Una sera, alla trasmissione Le Iene, c’era un prete che diceva di rispettare ogni scelta d’amore, etero o omosessuale; che considerava importanti
i rapporti prematrimoniali, l’uso del profilattico per prevenire le malattie,
la scelta dei matrimoni misti (tra persone di religione, lingua, razza
diversa), del divorzio, dell’aborto in alcuni casi; la regolamentazione delle
droghe leggere e dell’eutanasia, nel rispetto della responsabilizzazione e del libero
arbitrio dell’uomo; che era favorevole al matrimonio dei preti (come Gesù che
elesse Pietro, un uomo sposato, primo Papa) e al sacerdozio femminile; che
rimproverava alla Chiesa la piramide gerarchica, il fatto di non schierarsi
nettamente contro la guerra e che non fosse ancora povera. Sono venuto per servire e non per essere servito, dice come Gesù.
Quel prete, che attraverso il tubo
catodico e internet (in quarantamila hanno poi cercato il video su You Tube) ha avvicinato più giovani alla
Chiesa che un anno intero di dirette della messa di San Pietro la domenica, si
chiama don Andrea Gallo. Abita a Genova grazie alla gentilezza di un parroco, don
Federico Rebora, che lo ospita nella sua chiesa, visto che La Chiesa a lui non
ha saputo trovarne una.
Nel 1975 ha fondato la Comunità di San
Benedetto al Porto dove accoglie tutti coloro che vivono situazioni di disagio,
con particolare attenzione al mondo della tossicodipendenza da sostanze
illegali, da alcool e del disagio psichico, cercando di offrire una proposta di
emancipazione da ogni forma di dipendenza, all'interno di una partecipazione e
confronto critici con il sociale e con il politico. Seguendo un progetto che
unisce: lo spirito di don Bosco al sacrificio del pastore luterano Bonhoeffer;
la testimonianza di don Milani e della sua scuola di Barbiana all'insegnamento
di don Ellena sul valore culturale dell'Animazione Sociale e sulla funzione e
progettualità del volontariato; la primavera del Concilio Vaticano II (che
afferma che l’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà, Gaudium et spes, 17) al rifiorire della
Resistenza Indio-Afro popolare dell'America Latina (e la Teologia della
Liberazione che pone in evidenza i valori dell’etica della responsabilità, dell’emancipazione,
presa di coscienza, dignità sociale presenti nel messaggio cristiano); il pensiero
e l'azione di Franco Rotelli, direttore dei servizi psichiatrici di Trieste, al
sostegno di Mario Tommasini delle Cooperative Sociali di Parma.
Ha scritto e sono stati scritti su di lui
diversi libri; partecipa a tutte le manifestazioni di piazza con cui ritiene
giusto schierarsi ed è spesso ospite in tv (da Fabio Fazio, Daria Bignardi,
Serena Dandini) conquistando le folle; segue il sito ufficiale della sua
comunità su internet, ha una pagina su facebook visitatissima e altre create da
coloro i quali lo vorrebbero “Papa subito”.
Salesiano, marinaio e partigiano. Sono
andata a trovarlo nel giorno di Pasqua, l’ho sentito cantare la Santa Messa e O
bella ciao. Amico dei musicisti rock che sanno comunicare alle nuove
generazioni, degli intellettuali di tutto il mondo, dei compagni di strada con
cui divide la vita e di chiunque bussa alla sua porta. Sorride sempre e ha uno
sguardo cristallino sulle cose. Avevo visitato due nuovi musei che raccontano
l’identità genovese e gliene ho parlato: il Museo delle Culture del mondo
(all’interno dell’ottocentesco Castello D’Albertis, ispirato dal materiale
archeologico, etnografico e marinaresco raccolto nei viaggi del Capitano Enrico
D’Albertis) e la Commenda di Prè fatta rivivere attraverso le cronache di
viaggio raccolte nei secoli (nell’Ospitale di San Giovanni che nel 1180
accoglieva pellegrini, infermi e sani, poveri e ricchi). Così abbiamo
cominciato un discorso su arte, cultura, creatività, educazione, integrazione,
liberazione, speranza...
L’esodo
delle popolazioni nordafricane rende ogni giorno più attuale l’argomento
“integrazione”. Genova è un grande porto di mare e, da sempre, è abitata da
uomini di ogni razza, lingua, religione, ma il cuore della città è davvero
aperto all’accoglienza e all’integrazione dei popoli, come le sue strade ?
Genova
potrebbe e dovrebbe fare di più. Quando fu inaugurato il Museo delle Culture
del Mondo invitarono pure Rigoberta Menchu, premio nobel per la pace, e fu un
bel segno. I musei, come dici tu, possono servire d’ispirazione ma non dobbiamo
contemplare nostalgici il nostro passato. Nel medioevo Genova era stimata per
la sua tolleranza perché fece costruire una delle prime moschee d’Occidente e
oggi i leghisti e Forza Nuova sfilano al quartiere Lagaccio per impedirne la
costruzione. La paura dell’immigrazione è lecita ma ci vogliono risposte a
domande. Il diritto di culto è sancito dalla Costituzione, la comunità
musulmana si assume i costi, dunque parliamone. Quando ho festeggiato gli 80
anni e i giornalisti mi chiedevano che regalo avrei voluto ho risposto, Una moschea per
i fratelli islamici. Gesù era un uomo in
viaggio, Abramo fu straniero, i figli d’Israele forestieri in Egitto, Enea
scappò dalla guerra e fondò Roma, Ulisse lasciò la patria assetato di
conoscenza. Noi siamo prima di tutto esseri umani. Le divisioni, le
catalogazioni, le varie connotazioni arrivano in un secondo momento e spesso
sono veleni tossici. La mia comunità è frequentata da musulmani, buddisti,
ebrei, laici, fiumi che scendono da monti diversi e confluiscono in un unico
oceano di pace. Dio non ha religione. Chiunque ami conosce Dio. Lèvinas,
riprendendo la Bibbia, diceva, Ama il prossimo tuo: è te stesso. L’altro è dentro di noi, se lo espelliamo
si crea uno squilibrio perché la nostra individualità non si fortifica ma si
dimezza. Vivremo in pace solo quando impareremo a essere tutti forestieri.
Oggi
24 aprile 2011, Pasqua di Resurrezione e, domani 25 aprile, lunedì dell’Angelo
e, insieme, di Liberazione. Andrea, prete e partigiano, don e “Nan” (nome in
codice che, per via del nasone, gli avevano dato durante la Resistenza, n.d.r),
come vive quest’anno le ricorrenze, religiose e laica, vicine?
La
Pasqua è una festa meravigliosa. Il prefazio della liturgia cattolica recita La vita non è
tolta ma mutata. Ci dice che non dobbiamo
avere paura della morte che è misteriosamente la nostra strada, è dura
separazione ma fa parte del percorso verso il nuovo, è una trasformazione, è un’esplorazione.
I defunti sono invisibili ma non assenti e ci insegnano che bisogna vivere
pienamente, fino a quando Dio ci dà salute, e sognare un mondo migliore... come
quello che abbiamo sognato il 25 aprile del 1945. Io e mio fratello Dino
indossavamo il fazzoletto azzurro e ci definivamo partigiani democristiani.
L’obiettivo non era quello di istaurare il Soviet in Italia, come qualche
revisionista ha tentato di insinuare, ma di conquistare la democrazia. Il voto
è il genus della democrazia. Il 2
giugno del 1946, quando annunciarono che al referendum (il primo aperto anche
al voto delle donne) la Repubblica aveva vinto contro la monarchia, piangemmo
di gioia e le strade furono invase dai festeggiamenti. Anche nei momenti di
puro terrore non ho mai pensato di stare dalla parte sbagliata. Essere
partigiano significa questo per me, ancora oggi, prendere parte e scegliere. È
obbligatorio rispettare chi ha dato la vita come contributo. Oggi forse non c’è
il regime, eppure i fascisti sopravvivono. Mi fido delle mie antenne. Sono
quelli che si considerano superiori, virili, sono violenti e megalomani e,
soprattutto, non hanno il senso della pietà.
Per
i suoi trascorsi e le sue dichiarazioni pubbliche, la Chiesa “ufficiale” non le
riconosce tutti i meriti di “proselitismo” al Vangelo che invece le riconoscono
i giovani, i poveri, la sua comunità, aumentando alcune croniche distanze tra
clero e popolo. Come mai ?
Io
amo la mia Chiesa cattolica ma lei, ancora oggi, opera nell’ambito di una
solidarietà assistenziale, corre in soccorso dei bisognosi e tampona gli
effetti della povertà ma non si occupa di denunciarne le cause, non lotta
abbastanza per il riconoscimento dei diritti delle minoranze. I politici
banchettano amorevolmente con gli assassini senza che si alzi una sola voce di
dissenso. Quando mi dicono che si definiscono cattolici chiedo sempre, Perché non
difendete coi denti le vostre posizioni? Perché non vi schierate animosamente
con gli oppressi ?. Si giustificano Noi
siamo cristiani moderati. E io rispondo, Cristo era tanto moderato che si fece
mettere in croce per le sue idee !
Chi
sono i suoi Maestri ?
I
poveri, gli oppressi, i Vangeli e la Vita.
Don
Bosco che dice di camminare con il cuore rivolto al cielo e gli occhi puntati a
terra. Dietrich Bonhoeffer che dice, Prega e fai ciò che è giusto fra gli
uomini. Paulo Freire che dice che l'uomo
solidale e creativo sarà il motore dell'attività umana, in contrapposizione
alla mentalità capitalista della speculazione e della logica del profitto.
Fabrizio
De Andrè che mi ha insegnato che l’emarginazione può essere uno stato di
grazia, perché sottrae al potere, quindi al fango, e ti avvicina al Punto di
Dio. Fernanda Pivano che ha saputo spiegare a un cattolico come me quanto
l’accettazione della laicità, intesa come spazio etico in cui tutte le
religioni possono essere capite e rispettate, possa creare una fede senza
arroganza e senza crociate, la possibilità di riconoscere un’etica a chi non
crede in Dio.
L’enciclica
Pacem
in terris di Giovanni XXIII che si oppone
alla guerra e dice che è completamente pazzo (alienum est a ratione !) chi pensa di portare la giustizia con le
armi. La Costituzione italiana che riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell’uomo, assicurando ai cittadini pari dignità sociale e uguaglianza davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni
politiche, condizioni personali e sociali.
Mia
mamma che aveva solo la terza elementare ma mi ha insegnato a stare al mondo
più di qualunque enciclopedia. E mio fratello partigiano che ripeteva sempre, Bisogna osare,
osare la speranza !
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