Si è aperta
a Forlì la mostra su Melozzo degli Ambrogi da Forlì (1438- 1494 ): uno dei
pittori più significativi del Rinascimento.
Chi non
ricorda la famosa serie di Angeli Musicanti del forlivese
ai Musei Vaticani ?
Le opere dell'artista pervadono la pittura del '400 e del '500 influenzando, tra i molti, anche Maestri come Piero della Francesca e Raffaello.
L'arte di Melozzo, nonostante il titolo della mostra richiami l'umana bellezza dei profeti e dei morbidi incarnati dei volti degli angeli, va oltre
la resa elegante delle figure.
Il pittore,
infatti, si concentra su uno scrupoloso studio delle regole della
prospettiva, segnando così il passaggio tra l'arte del forlivese e
quella di Piero della Francesca.
Ciò è
chiaramente visibile nell'affresco rappresentante Sisto IV nomina
Bartolomeo Platina Prefetto della Biblioteca conservato nei Musei
Vaticani e oggi esposto a Forlì.
In tale dipinto
l'occhio è catturato dall'attenzione che l'artista riserva
all'architettura, delineata da colonne finemente decorate con toni
blu e oro e da un soffitto cassettonato che sembra precedere di due
secoli la celeberrima Galleria
Prospettica del Borromini a Palazzo Spada in Roma.
Come spiega
nel 1494 Luca Pacioli nell'uso della prospettiva Melozzo sta accanto
al “monarca” Piero della Francesca e agli altri artisti
“famosi e supremi”, “i quali sempre con libella e
circino lor opere proporzionando a perfection mirabile conducono. In
modo che non humane, ma divine negli occhi nostri si rappresentano. E
a tutte lor figure solo el spirito par che manchi" .
La mostra
propone un'esposizione ben articolata, comprendente un elevato numero
di quadri di pittori quali Andrea Mantegna, Bramante,
Berruguete, Piero della Francesca, per documentare lo straordinario
percorso compiuto dall'artista forlivese.
Accanto alla
bellezza intrinseca delle opere, il museo allestisce uno stimolante
cammino interattivo: schermi e e ricostruzioni
degli affreschi, opere inamovibili, di Melozzo a Loreto nella sagrestia di San Marco e, a Forlì, della cappella Feo in San Biagio distrutta dall'ultima guerra.
La
distribuzione dello spazio museale comprende anche sale video con
filmati e spezzoni che ricordano la mostra inaugurata nel 1938,
sempre a Forlì, in occasione del V centenario della nascita di
Melozzo, per la quale si mobilitò l'Italia intera a partire dal re
Vittorio Emanuele.
In mostra,
intorno all'affresco del Platina, sono collocati gli angeli e i
profeti provenienti dalla decorazione absidale della chiesa romana,
ora distrutta, dei Santi Apostoli, che diventano vere e proprie icone di luminosità e bellezza.
Come direbbe Longhi, è possibile intendere la mutazione ultima subita dall'eredità di Piero della Francesca: la prospettiva che evolve e trasfigura in colorata scenografia, in alta retorica, in seduzione totale.
Secondo
Gnudi (1938): «Questa
storicità delle figure di Melozzo, rispetto a quelle assolute, senza
tempo di Piero, questo cercare una naturalezza ed immediatezza umana
pur nell'impianto largo e solenne del maestro, definisce la
personalità del forlivese».
Melozzo imposta le sue opere su una raffinata ricerca della bellezza della figura umana in grado di possedere lo spazio entro cui si colloca e di imporsi come canone di perfezione formale su tutto il creato.
Sulla base di tali considerazioni è possibile affermare che: «senza
Melozzo difficilmente si spiegherebbe Raffaello»
(Antonio Paolucci, 1994).
LA MOSTRA
Forlì, Musei San Domenico
29 gennaio- 12 giugno
2011.
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