !

  

Quali  progetti sono scaturiti dalla tua innovazione tecnologica ?

I corsi sperimentali presso CNR ITD – Istituto per le Tecnologie Didattiche a Palermo, tenuti nei mesi di Febbraio e Marzo del 2008, hanno consentito di  strutturare i seminari e i programmi formativi di tipo teorico-pratico a partire dalla  Metodologia del RESTAURO VIRTUALE.
Questi seminari che consentono di acquisire le nozioni indispensabili per l'approfondimento degli studi critici e delle ricerche storiche sull’opera d’arte, per la prefigurazione degli interventi di restauro, coadiuvandosi delle più recenti tecniche diagnostiche sugli stati di conservazione delle opere, formano nuove professionalità nell’ambito della tutela e della salvaguardia del patrimonio artistico, quali: l’esperta/o in integrazione pittorica, per i laboratori di restauro, l’esperta/o in compilazione e catalogazione di schede di identità multimediali per gli archivi; l’esperta/o in comunicazione didattica per la didattica museale.

Attualmente è allo studio il progetto : ARCHIVIO DIGITALE  DELLA SALVAGUARDIA.
L’obiettivo del Laboratorio è la formazione alla tutela e alla condivisione del patrimonio artistico.
È possibile, da parte degli Enti interessati, iscrivere nell'Archivio opere significative che diverranno oggetto di studio e di massima divulgazione, nonché costruire un Patrocinio assegnando agli studenti coinvolti piccole borse di studio stabilite liberamente fra gli enti.
Nell’ideare l’ARCHIVIO DIGITALE  DELLA SALVAGUARDIA ho individuato una sua “mission”. Ritengo infatti che fra "gli studiosi" di un'opera d’arte o dei beni materiali e immateriali del nostro patrimonio artistico, sia imprescindibile dare priorità ai giovani che intraprendono un percorso formativo nell'ambito della tutela e della conservazione del patrimonio artistico … sia nei centri universitari sia nelle scuole di alta formazione artistica e nei licei.
Ritengo anche che un paese degno del proprio patrimonio sappia utilizzare strumenti, mezzi e competenze formative non troppo onerose per conseguire l'obiettivo di formare, oltre le conoscenze di base, la coscienza critica dei futuri conservatori, dei futuri storici dell'arte.
Ritengo infine che lo studio e la comunicazione multimediale del nostro patrimonio artistico sia un terreno ideale di dialogo interculturale atto, per la sua singolare valenza di linguaggio universale, a costruire sentieri di condivisione pacifica delle culture originarie.

 «Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere».

Bertolt Brecht.

 

 

 

NOTE

[1] Il restauro virtuale dell'Annunziata di Antonello da Messina
« La pensosa fanciulla siciliana si avvolge come un'araba nell'ampio manto che ombreggia la fronte e inquadra il viso marmoreo; gli occhi vellutati, di un nero profondo, si velano di languore sotto le seriche palpebre percosse da un guizzo di luce; una piega agli angoli del naso e alle estremità delle labbra accompagna il lieve stringersi degli occhi come sorpresi da luce improvvisa.

L'ombra, che cade a taglio sulla fronte e si proietta sulla guancia sinistra, ottenebra il collo, staccandone il contorno luminoso del mento e della guancia destra e lasciando intravedere qualche filo lucente dei neri capelli ...
».
<http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00411.html>

[2] Restauro ANNUNZIATA di Antonello da Messina
Per un mio profondissimo e personalissimo legame all' Annunziata di Antonello da Messina...ho eseguito il "restauro virtuale" del bellissimo ovale " sfregiato" da un irresponsabile restauro negli anni cinquanta.
<http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/sondan.html>

 

 

 

LINKOGRAFIA

VRRC
<http://vrrc1.splinder.com/>

Abstract Restauro Virtuale
<http://files.splinder.com/1eba1f7398f8a7b6d72bd54f1fd531d0.jpeg>

Comunicazione sul "RESTAURO VIRTUALE", nel Master Universitario:
Esperto di nanotecnologie per i beni culturali Unipa (19 febbraio 2008)
Blog : <
http://vrrcmaster.splinder.com/>

 

 

  

 

APPROFONDIMENTI

La Lecture : "Maria di Antonello", ( <http://az.splinder.com> )  è collegata alla "causa" di Infanzia Patrimonio dell'Umanità , l’appello di cui Nadia Scardeoni è promotrice dal 2004, ed  è  pertanto a disposizione di tutte le istituzioni scolastiche, formative, culturali  ove si ritenga necessario spargere il seme … di un concetto di  "futuro sostenibile”.
 <
http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/lecture_maria_di_antonello.htm>






Fig. 1
Volto dell'Annunciata dopo il restauro virtuale

Fig. 2
Sequenza degli studi del volto dell'Annunciata

Fotografie cortesia di Tiziana Lanza per gentile concessione di Nadia Scardeoni

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