Mail
Art
Per gli storici
dell'arte a caccia di pagine mancanti e documenti, gli scritti e la
corrispondenza personale di un artista sono fonti inestimabili, perle di grande
rilevanza per ricostruire il profilo dell'indiziato. La ricerca si svolge come
un'indagine poliziesca tra le carte nell'intento di trovare una risposta alle
proprie intuizioni, di scoprire nuovi temi, legami inediti, segreti e prove. Gli
archivi sono le reliquie per gli archeologi delle fonti.
Gli
artisti contemporanei hanno imparato a giocare con quelle prove-carte-
ricerche-parole trasformando quella corrispondenza in una forma d'arte, la
Mail Art
.
L'arte, nella sua stessa natura, è comunicazione: il messaggio-contenuto è il
principio della creazione stessa. La Mail Art
è allo stesso tempo il messaggio e il mezzo.
Le origini
di questa operazione artistica, almeno nella sua forma ufficiale, sono da
ricercare intorno agli anni Cinquanta-Sessanta con la codificazione di Ray
Johnson nel 1962. L'intento è la concretizzazione di un'operazione artistica già
abbozzata Futuristi, dal Dada, dal Surrealismo, ma anche da William Mulready, nella
realizzazione del primo stock di buste preaffrancate per il lancio della
Penny Post
in Gran Bretagna nel 1840, e soprattutto dalla
commercializzazione della fotografia.
L'idea
dell'arte postale trova le sue radici e le sue forme espressive nella vena
collezionistica del contemporaneo: il collage, la poetica dell'oggetto trovato, la
ricerca, la caccia alle immagini, la rivalutazione del banale sono le premesse e
i canali attraverso i quali prende forma l'arte della corrispondenza. Il
ritaglio e il frammento sono gli antenati degli "allegati".
Lo scambio
continuo favorito dal contatto tra gli artisti all'interno di nodi culturali
come i musei, le gallerie, le esposizioni, le proiezioni, diventa la rete di
tanti "incontri casuali"
tra i protagonisti che accrescono, con la propria esperienza personale e
artistica, quel messaggio. La corrispondenza fittissima tra gli artisti
novecenteschi diventa arte, un'opera-confronto che si fonda sullo scambio di
immagini-allegati, sull'arricchimento dell'oggetto trovato, sull'annotazione,
sul filtro personale in un feedback
di relazione.
La
Mail Art
è la prova di come il contemporaneo sia strutturato secondo una rete di echi
che affondano le proprie radici nel collegamento tra gli artisti. L'embrione di
questa coscienza artistica è il punto di convergenza tra le personalità più
disparate provenienti dai più lontani indirizzi dell'arte: Joseph Cornell.
Joseph
Cornell's Post Box
Il
surrealista-non surrealista-"cacciatore di immagini" rappresenta il Post
Office della Mail Art: la sua arte è da leggere in una cassetta delle
lettere molto speciale, la Shadow Box
,una scatola di convergenze tra gli oggetti trovati, i
ritagli, i frammenti di poesia della città.
Le creazioni dell'artista nascono dall'associazione
filtrata dalle consonanze interiori che porta con sé l'interiorizzazione delle
esperienze artistiche precedenti raccolte, selezionate, scelte e classificate
con cura, come le figurine di un bambino. Tutta l'arte cornelliana è un archivio
del sogno, un database della vita
stessa ordinato e codificato secondo l'emozione e la memoria. La scatola è la sua casella di posta, la raccolta
delle immagini cercate, ricevute, inoltrate nello scambio con gli artisti.
I Joseph Cornell
Papers
degli Smithsonian Institution Archives non sono solo
lo spazio di ricerca degli storici dell'arte, ma le prove tangibili del metodo
cornelliano. Tutto è organizzato in cartelle e dossiers: la corrispondenza, i diari e le annotazioni
rappresentano il suo personalissimo codice di catalogazione.
La passione dell'artista per gli ephemeras raccolti come immagini è il principio del
suo collezionismo: la sua Wunderkammer nasce dalla selezione, dalla scelta di quelle stesse
immagini che provengono dai giornali, dalle riviste, dai rigattieri, dai
mercatini dell'usato e dalla corrispondenza.
Alla base di questa scelta artistica c'è il grande
interesse di Cornell, intorno agli anni Venti, per le cartes-de visite vittoriane, cartoline ottocentesche
che rispondono al culto vernacolare di Max Ernst:"Ernst?s collages, however, were not
just inspirational in their own right.
They also resonated with Cornell because his
familiarity with the cult of vernacular images that he had grown up with and
then encountered in mountains of discarded, out-of-fashion Victorian ephemera
during the 1920s
". Il collezionismo intrinseco
all'opera cornelliana proviene proprio dalla mercificazione della fotografia in
dagherrotipi, tintypes e cartes-de-visite: "his eye for photography
in the 1920?s, however, favoured the vernacular
".Si tratta di forme
documentarie e commerciali della fotografia: "thanks to technological advances in printing and
photography after 1820, images abounded in inexpensive illustrated book and
magazines, and mass-produced prints, trade cards, and sheets of die-cut ?scraps?
to decorate scrapbooks and letters. All were intended for mass consumption as
advertising or as educational and recreational accessories
".
Il gusto per la catalogazione è dato dalle scorribande newyorkesi del
"cacciatore di immagini" tra gli scaffali e gli archivi delle biblioteche. Negli
stessi anni l'opera di Atget, fotografo francese amatissimo dai Surrealisti,
viene promossa in Usa da Berenice Abbott con l'aiuto del gallerista Julien Levy,
amico e consulente di Cornell. Atget ha una tecnica personalissima per
classificare le sue fotografie: segue l'ordine di catalogazione delle
biblioteche.
Negli stessi anni Cornell si
appassiona alla found fotography sul
modello importato da Bresson in Usa: "The antithesis of the
clinical precision of photography championed by Stieglitz, Cartier-Bresson?s
gritty images of international urban scenes and people were ?snap-shotty
miracles?, according to Levy, the young French photographer?s new
champion
".Non
sorprende che Cornell ne rimanga fortemente colpito: "in
the 1934 it also paralleled Levy?s concept and installation of ?anti-graphic?
photography-examples from the medium?s journalistic, commercial, and scientific
realms-that the dealer first presented simultaneously with Cartier Bresson?s
work
".Bresson offre a Cornell un approccio diverso alla
fotografia rispetto alla corrente dominante dettata da Stieglitz:
"Cornell recognized a
kinder curiosity about street life and humanity in the photographs, and chose a
mix of black-and-white and color images of Italian street urchins
".
L'idea del collezionismo
dell'ephemera legato alla spedizione, allo scambio e alla
comunicazionetrova accenni negli scritti di uno
dei fotografi più amati da Cornell, Gaspar Félix de Tournachon, noto come
Nadar. Nell'autobiografia Quand
j'étais photographe
, il fotografo aveva già preannunciato le sorti e le
linee guida dell'arte novecentesca: "Nous sommes à une époque de curiosité esasperée qui
fouille tout, hommes et choses; à default de la grande histoire que nous ne
savons plus faire, nous ramassons les miettes de la petite avec un tel zèle que
notre considération en est venue à ouvrir ses grands yeux devant un
collectionneur de timbres-poste
".
Gli echi "postali" dell'arte
cornelliana derivano dalla sua esperienza familiare e professionale: il padre,
infatti, era un commesso viaggiatore. Lo stesso Cornell ha fatto il venditore porta a
porta, una premessa che ha sicuramente influenzato la
realizzazione delle scatole come kit-set di oggetti:
basti pensare ai Solar Sets,
ai Soap
Bubble Sets , a L'Egypte de Mlle Cléo de Merode cours elementaire
d'histoire naturelle
del 1940.
L'archivista visionario ha
realizzato, con la sua arte, le premesse della Mail
Art
: tutte le sue creazioni sono la conseguenza naturale
del suo metodo. L'arte è un prodotto della mente e, come tale, risponde ad una
grande macchina che immagazzina immagini. Questo scritto si propone di rivedere
l'arte cornelliana come un efficiente softwareper la gestione
della posta: Outlook.
Outlook's King
Outlook è un programma di Microsoft per la gestione della posta elettronica strutturato
come sistema tanto per organizzare la propria corrispondenza quanto per la
registrazione degli impegni attraverso una serie di strumenti specifici come la
rubrica, il diario, il calendario e le note. Il programma permette la
pianificazione di appuntamenti, incontri, riunioni in relazione ai propri
"contatti". Nella sua stessa terminologia Outlook
richiama looking out , guardare
fuori, per sottolineare l'aspetto comunicativo e connettivo tra i fruitori in
uno scambio elettronico, ma anche l'outlook, il punto di vista, la
personalizzazione.
Nessuno meglio di Cornell
rappresenta questo concetto: la poesia della sua arte nasce dall'esperienza
visiva, dalla ricerca dell'immagine nel suo flâneurisme per le strade newyorkesi, operazione che gli
consente di creare una psico-geografia interiore cercando l'incontro fortuito
con un oggetto, un artista, una madeleine. Il reale viene raccolto e classificato attraverso
il frammento, un brandello dell'esperienza, ephemera del quotidiano che incontra il suo sguardo
attraverso i mercatini, le pagine dei libri e delle riviste, il cinema e la
posta.
Cornell ha una grande passione per
le cartoline e ne riceve in grande quantità da amici e artisti in una
corrispondenza che è la premessa della sua stessa arte:
the gift of a gift of a gift
. Le cartoline, i ritagli di giornale, i volantini
vengono scambiati tra Cornell e i suoi "contatti" secondo la poetica del
souvenir: l'oggetto diventa un ritaglio della realtà
convertito in regalo, un dono che lo stesso Cornell personalizza riutilizzandolo
nelle composizioni, classificandolo in singolari dossiers tematici come se si trattasse di cartelle per
smistare la posta in arrivo o "inoltrando" quei frammenti ad altri artisti.
"Cornell mandava in regalo pezzetti di carta e strani oggetti alle ballerine di
cui era innamorato".
Il materiale raccolto viene ordinato
secondo temi filtrati dalla personalità dell'artista in un enorme schedario, "un
laboratorio-diario-giornale di bordo-deposito, galleria d'arte, museo,
santuario, osservatorio, chiave... il cuore di un labirinto, una camera di
compensazione per sogni e visioni... la fanciullezza
riconquistata".
Con questa operazione, l'artista
ricontestualizza i ritagli come se si trattasse di ready-mades evocativi. La componente classificatoria e
meditativa di Cornell differenzia la sua arte da quella dell'amico Duchamp
perché l'immagine non viene letta come singola opera, ma come base per una
riflessione profonda sull'aspetto artistico del pezzo che andrà ad incontrarne
un altro secondo una scelta emotiva specifica. La "posta in arrivo" viene messa
in una specie di magazzino momentaneo, un POP3.
La
posta cornelliana
Il materiale del serbatoio cornelliano presenta
un'infinita varietà di oggetti-immagini provenienti dalle epoche e dai mezzi
disparati. "Qualcun altro, non conoscendo il metodo e l'intento di Cornell,
descriverebbe quanto racchiuso nei suoi schedari come il contenuto di un cestino
dei rifiuti, concedendo, forse, che si tratta dei più strani rifiuti
immaginabili, perché lì ci sono cose che potrebbero essere state scartate da un
parigino del diciannovesimo secolo così come da un americano del
ventesimo". Le immagini cornelliane vengono prese in una caccia
che deve molto alla pratica di riciclo artistico: è evidente negli schedari,
come nelle scatole e nelle pellicole eseguite secondo la tecnica del
found footage di cui l'artista
stesso è l'inventore.
É uno "straccivendolo dell'arte": "Tutto ciò che la grande città ha gettato via, tutto
ciò che ha perso, tutto ciò che ha disprezzato, tutto ciò che ha schiacciato
sotto i suoi piedi, egli lo cataloga e lo raccoglie.. Egli classifica le cose e
sceglie con accortezza; egli accumula, come un avaro che custodisce un tesoro, i
rifiuti che assumeranno la forma degli oggetti utili o gratificanti tra le fauci
della dea industria".
Vedere quelle immagini come il contenuto del cestino
di "posta eliminata" di Outlook
non è del tutto esatto: l'operazione artistica di Cornell rivaluta l'oggetto dal
punto di vista semantico elevando quel frammento a elemento da associare ad
altre minutiae secondo le proprie
consonanze interiori.
L'arte cornelliana funziona come la casella di posta
indesiderata: si tratta di una cartella che immagazzina materiali ricevuti, in
particolare pubblicità. Sono email che si ricevono quotidianamente in accumulo e
vengono selezionate dall'utente come "indesiderate" attraverso una procedura
specifica che le individua come appartenenti a questa categoria. L'arte
cornelliana, allo stesso modo, è fatta di oggetti che la città ha rifiutato e
abbandonato: Cornell è diventato "l'uomo sulla discarica" che filtra quegli ephemeras secondo un filtro personalissimo.
Le sue consonanza interiori, che classificano quelle
immagini, sono l'equivalente delle "regole" utilizzate per la gestione della posta indesiderata.
Questi "filtri" vengono creati dall'utente stesso permettendo una selezione dei
messaggi in arrivo: le regole sono associate a delle azioni che permettono di
spostare, eliminare o comunque gestire le email con operazioni indicate dall'utente.
Il concetto di posta indesiderata si avvicina
all'operazione artistica cornelliana anche nella terminologia: la quantità di
materiale ricevuto e incanalato come indesiderato è detto
spam. Il termine
deriva dallo sketch del
Monty Python , un gruppo comico
inglese attivo tra gli anni Sessanta e Ottanta, che ridicolizza la costante
pubblicità di un tipo carne in scatola. Cornell è il re dell'arte
inside the box .
Oggi la sua arte riuscirebbe ad aggirare il filtro
spam: il regolatore agisce sulla
posta di grandi dimensioni, ma le creazioni cornelliane si avvalgono di una
tecnica d' "avanguardia", la poetica della miniatura.
Le
funzionalità di Outlook
Il software di Microsoft non riguarda solo la posta elettronica
(Outlook Express ), ma anche una
serie di elementi connessi agli impegni personali o lavorativi dell'utente. Il
programma consente di "gestire un calendario per pianificare e memorizzare
appuntamenti, riunioni ed eventi".
L'operazione che permette di inserire i propri impegni nel calendario
è una personalizzazione: quelle "caselle di tempo" vengono associate ad eventi
personali, a qualcosa che riguarda l'utente stesso. Le attività in programma
vengono continuamente aggiornate dal soggetto che assegna ad ognuna uno stato di
completamento. Lo stesso avviene nell'uso quotidiano delle liste di cose fatte o
da fare.
L'archivio cornelliano presenta lo stesso
"intervento" di proprio pugno con cancellature, righe, simboli utilizzati come
segni di spunta. Le pagine raccolgono una grandissima quantità di annotazioni:
sono le "bozze" dell'artista stesso che crea le sue
"note" come idee per la sua arte. Queste scritte
costituiscono la personalizzazione di quegli "allegati" trovati o ricevuti dai
"contatti". La parola arricchisce quell'immagine trovata attraverso un filtro
personale: è la stessa operazione che realizza Duane Michals nell'aggiungere le proprie "note" alle fotografie
fornendo un'impronta data dalla scrittura a mano. La fotografia, così come
l'immagine, raccoglie la sua prova: "Photograph is my proof ".
Outlookfornisce anche un diario per "tenere
traccia" delle proprie attività. I Joseph Cornell
Papers
contengono gruppi di carte
appartenenti ai diari cornelliani: i fogli presentano le annotazioni degli
eventi dell'artista, dei suoi impegni. Grazie a quelle frasi abbozzate e a quei
frammenti gli storici dell'arte hanno potuto mettere in relazione la vita
dell'artista e le sue opere: in quelle pagine sono annotati i progetti
realizzati e non, le idee, le visite ricevute da Cornell che permettono di
ricostruire quella serie di "incontri casuali", i contatti, gli spostamenti.
Tutte le sue "tappe" si potrebbero tradurre in una mappadella New York
cornelliana, una personalizzazione psico-geografica di quella cartina che si può richiamare con
msn con un click.
L'arte di Cornell guarda sempre all'esterno perché dall'esterno
prende i frammenti dell'esistenza e li riqualifica come arte: è la sua
personalissima "rapina" delle immagini della città da custodire come refurtiva
preziosa nel mondo della scatola.
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