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Otranto: Pablo Picasso. La materia e il segno. Grafica, pittura, ceramiche e opere grafiche  
Giuseppe Arnesano
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 7 Settembre 2010, n. 572
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Area Mostre

Dopo aver omaggiato il segno grafico del maestro catalano Joan Miró, quest'anno Otranto, ripropone un altro grande evento espositivo allestito all'interno delle ampie sale del prestigioso Castello Aragonese: la mostra è dedicata a Pablo Picasso – La materia e il segno. Pittura, ceramica, grafica fruibile fino al prossimo 26 settembre 2010. L'eclettico corpus artistico dell'illustre maestro spagnolo che abbraccia quasi per intero la sua longeva attività, è composto da 83 opere tra ceramiche, olî, pastelli ed incisioni; questo nuovo percorso “narrativo” è curato da Giorgio Pellegrini, docente di Storia dell'arte e architettura all'università di Cagliari e da Daniela De Vincentis, responsabile del Museo della ceramica di Grottaglie.

Gli antichi ambienti situati al piano nobile del poderoso mastio, custodiscono le tematiche espositive distinte tra la sala dedicata alle Opere miste, contenente una selezione di tavole eseguite con la tecnica dell'acquaforte e della puntasecca, realizzate negli anni tra il 1905 e il 1971, le quattordici incisioni des saltimbanques del 1905, il disegno a pastello del 1919 intitolato Olga's left profile raffigurante l'affascinante moglie dell'artista, e la celebre opera ad acquaforte Il pasto frugale dove due scarne e malinconiche figure umane si ignorano attraverso un apparente abbraccio confidenziale. Le opere esposte nella sala successiva,eseguite da Picasso nel corso degli anni quaranta durante la permanenza presso Vallauris caratteristico centro della Francia Meridionale, riguardano,invece, la sperimentale produzione di ceramiche; ammirando alcuni di questi variopinti manufatti, notiamo che le tradizionali funzioni di piatti, brocche e vasellame vario si annullano attraverso lo smaltato e coloristico processo creativo del genio picassiano per assurgere a vere e proprie opere d'arte. Addentrati nelle ultime sale, assistiamo alla violenta ed arcaica giostra dei tori, ossia alla Tauromachia, rappresentata attraverso una serie di ventisei incisioni ispirate al settecentesco trattato sulla corrida vergato da Josè Delgrado, ed eseguite da Picasso nel 1957. Nonostante il semplice contrasto tra il bianco foglio e le nere silhouette, lavorate tramite la meticolosa tecnica dell'acquatinta allo zucchero (direttamente lavorata su lastra con una penna o un pennello intinto in una soluzione liquida di zucchero e inchiostro di china; questa tecnica dà effetti di granulazione più uniforme e conferisce al disegno e alle zone campite un valore espressivo di maggiore libertà), Picasso accentua quasi in maniera realista, la vibrante drammaticità delle scene raffigurate, caratterizzate da un animato e collettivo entusiasmo che, diramandosi dal teso confronto fra torero e toro vissuto al centro di una polverosa arena, raggiunge sia gli spalti gremiti e sia i nostri sensi più intimi, rendendoci partecipi dell'elegante e cruento evento.

L'esaustiva ed armonica esposizione picassiana risalta, in maniera ben illustrata e dettagliata, la suddetta produzione “poco nota” al grande pubblico, la versatilità innovativa, e l'instancabile e raffinato estro del maestro spagnolo; di contro, le variegate “installazioni di corredo”, collocate sia all'esterno che all'interno delle restanti sale del Castello, sono state a tratti suggestive come l'installazione dal titolo Il castello dei destini incrociati; questa, realizzata tramite una fitta rete di luci e situata sul piazzale Punta di Diamante, rappresenta lo storico sbarco degli albanesi sulle coste salentine. Invece, risultano forzatamente consecutive le altre opere quali, lo sgraziato ed erotico omaggio a Picasso intitolato Mademoiselle de Otranto, la mostra sull'astrattismo americano con opere di sessanta artisti d'oltre oceano e la collettiva Cuba, 10 decimi realizzata da nove fotografi cubani ed un solo italiano, che tuttavia ha avuto un empatico effetto figurativo crudo e riflessivo sulle reali condizioni dei popoli del sud America. In questo modo, l'intera serie di “esposizioni collaterali” potrebbe risultare complessivamente incomunicabile con l'evento principale, ma se vissuta in maniera singola e distaccata dal nome del grande arista verrebbe maggiormente apprezzata. A mio avviso il monumentale contenitore culturale otrantino dovrebbe correlare una serie di eventi e tematiche similari, didascalici e comprensivi verso tutti.

Infine, sempre nell'ambito della mostra su Picasso, sono previste delle attività didattiche caratterizzate da due laboratori ludico-creativi intitolati Che spasso con Picasso ! e Quell'Asso di Picasso ! condotti da Renato Grilli.
Il primo laboratorio, dedicato ai ragazzi ed alle ragazze tra i 7 ed i 13 anni, propone di osservare, giocare ed inventare, prima attraverso una stimolante “passeggiata in musica” tra le sale espositive del Castello e successivamente rientrati nel laboratorio, di sperimentare la “creatività”del gioco-artistico. Il secondo laboratorio: Quell'Asso di Picasso !, invece, riguarda i ragazzi dai 14 anni in su ed elabora tramite giochi narrativi e di gruppo le esperienze multisensoriali contenute nelle opere di Pablo Picasso, fino a costruire e reinventare materialmente una personale interpretazione della “chitarra picassiana”.
Il proposito del laboratorio didattico-creativo è quello di costruire un clima di relazioni attraverso un divertente rapporto induttivo/creativo e tramite esso giungere a delle contingenze culturalmente stimolanti e cognitive sia per il ragazzo che per l'adulto.








 

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