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Il viaggio verso la felicità. Intervista a Georghyy Biloshytskyy  
Ornella Fazzina
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 Febbraio 2010, n. 552
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Area Interviste

 «Ci sono tre cammini dell'uomo per agire con saggezza: il primo
cammino è più nobile - la riflessione, il secondo cammino è più
facile – l'imitazione, il terzo cammino è più amaro – l'esperienza
»
Confucio

«Viaggiare significa nascere e morire ogni momento»
V. Hugo

 «Il viaggio insegna ad aver pazienza»
B. Disraeli

Il viaggio è da sempre uno dei temi più trattati nella letteratura di ogni tempo poiché rientra in una categoria mentale e fisica che appartiene all'uomo e alla sua sfera emotiva, esaltandone la bellezza  e la conoscenza che costituiscono un nutrimento per l'anima.

La metafora del viaggio è condizione necessaria per ognuno di noi, vissuta a volte per sopportare meglio una situazione non gratificante oppure per semplice bisogno di oltrepassare i limiti della quotidianità. Esplorare e conoscere sia in senso astratto che concreto è un modo per avventurarsi in strade non conosciute, mettendo alla prova la propria capacità di affrontare l'ignoto con tutte le incognite che ne conseguono. Dalla scoperta di sé e degli altri, la letteratura odeporica rappresenta un'esperienza forte, unica, sacra nel suo essere concepita come arricchimento esistenziale che segna in maniera incisiva le varie tappe della nostra vita.

I viaggi sono tutti irripetibili per il bagaglio di sensazioni, emozioni, profumi, odori che serbiamo intimamente e sono fatti di incontri, sguardi, scambi, differenze culturali, curiosità, ma alcuni di essi portano con sé un carico emotivo e formativo di maggiore spessore che rende il viaggio un'esperienza assoluta, totale nel coinvolgimento dell'intera persona. Si tratta di un'esperienza difficile e complessa, qual è quella che vivono tante coppie per adottare un bambino, un percorso interiore che per le aspettative, le speranze, la fiducia riposta su un sistema non sempre lineare, costituisce la pagina più sofferta e nel contempo più gioiosa di un diario personale che custodisce sentimenti e stati d'animo unici che ci accompagnano per tutta la vita.

E' stata in questa occasione che ho incontrato Georghyy Biloshytskyy, una persona che da tempo si occupa seriamente di adozioni internazionali in Ucraina e che, col passare degli anni e covando da sempre la sua forte passione per la cinematografia, si è reso disponibile a raccontare la sua particolare esperienza restituendola con l'occhio di chi sa osservare ed esaminare attentamente zone d'ombra e sfumature di un soggetto, unendo il lato umano e sociale con quello professionale e tecnico.

La vasta esperienza di rapporti e relazioni maturata sul campo nonché l'estrema sensibilità al tema, hanno portato il regista ucraino ad operare uno slittamento linguistico narrando storie dalle mille sfaccettature e dai mille risvolti in chiave poetica e metaforica, disegnando uno sfondo socio-psicologico a tinte forti tale da riuscire a cogliere sapientemente, attraverso la sintesi, gli aspetti più profondi che muovono cose e persone. Una urgenza, la sua, quella di focalizzare l'attenzione su una realtà umana e burocratica per nulla facile che, attraverso l'occhio implacabile della cinepresa riprende, registra, sublima, compone e organizza secondo un'estetica ed un'etica che si avvalgono di vera conoscenza e consapevolezza.      

 


Un viaggio modifica sempre qualcosa dentro ognuno di noi e quando provoca un cambiamento radicale di vita diventa un'esperienza unica. Da quanto tempo lavori nel campo dell'adozione ?

Mi occupo di questo delicato settore dal 1997, cioé da quando l'autorità Ucraina ha sistemato ufficialmente la procedura delle adozioni internazionali attraverso la nascita del Centro Statale per le Adozioni preposto al controllo di tutta la procedura burocratica.

 

In qualità di regista come nascono i tuoi video e cortometraggi ?

Sono laureato in lingue e politica mondiale ma sembra così poco per capire il mondo e la destinazione del tuo cammino individuale. Quindi ho deciso di studiare cinematografia e fare esperienza anche nel campo televisivo, mosso sempre dal desiderio di rapportarmi e spiegarmi meglio con gli altri. Volevo intraprendere tale cammino molti anni fa, ma tra viaggi e un know-how nel mondo del cinema oggi mi esprimo per affrontare argomenti che da sempre mi interessano. Così nascono i miei cortometraggi e video e mi viene in mente il mio primo viaggio in qualità di interprete mentre accompagnavo una coppia italiana.

Dovevamo andare a prendere dei documenti nel villaggio dove era nata la piccola Natasha. Pioveva, la macchina si è fermata in mezzo alla strada non asfaltata e davanti a noi  passava lentamente un gregge di mucche ... mucche davanti, dietro, di lato. Mi sentivo sospeso nel tempo ... mucche, suono dei campanacci ... il cielo basso, piangente ... mancava solo il pittore Brueghel. Nel corso degli anni occupandomi dei viaggi legati all'adozione, ho elaborato una visione diversa del mondo circostante, guardavo in un modo particolare i paesaggi, la gente. Ero spinto da una voglia di osservare dentro le persone per capirle. Da più di dieci anni incontro nuove facce, caratteri, usanze, modi di dire e di fare, ma le emozioni delle coppie sono sempre le stesse quando alla fine del “viaggio” si sentono finalmente genitori, essendo arrivato per loro il momento di adottare. Inizialmente la mia parte sentimentale prendeva troppo il sopravvento ... le lacrime non si facevano attendere e nei momenti più significativi non mi vergognavo a far notare il mio coinvolgimento emotivo. Ammetto, comunque, che fino ad oggi mi commuovo, anzi  forse sono diventato ancor più sentimentale.

 

  

Da quanto tempo sei impegnato come regista sul tema dell'adozione ?

La prima esperienza artistica inerente l'adozione è nata nel 2008 quando ho realizzato il corto “Mio padre italiano” focalizzando l'attenzione sugli ultimi momenti in Ucraina di Olga e suo padre. Indagavo su quali fossero i loro sentimenti al momento della partenza, sui loro rapporti prima di compiere il viaggio più importante della loro vita ... l'inizio del cammino ... fuori l'orizzonte ... la strada sconosciuta e felice, triste e misteriosa. C'è sempre il mistero intorno a noi ... c'è anche il mistero nella nascita dei figli ... perché nascono misteriosamente “fuori dall'utero”.
All'Università per la Tesi ho scelto il tema: “Segni visuali e audio nella costruzione della inquadratura”. L'uso delle immagini simboliche nella costruzione dei film mi aiutano a spiegare l'evoluzione e i cambiamenti dei protagonisti e delle loro sensazioni. 

 

Nei tuoi lavori il soggetto è ispirato ad un fatto reale, contingente, vissuto, rientrando così nel genere documentaristico, oppure parte di esso nasce da esigenze interiori d'espressione, unendo reatà e immaginazione ?

La realtà per me è una combinazione di cose reali e surreali ... ombra e luce ... sorriso e pianto ... nero e bianco ... non volendo disgiungere la realtà dalla immaginazione. Per ogni situazione si può raccontare sia il vero, sia l'irreale, l'assurdo. Con il tempo la vita quotidiana si tramuta in un sorriso, in una festa anche nei momenti commoventi, supportata da un umorismo - anche nero - che aiuta, a volte, a superare le situazioni tragiche.

 

Il risultato operativo dei tuoi film risponde sempre ad una logica narrativa, come nel corto “Mio padre italiano” basata principalmente nel mettere in luce l'aspetto psicologico delle persone riprese. In altri lavori, invece, ti concentri maggiormente su aspetti dal sapore evocativo, metaforico, su tecniche di feedback che parlano di ricordi e che hanno una forte valenza poetica.

La metafora è una squisita arma ! E' leggibile nei vari modi, positivi e negativi, e la vita che ha una struttura poetica non può farne a meno. Il nostro Creatore è un grande poeta simbolista e a me piace leggere le metafore come ad esempio il suono della pioggia quale metafora del tempo che se ne va....

 

C'è una tecnica registica che usi di frequente per ottenere un più alto significato e livello estetico ?

Esistono varie tecniche per esprimere la vita sullo schermo ed essendo l'uomo al centro del racconto cinematografico, io preferisco usare il più possibile il silenzio e mettere i personaggi in primissimo piano, puntando sugli occhi, sul viso e facendo scorrere alcuni brani musicali. Ultimamente mi interessa esplorare la differenza psicologica tra uomo e donna nel loro modo di agire e di pensare. A tal proposito uno dei miei film preferiti è quello di Antonioni “Al di là delle nuvole” e mi chiedo se tra l'uomo e la donna esista una differenza anche nel cammino verso l'ultima stazione eterna.
 
 

La tua esperienza professionale ti porta a riflettere continuamente sul concetto di viaggio che, nel caso specifico, contempla fasi di grande intensità che vanno dalla preparazione alla partenza come momento di distacco, di interruzione drastica per affrontare l'avventura del nuovo. Cosa ti ha consegnato umanamente questo straordinario e particolare percorso fatto di incontri, attese, stati d'animo cangianti, forti emozioni, stanchezze inenarrabili e gioie incontenibili, traducendolo e trasponendolo su una pellicola ?

Sono molto felice di proseguire un cammino scelto molti anni fa. Ogni volta che mi trovo davanti una coppia che sta per cominciare questo tipo di “viaggio”, intraprendo il nuovo e impegnativo cammino con grande entusiasmo e soddisfazione, avendo l'onere e l'onore di guida verso la realizzazione di una grande missione umana.

 

Attualmente a cosa stai lavorando ?

Sono concentrato su un corto che sto ultimando e che sarà presentato al pubblico tra aprile e maggio dal titolo Viaggio al di là delle nuvole che riguarda sempre il tema dell'adozione. In sintesi, una coppia è arrivata in un Istituto per portarsi la bambina che ha adottato. Il mio intento è quello di rendere esplicito, nell'arco di 10-15 minuti, il cambiamento interiore del padre grazie alla piccola bambina adottata. Credo che il regista sia come il Creatore, costruisce il mondo allo scopo di renderlo ancora più bello e armonioso. Mi impegno in tal senso, del resto l'idea di fare il regista è registrata nel mio DNA. Mio padre aveva 19 anni quando, subito dopo la guerra nel 1945, ha sostenuto gli esami all'Università del cinema a Kyiv e fu ammesso. Mia sorella ha finito la stessa Università nel 1982. Per completare la tradizione familiare anch'io sono diventato uno studente della stessa Facoltà.

Un altro lavoro che sto iniziando a girare, che tocca un tema diverso dai precedenti e dove la sceneggiatura è sempre scritta da me, è un corto sul suicidio Dedicato a Sasha. Si tratta di una storia vera che finisce con il suicidio di Sasha, ma non nel mio corto dove racconto del protagonista che vende un appartamento e subito dopo viene rapinato e picchiato di sera in un parco da alcuni delinquenti. Sasha va a chiedere aiuto prima alla sorella e poi al fratello, i quali entrambi glielo negano. A causa di questi rifiuti decide di suicidarsi e mentre sale fino all'ultimo piano del palazzo recita l' Amleto. Per la disperazione vuole buttarsi giù, ma è forte in lui la voglia di vivere. Quando l'inquadratura si ferma sull'ultimo sguardo rivolto in basso, lo spettatore è convinto che l'azione del suicidio sta per avvenire, invece Sasha sta solo immaginando tutto questo. Quello che mi interessa maggiormente in queste riprese è il sottolineare i segni della tristezza e della solitudine attraverso i passaggi della cinepresa, ed esprimermi per accostamenti non didascalici e per associazioni mai esplicite come la scena in cui il protagonista recita l'Amleto tenendo in tasca gli scacchi: bella e triste metafora del gioco duro e a volte assurdo della vita.
Dedico questo mio lavoro a tutti quelli che non si sono tolti la vita.




BREVE BIOGRAFIA
Georghyy Biloshytskyy (Vinnytsia, Ucraina 1961 - ). Regista indipendente. E' laureato presso l'Università nazionale di Kyiv, Facoltà di Lettere, in Lingue e Politica Mondiale. Ha frequentato i corsi statali di lingua straniera a Kyiv, è interprete di inglese e francese e traduttore di italiano. Parla il russo, inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco, polacco. Ha insegnato inglese presso l'Università politecnica di Vinnytsia; ha svolto attività giornalistica alla TV di Vinnytsia; ha fatto pratica come interprete negli Stati Uniti, Philadelphia. Attualmente frequenta l'Università nazionale cinematografica di Kyiv, Ucraina, Facoltà di regia televisiva e cinematografica.

 

FILMOGRAFIA ESSENZIALE
Mio padre italiano, 2008-2009, Università di cinematografia, Kyiv.
La battaglia è il mio destino, 2009 (incentrato su Makhno, anarchico, comandante della guerra civile in Russia dopo la Rivoluzione di Ottobre negli anni '20 del XX sec.), Università di cinematografia, Kyiv.
Nostalgia, 2009, Università di cinematografia, Kyiv.





Mio padre italiano

Fig. 1
G. BILOSHYTSKYY, Mio padre italiano, 2008-2009
frame dal cortometraggio

Mio padre italiano

Fig. 2
G. BILOSHYTSKYY, Mio padre italiano, 2008-2009
frame dal cortometraggio

Mio padre italiano

Fig. 3
G. BILOSHYTSKYY, Mio padre italiano, 2008-2009
frame dal cortometraggio

Mio padre italiano

Fig. 4
G. BILOSHYTSKYY, Mio padre italiano, 2008-2009
frame dal cortometraggio

Mio padre italiano

Fig. 5
G. BILOSHYTSKYY, Mio padre italiano, 2008-2009
frame dal cortometraggio

BILOSHYTSKYY

Fig. 6
G. BILOSHYTSKYY

 

	

Foto cortesia di Georghyy Biloshytskyy

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