Il ministro della cultura francese,
Frédéric Mitterand, in occasione del primo Festival de l’Histoire de l’Art a
Fontainebleau lo scorso maggio, pronuncia un discorso epocale sull’importanza
della Storia dell’arte. Già dal settembre 2008 era nato un nuovo insegnamento
in tutte le scuole di ogni ordine e grado di Francia, la Storia delle arti, che
negli anni successivi ha visto una continua valorizzazione attraverso la
realizzazione di iniziative ed eventi correlati. La cosa più stupefacente a
dirsi oggi, nell’annus horribilis per l’insegnamento della Storia dell’arte in
Italia (mai come dopo questa ultima riforma della scuola c’erano stati tagli,
accorpamenti e povertà in materia), è che i francesi proprio agli italiani si
sono ispirati. Lo ricorda Mitterand dalla roccaforte di Fontainebleau, dove il
rinascimento italiano ha abbracciato l’arte francese, è grazie alla forza delle convinzioni dei suoi storici dell’arte, di
coloro che hanno saputo riflettere sul suo patrimonio che l’Italia ha saputo
distinguersi nella Repubblica dei saperi. Se non fosse che troppi in
Italia, ormai, la Repubblica dei saperi sembrano disconoscere cosa sia.
Provando a sintetizzare il messaggio del
ministro: la materia va insegnata perché è centrale nella vita civile, aiuta a
dare un senso all’avvenire e a rendere più comprensibile il nostro tempo;
l’arte è anche un apprendimento alla conquista di se stessi; purché le sue
conoscenze siano condivise, l’arte regala identità, libertà, uguaglianza. I
sociologi chiamano vera e propria rivoluzione
educativa quella francese, che comincia dietro ai banchi di scuola e
continua dentro ai musei, alle case, alle strade. Così i francesi, esperti in
rivoluzioni, tornano a farci sperare seppure nell’annus horribilis, ricordando
l’insegnamento di André Chastel. La storia dell’arte deve essere una disciplina
attiva nella Cité, deve favorire una conoscenza, una presa di coscienza storica
che cambi le prospettive del presente. La ricchezza della storia dell’arte si
nutre di tanti apporti: primo fra tutti la storia dell’oggetto visivo, della
sua materialità, ma anche letteratura, filosofia, antropologia o pscicoanalisi,
e proprio questa pluralità di apporti le permette di inserirsi nel dibattito
pubblico. La storia dell’arte aiuta a
vivere titola la pagina della cultura del 19 giugno 2011, a firma Salvatore
Settis e Frédéric Mitterand, il Sole 24 Ore.
Se, com’è vero, l’arte aiuta a vivere,
dunque, i musei, che la tutelano e la conservano, servono per i presenti e per
il presente, non più deposito di cose morte e passate, come ancora qualcuno si
ostina a vederli, ma di opere sempre vive per i vivi che vedono nel risveglio
di una coscienza storica e critica, d’immaginazione, di fertilità di pensiero
la loro principale scelta etica. Perciò, la forza dei musei è nei rapporti con
il territorio, nella rete che crea con le scuole e con le altre istituzioni
attive, nella capacità di diventare spazio altro ma integrato dell’educazione.
La forza dei musei è nella rivoluzione educativa attraverso il maggiore
coinvolgimento della società.
Come scrive Hans Martin Hinz, Presidente
Icom, l’integrazione e l’accessibilità a pubblici non tradizionali sono il
principale obiettivo da raggiungere in ogni museo del mondo. Portatori di
handicap, categorie socio-economiche svantaggiate, gruppi etnici e classi d’età
marginalizzate, pubblici sfavoriti da barriere fisiche e comportamentali
necessitano di nuovi approcci che permettano di influire positivamente
attraverso programmazioni, formazione, attività specifiche.
Ecco la risposta di tre Fondazioni siciliane nella realizzazione di tre luminosi esempi.
Luce è Libertà
alla Fondazione Horcynus Orca (Messina).
La Fondazione Horcynus Orca di Messina gestisce
l'omonimo Parco in partecipazione con oltre 50 soggetti che hanno scelto di collaborare alla creazione di un
sistema socio-economico eticamente orientato. Singole persone, soggetti sociali
e dell'economia di scambio, soggetti dell'economia mutualistica, soggetti
dell'economia di mercato e di realtà istituzionali si sono riuniti scegliendo
rapporti di reciprocità con la comunità ed il territorio. L'obiettivo è
quello di sviluppare un'economia sostenibile che stia dentro la comunità, che lotti contro le mafie e
che dia spazio agli esclusi dallo sviluppo. Attorno all'idea del Parco si
lavora per sviluppare economie che si alimentano e si rafforzano nella
collaborazione, vivono della sinergia di diversi soggetti istituzionali. Si creano forme di lotta
al racket e più in generale al controllo mafioso del territorio, si cercano nuovi modelli di sviluppo locale che propongano sistemi di
soggetti come alternativa, concreta e possibile. Il progetto coinvolge un
sistema complesso di saperi (biologia, fisica, scienze naturali, archeologia,
arte, scienze della terra, letteratura, antropologia, ecologia, sapienza delle
tradizioni locali) che costituiscono uno spazio millenario: lo Stretto di
Messina, tra le Scilla e Cariddi del mito omerico.
Come
scrive Stefano D'Arrigo, (autore nel 1975 di Horcynus Orca, l’omonimo romanzo
da cui il Parco prende il nome), attraverso la costruzione di una palamitara (una
barca per pescare palamiti) che permette ai pescatori di tornare al loro onesto
mestiere, piuttosto che arrangiarsi con la speculazione nel commercio del pesce,
è ancora possibile per 'Ndrja, il protagonista, trovare il suo mondo. Il mondo
di Horcynus Orca era allora dilaniato dalla guerra come oggi lo è da altre miserie.
Così la Fondazione ha pensato di offrire lavoro, esperienza, alternative ad
alcuni soggetti ai margini della società. Il 13
luglio 2011 si è svolta a Lipari alle Terme di San Calogero, la Giornata delle
Arti, evento d’arte contemporanea realizzato ogni anno dalla Fondazione a cura
di Martina Corgnati (Responsabile del Settore Arti Visive e membro del Comitato
Scientifico). Dopo 30 anni di abbandono il Comune di Lipari ha affidato in
comodato le Terme alla cooperativa sociale FSC Group. Il processo di
risanamento, coordinato dalla Fondazione di Comunità di Messina – Distretto
Sociale Evoluto, è da considerarsi esito di due progetti di welfare
estremamente innovativi: Luce è Libertà e Cercando bellezza e liberazione
(Azione 9 del Piano di Zona Isole Eolie). Entrambi i progetti coinvolgono ampie
partnership locali, nazionali e internazionali e nascono dall’idea che le
libertà fondamentali degli esseri umani debbano essere sempre garantite e
quindi poste come vincoli esterni agli equilibri economici. I progetti si
sviluppano nella convinzione che ciascuna persona sia una risorsa
insostituibile per la comunità e sperimentano modalità innovative capaci di
ri-orientare i costi del sociale in investimenti economici e relazionali,
valorizzando le competenze, le sensibilità, i territori, i legami.
La
Fondazione Horcynus Orca si è resa perno del progetto Luce e Libertà
coinvolgendo un gruppo di 12 ex internati dell’Ospedale Psichiatrico
Giudiziario, mescolando ed integrando le loro capacità e professionalità con
altri compagni di lavoro, operatori e tecnici, allestendo presso le terme uno
spazio per l’arte contemporanea, restituendo alla collettività un frammento di
territorio di grande pregio e dando l’opportunità a persone con fragilità di
sperimentarsi nel lavoro e nella gestione degli ambienti d’arte. Riportando l’attenzione
su quanto Franco Basaglia aveva più volte ribadito, restando ancora troppo
spesso inascoltato, sulla relazione fra
il nostro corpo organico e il corpo sociale nel quale viviamo, al problema dell’oppressione che non
riguarda solo il malato mentale ma la struttura sociale nel suo complesso, il
mondo del lavoro in tutte le sue articolazioni.
D’acqua e di storia è il titolo della
Giornata internazionale delle Arti 2011, una mostra d’arte contemporanea in cui
artisti diversi per linguaggi, formazione e obiettivi, sono stati uniti dal
comune interesse per l’acqua e la storia, due elementi che nelle antiche Terme
di san Calogero (le cui sorgenti furono utilizzate a partire dall’età del
bronzo) si prestano per definizione ad ancestrali suggestioni. Da qui l’idea di
Martina Corgnati, in occasione della storica riapertura al pubblico di questo
spazio, di mettere insieme le opere di Luciano Bartolini, Ronald Nicolaysen,
Ahmad Alaa Eddin, Suha Shoman, Claudio Beorchia, Agnese Purgatorio in un evento
che ha previsto istallazioni, esposizioni e performance.
Il rito della Luce
alla Fondazione Fiumara d’Arte (Messina).
Nei giorni del solstizio d’estate (17 –
21 giugno 2011) vengono organizzate diverse manifestazioni e celebrate la Notte
della Poesia al Castello dei Ventimiglia di Castelbuono e il Rito della Luce
sull’altura della Contrada Belvedere di Motta d’Affermo. Tremila ragazzi di
trenta scuole siciliane durante l’anno scolastico hanno incontrato grandi poeti
coinvolti nel Grand Tour della Poesia e i componimenti più incisivi, realizzati
dagli studenti in gruppi o singolarmente, letti durante la manifestazione e
condivisi insieme a scrittori, artisti, musicisti, performers, danzatori e
visitatori, spettatori e protagonisti del passaggio di una sfera luminosa gli
uni con gli altri, di segni di colore sul territorio, di sculture cotte nel
grande forno all’ingresso del percorso, di piante aromatiche da seminare.
Visitare le stanze pensate dagli artisti
per l’Hotel Atelier sul mare permette un’esperienza culturale e sinestetica,
nella possibilità di vivere pienamente le opere d’arte e di dormire dentro a
questo museo in continuo cambiamento. Il Parco di Fiumara, dalla prima
all’ultima opera in ordine di realizzazione (La materia poteva non esserci di
Pietro Consagra, 1986, e la Piramide di Mauro Staccioli, 2010), crea un
percorso che comincia con la porta di Consagra sul letto di un fiume che si
apre verso l’immateriale, invita a perdersi dentro al labirinto della
terra-madre e della vita (il Labirinto d’Arianna di Italo lanfredini, 1989),
ritorna all’acqua come in tutti i battesimi e ritaglia dentro una finestra
spalancata sul mare un angolo di cielo a cui aspirare (Monumento per un poeta
morto di Tano Festa, 1989) e riserva molte sorprese (di Antonio di Palma, Paolo
Schiavocampo, Pietro Dorazio e Cristiano Marini, Hidetoshi Nagasawa). Passo
dopo passo, conduce alla cima dove è stata edificata la Piramide, come in un
pellegrinaggio, verso la luce.
Le
antiche società celebravano il sole periodicamente perché sapevano bene che la
rigenerazione è ciclica. Noi invece abbiamo perso quella concezione circolare
del tempo che consente di ricominciare trasformando, dice il fondatore Antonio Presti, Vogliono farci intendere che il rito della
contemporaneità è essere schiavi di consumismo, globalizzazione, centri
commerciali. Parlare di memoria e spiritualità può sembrare sovversivo. La
poesia e l’arte sono capaci di contattare particolari stati emozionali. Se
penso al rito nel futuro immagino le nuove generazioni che scelgono la cultura
e il pensiero come nutrimento, in questo senso voglio istituzionalizzare il
rito coinvolgendo grandi poeti nazionali e internazionali. La parola
maieutica della poesia e uno sguardo elevato e condiviso vengono offerti ai
visitatori di ogni età in un momento di conoscenza e trascendenza attraverso
l’arte, la natura, la bellezza, in chiave interreligiosa e interculturale, nei
giorni solstiziali, quando la luce trionfa sul buio.
Vado al museo per sentirmi bene,
esperienze di museoterapia alla Fondazione Puglisi Cosentino (Catania).
Il progetto speciale, in sinergia tra la
Fondazione Puglisi Cosentino e la Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale
Istituto di Catania, è presentato per la prima volta alle Giornate di incontri
e laboratori per funzionari, operatori museali e studenti universitari organizzate
dai Musei Civici Tridentini e tenute al Museo delle Palafitte di Ledro
(Trento), relazionato da Aldo Musumeci (psicologo e psicoterapeuta, membro
della Società italiana di Psicoterapia Funzionale) e da chi scrive (museologa e
storica dell’arte, responsabile della Sezione Didattica della Fondazione
Puglisi, membro della Commissione Educazione di Icom Italia).
Ci si è posti
come obiettivi principali non solo quelli che sperimentano il museo come
risorsa della vita quotidiana al servizio della società e della sua educazione
estetica, civica, democratica, ma pure quelli che lo vedono anche come uno
spazio alla conquista di se stessi e del proprio tempo e, soprattutto, come
luogo del benessere emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale
dell’individuo (secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della
Sanità (OMS), il benessere è lo stato
emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di
raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società).
Questo concetto sollecita precise riflessioni sulla stessa organizzazione interna al
museo, dalla visione e dall’allestimento degli spazi laboratoriali alle
dinamiche di gruppo che riguardano il personale, le relazioni, le competenze,
la sua formazione, la preparazione degli operatori dei servizi educativi. Senza
perdere la sua storica mission di tutela, conservazione e comunicazione delle
opere in esso esposte, il museo di domani, per come lo intendiamo, si prende
cura del suo pubblico e lo pone al centro del suo interesse.
Questo progetto sceglie come modello la psicologia funzionale proprio per la sua capacità di
convogliare altre metodologie precedenti e per la sua visione integrata dei
piani, dei bisogni, delle funzioni che riguardano l’individuo nella sua
interezza, sostenendo l'idea di un olismo di fondo, una identita' funzionale
mente-corpo, una teoria complessiva del Sé, un primo tentativo di superare le
limitazioni dei vari approcci clinici verso la costruzione di una teoria
integrata ed unitaria.
Trasformando il museo (e le enormi potenzialità comunicative ed estetiche delle opere in esso esposte) in luogo privilegiato
per divenire laboratorio in cui sperimentare esperienze basilari
dell’individuo-gruppo (che se attraversate positivamente e più volte diventano
capacità stabili di sereno vivere), attraverso laboratori funzionali (ispirati
ad arte, teatro, performance e linguaggi artistici contemporanei) che integrino
l'area Emotiva (che rappresenta i "colori" che la persona da alla
propria vita, le emozioni che ci fanno preferire, avvicinare o allontanare da
oggetti, eventi e persone, che ci fanno scegliere); l'area Posturale-muscolare
(nel linguaggio del corpo con tutta la gamma dei movimenti e dei gesti, le
posture importanti nella comunicazione con se stessi e con gli altri, la forza
come capacità di intervenire direttamente, muovendo le cose e le situazioni);
l'area Cognitivo-simbolica (che comprende i processi mentali che coinvolgono
sempre tutta la persona, anche a livello corporeo: pensieri, ricordi, fantasie,
progetti, sogni e l’insieme di valori profondi, umani e sociali significativi
compresi nella maniera di sentire della persona); l'area Fisiologica (che
racchiude tutti quei sistemi che assicurano il funzionamento dell'organismo,
dal sistema respiratorio a quello endocrino, il sistema delle percezioni e
delle sensazioni, il tono muscolare, dall'apparato immunitario fino ai processi
di eccitazione che contribuiscono alla capacità di azione e di movimento, tutti
sistemi strettamente interconnessi tra di loro ed in relazione con il mondo
esterno).
Il progetto si realizzerà durante l’anno 2011 – 2012 e si articola in
più fasi: costituzione dell’équipe (uno o due psicologi psicoterapeuti, uno o
due museologi storici dell’arte, uno o due operatori museali, uno o due
stagisti tesisti universitari), selezione dell’utenza (gruppi scuola –
università, iscritti singoli), incontro conoscitivo col gruppo (scheda di
valutazione), laboratori funzionali (scheda di valutazione), incontro finale
(scheda di valutazione), analisi e redazione dei risultati di ricerca.
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