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Novecento Privato. Arte italiana con vista su Padova  
Roberta Balmas
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 Dicembre 2011, n. 634
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Area Mostre

Intervista di Roberta Balmas a Virginia Baradel, curatrice di questa bellissima mostra.

E’ stata Sua l’idea di realizzare questa mostra ?

L'idea di attingere alle collezioni private di Padova e dintorni è stata mia e non è molto originale, semmai molto faticosa. E' molto più semplice sfogliare le grandi collezioni pubbliche in internet e richiedere un'opera in prestito per una mostra. Quel che è originale è averla modellata in modo tale da poter attraversare alcuni capitoli fondamentali della storia dell'arte italiana della prima metà del 900 con particolare riguardo a ciò che è successo a Padova, cioè a quegli episodi, quelle stagioni, in cui la storia dell'arte della città si è agganciata a quella nazionale, con la decorazione di Cesare Laurenti del restaurant Storione nel 1905, con la presenza a Padova nei primi anni del secolo di Boccioni, Casorati e Valeri, con l'impresa del Novecento al Bo voluta dal rettore Carlo Anti e diretta da Gio Ponti, con i gruppi futuristi padovani degli anni Venti-Trenta.

 

E’ la prima mostra che accoglie solo collezioni private padovane ?

Si è la prima mostra e non ha attinto a tutte le collezioni. Alcune, anche molto importanti, non hanno prestato. Credo abbiano giocato contro una concezione blindata della privacy, la considerazione del bene d'arte come bene patrimoniale piuttosto che culturale (legittime per carità) e anche un obiettivo impegno (schede di prestito, trasporti, assicurazioni etc...) e un obiettivo rischio che il prestito di un'opera d'arte comunque include. Inoltre Padova, a parte palazzo Zabarella, non ha sedi e tradizioni di mostre prestigiose di '800 e '900. Hanno corso il rischio invece i collezionisti sinceramente appassionati che godono nel condividere con altri l'oggetto del loro desiderio che sono riusciti a conquistare.

 

Che Lei sappia, ce ne sono state altre in Italia ?

Ci sono state diverse mostre di collezioni private (a Modena e Vicenza tanto per citarne due), ma il carattere era di rassegne generiche, da Picasso a Vedova, tutto quel che c'era e che si riusciva ad avere in prestito. Comunque, sia Modena che Vicenza, per restare agli esempi fatti, hanno una tipologia di collezionisti e amanti d'arte molto più spigliata e dinamica di Padova, che anche in questo è una città piuttosto chiusa, fatta di piccole corti esclusive.

 

In termini pratici il rapporto organizzazione/realizzazione quanto tempo ha richiesto ? Rispetto alle altre mostre da Lei curate, trova che le difficoltà organizzative di oggi siano maggiori ? Se sì, perché?

La mostra ha preso forma a maggio, quindi è stata una corsa contro il tempo, un lavoro diuturno e senza ferie. Se il budget è ristretto, è il lavoro, in termini di quantità e qualità, a fare la differenza.

Certo le condizioni sono molto peggiorate, per i finanziamenti, ma anche per una sensazione generale di caos, di disaffezione, di incomunicabilità. Sembra del tutto inutile lavorare tanto con passione e impegno quando non hai un riscontro corrispondente, quando risultano vincenti sempre, senza eccezioni, le situazioni che partono avvantaggiate per denaro e potere... E’ sempre lo stesso ritornello. Se non hai un bel po' di soldi (oramai è il 50% almeno) da impiegare nella promozione, ad esempio, non hai visibilità nemmeno se porti dieci Caravaggio.

 

Secondo Lei non ci sono più persone del calibro di Felicita Bevilacqua La Masa ?

Come Felicita Bevilacqua no, anche perché fu molto avveduta (sono emersi di recente dei documenti secondo i quali lei donò Palazzo Pesaro al comune di Venezia perché stava per esserle espropriato per questioni di tasse...e così dribblò l'erario e fece un grande bene alla città e all'arte). Ma per esempio un industriale come Diego Della Valle si sta muovendo con uno spirito mecenatistico nei confronti dei restauri, così le fondazioni bancarie. Per l'arte contemporanea è più difficile, anche perché è obiettivamente un mondo difficile con i grandi mercanti-collezionisti (Pinault, Arnould, Saatchi, Gagosian etc) che la fanno da padroni assoluti.

 

Stiamo davvero attraversando un periodo buio per la promozione dell'arte ?

Periodo buio come per tutto il resto. Mi ha impressionato vedere il fiume in piena a Napoli stasera (7 nov) in tv mentre stava trascinando una enorme quantità di rifiuti, soprattutto di plastiche colorate: quelle immagini avevano qualcosa di terribile, di apocalittico, di pop-apocalittico, di fronte al quale sono niente il 90% delle opere d'arte contemporanea...

 

 

 

 

 

 

 

Recensione della mostra a cura di Roberta Balmas

Cento opere di cinquanta artisti; cento opere inedite che solo grazie alla paziente ricerca di Virginia Baradel, storica e critica d’arte, potremo vedere in questa splendida mostra. La curatrice, con coraggio e tanta passione, ha cercato e scelto per noi questi “inediti”, un’impresa quanto mai ardua e lunga quella di raccogliere e selezionare artisti del calibro di Boccioni, Balla, Rossi, Sironi, Funi, Campigli, Martini, Severini, Oppi, De Pisis, Cagnaccio di San Pietro, Prampolini, Guttuso, Sassu, Birolli e molti altri. Le opere si potranno vedere fino all’8 gennaio 2012 a Padova al Centro Culturale Altinate, opere che, come ha detto l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio, “provengono prevalentemente da collezioni private patavine e che coprono tutto l’arco della prima metà del Novecento e rendono omaggio a quegli artisti che in città hanno vissuto o lasciato opere pubbliche di grande pregio”.

La curatrice Virginia Baradel, afferma che le opere “sono state selezionate in base a due criteri: l’appartenenza a collezioni private del territorio e il rapporto che l’artista ebbe con la città, per ragioni biografiche o professionali. Il percorso così orientato ha consentito di costruire un racconto che scorre tra i capitoli fondamentali della storia dell’arte di quei decenni”.

La mostra si apre con Cesare Laurenti autore della decorazione del ristorante-albergo Storione, considerato il capolavoro Liberty del Veneto, aperto il 3 giugno 1905, dopo alcune polemiche circa il fatto di assegnare a Laurenti, un ferrarese e non un padovano, l’affresco del piano superiore del ristorante. Un affresco che correva lungo due lunghe pareti dove dieci fanciulle danzanti volteggiano, alcune a seno nudo, altre di spalle, tra pergolati di melograno ed alberi. Le fanciulle si passano un festone che viene raccolto dall’undicesima fanciulla, “colei che dirige” le danze, seduta al centro nella parete corta. La tecnica adoperata era “dello stucco policromato a tempera” come usavano gli antichi, anche il soffitto era decorato con fronde di melograno molto fitte che davano un vero senso di freschezza. Vincenzo Cadorin, un’artista del legno, collaborò allo Storione, realizzando il mobilio; ma in mostra sono presenti di lui un Tavolino, una Stele in legno e Veneziane con scialle.

Purtroppo lo Storione non c’è più, tutto venne distrutto per far posto ad una banca progettata da Gio Ponti e nel corso dell’incauto “strappo” del 1962, si è perso l’affresco, tranne alcuni frammenti. Per fortuna in mostra c’è una ricostruzione virtuale perché lo Storione era un simbolo della città di Padova, il luogo preferito della borghesia patavina, illuminata, europea, cosmopolita, ed era considerato il tempio del Liberty europeo con le sue ceramiche, lampadari, mobili, tutti corredati e perfettamente integrati gli uni con gli altri.

Appena si entra si trova poco della magnifica decorazione liberty di Cesare Laurenti tranne due Studio per danzatrice del 1904, ma ci sono anche altri due quadri dal titolo Preludio del 1903 e Visione antica del 1902. Del figlio di Vincenzo Cadorin, Guido, invece ci sono una serie di quadri, segnaliamo Ritratto del padre, Ritratto di mia madre del 1910 che stanno a testimoniare il forte legame tra Laurenti, il maestro e il suo allievo prediletto Guido, che a Venezia frequentò, nel 1907, la sua scuola di San Vio.

Ma a Padova, nello stesso periodo, erano presenti anche tre giovani artisti Umberto Boccioni, Felice Casorati e Ugo Valeri (illustratore e amico di Boccioni). In mostra ci sono molti quadri di questi artisti, ricordiamo di Boccioni solo La madre malata, del 1908, il tema della sofferenza per Boccioni è molto importante, specie quando torna a Padova, da Milano, dove sono rimaste la madre e la sorella. Domina un bianco accecante, con sfumature di verde sottostante nel cuscino, lenzuolo e camicia da notte. Ottima la scelta del pastello che riesce a produrre quel senso di luce forte, mentre la tonalità di grigio nello sguardo di quegli occhi dolci ma distaccati, dei capelli lievemente spettinati, della testa adagiata sul cuscino e le guance lievemente arrossate, denotano tenerezza ed amore.

Di Felice Casorati ricordiamo Ritratto di Camillo Luigi Bellisai, 1906, amico di studi giuridici a Padova; lo ricorderà in piedi, le mani in tasca, vestito di nero, col cappello, davanti ad una aristocratica casa padovana dell’epoca, dalla tonalità verde con una finestra in cui si riflette il cielo viola: un quadro semplice nel suo insieme, asciutto nelle linee, con un’atmosfera serena ma piena di nostalgia. Di Ugo Valeri sono presenti ben nove opere tra acquerelli, tempere su carta-cartone, carboncini; ritrae strade, figure, balli e lui stesso lascerà scritto che è “la strada il mio ambiente naturale”. Il suo segno veloce e rapido ne fa anche un apprezzato illustratore.

Si deve la nascita degli artisti di Ca’ Pesaro alla contessa Felicita Bevilacqua La Masa che nel 1898 donò il Palazzo Pesaro al Comune di Venezia per promuovere giovani artisti senza mezzi e nel 1908 si inaugurò la prima mostra; per alcuni artisti fu molto importante partecipare sia alla Biennale che a Ca’ Pesaro.

Da ricordare, oltre a Guido Cadorin, precedentemente segnalato, Gino Rossi che fu una figura di riferimento e che portò a Burano quello che aveva appreso in Bretagna e in Olanda. L’isola dei cipressi del 1909-1912 ne è un esempio, colori blu, nero e ciclamino, tratto lineare, contrasti di luce, un segno veloce ma efficace. Di Umberto Moggioli ci sono bellissime vedute della laguna veneziana e paesaggi, mentre di Teodoro Wolf Ferrari segnaliamo Aurora e Crepuscolo. Poi ancora Tullio Garbari, Mario Cavaglieri, Bortolo Sacchi, Vittorio Zecchin con Arazzo e i padovani Adolfo Callegari e Angelo Mario Crepet. Tutti questi artisti portarono a Venezia una ventata di arte mitteleuropea (da Monaco, dai Paesi Bassi, etc) con l’intento di un vero rinnovamento dell’arte.

In una piccola parte della sala troviamo un Intermezzo noir: opere dello stesso periodo, ma oscure, malefiche, misteriose, forse anticipatrici di orrori guerrafondai come la Signora del crisantemo di Lorenzo Viani, la serie grafica I Misteri di Alberto Martini e la Maschera dell’Idiota di Adolfo Wildt.

Una sezione particolare è dedicata a Ubaldo Oppi. Il suo è un ritorno alla composizione figurativa e al classicismo. Ne è un esempio Nudo alla finestra del 1932: in primo piano troviamo una donna giunonica nuda, che ha nelle mani un velo-mantello col quale tenta di coprire le sue nudità; dietro alla finestra che incornicia la figura si intravede una imbarcazione a vela che ricorda i velieri antichi. Di lui ricordiamo che, oltre ad aver affrescato la cappella di San Francesco al Santo tra il 1930 e 1932, ha anche partecipato al concorso per l’affresco del Liviano, invitato da Gio Ponti e dal Rettore Carlo Anti, ma che poi è stato vinto da Massimo Campigli.

Margherita Sarfatti, fondatrice del gruppo Novecento Italiano, nel 1928 scriverà:

“Gli artisti del Novecento sono tutti convinti che la forma debba essere semplice ed evidente” e quindi auspicava un’arte moderna in grado di aggiornare la classicità ed è proprio questo che ogni artista, a suo modo e con la sua specificità, fece ritornando ai canoni antichi con una nuova visitazione. Tra i protagonisti del Novecento italiano spicca Massimo Campigli, il cui quadro Donne che impongono il cappello del 1940 è stato scelto come logo della mostra e dove il suo amore per l’arte egizia e poi etrusca è condensato in una rappresentazione al femminile (le tre età) con corpi stilizzati dai lunghi colli e colori terrosi degli abiti. Altri artisti presenti sono Piero Marussig, Mario Tozzi, Virgilio Guidi e i maestri muralisti Achille Funi, Ferruccio Ferrazzi, Bruno Saetti (che insieme a Gino Severini decorarono il piano di rappresentanza del Palazzo dell’Università e le sale delle lauree). Tra i padovani figura anche il novecentista più acclamato: Antonio Morato, Arturo Martini (bellissimo il suo Tito Livio del 1942), e l’artista dello smalto, Paolo De Poli; ricordiamo anche De Pisis, Martini, Mascherini e Cagnaccio di San Pietro. Di Achille Funi pittore segnaliamo Una persona e due età, tela presentata alla Biennale di Venezia del 1924, dove sono raffigurate la madre Elvira e la sorella Margherita, immerse in un’ atmosfera realistica, ma fuori dal tempo come se fossero prese da un incantesimo e dove la postura delle donne, il drappeggio degli abiti, il colore, la luce sono splendidamente perfetti.

Per quanto riguarda gli anni Trenta si fa riferimento soprattutto all’arte monumentale. Uno dei maggiori artisti è stato Mario Sironi, cui la mostra dedica uno spazio di grande rilievo. Segnaliamo L’Astronomia del 1934 e L’eclisse del 1942: un quadro prettamente metafisico, geometrico, freddo, immobile, irreale come lo sono le eclissi. Anche lui fu uno degli esclusi al concorso per il Liviano, insieme a Oppi e Cadorin.

Nella stessa sala troviamo i bozzetti bronzei preparatori delle due versioni del Tito Livio del 1942 e il bozzetto del Palinuro, capolavori di Arturo Martini al Bo. Il Rettore Carlo Anti aveva commissionato opere sia a Arturo Martini che a Gio Ponti per opere per la Facoltà di Lettere e per il Palazzo dell’Università di Padova.

Segue la sala del futurismo degli anni Venti-Trenta, introdotta da tre rari dipinti di Giacomo Balla del 1918 e 1920 tra cui Sorge l’idea. Esistono cinque versioni di questo quadro, una presente anche allo GNAM di Roma; quella della mostra consiste in una sorta di esplosione, come se si assistesse al modo in cui si può formare un’idea, simboleggiata, secondo me, dalla rappresentazione di una specie di scatola cranica, ben delineata, vista dall’alto. Se guardiamo bene troviamo, partendo dal basso, una massa oscura che mano a mano si evolve, si amplifica fino a cambiare colore ed arrivare ad un azzurro, simbolo di chiarezza: l’idea si fa visibile e concreta. Anche le diversità coloristiche delle opere di Enrico Prampolini, Tullio Crali, Fillia, e i colorati e divertenti quadri di Fortunato Depero, prediligono colori forti. Di Alfredo Gauro Ambrosi ricordiamo Virata (Volo su Vienna) del 1935 riconducibile all’aeropittura e del padovano Carlo Maria Dormal la pubblicità di Aperol del 1934, inizio della grafica pubblicitaria.

Nell’ultima sala sono esposti quadri di tre artisti di quell’Antinovecento che ebbe il suo perno nel movimento milanese di Corrente: Renato Birolli, Aligi Sassu e Renato Guttuso che idealmente chiudono la prima parte del secolo e aprono ai grandi mutamenti del dopoguerra.

Alla fine della mostra, il visitatore avrà chiaro come il Novecento privato di cui si parla è quello che va dalla prima metà del secolo, dove appaiono fermenti e concetti innovativi di pittura moderna, e si chiude con l’inizio della seconda guerra mondiale. Segnaliamo inoltre i tre incontri tematici: il 28 novembre Collezionismo tra passione e investimento, il 5 dicembre il Novecento al Bo e il 15 dicembre Cesare Laurenti e lo Storione.

La mostra è all’interno del progetto RAM: un programma di 36 mostre e 250 eventi, alla sua seconda edizione, il cui l’obbiettivo è quello di avvicinare la collettività all’arte contemporanea e creare sinergie tra le varie associazioni presenti nel  territorio.

 

 

Il catalogo

La mostra è accompagnata da uno splendido catalogo, edito da Trart. Curato da Virginia Baradel, con contributi di Nicoletta Colombo, Giovanna Dal Bon, Giuseppe Ferraris, Paolo Franceschetti, Elena Pontiggia, Claudio Rebeschini e Alberto Zampieri, è ricco di schede biografiche, schede delle opere e articoli con i commenti di alcuni quotidiani dell’epoca sull’inaugurazione dello Storione.

                                                                                                                     

 

 

 

LA MOSTRA

Info Tessera RAM:

Intero € 5 Ridotto; € 3 (gruppi da 10 a 30 componenti; ultra 65 anni; studenti universitari fino a 26 anni; ragazzi dai 7 ai 17 anni; famiglie di almeno 3 componenti; Touring club; Arci; Fiaf; Unpli, Cral Ospedale, Cts; Uno Magazine; Aci; Endas; Italia Nostra; Club Enel; Carta d’argento; Amici dei musei di Padova; scolaresche; portatori di handicap, possessori di PadovaCard, carta Giovani, carta Famiglia e Musei tutto l’anno, family card; gli eventuali ulteriori accompagnatori della scolare- sca, oltre i due già concessi per ogni scolaresca).

Biglietto singole mostre RAM:

Intero         € 4 Ridotto € 2

Biglietto gratuito: bambini fino ai 6 anni; accompagnatori di portatori di handicap; un accompagnatore per ogni gruppo; 2 accompagnatori per ogni scolaresca; giornalisti con tesserino; guide con tesserino anche se non accompagnano un gruppo.

INFO

Comune di Padova - Settore Attività Culturali

Servizio Mostre tel. 049 820 4529 – 4544

donolatol@comune.padova.it, scarpaf@comune.padova.it http://padovacultura.padovanet.it






La madre malata

Fig. 1
UMBERTO BOCCIONI, La madre malata, 1908
pastello su carta, cm. 68 x 45
collezione privata

Ritratto di Camillo Luigi Bellisai

Fig. 2
FELICE CASORATI, Ritratto di Camillo Luigi Bellisai, 1906
olio su tavola, cm. 60 x 78
collezione privata

L'isola dei cipressi

Fig. 3
GINO ROSSI, L'isola dei cipressi, 1909-1912
olio su cartone, cm. 21,5 x 31
collezione privata

Nudo alla finestra

Fig. 4
UBALDO OPPI, Nudo alla finestra, 1932
olio su tavola, cm. 75 x 51
collezione privata

Donne che impongono il cappello

Fig. 5
MASSIMO CAMPIGLI, Donne che impongono il cappello, 1940
olio su tela, cm. 100 x 54
collezione privata

Una persona e due età

Fig. 6
ACHILLE FUNI, Una persona e due età, 1924
olio su tavola, cm. 95 x 85
collezione Luigi Colombo, Carate Brianza

L' Eclisse

Fig. 7
MARIO SIRONI, L' Eclisse, 1942
olio su cartone, cm. 60 x 45
collezione privata

Tito Livio

Fig. 8
ARTURO MARTINI, Tito Livio, 1942
bronzo fusione originale, esemplare unico, cm. 49,5 x 51 x 27
collezione privata
cortesia Galleria Gomiero Milano-Padova

Sorge l'idea

Fig. 8
GIACOMO BALLA, Sorge l'idea, 1920 ca.
olio magro su cartone, cm. 57 x 45,5
collezione privata



Foto di cortesia dell'Ufficio Stampa della Mostra: Studio Lavia di Padova

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