«Ci sono tre cammini dell'uomo per agire con saggezza: il primo
cammino è più nobile - la riflessione, il secondo cammino è più
facile – l'imitazione, il terzo cammino è più amaro – l'esperienza»
Confucio
«Viaggiare significa nascere e morire ogni momento» V. Hugo
«Il viaggio insegna ad aver pazienza» B. Disraeli
Il viaggio è da sempre uno dei temi
più trattati nella letteratura di ogni tempo poiché rientra in una categoria
mentale e fisica che appartiene all'uomo e alla sua sfera emotiva, esaltandone
la bellezza e la conoscenza che
costituiscono un nutrimento per l'anima.
La metafora del viaggio è
condizione necessaria per ognuno di noi, vissuta a volte per sopportare meglio
una situazione non gratificante oppure per semplice bisogno di oltrepassare i
limiti della quotidianità. Esplorare e conoscere sia in senso astratto che
concreto è un modo per avventurarsi in strade non conosciute, mettendo alla
prova la propria capacità di affrontare l'ignoto con tutte le incognite che ne
conseguono. Dalla scoperta di sé e degli altri, la letteratura odeporica
rappresenta un'esperienza forte, unica, sacra nel suo essere concepita come
arricchimento esistenziale che segna in maniera incisiva le varie tappe della
nostra vita.
I viaggi sono tutti irripetibili
per il bagaglio di sensazioni, emozioni, profumi, odori che serbiamo
intimamente e sono fatti di incontri, sguardi, scambi, differenze culturali,
curiosità, ma alcuni di essi portano con sé un carico emotivo e formativo di
maggiore spessore che rende il viaggio un'esperienza assoluta, totale nel
coinvolgimento dell'intera persona. Si tratta di un'esperienza difficile e
complessa, qual è quella che vivono tante coppie per adottare un bambino, un
percorso interiore che per le aspettative, le speranze, la fiducia riposta su
un sistema non sempre lineare, costituisce la pagina più sofferta e nel
contempo più gioiosa di un diario personale che custodisce sentimenti e stati
d'animo unici che ci accompagnano per tutta la vita.
E' stata in questa occasione che
ho incontrato Georghyy Biloshytskyy,
una persona che da tempo si occupa seriamente di adozioni internazionali in
Ucraina e che, col passare degli anni e covando da sempre la sua forte passione
per la cinematografia, si è reso disponibile a raccontare la sua particolare
esperienza restituendola con l'occhio di chi sa osservare ed esaminare
attentamente zone d'ombra e sfumature di un soggetto, unendo il lato umano e
sociale con quello professionale e tecnico.
La vasta esperienza di rapporti e
relazioni maturata sul campo nonché l'estrema sensibilità al tema, hanno
portato il regista ucraino ad operare uno slittamento linguistico narrando
storie dalle mille sfaccettature e dai mille risvolti in chiave poetica e
metaforica, disegnando uno sfondo socio-psicologico a tinte forti tale da riuscire
a cogliere sapientemente, attraverso la sintesi, gli aspetti più profondi che
muovono cose e persone. Una urgenza, la sua, quella di focalizzare l'attenzione su una realtà umana e burocratica per nulla facile che, attraverso l'occhio implacabile della cinepresa riprende, registra, sublima, compone e organizza
secondo un'estetica ed un'etica che si avvalgono di vera conoscenza e consapevolezza.
Un viaggio modifica sempre qualcosa
dentro ognuno di noi e quando provoca un cambiamento radicale di vita diventa
un'esperienza unica. Da quanto tempo lavori nel campo dell'adozione ?
Mi occupo di questo delicato
settore dal 1997, cioé da quando l'autorità Ucraina ha sistemato ufficialmente
la procedura delle adozioni internazionali attraverso la nascita del Centro
Statale per le Adozioni preposto al controllo di tutta la procedura
burocratica.
In qualità di regista come nascono i tuoi video e cortometraggi ?
Sono laureato in lingue e politica
mondiale ma sembra così poco per capire il mondo e la destinazione del tuo
cammino individuale. Quindi ho deciso di studiare cinematografia e fare
esperienza anche nel campo televisivo, mosso sempre dal desiderio di rapportarmi
e spiegarmi meglio con gli altri. Volevo intraprendere tale cammino molti anni
fa, ma tra viaggi e un know-how nel mondo del cinema oggi mi esprimo per
affrontare argomenti che da sempre mi interessano. Così nascono i miei
cortometraggi e video e mi viene in mente il mio primo viaggio in qualità di
interprete mentre accompagnavo una coppia italiana.
Dovevamo andare a prendere
dei documenti nel villaggio dove era nata la piccola Natasha. Pioveva, la
macchina si è fermata in mezzo alla strada non asfaltata e davanti a noi passava lentamente un gregge di mucche ... mucche
davanti, dietro, di lato. Mi sentivo sospeso nel tempo ... mucche, suono dei
campanacci ... il cielo basso, piangente ... mancava solo il pittore Brueghel.
Nel corso degli anni occupandomi dei viaggi legati all'adozione, ho elaborato
una visione diversa del mondo circostante, guardavo in un modo particolare i
paesaggi, la gente. Ero spinto da una voglia di osservare dentro le persone per
capirle. Da più di dieci anni incontro nuove facce, caratteri, usanze, modi di
dire e di fare, ma le emozioni delle coppie sono sempre le stesse quando alla
fine del “viaggio” si sentono finalmente genitori, essendo arrivato per loro il
momento di adottare. Inizialmente la mia parte sentimentale prendeva troppo il
sopravvento ... le lacrime non si facevano attendere e nei momenti più
significativi non mi vergognavo a far notare il mio coinvolgimento emotivo.
Ammetto, comunque, che fino ad oggi mi commuovo, anzi forse sono diventato ancor più sentimentale.
Da quanto tempo sei
impegnato come regista sul tema dell'adozione ?
La prima esperienza
artistica inerente l'adozione è nata nel 2008 quando ho realizzato il corto “Mio padre italiano” focalizzando l'attenzione sugli ultimi momenti in Ucraina di Olga e
suo padre. Indagavo su quali fossero i loro sentimenti al momento della
partenza, sui loro rapporti prima di compiere il viaggio più importante della
loro vita ... l'inizio del cammino ... fuori l'orizzonte ... la strada
sconosciuta e felice, triste e misteriosa. C'è sempre il mistero intorno a noi ...
c'è anche il mistero nella nascita dei figli ... perché nascono misteriosamente
“fuori dall'utero”. All'Università per la Tesi
ho scelto il tema: “Segni
visuali e audio nella costruzione della inquadratura”. L'uso delle immagini simboliche nella costruzione dei film mi
aiutano a spiegare l'evoluzione e i cambiamenti dei protagonisti e delle loro
sensazioni.
Nei tuoi lavori il soggetto
è ispirato ad un fatto reale, contingente, vissuto, rientrando così nel genere
documentaristico, oppure parte di esso nasce da esigenze interiori
d'espressione, unendo reatà e immaginazione ?
La realtà per me è una
combinazione di cose reali e surreali ... ombra e luce ... sorriso e pianto ...
nero e bianco ... non volendo disgiungere la realtà dalla immaginazione. Per
ogni situazione si può raccontare sia il vero, sia l'irreale, l'assurdo. Con il
tempo la vita quotidiana si tramuta in un sorriso, in una festa anche nei
momenti commoventi, supportata da un umorismo - anche nero - che aiuta, a
volte, a superare le situazioni tragiche.
Il risultato operativo dei
tuoi film risponde sempre ad una logica narrativa, come nel corto “Mio padre italiano” basata
principalmente nel mettere in luce l'aspetto psicologico delle persone riprese.
In altri lavori, invece, ti concentri maggiormente su aspetti dal sapore
evocativo, metaforico, su tecniche di feedback
che parlano di ricordi e che hanno una forte valenza poetica.
La metafora è una squisita
arma ! E' leggibile nei vari modi, positivi e negativi, e la vita che ha una
struttura poetica non può farne a meno. Il nostro Creatore è un grande poeta
simbolista e a me piace leggere le metafore come ad esempio il suono della
pioggia quale metafora del tempo che se ne va....
C'è una tecnica registica
che usi di frequente per ottenere un più alto significato e livello estetico ?
Esistono varie tecniche per
esprimere la vita sullo schermo ed essendo l'uomo al centro del racconto
cinematografico, io preferisco usare il più possibile il silenzio e mettere i
personaggi in primissimo piano, puntando sugli occhi, sul viso e facendo
scorrere alcuni brani musicali. Ultimamente mi interessa esplorare la differenza
psicologica tra uomo e donna nel loro modo di agire e di pensare. A tal
proposito uno dei miei film preferiti è quello di Antonioni “Al di là delle nuvole” e mi chiedo se tra l'uomo e la donna esista una differenza anche nel
cammino verso l'ultima stazione eterna.
La tua esperienza
professionale ti porta a riflettere continuamente sul concetto di viaggio che,
nel caso specifico, contempla fasi di grande intensità che vanno dalla
preparazione alla partenza come momento di distacco, di interruzione drastica
per affrontare l'avventura del nuovo. Cosa ti ha consegnato umanamente questo
straordinario e particolare percorso fatto di incontri, attese, stati d'animo
cangianti, forti emozioni, stanchezze inenarrabili e gioie incontenibili,
traducendolo e trasponendolo su una pellicola ?
Sono molto felice di
proseguire un cammino scelto molti anni fa. Ogni volta che mi trovo davanti una
coppia che sta per cominciare questo tipo di “viaggio”, intraprendo il nuovo e
impegnativo cammino con grande entusiasmo e soddisfazione, avendo l'onere e
l'onore di guida verso la realizzazione di una grande missione umana.
Attualmente a cosa stai
lavorando ?
Sono concentrato su un corto che sto ultimando e che sarà presentato al pubblico tra aprile e maggio dal titolo Viaggio al di
là delle nuvole che riguarda sempre il
tema dell'adozione. In sintesi, una coppia è arrivata in un Istituto per
portarsi la bambina che ha adottato. Il mio intento è quello di rendere
esplicito, nell'arco di 10-15 minuti, il cambiamento interiore del padre grazie
alla piccola bambina adottata. Credo che il regista sia come il Creatore,
costruisce il mondo allo scopo di renderlo ancora più bello e armonioso. Mi
impegno in tal senso, del resto l'idea di fare il regista è registrata nel mio
DNA. Mio padre aveva 19 anni quando, subito dopo la guerra nel 1945, ha sostenuto gli
esami all'Università del cinema a Kyiv e fu ammesso. Mia sorella ha finito la
stessa Università nel 1982. Per completare la tradizione familiare anch'io
sono diventato uno studente della stessa Facoltà.
Un altro lavoro che sto iniziando a girare, che tocca un tema diverso dai
precedenti e dove la sceneggiatura è sempre scritta da me, è un corto sul
suicidio Dedicato a Sasha. Si tratta
di una storia vera che finisce con il suicidio di Sasha, ma non nel mio corto
dove racconto del protagonista che vende un appartamento e subito dopo viene
rapinato e picchiato di sera in un parco da alcuni delinquenti. Sasha va a chiedere
aiuto prima alla sorella e poi al fratello, i quali entrambi glielo negano. A
causa di questi rifiuti decide di suicidarsi e mentre sale fino all'ultimo
piano del palazzo recita l' Amleto.
Per la disperazione vuole buttarsi giù, ma è forte in lui la voglia di vivere.
Quando l'inquadratura si ferma sull'ultimo sguardo rivolto in basso, lo
spettatore è convinto che l'azione del suicidio sta per avvenire, invece Sasha
sta solo immaginando tutto questo. Quello che mi interessa maggiormente in
queste riprese è il sottolineare i segni della tristezza e della solitudine
attraverso i passaggi della cinepresa, ed esprimermi per accostamenti non
didascalici e per associazioni mai esplicite come la scena in cui il
protagonista recita l'Amleto tenendo
in tasca gli scacchi: bella e triste metafora del gioco duro e a volte assurdo
della vita. Dedico questo mio lavoro a tutti quelli che non si sono tolti la vita.
BREVE BIOGRAFIA Georghyy Biloshytskyy (Vinnytsia, Ucraina 1961 - ). Regista indipendente. E' laureato presso l'Università
nazionale di Kyiv, Facoltà di Lettere, in Lingue e Politica Mondiale. Ha
frequentato i corsi statali di lingua straniera a Kyiv, è interprete di inglese
e francese e traduttore di italiano. Parla il russo, inglese, francese,
italiano, spagnolo, tedesco, polacco. Ha insegnato inglese presso l'Università
politecnica di Vinnytsia; ha svolto attività giornalistica alla TV di
Vinnytsia; ha fatto pratica come interprete negli Stati Uniti, Philadelphia.
Attualmente frequenta l'Università nazionale cinematografica di Kyiv, Ucraina, Facoltà
di regia televisiva e cinematografica.
FILMOGRAFIA ESSENZIALE Mio padre italiano, 2008-2009, Università di cinematografia, Kyiv. La battaglia è il mio destino, 2009 (incentrato su Makhno,
anarchico, comandante della guerra civile in Russia dopo la Rivoluzione di Ottobre
negli anni '20 del XX sec.), Università di cinematografia, Kyiv. Nostalgia, 2009, Università di cinematografia, Kyiv.
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