Dopo
aver omaggiato il segno grafico del maestro catalano Joan Miró, quest'anno Otranto, ripropone un altro
grande evento espositivo allestito all'interno delle ampie sale del prestigioso
Castello Aragonese: la mostra è dedicata a Pablo
Picasso – La materia e il segno. Pittura, ceramica, grafica fruibile fino al
prossimo 26 settembre 2010. L'eclettico corpus artistico dell'illustre maestro
spagnolo che abbraccia quasi per intero la sua longeva attività, è composto da
83 opere tra ceramiche, olî, pastelli ed incisioni; questo nuovo percorso
“narrativo” è curato da Giorgio Pellegrini, docente di Storia
dell'arte e architettura all'università di Cagliari e da Daniela De Vincentis,
responsabile del Museo della ceramica di Grottaglie.
Gli antichi ambienti situati al piano nobile del poderoso mastio,
custodiscono le tematiche espositive distinte tra la sala dedicata alle Opere miste, contenente una selezione di tavole eseguite con la
tecnica dell'acquaforte e della puntasecca, realizzate negli anni tra il
1905 e il 1971, le quattordici incisioni des saltimbanques del 1905, il disegno a pastello del
1919 intitolato Olga's left profile raffigurante l'affascinante moglie dell'artista,
e la celebre opera ad acquaforte Il pasto frugale dove due scarne e malinconiche figure umane si ignorano
attraverso un apparente abbraccio confidenziale. Le opere esposte nella sala
successiva,eseguite da Picasso nel corso degli anni quaranta durante la
permanenza presso Vallauris caratteristico centro della Francia Meridionale, riguardano,invece, la sperimentale produzione
di ceramiche; ammirando alcuni di
questi variopinti manufatti, notiamo che le tradizionali funzioni di
piatti, brocche e vasellame vario si annullano attraverso lo smaltato e
coloristico processo creativo del genio picassiano per assurgere a vere e
proprie opere d'arte. Addentrati nelle ultime sale, assistiamo alla violenta ed
arcaica giostra dei tori, ossia alla Tauromachia,
rappresentata attraverso una serie di ventisei incisioni ispirate al
settecentesco trattato sulla corrida vergato da Josè Delgrado, ed eseguite da
Picasso nel 1957. Nonostante il semplice contrasto tra il bianco foglio e le nere
silhouette, lavorate tramite la meticolosa tecnica dell'acquatinta allo
zucchero (direttamente lavorata su lastra con una penna o un pennello intinto
in una soluzione liquida di zucchero e inchiostro di china; questa tecnica dà
effetti di granulazione più uniforme e conferisce al disegno e alle zone
campite un valore espressivo di maggiore libertà), Picasso accentua quasi in
maniera realista, la vibrante drammaticità delle scene raffigurate,
caratterizzate da un animato e collettivo entusiasmo che, diramandosi dal teso
confronto fra torero e toro vissuto al centro di una polverosa arena, raggiunge
sia gli spalti gremiti e sia i nostri sensi più intimi, rendendoci partecipi
dell'elegante e cruento evento.
L'esaustiva ed armonica esposizione picassiana risalta, in
maniera ben illustrata e dettagliata, la suddetta produzione “poco nota” al
grande pubblico, la versatilità innovativa, e l'instancabile e raffinato estro
del maestro spagnolo; di contro, le variegate “installazioni di corredo”,
collocate sia all'esterno che all'interno delle restanti sale del Castello,
sono state a tratti suggestive come l'installazione
dal titolo Il castello dei destini incrociati; questa, realizzata tramite una
fitta rete di luci e situata sul piazzale Punta di
Diamante, rappresenta lo storico sbarco degli albanesi sulle coste salentine. Invece,
risultano forzatamente consecutive le altre opere quali, lo sgraziato ed
erotico omaggio a Picasso intitolato Mademoiselle de Otranto, la mostra sull'astrattismo americano con opere di sessanta artisti d'oltre
oceano e la collettiva Cuba, 10 decimi realizzata da nove
fotografi cubani ed un solo italiano, che tuttavia ha avuto un empatico effetto
figurativo crudo e riflessivo sulle reali condizioni dei popoli del sud
America. In questo modo, l'intera serie di “esposizioni collaterali” potrebbe
risultare complessivamente incomunicabile con l'evento principale, ma se vissuta
in maniera singola e distaccata dal nome del grande arista verrebbe
maggiormente apprezzata. A mio avviso il monumentale contenitore culturale
otrantino dovrebbe correlare una serie di eventi e tematiche similari, didascalici
e comprensivi verso tutti.
Infine, sempre nell'ambito della mostra su Picasso,
sono previste delle attività didattiche caratterizzate da due laboratori ludico-creativi intitolati Che spasso con
Picasso ! e Quell'Asso di Picasso ! condotti da Renato Grilli.
Il primo laboratorio, dedicato ai ragazzi ed alle ragazze tra i 7 ed i 13 anni, propone
di osservare, giocare ed inventare, prima attraverso una stimolante
“passeggiata in musica” tra le sale espositive del Castello e successivamente
rientrati nel laboratorio, di sperimentare la “creatività”del gioco-artistico. Il
secondo laboratorio: Quell'Asso di Picasso !, invece, riguarda i ragazzi dai 14
anni in su ed elabora tramite giochi narrativi e di gruppo le esperienze multisensoriali
contenute nelle opere di Pablo Picasso, fino a costruire e reinventare
materialmente una personale interpretazione della “chitarra picassiana”.
Il proposito del laboratorio didattico-creativo è quello di costruire un clima di relazioni attraverso un divertente rapporto
induttivo/creativo e tramite esso giungere a delle contingenze culturalmente
stimolanti e cognitive sia per il ragazzo che per l'adulto.
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